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Dalla normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare Cinese e Repubblica di Corea a oggi (1992-2012)

A partire dai primi anni ’90 del secolo scorso alcuni immigrati cinesi che avevano lasciato la Repubblica di Corea a causa delle difficoltà dovute alle politiche anti-straniere degli anni ’60 del secolo scorso rientrarono nel paese. Alcuni cinesi partiti per gli Stati Uniti non riuscirono a integrarsi a causa della concorrenza di altre comunità cinesi presenti anteriormente sul territorio che avevano già consolidato la loro influenza sul piano economico; altri gruppi stabiliti a Taiwan non riuscirono ad amalgamarsi con la società a causa della lingua, del limitato capitale sociale e della competizione nei network economici:69 il ritorno in Corea del Sud dopo la normalizzazione dei rapporti fu visto come una possibilità di sfruttare le conoscenze in Corea per creare nuove opportunità economiche con la Cina continentale.

Alcuni segnali di apertura verso la comunità cinese si sono manifestati nell’ultimo ventennio. Per esempio i cinesi nati in Corea possono scegliere tra la nazionalità coreana o quella cinese al compimento dei diciotto anni d’età, e anche alcune aziende coreane hanno dimostrato interesse nell’assunzione di personale proveniente dalla scuola della comunità cinese in Corea del Sud: in particolare il gruppo Samsung ha offerto 60 milioni di Won per borse di studio alla scuola cinese e i borsisti, circa una trentina all’anno, trovano automaticamente lavoro nell’azienda.70

Tuttavia è facilmente immaginabile che la Corea del Sud che ha sviluppato un forte nazionalismo dopo l’indipendenza, e ove si sono

69 Kim, Kwang-ok, op. cit., p.690 70

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applicate dure politiche anti-straniere negli ultimi cinquanta anni, nutra ancora un sentimento di diffidenza verso gli stranieri: in base a questa ipotesi si può affermare che anche gli stessi appartenenti alla comunità cinese siano discriminati o perlomeno subiscano limitazioni per quanto riguarda gli incarichi e le promozioni. Come stranieri inoltre gli appartenenti alla minoranza cinese sono esonerati dal servizio militare, visto come un elemento fondamentale per l’assunzione nelle aziende più prestigiose. A seguito di questa situazione di accettazione parziale molti cinesi lasciano il lavoro a metà della carriera per mettersi in privato con attività come scuole di lingua o agenzie di viaggi o dedicarsi all’esportazioni di prodotti di elettronica e abbigliamento, mentre altri sono ritornati nella Cina continentale e in particolare nello Shandong e lavorano nel settore manifatturiero ricevendo investimenti coreani.71

Oltre alla discriminazione sociale, in Corea del Sud resistettero almeno fino alla crisi del 1998 numerose limitazioni per gli stranieri che causavano problemi alla maggior parte della comunità cinese Hwagyo. Tra l’altro tottenere la cittadinanza coreana era tutt’altro che facile: si doveva possedere un capitale di almeno 50 milioni di Won, essere impiegati in un lavoro rispettabile e trovare un garante sud-coreano. In quanto stranieri i cinesi dovevano rinnovare il permesso di soggiorno ogni 3 anni e chiedere il premesso di rientro se uscivano dal paese, non potevano comperare case di dimensione maggiore a 200 P’yŏng ed edifici ad uso commerciale non superiori a 50 ping a persona; i prestiti bancari concessi di rado ai coreani erano quasi inaccessibili ai cinesi che comunque potevano possedere industrie solo come investitori stranieri in società al cinquanta percento con un socio coreano.72

La grande crisi della Corea del Sud del 1997, nonostante costringa al fallimento alcune attività commerciali Hwagyo quali ristoranti cinese,

71 Shim, Jae Hoon, op. cit., p.342 72

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negozi di medicina orientale, agenzie di viaggio e piccoli negozi costringendo una parte di loro ad emigrare all’estero, 73

porterà grandissimi cambiamenti alla società coreana che si vedrà costretta cambiare approccio con gli investitori stranieri e abbattere parte delle limitazioni fino ad allora in vigore per rilanciare l’economia rivoluzionando il rapporto con gli stranieri e con la stessa comunità cinese. A seguito della politica di apertura del presidente Kim Tae-jung in carica dal 1998 al 2004, le rigide politiche contro gli stranieri si risolsero nel “Foreigner’s Property Ownership Act” del 1998 e nel “Domicile Notification Act” del 2002, e emendamenti al sistema legislativo faciliteranno la naturalizzazione degli stranieri e porteranno diritti politici e sociali agli stranieri residenti in Corea del Sud.74 In questi anni a minoranza cinese Hwagyo avrà infatti un ruolo chiave nella ripresa dell’ economia sudcoreana a cui contribuirà sotto diversi aspetti. Prima di tutto la minoranza cinese in Corea del Sud fu promotrice del commercio di prodotti a basso prezzo destinato alla vendita nei mercati o da venditori ambulanti portando un grande scambio commerciale via nave tra Inch’ŏn e Weihai nello Shangdong: pacchi di piccole dimensioni che viaggiavano con il passeggero erano esenti da tariffe di viaggio e la comunità cinese Hwagyo riuscì a importare in questo modo pacchi di vestiario sottovuoto dalla Cina.75 Inoltre ai cinesi residenti in Corea del Sud fu consentito di portare pacchi di due diverse misure standardizzate e la minoranza cinese si fece promotrice dell’esportazione di prodotti sudcoreani in Cina esportando prodotti elettronici come televisori e orologi da polso ed estese il commercio persino in motociclette e automobili usate: si stima che il giro di affari della comunità di Hwagyo e nuovi immigrati cinesi in Corea ammonti a un miliardo di dollari americani

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Rhee, Young Ju, op. cit., p. 6

74 Rhee, Young Ju, op. cit., p. 3 75

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all’anno e che circa la metà dei piccoli commercianti del mercato di vestiario di Tongtaemun siano parte della minoranza Hwagyo.76

Anche nel settore turistico la minoranza cinese storica in Corea del Sud ricopre oggi un ruolo chiave, con circa 50 agenzie e 700 dipendenti Hwagyo, gestisce quasi interamente il turismo proveniente dall’Asia Sud- Orientale, Taiwan e Hong Kong, in forza della conoscenza della lingua e delle solidarietà etnica.77 Oltre alle attività citate sopra, bisogna ricordare che gli investimenti cinesi nel settore immobiliare in Corea del Sud da parte di aziende cinesi come la China Development Industrial Bank di Taiwan e la Hong Kong Shanghai Banking Corporation sono in crescita e fanno della Cina il terzo investitore dopo Stati uniti e Giappone nel paese: i nuovi rapporti commerciali tra Corea del Sud, Cina continentale e Repubblica di Cina aprono ulteriori grandi opportunità per la minoranza cinese nella penisola e fanno immaginare un ruolo sempre più importante e centrale per i cinesi residenti in Corea del Sud.78 Tuttavia come vedremo più avanti in questa tesi, a causa dell’assimilazione della minoranza Hwagyo nella società coreana e di una certa divisione con i nuovi immigrati cinesi in Corea, non è detto che la minoranza cinese storica venga coinvolta adeguatamente nei rapporti commerciali tra Cina Popolare e Repubblica di Corea. Questa tendenza è tra l’altro visibile nella ristrutturazione delle Chinatown presenti in Corea del Sud: la mobilitazione degli intellettuali coreani fin dagli anni ’80 del secolo scorso, ha infatti contribuito ad abbattere barriere di pregiudizio nei confronti degli Hwagyo, stigmatizzati dalla Guerra fredda e dalle politiche nazionaliste coreane, con il risultato di ottenere anche progetti di ristrutturazione e riqualificazione delle chinatown presenti in Corea.79 Tuttavia, in vista delle rinnovate Chinatown come cardini del rientro della Corea nel Network

76

Ibidem

77

Ibidem

78 Cheong, op. cit., p. 52. 79

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commerciale dei cinesi all’estero, gli Hwagyo hanno ricoperto un ruolo marginale nel progetto, realizzato piuttosto insieme alla Cina Popolare, e chi vi abita è solo una piccolissima parte gli Hwagyo, contro un gran numero di studenti, lavoratori e uomini d’affari provenienti dalla repubblica Popolare Cinese.80

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3 Cenni sociologici