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E.N.A.L score, media±DS Mediana, (range)

6 TRATTAMENTO DEI TUMORI RENALI Trattamento chirurgico

GRUPPO CON CLAMPAGGIO

R. E.N.A.L score, media±DS Mediana, (range)

0.84±0.21 0.81, (0.56-1.34)

Post-op. MDRD eGFR, media±DS Mediana, (range)

GRUPPO SENZA CLAMPAGGIO

Creatinina sierica post-op (mg/dL), media±DS Mediana, (range)

Post-op MDRD eGFR, media±DS Mediana, (range)

GRUPPO CON CLAMPAGGIO

Creatinina sierica post-op (mg/dL), media±DS Mediana, (range)

Post-op MDRD eGFR, media±DS Mediana, (range) 87.5±22.6 82.2, (51.2-141.5) 0.83±0.21 0.75, (0.56-1.12) 87.6±23.8 82.1, (51.2-141.5) 0.88±0.21 0.95, (0.57-1.04) 88.0±18.1

Tabella 2- RPN Dati operatori

Procedure chirurgiche extra-renali sincrone, n Colecistectomia, n (%) Epatectomia sinistra n (%) Pancreasectomia distale, n (%) Surrenectomia omolaterale, n (%) Sigmoidectomia, n (%) 8 4 (50%) 1 (12.5%) 1 (12.5%) 1 (12.5%) 1 (12.5%)

R.E.N.A.L. score, media±DS Mediana, (range)

6±1.46 6, (4-10)

Tempo operatorio (min), media±DS Mediana, (range) 229.09±99.85 200, (80-480) Clampaggio vascolare, n (%) 4 (17%) Unclamping technique, n (%) 19 (83%) Emostasi,

Con coagulazione bipolar e agenti emostatici, n (%) 14 (74%)

Con suture in polipropilene, n (%) 5 (26%)

Complicanze intraop., n (%) 1 (4.5%)

Trasfusioni ematiche intraop., n (%) 0 (0%)

81.3, (74.7-114.7)

Degenza (giorni), media±DS Mediana, (range)

8.36±6.27 6, (4-26)

MDRD: modification of diet in renal disease; eGFR: glomerular filtration rate.

Tabella 4–Complicanze categorizzate con il Clavien system Clavien Score Complicanze (4)

I Iperamilasemia ed aumento degli indici di colestasi (1) II Versamento pleurico (1)

IIIa Fistola urinosa (1), fistula pancreatica (1)

Risultati Anatomopatologici

I risultati anatomopatologici hanno dimostrato un carcinoma a cellule renali T1a in 15 campioni (65%), di cui 4 RCC di tipo papillare e 11 RCC a cellule chiare, 5 oncocitomi (22%) e 3 angiomiolipomi (13%).

65% 22%

13%

RCC oncocitoma angiomiolipoma

Figura 27. Risultati anatomopatologici.

Tutti i margini sono risultati negativi; la dimensioni media dei tumori è stata di 2.07 centimetri (σ = 0.90; mediana=2, range 0.5-4).

Tabella 5- Risultati anatomopatologici n (%) Lesioni maligne 15 (63%) RCC a cell. chiare RCC papillare 11 (45%) 4 (17%) Lesioni benigne 9 (37%) Angiomiolipoma Oncocitoma 4 (17%) 5 (21%) 11.4. DISCUSSIONE

Il percorso storico della chirurgia renale ha portato all’evidenza che per tumori di piccole dimensioni (T1), sia in posizione periferica che centrale, non è più necessaria una nefrectomia, anche nel paziente con rene controlaterale sano. Oggi la linea seguita per questi piccoli, isolati tumori, è la Nephron Sparing Surgery, una chirurgia, con approccio open o mini-invasivo a seconda dei casi, il cui scopo è quello di preservare quanto più parenchima renale possibile, pur assicurando una corretta resezione del tumore. Risultati oncologici a parte, i vantaggi della chirurgia conservativa renale di elezione (nefrectomia parziale o enucleoresezione) nei confronti della nefrectomia radicale sono evidentemente legati al risparmio di parenchima renale importante in considerazione dei possibili rischi di: peggioramento della funzione renale; rischio di neoplasia renale controlaterale metacrona; l'occorrenza di patologie benigne; la potenziale insorgenza in altra sede di tumori chemosensibili la cui terapia necessita di una sufficiente riserva funzionale renale.

L’interruzione del flusso ematico renale a seguito del clampaggio del peduncolo vascolare si rende spesso necessario durante la nefrectomia conservativa, in quanto aiuta l’emostasi e permette una sutura corretta del sistema collettore e la soluzione del difetto

di parenchima che si verifica a seguito dell’intervento. Per la chirurgia open queste manovre critiche sono completate rapidamente e senza problemi. Il rene può essere compresso per ridurre un sanguinamento copioso e il campo può essere facilmente evacuato da un assistente, mentre viene eseguita una emostasi rapida e diretta. In ambito laparoscopico invece tali manovre rappresentano un punto di criticità importante anche nelle mani dei chirurghi più esperti.

L’emergere della LPN invita quindi il mondo scientifico a rivedere l’impatto del tempo di ischemia calda sulla funzione renale, dal momento che questo viene considerato un parametro fondamentale. Sebbene le sequele funzionali derivanti da tempi di ischemia compresi tra i 20 e i 30 minuti siano ritenute transitorie, studi recenti indicano che in realtà può essere importante ogni singolo minuto di ischemia(107). La LPN presenta inoltre alcuni fattori limitanti, come una lunga curva d’apprendimento, che comporta quindi un aumento del tempo di ischemia. Anche nelle mani di chirurghi esperti il tempo medio di ischemia calda durante la LPN è di 30 minuti. Sono stati sviluppati metodi di raffreddamento della superficie renale per la LPN(120), assieme a tecniche perfusionali di raffreddamento intrarterioso(121). Queste metodiche sono difficili da implementare da un punto di vista logistico ed inoltre non è dimostrato il raggiungimento di una appropriata bassa temperatura del parenchima renale. Recentemente è stata introdotta la tecnica early unclamping, che permette un significativo accorciamento del tempo di ischemia calda, al di sotto della soglia dei 20 minuti(122). La principale limitazione di questi trend favorevoli è tuttavia rappresentata dal fatto che i risultati ottimali sono sempre associati e mai separabili sia dalla richiesta di capacità avanzate in ambito laparoscopico, sia dall’alto volume di pazienti.

Il sistema Da Vinci è stato introdotto nella pratica urologica con la speranza di riempire il gap tra la chirurgia tradizionale laparoscopica e la familiarità e confidenza delle tecniche open. La procedura robotica permette una dissezione più agevole della neoplasia e una più semplice modalità di sutura intracorporea, uno degli aspetti più difficili per i chirurghi non esperti di tecnica laparoscopica. La RPN è stata descritta a partire dal 2004(123), mostrando esiti favorevoli in termini di risultati oncologici e di funzione renale. Studi comparativi(124) trovati in letteratura tra LPN e RPN hanno

mostrato che la RPN può essere eseguita con adeguata sicurezza e probabilmente non è inferiore alla laparoscopia nel trattamento di piccoli tumori renali. Risultati recenti suggeriscono che il tempo di ischemia calda della RPN sia vicino a quello della nefrectomia parziale in tecnica open, circa cioè 20 minuti. Inoltre la curva di apprendimento sembra essere più breve per la RPN rispetto alla LPN(125).

Diversi progressi tecnici della RPN, descritti anche per la LPN, come la tecnica early unclamping(110) o il clampaggio selettivo del parenchima renale regionale(126) sono stati sviluppati per minimizzare il tempo di ischemia calda. Recenti osservazioni(108) comunque suggeriscono che l’approccio chirurgico meno impattante sulla funzione renale, per quanto riguarda la nefrectomia parziale, risulti essere la nefrectomia parziale senza ischemia, soprattutto nel caso di pazienti monorene. Alcuni chirurghi hanno descritto la RPN senza clampaggio dell’ilo renale per serie limitate di pazienti. White et al(127) suggeriscono che la RPN senza clampaggio sia una tecnica appropriata anche da un punto di vista oncologico, ma hanno adottato criteri troppo selettivi nella scelta dei pazienti da sottoporre a questo approccio. Nello studio venivano infatti inclusi solo pazienti che all’imaging preoperatorio mostravano piccole (≤4 cm) lesioni corticali. Pazienti con lesioni endofitiche, o a livello ilare o centrale, o che avevano già subito in

precedenza interventi chirurgici e/o terapie termoablative sul rene ipsilaterale e i pazienti con condizione di monorene erano esclusi.

Altri autori(128) hanno eseguito una RPN senza ischemia anche per tumori ilari applicando microbulldogs su specifici vasi arteriosi afferenti alla regione dopo meticolose dissezioni delle diramazioni subsegmentali dell’arteria renale.

Di per sé la tecnica robotica rappresenta pertanto già un elemento di tutela nei confronti della possibilità di indurre un danno alla funzione renale, dato che, rispetto alla metodica laparoscopica, con la RPN è possibile attenersi entro i limiti temporali di ischemia analoghi alle procedure open. Volendo comunque riuscire a realizzare l’intervento in totale assenza di ischemia, l’utilizzo di agenti emostatici, che consentono un adeguato controllo del sanguinamento, assieme alla tecnica robotica di chirurgia conservativa renale può rappresentare un metodo sicuro ed efficace per raggiungere tale obiettivo.

Valutando le dimensioni e la complessità dei tumori renali, possiamo trattare le masse che si presentano con un basso grado di complessità senza clampaggio vascolare, utilizzando esclusivamente, per realizzare l’emostasi, agenti emostatici o punti in prolene. In alcuni casi può essere preferibile preparare in anticipo i vasi per un eventuale clampaggio in caso di sanguinamento importante. Nel caso invece di masse con un grado elevato di complessità viene eseguita una RPN con clampaggio dei vasi renali. Risulta essere particolarmente utile pertanto valutare in una fase preoperatoria la complessità della massa, in modo da effettuare il trattamento che minimizza o elimina il danno ischemico renale.

11.5. CONCLUSIONI

Le tecniche senza clampaggio in RPN sono fattibili e possono preservare la funzione renale postoperatoria. Lo svantaggio di queste varianti sembra essere un tempo operatorio più lungo se comparato agli altri studi.

Nel nostro reparto abbiamo offerto la RPN senza controllo ilare a tutti i pazienti candidati a una chirurgia robotica mininvasiva. Nessun paziente del nostro studio ha richiesto una trasfusione di sangue. Sono stati ottenuti risultati ottimali sia dal punto di vista oncologico, che funzionale anche in due pazienti monorene e in un paziente con due tumori renali bilaterali sincroni trattati con questa tecnica. Siamo riusciti a mantenere pulito il campo operatorio con l’utilizzo adeguato dell’aspiratore-irrigatore e abbiamo realizzato un’emostasi diretta con la combinazione della cauterizzazione monopolare-bipolare e di agenti emostatici.

Floseal® e Tabotamp® sono stati molto efficaci sia nel limitare il sanguinamento dal letto renale corticale, sia nell’evitare il più possibile di eseguire suture del parenchima che potrebbero avere effetto compressivo.

In conclusione, basandoci sulla nostra esperienza e sui dati pubblicati in letteratura, la tecnica di RPN senza clampaggio vascolare si è dimostrata un approccio fattibile e sicuro. I pazienti infatti che hanno subito l’intervento di RPN senza clampaggio non hanno riportato variazioni statisticamente significative della funzionalità renale postoperatoria, dimostrando pertanto come tale approccio non sia impattante su tale fondamentale aspetto. Nel nostro lavoro anche nei quattro pazienti che hanno subito il clampaggio, con conseguente ischemia transitoria renale, non si sono verificate variazioni statisticamente significative della funzione renale, ma tale risultato è probabilmente imputabile allo scarso numero di pazienti che hanno ricevuto il

clampaggio. I dati derivanti dalla letteratura infatti confermano il reale impatto che l’ischemia renale intraoperatoria può avere sulla funzionalità dell’organo stesso.

I tumori che hanno un R.E.N.A.L. score maggiore di cinque spesso necessitano un controllo vascolare intraoperatorio.

Riteniamo comunque che debba essere sempre offerto un tentativo per evitare l’ischemia renale con l’approccio “unclamping” a tutti i pazienti che devono essere sottoposti a RPN, perché ciò mantiene la funzione renale a lungo termine senza effetti collaterali chirurgici. Questo è particolarmente vero per i pazienti monorene(108), o in cui i tumori renali sono localizzati bilateralmente(128). L’utilizzo di agenti emostatici ci permette di ottenere una corretta emostasi durante e successivamente la resezione del tumore, pertanto, se possibile, dovrebbero essere sempre associati alla tecnica di RPN senza clampaggio ilare.

Saranno necessari studi aggiuntivi per dimostrare ulteriormente la sicurezza e l’efficacia di questo approccio e per esaminare le sue reali potenzialità in modo da offrire un reale beneficio.

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