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I mosaici tardi di Orfeo in Britannia: i dibattiti ancora apert

CONTESTO SOCIALE.

4. I MOSAICI DI ORFEO NELLE VILLE DI QUARTO SECOLO d.C IN BRITANNIA

4.4 I mosaici tardi di Orfeo in Britannia: i dibattiti ancora apert

Se i mosaici orfici delle zone più a sud della Britannia hanno ormai un punto di vista più o meno univoco di interpretazione, sono i mosaici di Winterton, Horkstow e Littlecote a essere oggetto ancora di discussioni contrastanti, essendo questi anche risalenti ad un’epoca più tarda rispetto alle altre ville dove sono presenti i mosaici di Orfeo. 219

Nelle ville di Littlecote, Horkstow (forse anche Whatley e Winterton), Orfeo viene rappresentato in mosaici che si trovavano in zone architetturalmente più appartate e separate rispetto alle zone di accoglienza e rappresentanza. Potevano essere o stanze per colloqui formali o, anche, private stanze da pranzo, un po’ come previsto nelle altre zone dell’impero, secondo gli studi di Ellis.220

I mosaici e le loro immagini complesse enfatizzavano, comunque, lo status sociale del proprietario e la sua cultura. Sia Littlecote che Whatley possiedono, poi, una stanza con la pianta absudata: essa potrebbe essere stata un’ennesima struttura architettonica per mettere in risalto la figura del padrone della villa.221 L’esistenza di un mosaico dall’iconografia tanto complessa, così come di un insieme architettonico tanto elaborato serviva, ancora una volta, per dare lustro al

218 BLACK 1983. 219 WITTS 2006. 220 ELLIS 1988. 221 WALTERS 1982.

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proprietario di fronte ai suoi pari in società e, allo stesso tempo, far capire ai suoi collaboratori di rango inferiore quanto egli fosse elevato culturalmente.222

La villa di Littlecote possedeva con ogni probabilità una grandissima stanza di accoglienza, dove potrebbe esserci stato un mosaico rappresentante il mito di Orfeo. Ancora oggi, però, l’iconografia di tale mosaico appare incerta e oggetto di dibattito.

Gli studi di Toynbee, ad esempio, scoraggiano l’idea che l’immagine rappresenti Orfeo, proponendo invece come chiave di lettura la figura di Apollo. Nel mosaico sarebbe quindi rappresentata la divinità del sole accompagnata da due attributi orfici: un mantello e un cane o una volpe.223 Gli elementi che Toynbee utilizza per sostenere la sua teoria sono molteplici: la figura centrale non porta il classico abbigliamento che distingue la figura di Orfeo (mantello e tunica corta, pantaloni o calzari). Inoltre, questa figura è rappresentata in piedi e non accovacciata o seduta, non è circondata da animali pacifici come nelle altre iconografie del mito ritrovate in Britannia. Intorno alla figura centrale, vi sono altre quattro figure che Toynbee, poi, distingue come le quattro stagioni. La teoria della studiosa è che, essendo le quattro figure ai lati accompagnate ognuna da un animale selvaggio, la chiave di lettura sia Apollo come dio del Sole, ovvero elemento che mantiene l’armonia nell’universo, di cui anche le stagioni (e, quindi, il tempo) sono elementi importanti.224

Una teoria ancora più complessa è quella proposta da Walters, intravedendo nella figura centrale di questo mosaico Orfeo come una sorta di intermediario fra Apollo e Dioniso, due figure divine a cui lo stesso giovane argonauta era legato. Le quattro figure ai lati sarebbero, quindi, gli attributi legati a queste due divinità, confermando la dualità della figura di Orfeo a Littlecote, e rappresenterebbero quindi sia le stagioni sia il ciclo vitale, come divinità di vita, morte e resurrezione.

222 SCOTT 2000. 223 TOYNBEE 1981. 224 TOYNBEE 1981.

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Anche gli animali rappresentati, simili a quelli legati alla figura di Dioniso, sarebbero coerenti con il tema proposto da Walters.225

Il mosaico della villa di Horkstow è stato oggetto di discussioni simili a quelle sostenute per la villa di Littlecote. I pavimenti di questa villa presentano degli elementi legati alla figura di Orfeo, alcuni simboli del tiaso226 marino e di quello bacchico e una gara delle bighe.227

Il mosaico ritrovato ad Horkstow, inoltre, è il secondo mosaico di Orfeo più grande della Britannia, dopo quello di Woodchester. Il mosaico è stato ritrovato in una stanza di ricevimento molto grande, che Walters suppone esser stata proprio luogo di assemblea pubblica per via delle sue dimensioni. In questo modo, il mosaico doveva esser stato sotto l’occhio di più di un visitatore e forse era stata scelta questa iconografia proprio per uno scopo preciso.228 Spingendosi forse un po’ troppo in là con le teorie ipotetiche, Walters sostiene che forse la stanza in cui si trova questo mosaico fosse un luogo di ritrovo per una sorta di confraternita Neoplatonica.229 Come abbiamo già accennato nel capitolo precedente, il Neoplatonismo è stato recentemente utilizzato come nuova chiave di lettura interpretativa dei mosaici, ma non è assolutamente possibile credere che sia certa l’esistenza di vere e proprie confraternite legate a tale dottrina filosofica. 230

225

WALTERS 1982.

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Tiaso: dal greco θίασος, thíasos, era una sorta di associazione a carattere religioso. Nell’antica Grecia era utilizzato per indicare i cortei in onore di Dioniso, o di associazioni legate al culto di questa divinità. Divenuto presto termine utilizzato anche per altre figure divine, in epoca ellenistica diventa sostantivo generico per indicare ogni sorta di associazione o di confraternita religiosa. Un tiaso marino, ad esempio, era un’associazione legata particolarmente al culto delle divinità marine (Tritone, Poseidone, Nereidi, ecc.). TRECCANI 2013.

227 HINKS 1933; JESNICK 1997. 228 WALTERS 1982. 229 WALTERS 1982. 230 SCOTT 2000.

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In ogni caso, Walters non ha sbagliato a considerare l’importanza di queste orfiche stanze di ricevimento, anche se più che per assemblee pubbliche è più probabile che venissero utilizzate per cene o ricevimenti privati.231

Le ville di Winterton e Horkstow, poi, dovevano esser state probabilmente il centro di grandi proprietà agricole, appartenenti probabilmente ad importanti esponenti della società locale.232 Può essere che qualcuno di questi proprietari abbia avuto modo di vedere o di sentir parlare dei mosaici della zona di Cirencester e volerne perciò uno simile per la propria villa.233