Il Museo Archeologico di Cesena rappresenta anche sul piano fisico il
coronamento di una secolare tradizione di studi antiquari locali grazie allo stimolo esercitato sin dal Rinascimento dalla Biblioteca Malatestiana: ma l’impostazione prettamente umanistica, con prevalente interesse rivolto al testo o a descrizioni di oggetti “illustri” per il loro significato, porterà al predominio a livello locale di una cultura classico – umanistica, con valenze sue proprie, che in ultima analisi non gioverà allo sviluppo di un approccio scientifico all’archeologia, anche quando si fanno sentire le esperienze innovatrici dei due Tonini a Rimini e di Antonio Santarelli a Forlì. La Biblioteca Malatestiana mantenne in modo davvero sorprendente una continuità, nell’orizzonte degli studi cesenati, di funzione
culturale e di catalizzatore di valori, tanto da essere riproposta dall’età napoleonica come centro delle memorie storiche cittadine. Non si può prescindere da questa riflessione quando si consideri anche semplicemente la funzione di contenitore svolto per secoli dalla Malatestiana, con l’implicito valore conservativo che ancora mantiene; è utile inoltre osservare che le alterne fasi della sua storia culturale hanno direttamente influenzato tutti i versanti degli studi cesenati.
Fino al primo dopoguerra le collezioni archeologiche cesenati comprendevano quasi esclusivamente ciò che si era salvato dei vecchi fondi: il monetiere Piano, una raccolta di monete, medaglie e sigilli antichi, medioevali e moderni
(continuamente arricchita con acquisti i fatti dal Municipio), era in gran parte di proprietà della famiglia Chiaramonti, erede dei beni di Papa Pio VII ; il
Lapidarium, anch’esso derivato dai vecchi fondi; e infine le acquisizioni
provenienti dai recuperi soprattutto in ambito urbano nel corso dell’attività edilizia post – risorgimentale e primo novecentesca. Se un primo importante contributo di riorganizzazione e raccolta dei beni storico – archeologici comunali si deve
all’opera di Adriano Lodi Piccolomini e dell’Ispettore Onorario locale Urbano Amaducci, sono Manilio Torquato Dazzi, direttore della Malatestiana e l’attività instancabile di Amilcare Zavatti (che occupano negli anni fra le due guerre la scena del rinnovamento degli studi storici locali) a determinare il primo importante
avvenimento di cultura archeologica a Cesena: uno sforzo veramente sistematico di illustrazione scientifica e di organizzazione museale delle raccolte cesenati (la nascita del Museo Lapidario), unito ad un lavoro di ricerca e di documentazione storico – archeologica dei reperti venuti alla luce nel territorio, con l’indispensabile corredo di dati.
31 E’ in definitiva con Amilcare Zavatti che le ricerche archeologiche usufruiranno anche a Cesena di quell’atmosfera positiva che, attraverso la paletnologia, aveva già influito profondamente sugli studi archeologici e museo logici regionali.
Alle soglie degli anni Sessanta, grazie agli apporti delle ricerche postbelliche, che avevano visto in Giannetto Malmerendi (Ispettore Onorario locale) e, con
straordinaria continuità e rigore scientifico, in Antonio Veggiani (Ispettore
Onorario per la Valle del Savio) i maggiori artefici, percursori delle scelte future, la raccolta archeologica cesenate si presenta ricca e articolata, pronta per una
moderna impostazione museologica. E’ negli stessi anni che le ricerche di interesse locale si saldano strettamente
al livello regionale e nazionale degli studi: lo sforzo di esegesi scientifica delle raccolte archeologiche cesenati e di illustrazione delle problematiche storiche ad esse afferenti, grazie ai contributi di numerosi studiosi, è oggi divenuto patrimonio della letteratura scientifica. Parallelamente si ridestava un sempre maggior
interesse di ricercatori e appassionati cultori di storia locale. Maturava in questa atmosfera culturale il nuovo “Museo Storico dell’Antichità” di Cesena, inaugurato, com’è noto, il 5 Ottobre 1969, dopo anni di tenace lavoro che aveva visti
impegnati il Prof. GianCarlo Susini dell’Università di Bologna e i suoi
collaboratori, una nutrita èquipe che sul piano scientifico aveva ordinato le sezioni di propria competenza, le Sopraintendenze Archeologica e ai Monumenti,
l’Amministrazione Comunale con i preziosi contributi della Cassa di Risparmio e della Società di Studi Romagnoli, come la bella Guida - Cesena.
Il Museo Storico Dell’Antichità – ancor oggi attesta visibilmente un episodio del tutto originale rispetto alla tradizione museografica romagnola, un museo “storico” dell’antichità ove cioè attraverso gli oggetti – documento si potesse risalire
all’interpretazione storico – culturale dei fenomeni che produssero quegli stessi oggetti e diedero loro diffusione. Proprio per il suo carattere di museo “storico” – provvisto quindi di apparati illustrativi utili alla comprensione della storia antica del territorio – la nuova istituzione meritò una menzione speciale dell’UNESCO (Parigi 1972).
Alle soglie degli anni Ottanta il territorio cesenate è investito da una serie di progetti ed edilizi che ne determino un massiccio riuso e che caratterizzano l’ultimo ventennio.
32 Tale incalzante attività di trasformazione, che rischiava ovunque (anche a causa di una normativa in materia di tutela archeologica ormai incapace di gestire i ritmi attuali di riuso di un territorio) di provocare la destinazione totale delle residue documentazioni del “sepolto” nei nostri Centri, a Cesena ha stimolato la nascita di un sodalizio fra appassionati e ricercatori locali, il Gruppo Archeologico Cesenate, che iniziava la sua attività ufficialmente nel 1987, in una situazione di estrema difficoltà, data l’urgenza di interventi di controllo e tutela, il degrado in cui nel frattempo era caduto l’istituto del Museo e la cronica mancanza di spazi per
conservare quanto nel frattempo veniva salvato. La decennale attività dei Volontari del Gruppo Archeologico ha permesso la raccolta di un tal numero di dati e di reperti, quantitativamente e qualitativamente tanto significativa da essere potenzialmente in grado di illuminare molti punti prima oscuri della storia dell’antico popolamento del territorio e della città spesso sotto un profilo decisamente nuovo anche i contorni già intravisti e delineati delle precedenti ricerche: le nuove preziosi testimonianze del passato, celate nella realtà storica locale e regionale, permettono di ricostruire la storia della “cultura materiale” e del “quotidiano”, della loro produzione e circolazione, dall’antichità fino all’età
moderna, grazie agli scavi archeologici stratigrafici in area urbana ed extraurbana. La recente stesura di una Carta Archeologica della città, per quanto concerne i ritrovamenti di età classica e post – classica, è il risultato più evidente di tale attività.
La novità assoluta nelle nuove raccolte cesenati è rappresentata dall’archeologia medioevale, che ci restituisce numerose e straordinarie testimonianze materiali della Cesena tardo medioevale e rinascimentale:lo scarso interesse negli anni passati per le testimonianze archeologiche post – classiche troppo spesso
abbandonate al saccheggio dei privati, con gravissimi danni culturali complessivi, non ha profondamente segnato purtroppo solo la situazione cesenate.
Oggi l’evidenza archeologica della presenza nella città di Cesena di manifatture ceramiche a partire dal tardo Trecento, permette di rileggere con maggior chiarezza la storia di tale attività e dei suoi prodotti, in ambito regionale e interregionale. L’attuale ristrutturazione delle raccolte del Museo Storico dell’Antichità per la mancanza di nuovi spazi, non permette neppure in minima parte di affrontare il grave problema della valorizzazione del nuovo ingente patrimonio archeologico cesenate.
33 In attesa della doverosa “restituzione” alla Città di ciò ancor oggi non è usufruibile e giace nei magazzini della Sopraintendenza Archeologica, la riapertura del Museo è un significativo passo avanti nella direzione che tutti auspichiamo.
Cesena sarebbe potenzialmente in grado di offrire ampie e concrete prospettive di sviluppo culturale e turistico, grazie alla tangibile presenza della Centuriazione romano – repubblicana e alle centinaia di nuovi preziosi reperti, che coprono un arco di venti secoli di storia della città e del suo territorio.
34 MUSEO E LA CITTA’