Una seconda invariante, che rappresenta un nodo da risol-vere per innescare la crescita dell’economia italiana e che è as-sociata ad una minor produttività nel nostro Paese, è legata alla classe dimensionale delle aziende. In generale, a livello globale,
20 Fonte: elaborazioni e stime The European House - Ambrosetti su dati AgID, Consip, Corte dei Conti e UK Government, 2020.
3.3
Figura 17 | A sinistra: spesa annua ICT della P.A.
italiana (miliardi di €), 2018, considerando Data Center della P.A.
abilitata dal Cloud.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati AgID, Consip e Corte
dei Conti, 2020 Figura 18 |
Italia Francia Germania Spagna Regno Unito
382.250
L’Italia rappresenta il 18,3% del totale delle PMI nell’UE
196.271 186.045 167.870
135.478 Spesa annua ICT della P.A.
italiana (€ mld.), 2018
€2 mld.
spese per mantenimento o costruzione di Data Center della P.A.
€0,84 mld.
applicando il 42%
di risparmio (% media stimata per effetto della razionalizzazione dei Data Center della P.A. attraverso il Cloud Computing)
€0,5 mld.
applicando il 25%
di risparmio (allineato alla riduzione media dei costi ICT derivante dall’applicazione del Cloud Computing)
€3,8 mld.
altre spese ICT della P.A.
Risparmio potenziale da razionalizzazione dei Data Center della P.A. abilitata dal Cloud
TOTALE
di risparmio (allineato ai risultati ottenuti dal Regno Unito con la migrazione in Cloud di P.A. centrali e locali)
Con riferimento al secondo aspetto - nonostante la minore produttività delle PMI rispetto alle grandi imprese rappresenti un fenomeno generalizzato nelle economie avanzate – le piccole imprese italiane mostrano una performance inferiore rispetto alle controparti dei principali competitor UE in termini di pro-duttività. Al contrario, le medie e le grandi imprese, in media, risultano performare meglio delle controparti UE (considerando la media dei principali competitor: Regno Unito, Spagna, Fran-cia e Germania). Questo problema è ovviamente aggravato dalla rilevanza delle piccole imprese nell’economia italiana.
Come corollario, si aggiungono due ulteriori aspetti. Innanzi-tutto, una minor propensione delle piccole imprese ad effettuare investimenti, che sono a loro volta il principale abilitatore della crescita e della produttività, soprattutto se effettuati in tecno-logie efficaci e coerenti con le necessità di business, in capitale umano e in ricerca.
Allo stesso tempo, imprese di piccole dimensioni faticano a ottenere performance di business e di redditività sostenibili nel tempo.
Inoltre, in Italia, le imprese fino a 200 milioni di Euro di fat-turato hanno un peso sul fatfat-turato complessivo di circa il 50%, mentre Regno Unito e Germania registrano un dato inferiore al-la metà (attorno al 20%).
La rilevanza delle PMI sul tessuto socioeconomico non cam-bia se si considerano contributo al valore aggiunto e occupazio-ne, come illustrato in Figura 20 e 21.
Figura 19 | Contribuzione al fatturato complessivo delle imprese con fatturato fino a €200 mln (%), 2017.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020 - Ambrosetti su dati Eurostat SBS, 2020
Italia Spagna Francia Regno Unito Germania
Totale da 0 a 9 da 10 a 19 da 20 a 49 da 50 a 249 250 o più
da 10 a 20 da 20 a 50 da 50 a 100 da 100 a 500 da 500 a 5.000
Italia Spagna Regno Unito UE Germania Francia
Italia Spagna Regno Unito UE Germania Francia
48,1%
1,2%
10,2%22,5% 10,2%13,9% 14,0%15,2% 25,9%21,6% 39,7%26,7% 7,9%17,5% 6,2%9,6% 13,4%16,8% 26,4%24,9% 46,1%31,2% 8,6%9,9% 5,1%6,8% 9,0%12,7% 21,0%26,7% 56,4%43,9% 6,1%12,7% 4,8%7,3% 7,8%11,0% 20,3%24,4% 60,9%45,0% 2,9%6,0% 3,8%6,4% 5,2%8,0% 19,2%24,4% 68,8%55,1% 6,5%11,9% 3,6%5,3% 5,9%7,8% 13,5%16,1% 70,5%58,8%
42,6% - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020 classi di fatturato (%
del fatturato), 2016.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati AIDA, 2020 - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020
Questo si riflette anche su un minor contributo sistemico alla di-gitalizzazione del Paese, laddove le imprese possono giocare un ruolo importante nel complementare e integrare le competenze del capita-le umano a disposizione dell’economia e della società attraverso ini-ziative di upskilling e reskilling. In questo senso, le piccole imprese italiane sono ultime tra i competitor UE per impegno nel sostenere lo sviluppo di competenze ICT dei propri dipendenti. La situazione è solo lievemente migliore se si considerano le medie imprese, che performano meglio soltanto rispetto alle controparti spagnole.
E proprio competenze e capitale umano sono due dei principali aspetti su cui occorre intervenire se si vuole favorire una efficace e sistemica adozione delle soluzioni di Cloud Computing nel tessu-to imprenditessu-toriale del Paese e, soprattuttessu-to, tra le piccole e medie imprese. I dati a disposizione mostrano una tendenza positiva, di crescita nella percentuale di PMI italiane che adottano soluzioni di Cloud Computing ad un medio ed elevato livello di complessità.22
22 In questo senso, si considerano le imprese che acquistano almeno uno dei seguenti servizi Cloud: Database, data storage e Data Analytics; Software di accounting e monitoraggio costi; Software e soluzioni di Customer Relation-ship Management (CRM); Potenza di calcolo.
Insieme al Settore Pubblico, quindi, il secondo ambito di in-tervento per innescare la produttività e riportare il Paese alla crescita è rappresentato dalla classe dimensionale delle impre-se. Anche in questo caso, l’adozione diffusa e sistemica del Cloud Computing e dei servizi associati può rappresentare la chiave di volta per rilanciare la performance della piccola e media im-prenditoria italiana.
Come illustrato nei capitoli precedenti, infatti, l’adozione di ser-vizi Cloud coniuga la possibilità di ridurre i costi legati alle infra-strutture tecnologiche con la disponibilità di maggior potenza di cal-colo, tecnologie e servizi allo stato dell’arte, flessibilità e possibilità di adottare applicativi tailor-made e soluzioni digitali best in class, indipendentemente dalla dimensione aziendale, permettendo inol-tre di raggiungere standard di sicurezza e compliance difficilmente raggiungibili da aziende di piccole dimensioni singolarmente.
I benefici potenziali sono elevanti anche considerando lo stato di partenza, che vede le piccole imprese italiane in una condizione di particolare arretratezza sotto il profilo della digi-talizzazione: solo il 9,1% delle piccole imprese italiane utilizzava regolarmente i canali digitali per vendere nel 2019, contro una media UE quasi doppia. Il quadro non cambia se si considerano le medie imprese, ultime tra i competitor UE e sotto la media europea per capacità di sfruttare i canali di vendita digitali.
Figura 24 | - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020
Figura 26 | Imprese che hanno fornito formazione per sviluppare competenze ICT ai propri dipendenti (% del totale), 2019.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020
Da 10 a 20 Da 20 a 30 Da 30 a 50 Da 50 a 100 Da 100 a 500 Più di 500 Classi di fatturato (€ mln)
7,2%
7,8%
8,4% 8,3% 8,6%
9,7%
Regno Unito Spagna Germania UE-28 Francia Italia
22,4 Piccole (meno di 50 occupati) Medie (da 50 a 250)
Germania Regno Unito UE-28 Spagna Francia Italia
Regno Unito Spagna EU28 Italia Francia Germania
25,1 Piccole (meno di 50 occupati)
Piccole (meno di 50 occupati)
Medie (da 50 a 250)
Medie (da 50 a 250)
Figura 27 | Uso del Cloud Computing da parte delle imprese (% del totale e variazione Data Storage e Data Analytics; Software di accounting e monitoraggio costi;
Software e soluzioni di Customer Relationship Management (CRM);
Potenza di calcolo.
Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2020
Se la produttività, definita come rapporto fra gli output e gli input, rappresenta infatti la capacità di un sistema economico di allocare i propri asset al servizio della crescita, in modo sosteni-bile nel tempo, tale capacità varia a seconda degli asset conside-rati. Questi riguardano tre diversi tipi di input: il lavoro (numero di occupati o numero di ore lavorate), il capitale, e un fattore che chiamiamo Energia di Sistema, che rappresenta la qualità dell’e-cosistema socio-economico in cui le imprese si trovano ad agire.
Allo stesso modo, la crescita economica è – nel nostro ap-proccio – spiegata dalla crescita dell’efficacia del fattore lavoro, dalla crescita dell’efficacia del fattore capitale e da una compo-nente residuale. Chiamiamo questa compocompo-nente residuale Ener-gia del sistema (in letteratura indicata come produttività multi-fattoriale – MFP), che indica il contributo alla crescita in termini di spillover positivi.
In sintesi, l’impatto aggregato della produttività totale dei fattori alla crescita economica è dato dalla somma di:
• efficacia del fattore lavoro (produttività del lavoro) - rap-porto fra output, inteso come valore aggiunto, ed input, inteso come ore lavorate o come numero di occupati;
• efficacia del fattore capitale (produttività del capitale) - rapporto fra output, inteso come valore aggiunto, ed in-put, inteso come valore dello stock di capitale;
• Energie del Sistema (produttività multifattoriale) - com-ponente residuale della crescita non dovuta a variazioni di efficacia di lavoro e capitale, ma dovuta a pratiche ma-nageriali, digitalizzazione, regolamentazione e ambiente economico in termini di spillover positivi. Quest’ultima componente non è osservabile. Per poterla analizzare è prima necessario calcolarla residualmente, come crescita dell’output non dovuta a variazioni di produttività di la-voro e di capitale.
Proprio le Energie del Sistema rappresentano quel freno alla crescita dell’economia italiana rispetto ai paesi competitor. La crescita del PIL di una economia è infatti completamente spie-gata dall’impatto cumulato del fattore lavoro, del capitale e della c.d. produttività multifattoriale. Il contributo alla crescita eco-nomica portato dall’efficacia del lavoro è, infatti, positivo, anche se inferiore rispetto a quello di altri paesi competitor, come illu-strato nella figura 29.
Tuttavia, tale crescita è oggi inferiore rispetto a quella dei prin-cipali competitor europei, suggerendo la necessità di interventi ra-pidi e decisi, nel senso di una incentivazione a favore dell’adozione di soluzioni di Cloud Computing ad hoc per le PMI, in modo da evi-tare un sorpasso da parte dei competitor e finanche chiudere il gap con i top performer europei. Si pensi che, grazie ai benefici associati al Cloud Computing, qualora le PMI italiane si allineassero al livel-lo UK nell’adozione di tali soluzioni, l’extra-produttività generata porterebbe fino a 20 miliardi di extra-PIL cumulati al 2025, pari ad una crescita media annua dello 0,22%, considerando una crescita media del PIL nazionale negli ultimi 5 anni dello 0,97%.23