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norme stabilite; il che troverebbe riscontro nella descrizione del regno di Nu-

ma di Liv. 1, 21 […] ut fides ac ius iurandum proximo [pro anxio vel pro ob-

noxio Madv.] legum ac poenarum metu civitatem regerent, ove lo storico af-

ferma che il suddetto regno poggiava sulla buona fede e sul giuramento, piut- tosto che sul timore delle leggi e delle pene.

44 Ragni 2010, 185.

45 Cfr. ThlL, vol. VII, 1; fasc. VIII, 1216, 51ss. 46 Cfr. ThlL, vol. VII, 1; fasc. VIII, 1217, 18ss.

sta prospettiva, di estendere la stessa accezione dell’aggettivo

indocilis anche all’ipotesto virgiliano, ridimensionando il pro-

blema esegetico di cui sopra: gli antichi abitanti del Lazio sa- rebbero detti ‘indotti’ giacché non ancora civilizzati dalle leggi di Saturno.

Diverso il caso della lezione Legem di Tit. 103, imputabile a una modifica intenzionale dell’originario leges di Aen. 8, 322,47

piuttosto che a un lapsus memoriae o a una variante virgiliana antica. Nel passo centonario, infatti, l’impiego del singolare in luogo del plurale è funzionale alla cristianizzazione della fonte: l’imitatore ha voluto rendere esplicita l’allusione di Titiro al Decalogo,48 consegnato da Dio a Mosè sul monte Sinai (monti-

bus altis).49 Tale interpretazione sarebbe suffragata dalle molte-

plici occorrenze bibliche in cui il termine lex designa appunto la Legge mosaica,50 oltre che dal confronto con la poesia religiosa

47

Il primo emistichio di Aen. 8, 322 (composuit legesque dedit […]) è impiegato senza alcuna variazione morfologica anche in Proba 158 conposuit,

legesque dedit camposque nitentis; cfr., in proposito, Audano 2012, 247. 48

Nell’identificare la parola Legem di Tit. 103 con la Legge mosaica, siamo pienamente d’accordo con Ragni 2010, 185ss., di cui accogliamo la proposta di impiegare nel centone l’iniziale maiuscola. Nel suo contributo, lo studioso rintraccia un potenziale collegamento fra il testo di Pomponio e la tipologia iconografica della Traditio legis, collocata a cavallo tra il IV e il V sec. d.C.; in essa Cristo è rappresentato in posizione centrale, nell’atto di con- segnare agli apostoli Pietro e Paolo dei rotoli riportanti l’espressione Dominus

legem dat, affine alla formula Legemque dedit di Tit. 103. Sebbene il suddetto

fenomeno iconografico sia ispirato a un episodio evangelico, mentre la peri- cope centonaria allude a un fatto del Vecchio Testamento, Ragni non esclude che il campo delle arti figurative possa aver influenzato significativamente il ‘poeta / sutor’, inducendolo a variare la lezione virgiliana in coincidenza del termine lex.

49 Cfr. ex. 31, 18 Dedit quoque Mosi, conpletis huiuscemodi sermonibus in monte Sinai, duas tabulas testimonii, lapideas scriptas digito Dei. Nella

formula montibus altis di Tit. 102 è chiaramente riconoscibile un riferimento al monte Sinai, anche se il centonario, per ovvie ragioni metriche, non ha po- tuto convertire il plurale nel singolare.

50 Cfr. ex. 13, 9 […] et ut lex Domini semper in ore tuo […]; 16, 28 […] Usquequo custodire mandata mea et legem meam?; 24, 12 […] daboque tibi tabulas lapideas et legem ac mandata quae scripsi ut doceas eos; nm. 31, 21 Hoc est praeceptum legis quod mandavit Dominus Mosi; dt. 1, 5 […] coe- pitque Moses explanare legem […]; 4, 44 Ista est lex quam proposuit Moses coram filiis Israhel.

coeva.51 Si evince in maniera evidente, da questo genere di alte-

razioni, come la testimonianza di Pomponio possa essere fuor- viante per la constitutio textus virgiliana, qualora non si esamini attentamente l’origine delle divergenze dal modello.

Riteniamo utile riportare ancora un esempio, questa volta di natura lessicale, dal quale emerge l’esigenza di vagliare con cu- ra la natura delle innovazioni centonarie, prima di accoglierle indiscriminatamente nelle moderne edizioni virgiliane. Si tratta del v. 13 Haut ignota loquor, TOTUM quae sparsa per orbem, in

cui Titiro, indossate le vesti di sacro cantore, dichiara di narrare eventi ‘non ignoti’, diffusi in tutti il mondo. Entro tale esametro confluisce il secondo emistichio di Aen. 1, 602 gentis Darda-

niae MAGNUM quae sparsa per orbem, nel quale Enea ringrazia

sentitamente Didone per la sua ospitalità, affermando che il se- me troiano, sparso per la vasta terra, non sarà mai in grado di ricambiare la generosità della regina. Il dato significativo è che, reimpiegando la fonte virgiliana, Pomponio sostituisce l’ori- ginario magnum con l’isoprosodico totum, che risulta assente nella tradizione di Aen. 1, 602. In questo caso, proprio per la mancanza di ulteriori attestazioni, non è prudente ricondurre to-

tum a una variante virgiliana antica; è invece più opportuno

ascrivere tale aggettivo a un mero errore di memoria52 o a un in-

tervento consapevole del centonario, che avrebbe variato il mo- dello allo scopo di far risaltare il concetto della totalità (totum) rispetto a quello della vastità (magnum). Questa seconda ipotesi, forse un po’ più ardita ma sicuramente più suggestiva, trovereb- be piena giustificazione alla luce del nuovo credo: l’annuncio di Titiro, che si appresta a cantare eventi totum… sparsa per or-

bem, sembra riecheggiare il tema biblico dell’invito al regno dei

cieli, rivolto a tutti i popoli della terra;53 di conseguenza, il pro-

51

Cfr. Ven. Fort. carm. spur. 7, 21s. Legem dedit qui saeculo / cuius

decem praecepta sunt.

52 L’aggettivo totum, in identica sede metrica, è ben attestato in Virgilio unitamente all’accusativo orbem; di conseguenza, l’imitatore potrebbe aver sovrapposto involontariamente all’espressione magnum…orbem, che ricorre solo altre due volte nel corpus del Mantovano (Aen. 11, 694; georg. 4, 79), la più consueta formula totum…orbem, che nella totalità della sua opera presen- ta invece sei occorrenze (Aen. 1, 457; 4, 231; 7, 258; 10, 546; ecl. 3, 41; 8, 9). 53 Non a caso, nel lessico ecclesiastico l’‘orbe cattolico’ indica l’insieme dei fedeli visti come una comunità, vasta ma nel contempo unitaria; una co-

getto poetico dall’anziano pastore sarebbe coerente con la mis- sione universale della chiesa apostolica, che consiste nel divul- gare il messaggio di Dio in tutto il mondo.54

In conclusione, di fronte a una divergenza fra testo di parten- za e testo di arrivo, lo studioso di centoni dovrà operare con estrema accuratezza, valutando l’opportunità di ricondurre tale variazione a un filone alternativo della tradizione manoscritta virgiliana; a sua volta, il moderno editore del corpus del Manto- vano, che vorrà prendere in esame le varianti centonarie, dovrà vagliarle con la dovuta acribia, evitando di segnalare in apparato

lectiones singulares scarsamente attendibili.

Bibliografia Arcidiacono 2011

C. Arcidiacono, Il centone virgiliano cristiano ‘Versus ad

gratiam Domini’ sive ‘Tityrus’. Introduzione, edizione critica, traduzione e commento, Alessandria 2011.

Arcidiacono 2012

C. Arcidiacono, Il contributo dei ‘Versus ad gratiam

Domini’ alla ricostruzione dell’ipotesto virgiliano, «Sile-

no», 38 (2012), pp. 21-53. Audano 2012

S. Audano, Le molte strade del centone virgiliano cristia-

no: in margine a tre recenti edizioni, «Sileno», 38 (2012),

pp. 225-255. Bentley 1646

Lectiones et coniecturae a R. Bentley in exemplari ed. Commelinianae an. 1646 (quod hodie in Mus. Brit. Siglo ‘688 g 6’ signatur) adnotatae.

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