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Nomi propri: nomi di persona e toponim

Nel documento Hoomei: tecnica e performance (pagine 44-46)

COMMENTO TRADUTTOLOGICO

4. Illustrazione della macrostrategia traduttiva

5.1 Fattori lessical

5.1.1 Nomi propri: nomi di persona e toponim

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente lessicale collegato ai toponimi, ai nomi propri e ai titoli di canzone presenti nel testo, va considerato che gran parte di questi sia una trascrizione dal mongolo. Questo fatto ha richiesto una riflessione sulla maniera più appropriata per riportare questi termini nella lingua d’arrivo. Inoltre, la differenza tra i nomi cinesi e quelli in lingua mongola, che per un lettore madrelingua cinese che affronta il testo partenza è sicuramente evidente (basti pensare ad esempio al nome Audusurong, nel testo riportato come Áodōusūróng 敖都苏荣) 17, nel metatesto va purtroppo a perdersi, senza tuttavia causare dei problemi dal punto di vista della comprensione, e senza intaccare la natura informativa del prototesto.

I titoli dei brani, in alcuni casi, hanno quindi presentato dei problemi dal punto di vista traduttologico. Alcuni di questi sono infatti delle traslitterazioni puramente fonetiche dal mongolo, e non hanno quindi nessuna finalità se non quella di ricalcare i suoni presenti nel titolo originale. Prendiamo come esempio due titolo che compaiono all’interno del terzo capitolo del prototesto, ovvero sēnjídémǎ 森 吉 德 玛 e

hēiduànzikǎnjiān 黑缎子坎肩. Il primo di questi due titoli, appartiene alla categoria

appena descritta, ovvero a quella delle traslitterazioni fonetiche (il nome in lingua mongola del brano è Bayartsetseg). Una traduzione in italiano si è rivelata quindi molto difficoltosa, e soprattutto, poco funzionale per quanto riguarda il carattere referenziale del testo. Il secondo, non essendo costituito da una trascrizione meramente fonetica, dal punto di vista traduttologico si è rivelato meno problematico, ed è stato reso in italiano come “La manica in raso nero”. Al fine di adottare una strategia traduttologica coerente per entrambe le tipologie di titolo descritte, si è deciso quindi di riportare sempre la trascrizione in pinyin tra virgolette, e di affiancare a questa, dove possibile una traduzione in italiano.

È interessante notare anche che, in alcuni brani, il titolo sia costituito dal nome di un personaggio famoso. Prendiamo in considerazione quindi altre due canzoni riportate nel testo originale, ovvero dálàilǎma 达赖喇嘛 e gādáméilín 嘎达梅林. Il primo dei due, essendo la figura del Dalai Lama ben nota anche in Italia, non ha rappresentato

17 Si prenda in considerazione come, dal punto di vista dell’onomastica cinese, i nomi di persona (cognome

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alcun problema dal punto di vista traduttologico. Ciò però, purtroppo, non vale sicuramente per il secondo titolo. Infatti, la figura di Gada Meiren (in lingua mongola Gaadaa Meiren Гаадаа мэйрэн) è molto probabilmente sconosciuta al lettore medio italiano, il quale può solo cogliere il fatto che si tratti di una persona dalle maiuscole presenti nel nome e nel cognome. Al fine di colmare questa lacuna, si è aggiunta una breve nota a piè di pagina in cui sono state fornite le informazioni fondamentali a proposito di Gada Meiren.

È giusto sottolineare però che, nel caso in cui non è stata possibile una traduzione adeguata in italiano, il lettore percepisce sicuramente una certa sensazione di straniamento derivante dall’avere a che fare con un tipo di trascrizione con cui non si ha familiarità.18 Egli si vede infatti costretto a “misurarsi” con la lingua del prototesto, che era rimasta celata sino a quel momento (va detto che si è comunque molto lontani da quello che può essere lo straniamento presente in Ezra Pound). Va precisato però che questa sensazione viene attenuata dal fatto che nel testo di partenza è quasi sempre fornita una collocazione storica e sociale del brano, cosa che rende possibile capire di che argomenti tratti quest’ultimo anche senza capire il significato del titolo.

Per quanto riguarda i nomi geografici, è stato necessario considerare come questi possano essere divisi in due categorie, ovvero endonimi ed esonimi. I primi indicano il nome con il quale una località è indicata nel suo paese d’origine, mentre i secondi indicano come la stessa località è eventualmente conosciuta nel resto del mondo, ad esempio la capitale della Cina in lingua cinese viene chiamata Běijīng 北京, mentre se prendiamo in considerazione il pubblico italiano, essa è nota come “Pechino”. In fase di traduzione, si è quindi deciso di utilizzare dove possibile il nome con cui il lettore italiano conosce la località in questione, come ad esempio è avvenuto per Túwǎ

gònghéguó 图瓦共和国 (nota in Italia come Repubblica popolare di Tuva e quindi così

riportata) oppure per Āěrtàidìqū 阿尔泰地区 (Territorio dell’Altaj), in quanto riportare un nome noto con un’altra trascrizione avrebbe solamente dato luogo a fraintendimenti (la stessa strategia è stata applicata tra l’altro anche per alcuni nomi propri, come ad esempio per il nome Gengis Khan, che è stato riportato nel metatesto attraverso la trascrizione più familiare per il lettore italiano). È stato deciso inoltre di non fornire ulteriori specificazioni riguardanti l’ubicazione geografica delle diverse località

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mediante l’uso di note a piè di pagina, in quanto queste avrebbero reso meno scorrevole una lettura già di suo molto tecnica, e in più non avrebbe aggiunto degli elementi significativi o difficili da reperire altrimenti all’interno del testo.

Per quanto riguarda invece gli altri nomi propri di cui non si ha una versione “occidentale”, ci si è attenuti ad una trascrizione in pinyin per i toponimi cinesi, e ad una trascrizione in alfabeto latino dei toponimi che nella loro lingua originale vengono scritti mediante l’impiego di un altro alfabeto. Un esempio di questo possono essere sicuramente Hūlúnbèiěr dìqū 呼伦贝尔地区 e Kēěrqìn dìqū 科尔沁地区, tradotti in italiano come Hulunbuir e Horčin.

Nel documento Hoomei: tecnica e performance (pagine 44-46)

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