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12 mondo in cui non c ’ è più il mare (he thalassa ouk esti eti)

Lungi dall'essere un simbolo amichevole e pacifico, il mare rappresenta piuttosto uno stato di disordine e di violenza ba r ­ barica, l'aspetto ostile e pauroso della natura:

"The sea, in fact, is that state of barbarie vagueness and disorder out of which civilization has emerged and into which, unless saved by thè efforts of gods and men, it is always liable to relapse"

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fora per una società umana in pericolo, minacciata dall'ester­ no (tempesta o bonaccia, scogli) o dall'interno (ammutinamen­ to). La nave che lascia il porto per inoltrarsi in alto mare è assunta volentieri a immagine dell'umanità o della società, umana in lotta col destino per raggiungere una meta precisa. La relazione della nave col mondo esterno e con gli elementi naturali che lo compongono, nonché la sua organizzazione e strut­ turazione interna, offrono una cospicua varietà di momenti m e ­ taforici adattabili a situazioni diverse:

a) l'isolamento dell'imbarcazione circondata dai flutti (nes­ suno può entrare o uscire, che lo voglia o no), ben si presta a raffigurare una comunità o un gruppo ristretto all'interno di una realtà più vasta (una setta religiosa, un partito poli­ tico, una corrente di pensiero, o anche una nazione o un popo­ lo in mezzo ad altri popoli) o anche l'intera civitas terrena nella quale tutti gli uomini sono nati a partire da Adamo e nella quale tutti, associati da interesse o da amore, perseguo­ no lo .stesso fine;

b) la minaccia o almeno le incognite presentate dalla n avi­ gazione in mare aperto (tempesta, Dirati)

o

il

pericolo pro­

veniente dall'interno dell'imbarcazione stessa (ammutinamento) ben rappresentano la situazione di pericolo esterno (aggressio­ ni) o interno (guerre civili) in cui uno stato può trovarsi. In questo caso il tertium comparationis tra comunità a bordo della nave e stato consiste nel fatto che un gruppo di uomini è in entrambi i casi impegnato a mantenere in piedi una preci­ sa forma societaria o a difendere la propria esistenza con u n - comportamento coordinato e adeguato allo scopo;

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c) la struttura dell'equipaggio offre un modello di strati­ ficazione della società umana secondo una distribuzione gerar­ chica dell'autorità: capitano, nostromo, timoniere, marinai, passeggeri, vengono adottati come metafore della varietà dei gradi sociali o delle funzioni politiche e amministrative;

d) la necessità di un pilota esperto e competente alla gui­ da della nave, che altrimenti si troverebbe in balia dei peri­ coli accennati al punto b)? offrono l ’estro per esigere identi­ che competenza ed esperienza da chii è alla guida dello stato. In questo caso la metaforica si riduce spesso ad un unico pun­ to di paragone: gubernare navem=gubernare r e m p u b l i c a m .

e) i componenti l'equipaggio, oltre alla distribuzione ge­ rarchica delle funzioni, presentano una varietà di tipi umani che ritrae la diversità dei caratteri dei membri di una socie­ tà umana con le loro interrelazioni dialettiche.

f) lo scopo della nave, la funzione specializzata che essa ha da assolvere -pesca, commercio, guerra, esplorazione- pre­ sentano un parallelo con scopi e finalità di una società poli­ tica;

g) la ribellione interna infine, l'ammutinamento della ciur­ ma, possono essere assunte secondo una variante che ne dà un giudizio di valore negativo - il rifiuto ubristico di accettare la condizioni di esseri finiti e dipendenti, la ribellione ori­

ginaria di Lucifero o di Adamo- oppure secondo la variante che ne dà un giudizio di valore positivo - la sollevazione eroica contro il potere arbitrario e capriccioso dell'autorila suprema e la richiesta di riconoscimento dei diritti degli a l ­ tri occupanti dell'imbarcazione, compresa la messa in discus­ sione del modo in cui si effettua l'ingresso a bordo dell'im-

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barcazione stessa.

Momenti forti della metaforica marina politica sono proprio il primo e l ’ultimo di questa rassegna: l'immagine dell'uni­ tà stabile e primigenia di una collettività omogenea che si schiera in modo compatto di fronte a un ambiente naturale osti­

le, e la messa in discussione di questa unità in nome di una rivendicazione dei membri subalterni d e l l 'equipaggio a decide­ re sulla rotta da seguire, sui mezzi da usare e sulle finalità da conseguire.

3. La nave stato dell'antichità classica: il pensiero greco La metaforica navale politica traila sua origine riconosciu­ ta e la sua diffusione ne l l a nostra cultura dai versi di due poeti dell'antichità, Al c e o e Orazio.

Il frammento di Alceo in questione (46 A) così suona nella traduzione italiana di Filippo Maria Fontani:

"Io n on decifro

questa rissa di venti. 3fiare grosso: l'onda di qua, di là s'attorce. Siamo una ciurma a deriva.

Il fortunale strema:

rigurgiti d'acqua soverchiano la scassa; vela diafana, squarci enormi ;

14 anche le sartie cedono..."

Il passo di Orazio cui ci riferiamo è invece la famosa, anche se poeticamente n on sublime, Ode 1, 14, che inizia coi

noti versi asclepiadei: *

"0

navis, referent in mare te novi f l u c t u s . o quid agis? fortiter occupa

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Come si può agilmente constatare, in nessuna delle due com­ posizioni poetiche si fa esplicito riferimento a una situazio­ ne politica o allo stato. E di fatto c'è da dubitare che

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'in­ tenti o prima dei due poeti sia stata realmente quella di rife­ rirsi a una realtà politica, come è stato detto, una lotta di correnti nel caso di, Alceo o una descrizione dello stato nel caso del poeta latino ^ . Importante per la nostra disamina è solo che la tradizione abbia accettato e propagato, l'interpre­ tazione metaforica politica.

N el caso di Orazio, il responsabile dell'interpretazione del­ l'ode in senso politico è il retore Quintiliano il quale, a il­ lustrazione di che cosa sia l'allegoria, adduce quel passo di Orazio dove si parla di "navem prò.' re publica, fluctus et tem-

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