• Non ci sono risultati.

TIpologIa: Eremo alTro ID.: Eremo di camaldoli

FonDazIonE: 1024-26 orIgInE: Romualdina STaTo: struttura esistente adibita a uso religioso loCalITà: camaldoli (aR) CoorDInaTE: Lat. 43.810814°, Long. 11.816725° alTITuDInE: 1111 m s.l.m TIpologIa: Monastero alTro ID.: non rilevato

FonDazIonE: 1024-26 orIgInE: Romualdina

STaTo: struttura esistente adibita a uso religioso loCalITà: camaldoli (aR) già Fontebono

CoorDInaTE: Lat. 43.793517°, Long. 11.820293° alTITuDInE: 853 m s.l.m.

L’anno di fondazione dell’Eremo viene tradizionalmente indicato con il 1012, ma il documento più antico utile a ri- costruire la storia di questo sito risale al 1027, anno in cui il vescovo di arezzo Teodaldo dona a Pietro Dagnino, primo prio- re dell’Eremo, la chiesa dedicata al santo salvatore in Campo Malduli, chiesa intorno alla quale san Romualdo, solo pochi anni prima, aveva costituito il primo nucleo eremitico composto da cinque celle per cinque discepoli. La donazione del ve- scovo Teodaldo fu confermata dal vescovo aretino Immo nel 1037, riconfermata dal vescovo costantino nel 1064, e corro- borata dall’imperatore Enrico III il 3 gennaio del 1047. La fondazione dell’Eremo è attestata anche dalle prime consuetudini completate attorno al 1080 dal beato Rodolfo, quarto priore di camaldoli. L’Eremo, insieme al monastero, nei secoli suc- cessivi rappresentò il punto di riferimento spirituale per tutte le fondazioni e restò la casa madre della congregazione camaldolese di Toscana anche dopo le scissioni interne del secolo XVI. Queste divisero la comunità in tre principali rami: cenobiti di Murano, Eremiti di Toscana e coronesi. con la soppressione napoleonica del 1810 all’Eremo vennero sottratti tutti i beni e anche i monaci furono allontanati. La soppressione sabauda del 1866 tolse ai monaci la secolare foresta e ven- nero espropriati i beni superstiti. L’Eremo fu abbandonato nuovamente, e nel cenobio rimasero tredici religiosi con l’ordine di non prendere più novizi. I monaci rientrarono nell’eremo nel 1873. Dal 1935 i monaci di camaldoli acquisirono tutte le dipendenze dei cenobiti di Murano, soppressi in quell’anno.

a due chilometri di distanza, in località “Fontebono”, venne allestita una casa a supporto dell’Eremo che diven- terà successivamente il Monastero o archicenobio di camaldoli. Il monastero di “Fontebono” e la sua chiesa formano un corpo unico, spirituale e amministrativo, con l’Eremo di camaldoli. La sua fondazione è contestuale a quella dell’Eremo e sorge probabilmente su una stazione di posta preesistente. La chiesa dei santi Donato e Ilariano fu consacrata da Teodaldo, vescovo di arezzo, nel 1033. Le prime consuetudini dell’Eremo affermano categoricamente l’origine di Fontebono a opera di san Romualdo, dandone anche la motivazione dell’edificazione pro adventantium hospitum receptione. Il documento più antico che ne cita la presenza risale al 1036, anno in cui Donnello di ardimanno e la sua consorte donano all’Eremo e al cenobio di Fontebono i beni che possedevano nel territorio di Partina. Inizialmente fu sede di un ospizio, in cui risiede- vano un monaco e tre conversi, come si rileva dalle consuetudini del Beato Rodolfo e dalla carta di protezione di Papa alessandro II (1061-1063) del 29 ottobre 1072. L’edificio di Fontebono viene indicato come monasterium nella Bolla Ad hoc nos del 23 marzo 1105 di Papa Pasquale II (1099-1118). con una seconda Bolla Gratias Deo del 4 novembre 1113 Papa Pasquale II riconosce l’istituzione della congregazione camaldolese e conferma tutti i suoi possedimenti. Il cenobio andò distrutto nel 1203 a causa di un incendio. nel 1274 se ne verificò un secondo che distrusse la chiesa. Durante il priorato di Pietro Delfino, tra il 1509 e il 1524, fu riedificata la chiesa. nel 1520 una tipografia a caratteri mobili di Bartolomeo de Zanettis di Brescia mise a stampa i testi principali della legislazione monastica e dell’agiografia camaldolese. L’attuale chiesa risale al 1770-74. Il monastero sopravvissuto alle soppressioni napoleoniche del 1810 e sabaude del 1866 è ancora oggi un

154

attivo centro monastico e la sua Foresteria ospita annualmente le “settimane culturali di camaldoli”, un appuntamento di richiamo internazionale per gruppi impegnati nella vita religiosa e pubblica. Dal 1969 nuove costituzioni, frutto di una rilettura della Regola Benedettina alla luce del concilio Vaticano II e della tradizione camaldolese, dirigono la vita interna dell’Eremo e del cenobio di camaldoli.

155

94. Santo Salvatore di Montecristo

TIpologIa: Monastero alTro ID.: san Mamiliano

FonDazIonE: 520 orIgInE: Benedettina

STaTo: Ruderi loCalITà: Portoferraio, Isola di Montecristo (LI)

CoorDInaTE: Lat. 42.337808°, Long. 10.302084° alTITuDInE: 326 m s.l.m.

Questo monastero, intitolato al santo salvatore ma da sempre indicato con il nome di san Mamiliano, è stato fondato nel 520 sull’isola di Montecristo. Il cenobio fu inizialmente officiato dai monaci benedettini per volere di Papa Gregorio Magno (590-604). La Regola camaldolese fu introdotta nel 1237 con un Breve di Papa Gregorio IX (1227-1241). nel 1553, dopo secoli di splendore, chiesa e monastero furono saccheggiati dalle scorrerie dei saraceni che costrinsero i monaci camaldolesi ad abbandonare definitivamente la struttura monastica. oggi delle vecchie strutture non restano che pochi ruderi in stato di completo abbandono. L’intera isola è una riserva statale integrale, gestita dal corpo Forestale dello stato.

156

95. Santo Salvatore di Sesto

TIpologIa: Monastero alTro ID.: non rilevato

FonDazIonE: IX sec. orIgInE: Benedettina

STaTo: Ruderi loCalITà: capannori, via Badia (LU)

CoorDInaTE: Lat. 43.771538°, Long. 10.618333° alTITuDInE: 16 m s.l.m

alcune fonti storiche riconducono l’origine di questo cenobio al 668. con molta probabilità, invece, il mona- stero fu fondato qualche secolo più tardi, visto che la prima notizia certa risale all’anno 823, quando viene riportato sotto la giurisdizione dei monaci benedettini e alle dipendenze del monastero di santa scolastica in Lucca. L’inizio del periodo camaldolese risale al 1115-1118 quando Papa Pasquale II (1099-1118) affida ai camaldolesi il compito di governare e riformare il monastero in sesto in cui la disciplina monastica e la gestione temporale erano assai decadute. Già nel 1125 il monastero non compare nell’elenco delle fondazioni camaldolesi compilato da Papa onorio II (1124-1130). nel 1134 il monastero fu trasferito sotto quello di san Benedetto di Polirone da Papa Innocenzo II (1130-1143). Rimane comunque scarsa la documentazione utile a ricostruire in maniera esaustiva la presenza camaldolese in questo monastero. oggi delle strutture conventuali restano pochi ruderi.

157

96. San Savino in Montione

TIpologIa: Monastero alTro ID.: Badia di san savino

FonDazIonE: 780 orIgInE: Incerta

STaTo: struttura non esistente loCalITà: cascina, località Montione (PI)

CoorDInaTE: Lat. 43.694394°, Long. 10.460715° alTITuDInE: 4 m s.l.m.

La prima notizia del monastero di san savino in Montione risale al 30 aprile del 780 quando fu edificato per volontà di tre fratelli di origine longobarda (Gumberto, Ildiberto o Idelberto e Gumbardo, figli di aricaulo). L’edificio fu distrutto tra il 1115 e il 1120 dall’esondazione dell’arno, per essere poi ricostruito sull’altra sponda del fiume nel 1122. La consacrazione avvenne il 29 aprile 1134 alla presenza di Papa Innocenzo II (1130-1143). non si sa con esattezza quando venne introdotta la Regola camaldolese in questo monastero, anche se si trova citato tra le pertinenze di camaldoli nel privilegio del 1111 concesso dall’imperatore Enrico V e poi confermato da una Bolla di Papa alessandro III (1159-1181) del 1175. Il monastero rimase sotto le dipendenze di camaldoli fino al 1326, anno in cui fu dichiarato indipendente da Papa Giovanni XXII (1316-1334). agli inizi del secolo XV il monastero fu dato in commenda per poi ritornare alla congregazione camaldolese nel 1439 per volontà di Papa Eugenio IV (1431-1447). L’esperienza camaldolese ha fine nel 1561 quando il monastero viene soppresso e assegnato all’ordine di santo stefano. oggi rimane la chiesa che svolge funzioni parrocchiali, mentre del monastero non resta alcuna traccia.

158

97. Santi Salvatore e alessandro della Berardenga

TIpologIa: Monastero alTro ID.: ombrone FonDazIonE: 867 orIgInE: Benedettina

STaTo: struttura esistente adibita ad altro uso loCalITà: castelnuovo Berardenga, loc. ombrone (sI)

CoorDInaTE: Lat. 43.350410°, Long. 11.559907° alTITuDInE: 279 m s.l.m.

Il monastero fu fondato nell’867 per volontà del conte Winigis a favore di una comunità di monache benedet- tine, con l’intento di proporvi come abbadessa una sua familiare. Divenne monastero maschile nel 1003 e fu conferito a camaldoli nell’anno 1098, anche se il primo documento ufficiale che ne attesta l’appartenenza è il privilegio dell’impera- tore Enrico V risalente al 2 maggio del 1111. I secoli XII e XIII segnarono per il cenobio il periodo di massima espansione territoriale durante il quale si segnala anche la presenza di un “hospitale” per pellegrini e viandanti. alla fine del secolo XIV fu dato in commenda; inizia così una lenta e inesorabile decadenza che culmina con le soppressioni napoleoniche del 1810. oggi sono ancora presenti la chiesa, rimaneggiata nei secoli, la cripta e il campanile, mentre le antiche strutture del monastero sono sede di un’attività alberghiera.

159

98. Santo Salvatore di Cantignano

TIpologIa: Monastero alTro ID.: non rilevato FonDazIonE: 914 orIgInE: Benedettina

STaTo: struttura esistente adibita ad altro uso loCalITà: capannori, località Badia di cantignano, (LU)

CoorDInaTE: Lat. 43.802733°, Long. 10.505609° alTITuDInE: 34 m s.l.m.

Le prime notizie del monastero costruito su di un complesso termale di epoca romana, sono presenti in una pergamena del 914, anche se la data di fondazione è probabilmente precedente. Il cenobio fu inizialmente officiato dai monaci benedettini di Bobbio. L’inizio della presenza dei monaci di camaldoli risale probabilmente alla seconda metà del secolo XI, quando il monastero si trovava in una fase di forte decadimento. I monaci camaldolesi ristrutturarono l’intera abbazia e ampliarono la chiesa, dando avvio a importanti opere agricole e selvicolturali, mentre nei pressi del monastero iniziarono a sorgere delle piccole borgate dalle quali prese forma l’attuale centro di Badia di cantignano. L’appartenenza a camaldoli venne confermata nella bolla Gratias Deo del 1113 di Papa Pasquale II (1099-1118). I camaldolesi abbandonarono il monastero alla fine del secolo XIV dando inizio così a un nuova fase di decadenza. nel 1419 il cenobio venne soppresso e aggregato ai possessi dei canonici della cattedrale di Lucca. nel 1819 viene ceduto a privati. oggi rimane la chiesa rico- struita nel secolo XVIII e la struttura originaria del monastero è denominata “Palazzo delle cento Finestre”.

160

99. San Michele di Castel Marturi

TIpologIa: Monastero alTro ID.: non rilevato FonDazIonE: 997 orIgInE: Benedettina

STaTo: struttura esistente adibita ad altro uso loCalITà: Poggibonsi, via di Badia (sI)

CoorDInaTE: Lat. 43.462482°, Long. 11.144680° alTITuDInE: 166 m s.l.m.

Il monastero fu edificato a favore dei monaci benedettini per volontà del conte Ugo Marchese di Toscana nel 969 e risulta già esistente a partire dal 972. Dopo un periodo di forte declino, nel 997 fu riorganizzato da san Bonomio. all’inizio del secolo XI i monaci vennero cacciati dal marchese Bonifacio III che si sostituì all’abate e si appropriò di tutti i possedimenti e degli edifici conventuali. La struttura venne restituita alla vita monastica dal marchese Ranieri di Toscana nel 1061, anno in cui venne introdotta la Riforma di camaldoli. Dopo due secoli di notevole splendore, legato anche alla presenza di un hospitale per pellegrini e viandanti, il monastero di Marturi perse progressivamente la sua importanza e l’ospizio fu abbattuto nel 1374. L’esperienza camaldolese termina nel 1442 quando il monastero viene unito, con un Breve di Papa Eugenio IV (1431-1447), alle dipendenze delle monache di santa Brigida del convento del Paradiso presso Firenze. Il 15 maggio 1734 il monastero viene venduto all’ospedale di san Bonifacio. nel 1886 viene ceduto a Marcello Galli-Dun che avvia grandi restauri, trasformando il complesso monasteriale in una villa di stile neogotico. oggi le antiche strutture conventuali sono adibita a residenza privata.

161

Documenti correlati