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Nei precedenti paragrafi abbiamo svolto una rassegna dei principali luoghi critici del romance e di come questi fossero presenti nei due romanzi in questione. Ora è il momento di trarre alcune conclusioni generali sul diverso operato dei due autori rispetto a questo tema, come noteremo infatti l’approccio utilizzato da Littel per rendere la sua storia romanzesca differisce notevolmente da quello di Carrère. In particolare ciò che si è notato dalle precedenti analisi, come anticipato a inizio

108 Limonov, p. 354 109 Ivi, p. 356

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capitolo, è che l’utilizzo fatto dal primo autore della forma romance è prevalentemente archetipico, risponde dunque alle analisi svolte ne La natura della

narrativa, mentre l’approccio di Carrère è soprattutto cronotopico, secondo quanto

illustrato in Estetica e romanzo.

Cominciamo studiando il primo esempio: come abbiamo visto nel paragrafo dedicato al saggio di Bachtin Le benevole è un romanzo ricco di episodi improvvisi, di avvenimenti casuali, di incontri e rincontri di persone, ciò che non ho ancora mostrato è come tuttavia questi episodi siano diluiti nell’arco di una lunghissima narrazione che molto spesso esce da questi schemi e si protrae in momenti e scene di tutt’altro tipo. Vi è poco degli improvvisi cambiamenti di situazione e della casualità degli incontri nei lunghi passaggi che descrivono l’avanzare della Wermacht in Polonia e del progressivo indurimento delle misure contro gli ebrei, così come vi è poco di queste strutture nella descrizione del lavoro che Aue svolge per i campi di concentramento in Minuetto (in rondò). Spesso il romanzo assume la forma di una lunga e dettagliata trattazione storica. Al contrario stupisce l’intensità e la precisione degli elementi archetipici che ricorrono nel romanzo: sarebbe ripetitivo nominarli ancora, ma la specificità di alcuni di essi (il tema del doppio con l’immagine della sorella-amante, la discesa vista come sogno e tutta la relativa simbologia fatta di nani, inseguimenti e metamorfosi) mostrano con evidenza che la scelta dell’autore è stata studiata e consapevole. Sorge anzi il sospetto che Littell abbia letto accuratamente il saggio di Frye in vista della stesura del libro tanto è ricca di dettagli la corrispondenza tra teoria e testo effettivo, anche se non ci è possibile appurare la verità al riguardo. Quanto è certo è che l’autore aveva ben chiaro di voler scrivere appunto un romance quando ha steso il testo de

Le benevole. Così come è una scelta consapevole quella di capovolgere il romance

negli atti conclusivi del testo. Il lettore attento deve dunque tenere presente che Littell sceglie di scrivere un romanzo d’avventura o meglio di inserire nel testo degli elementi tipici del romanzo d’avventura in maniera conscia.

Situazione diversa quella di Limonov dove invece le rispondenze alla teoria del

romance sono più dal punto di vista temporale e del cronotopo. Manca infatti nel

romanzo di Carrère quella fitta simbologia, al limite del surreale, che abita invece

Le benevole. Gli episodi rispondenti alle tipologie dimostrate da Frye sono tali

principalmente perché seguono il plot previsto di caduta/confusione- ascesa/riacquisizione dell’identità, ma sono privi dei dettagli significativi che accompagnano certe scene emblematiche nell’altro romanzo (si pensi alla spilla «talismano d’agnizione», al nano a guardia del tesoro infernale e così a molti altri). Questo sicuramente è dovuto al fatto che la storia è tratta in maniera molto più consistente da fatti reali, non è dunque possibile inserire ad hoc particolari di questo tipo, ma vi sono anche altre ragioni più pregnanti alla base. Ho già notato come la ricorrenza delle coincidenze nel testo è un aspetto fondamentale, non solo per lo svolgimento della trama in se stessa, ma anche per il rapporto tra l’autore e la materia narrata. È l’incredulità di Carrère verso determinati aspetti cronotopici

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(non riesce a credere che la stessa persona possa esser stato romanziere di successo a Parigi, guerrigliero in Serbia e politico in Russia) a scatenare il suo desiderio di scrivere il romanzo. È dunque l’aspetto cronotopico quello da tenere in maggior considerazione quando si legge il libro.

Questo stesso orientamento nei due romanzi si rivede anche nell’utilizzo che fanno non della materia critica romanzesca quanto delle vere e proprie citazioni. Carrère, dopo aver notato la comunanza tra le letture giovanili sue e quelle del protagonista (sostanzialmente i feuilletton ottocenteschi) costella il suo romanzo di parallelismi tra Limonov e i personaggi dei libri letti. Così all’inizio Carrère racconta la sua passione per Ned Land:

Anch’io ho sognato di diventare cacciatore di pelli, esploratore, marinaio – più precisamente ramponiere, come il Ned Land di Ventimila leghe sotto i mari. I pettorali scolpiti sotto la maglia a righe, beffardo, imperturbabile, Ned Land sovrastava con la propria prestanza fisica il professor Aronax e persino il tenebroso capitano Nemo. Era facile identificarsi con questi tre personaggi: lo scienziato, il ribelle, l’uomo d’azione che era anche uomo del popolo, e se fosse dipeso soltanto da me avrei voluto essere quest’ultimo.110

Il sottinteso è chiaro: io non ho potuto, Limonov lo è diventato. Infatti per tutto il corso del romanzo il protagonista viene poi associato ai più vari personaggi di romanzi d’avventura. Lui e Dugin sono «Il brahmano e il guerriero. Il mago Merlino e re Artù»111, in carcere diventa finalmente Il conte di Montecristo, per poi accorgersi di essere cambiato e che dunque «non somiglierà più a Edmond Dantès[…], ma al suo vecchio compagno di prigionia nel castello d’If, l’abate Faria»112, addirittura Carrère riprende più volte nel corso del romanzo la saga dei

Tre moschettieri, segnalando col progredire dell’età del protagonista a quale

romanzo del ciclo egli è arrivato fino a che nel finale «Eduard si guarda gli anelli alle dita, si accarezza il pizzo da moschettiere: non siamo più in Vent’anni dopo, ma nel Visconte di Bragelonne»113 (l’ultimo libro della saga). Anche l’ambiente circostante e i personaggi che lo popolano si trasformano in elementi romanzeschi, così la Russia sotto El’cin diventa il far west, lo scarceramento un passaggio «a un altro film»114. I rimandi romanzeschi e filmici insomma non si contano e talvolta sembra quasi che Limonov si immedesimi talmente nel personaggio di tal racconto da volerne per forza seguire le orme. Ritorniamo ad esempio alla scena del carcere:

Nastja aveva una venerazione per Eduard, e questi, in prigione, ha iniziato ad avere una venerazione per lei. Nel suo libro Eduard incastona i ricordi come fossero gemme preziose i ricordi dei due anni vissuti con Nastja. Lei ora ha diciannove anni, e Eduard si

110 Ivi, p. 41 111 Ivi, p. 256 112 Ivi, p. 321 113 Ivi, p. 353 114 Ivi, p. 342

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chiede preoccupato quale sia la sua vita al di là di quelle mura, se la ragazza si sia dimenticata di lui, se lo tradisca.115

Scopriamo qualche pagina più tardi tuttavia che non appena scarcerato Eduard lascia la ragazza. Questa venerazione è insomma durata per lo spazio della sua permanenza in carcere: sorge il dubbio che al provetto Edmond Dantès fosse necessaria la sua Mercedes per sentirsi compiuto.

Ne Le benevole invece ciò non può avvenire e non perché l’autore non si ispiri ad altri romanzi o trame d’avventura: Clemens e Weser sono una citazione palese delle coppie di agenti della legge che affollano i polizieschi contemporanei, una sorta di Starsky and Hutch privi di automobile. Per accertarsene basti guardare alla posizione con cui Aue trova i due ad aspettarlo in uno dei loro numerosi appostamenti:

Lo seguii e mi fece entrare in ufficio: Clemens appoggiava entrambi i gomiti su un tavolo; Weser era appollaiato su una sedia inclinata contro il muro, con le mani in tasca.116

L’ispirazione filmica è palese e riprende un’iconologia già vista in dozzine di serie tv. Allo stesso modo il gruppo di bambini soldato capitanati dal Generalmajor Adam, rimandano ad una lunga tradizione di bande di giovanissimi teppisti che arriva fino a Il signore delle mosche di Golding.

Ciò che è importante notare tuttavia è che i riferimenti non vengono mai citati, ma ne vengono registrate le dinamiche archetipiche per poi calarle nella storia. Starsky

and Hutch non vengono nominati dentro al romanzo, Clemens e Weser

semplicemente ne assumono comportamenti e tratti caratteristici. È una differenza sostanziale che denota la distanza tra i due testi: Littell sta infatti scrivendo un

romance e pertanto egli riutilizza il materiale romanzesco a sua disposizione per

scrivere una nuova storia. Carrère invece contrariamente a quanto detto finora non sta scrivendo un romance. Possiamo piuttosto intendere Limonov come una biografia o romanzo che tratta del romance e di quanto c’è di romanzesco nella vita del protagonista. Romanzesca dunque non è la struttura del testo, ma lo sono semmai i trascorsi del soggetto in questione e dunque i giochi delle coincidenze e dei rimandi adottati da Carrère sono la rete che l’autore usa per cogliere gli aspetti che gli interessano dalla materia trattata.

Viste tali conclusioni, al termine di questo capitolo le domande poste inizialmente sono leggermente cambiate: non più «Perché l’autore inserisce elementi romanzeschi nella sua trama?», ma semmai «Perché Carrère è interessato a quanto c’è di romanzesco nella storia di Eduard Savenko?» e «Perché Littell trasforma la

115 Ivi, p. 321

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storia di un gerarca nazista in un romance, per quanto distorto?». È a questi interrogativi che dovranno rispondere i prossimi due capitoli.

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Capitolo II