La ridefinizione di un limite
6.2 Multiscalare: progetti al futuro
Dal racconto del lavoro di tesi vengono alla luce gli elementi di una città invecchiata e al contempo l’assenza di politiche territoriali e progetti in grado di gestire e governare questo processo, se non parzialmente. Sembra così necessario guardare a strategie e pratiche messe in atto in altri luoghi che tentato un confronto con l’invecchiamento della popolazione nelle aree urbane.
Strategie, pratiche e progetti che vogliono sottolineare ancora una volta la necessità di un lavoro multiscalare nell’ambito della ricerca sull’invecchiamento.
Così come il lavoro di ricerca passa dalla scala urbana di Torino a quella del quartiere sino ad arrivare all’abitazione sembra necessario riportare tre possibili tracce a tre scale differenti per uno sviluppo del tessuto urbano all’interno di un contesto demografico segnato dall’invecchiamento della popolazione.
Si tratta, dunque, di strategie e progetti non solo contingenti ma che si pongono in una prospettiva futura che si può riassumere attraverso tre temi principali: il retrofitting o progetti di trasformazione/adattamento delle abitazioni per renderle a misura di anziano (NORC: naturally occurring retirement community), la pianificazione urbana a scala vasta che tiene in conto di una popolazione invecchiata (Tokyo Fiber City) e una progettazione partecipata delle politiche volte a migliorare la condizione sociale, economica e abitativa degli anziani (Age-Friendly Greater Manchester). Nel primo caso, quello dei NORCs, la prospettiva è quella di mettere al centro il patrimonio immobiliare e la situazione abitativa.
censimento ISTAT 2001:
- il 77,4% degli ultrasessantacinquenni abitano in case di proprietà; - il 32,70% degli anziani vive da solo in case di proprietà;
- gli anziani che vivono soli nel 61,2% dei casi posseggono un’abitazione con un numero di vani superiore a 4;
- le case dove vivono famiglie con almeno un anziano con più di 65 anni sono state costruite nel 48% dei casi prima del 1961, e nel 27% prima del 1945.
Dati che fanno luce non solo sulla condizione abitativa degli anziani in Italia ma aprono ad interessanti riflessioni se viste nell’ottica del concetto di “invecchiare in un luogo, lo stesso luogo” (ageing in place).
In questa prospettiva i NORCs (naturally occurring retirement community) appaiono come una risposta interessante al fenomeno e alla questione abitativa. Infatti, i NORCs sono “comunità di pensionamento naturali”, ovvero comunità che ha una grande percentuale di residenti sopra i 60 anni, ma non è stata specificamente progettata o progettata per soddisfare i bisogni degli anziani che vivono in modo indipendente nelle loro case.
o più e sono invecchiati” (Hunt, 1985).
Nel tempo, questa definizione di soglia è stata adeguata dalle comunità e dai responsabili delle politiche per riflettere i modelli residenziali locali. Ad esempio negli Stati Uniti, il governo federale, attraverso il Titolo IV dell’Old Americans Act, riconosce i NORC come comunità in cui almeno il 40% dei capi di famiglie sono individui più anziani. Per contro, New York City richiede che una comunità debba avere almeno il 45% delle unità abitative con capofamiglia di 60 anni o più con un conteggio minimo di almeno 250 anziani, o che ci siano almeno 500 anziani in età di 60 anni.
I programmi NORC sono generalmente supportati da una combinazione di finanziamenti pubblici e privati. I servizi del programma NORC possono includere gestione dell’assistenza sanitaria, attività ricreative ed educative, trasporti e opportunità di volontariato per i residenti anziani. Una caratteristica del modello del programma NORC è la sua flessibilità nell’individuare e fornire i tipi di servizi necessari alla comunità e agli anziani che vivono lì.
Il primo programma NORC fu fondato a New York nel 1986 a Penn South Houses, una cooperativa di alloggi a reddito moderato di 2800 unità divise su dieci edifici. Da allora, il modello del programma NORC è stato ampiamente replicato a livello locale, statale e nazionale, e ad oggi è una forma adottata in più di 25 Stati americani. Per quanto riguarda la pianificazione urbana a scala vasta che tiene in conto della popolazione invecchiata il caso emblematico è quello di “Tokyo Fiber City” sviluppata dall’architetto Hidetoshi Ohno (Ohno, 2016).
Il progetto lavora sulla Tokyo del futuro, nel 2050, quando la città giapponese – secondo le stime – sarà la più grande metropoli giapponese. La teoria urbanistica proposta per Tokyo muove dal declino dell’era postindustriale, dallo “shrinkage”, per ripensare ad una città che collega attraverso “ unità di fibre “ le comunità locali della città per ridisegnare i flussi delle informazioni, i trasporti e le reti industriali delle città, così come l’intero paesaggio.
Punto di partenza ed elemento della progettazione è la crisi urbana intesa anche come crisi demografica, data dall’abbassamento dei tassi di natalità e dall’aumento della longevità della popolazione. Lungo questa prospettiva le “fibre” rappresentano una proposta di pianificazione che connette il tessuto urbano, riconoscendo la struttura esistente e senza distruggerla ma proponendo interventi mirati e basati sul riuso delle parti della città.
In ultimo, sembra necessario introdurre il piano per la “Age-Friendly Greater Manchester” basato sulla concettualizzazione delle Age-Friendly City proposta dalla World Health Organization (2007) e su un programma, iniziato nel 2003, che ha
portato alla definizione di una “Manchester Ageing Strategy” nel 2009, aggiornato poi nel 2017. Un programma sviluppato dalla città in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con il MICRA (The Manchester Institute for Collaborative Research on Ageing). Un piano che ha l’obiettivo, come riportato nel work plan del 2016, di “migliorare la qualità di vita degli anziani e per rendere la città un posto migliore dove invecchiare”. Un lavoro sostenuto da partener pubblici e privati, che si poggia su cinque temi principali: quartieri age-friendly, servizi age-friendly, partecipazione e comunicazione, conoscenza e innovazione, influenza.
Nello specifico la strategia “Age-Friendly Greater Manchester” si struttura attraverso una serie di punti e obiettivi:
- Stabilire comunità a misura di anziano in tutta Manchester, promuovere il volontariato e riunire le generazioni;
- Diventare un leader mondiale nella ricerca e nell’innovazione per una società che invecchia;
- Aumentare la scelta di alloggio per promuovere le connessioni sociali e il benessere in età avanzata;
- Creare opportunità per massimizzare le competenze e l’esperienza dei lavoratori più anziani;
- Costruire un sistema di assistenza sanitaria e sociale che funzioni per le persone anziane;
- Dimostrare leadership nello sviluppo di iniziative a misura di anziano a tutti i livelli e in tutti i settori;
- Creare una rete di trasporti che supporti le persone anziane per rimanere connessi e attivi,
- Coinvolgere le persone anziane in attività artistiche e culturali;
- Supportare le persone ad essere fisicamente attive mentre invecchiano; - Assicurare che l’accesso ai diritti e ai vantaggi sia più facile e più semplice; - Sviluppare un piano age-friendly per ciascuna autorità locale.