Éesoconti Consiliari — 3120 — Consiglio Regionale della Sardegna
IV LEGISLATURA CXLII SEDUTA 20 MARZO 1963
re rivolta la istruzione professionale, la loro composizione (quanti uomini, quante donne, quanti giovani) ci consente di impostare in mddo realistico un altro problema centrale, che è tutt'altro che risolto: quello, cioè, del cor-po di insegnanti, di istruttori il cui reperimen-to è indispensabile e la cui formazione deve con-sentire di fornire una istruzione professionale adeguata alle nuove esigenze sociali. Anche per questo dobbiamo rilevare che ciò che è sta-to fatsta-to nel passasta-to è tutt'altro che soddisfa-cente. Il personale insegnante utilizzato per le scuole professionali molte volte non ha la com-petenza e la preparazione necessaria per po-ter assolvere adeguatamente ad una funzione così importante.
Accanto a questi problemi deve porsi quello della chiara visione dei contenuti educativi della scuola; deve porsi cioè il problema delle ma-terie di insegnamento e della diversa colloca-zione della scuola nelle varie località, nei vari Comuni, nelle varie zone. Mi sembra che questi problemi centrali non possano essere deman-dati alla scelta di singole iniziative o di singo-li enti. Se noi vogsingo-liamo affrontare nella sua glo-balità questo problema (e dobbiamo affron-tarlo, se è vero che lo riconosciamo urgente e Che riteniamo di operare una scelta 'prioritaria) non possiamo non porci dinanzi, in modo con-sapevole, come organo pubblico, tutte queste questioni particolari.
Bisogna conoscere chi ha bisogno dell'inse-gnamento, dell'istruzione professionale; occor-re aveoccor-re un'idea delle dimensioni del fenome-no, della sua qualitù. C'è il giovane da avviare, c'è l'adulto da ricuperare. Se vogliamo dare una istruzione professionale al giovane non possia-mo mandarlo a frequentare un corso di adde-stramento, ma una scuola, perchè ottenga una formazione completa sulla base della quale ac-quisterà la particolare capacità in un settore di attività manuale. Se si tratta di un adulto, di un manovale, giunto ad una certa età, il pro-blema dovrà essere posto in modo diverso, nel senso cioè che 'dovremmo dargli delle capacità
manuali più avanzate di quelle di cui era in pos-sesso nel momento in cui faceva soltanto il manovale. Se si tratta di una danna lavora-
trice i problemi da affrontare saranno divertsi;
se si tratta poi di una donna che aspira a diventare lavoratrice, che vuole uscire dalla casa per acquistare una personalità nella atti-vità lavorativa, i problemi si porranno in un modo senza dubbio ancora diverso. Ecco, quin-di, che il primo compito che come Regione dòb-biamo porci non può che essere di carattere conoscitivo. Ciò che desta meraviglia, onore-vole Assessore, è che dopo un anno dalla con-ferenza triangolare, dopo quindici anni di vita della Regione, noi in questo Piano non si è in grado di fornire i termini quantitativi e qua-litativi del fenomeno. Noi non possiamo dare un giudizio sul programma di istruzione pro-fessionale che si intende affrontare perchè non sappiamo dal Piano per quanti e quali lavora-tori va fatto il programma. Ciò proprio perchè mancano ancora i dati conoscitivi, fondamen-tali. Ciò significa non solo Che eravamo impre-parati un anno fa, malgrado una attività in questo settore di quindici anni, ma anche che dopo la conferenza triangolare, una sede molto qualificata, che chiese un impegno in questo senso, non si è fatto neppure un passo avanti.
Siamo ancora nella fase delle richieste di co-noscere meglio il problema che si intende risol-vere.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CERIONI
(Segue SOTGIU GIROLAMO) Onorevole As-sessore, ecco perchè mi sembra di avere ragio-ne ragio-nel lamentare che dopo aver gettato il se-me non ci si è preoccupati ,di curarlo perchè non andasse perduto e potesse germogliare.
Questo è il primo problema che dobbiamo esa-minare. Non è, badate, una semplice statisti- ca; da questo punto di vista iprobabilmente basterebbe chiudersi per qualche giorno in bi-blioteca per essere in grado ,di fare un com-puto del numero dei lavoratori da addestrare, per arrivare a delle cifre. Il problema non è questo. Quando parlo dei termini quantitativi e guaritativi del problema, evidentemente, non intendo sapere quanti giovani debbano essere avviati al lavoro e quindi abbiano bisogno di una istruzione professionale. Questo è facile da sapersi. Quando pongo questo problema, lo
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pongo in relazione al Piano di sviluppo che abbiamo dinanzi a noi, che si articola per zo-ne omogezo-nee, dalle quali scaturiscono esigen-ze e problemi diversi. Quando - pongo il pro-blema dei termini quantitativi e qualitativi, penso alle ipotesi di un tipo di sviluppo indu-striale che si rivolge a insediamenti in un certo settore di industria; penso a uno svilup-po 'dell'agricoltura che si volge in una determi-nata direzione. Che tipo di manodopera sarà necessario? Se si continuerà ancora ad adde-strare cestinaie, come si è fatto in questi an-ni, quando invece si cominceranno a fabbri-care scarpe o borsette, per esempio, a che cosa servirà? Si ha chiara la visione delle fabbriche che sorgeranno in una
determina-ta località -e del tipo di fabbrica, che sorgerà?
Si conoscono i processi tecnologici, che ver, ranno adottati in quelle aziende? Si sa qua-le tipo di azienda agraria si svilupperà? Si sà quindi che tipo di manodopera occorrerà?
Si sono condotte queste indagini? Dalla let-tura d'i. questo Piano non risulta. E' un pro-blema di allievi e di insegnanti.
A Villacidro deve sorgere uno stabilimento ,dri fibre tessili e un nostro collega, anzi vari nostri colleghi, diffondono la buona novella nel paese. Si organizzano convegni, si accol-gono adesioni dei candidati o delle candidate, perdhè l'azienda utilizzerà soprattutto
mano-dopera femminile. Si compilano gli elenchi ,coloro che aspirano a entrare nel processo
;produttivo, cioè viene messa in moto una grossa macchina di carattere propagandistico elettorale, anche se in fondo il fatto che sa-rà 'costruita un'azienda che occupesa-rà un certo
numero di lavoratrici è vero. Non conosco il numero clélle lavoratrici che verrà impiegato;
sarà di 4.000, 'come si dice, ma forse sarà mi-nore, perchè la fantasia è sempre portata a ingigantire le iniziative. Anche 'scendendo alla metà, saranno pur sempre 2.000 donne, che, anzithè starsene in casa a pulire i pavimenti e a ;lucidare il fondi dei tegami di rame o di alluminio, entreranno nella produzione, divente-ranno operaie, conquiStedivente-ranno un salario e andranno avanti nel - ,processo di emancipazio-ne. Per noi è importante sapere che ci sa-
ranno duemila donne che andranno incon-tro a questo mutamento radicale nella baro formazione umana. Dopo aver accertato que-sto, se non faremo un passo ulteriore, e cioè non troveremo chi insegnerà il mestiere a queste duemila donne, ci troveremo a non po-ter sfruttare inpo-teramente il fatto positivo delle 2.000 unità lavorative che entreranno nel-la fabbrica. Ecco perchè il problema degli
istruttori diventa un problema essenziale. Dal-la capacità degli istruttori dipenderà in buona misura 'la capacità dei candidati a diventa-re domani buoni lavoratori.
In questo settore,, come dicevo, non si è fat-to quasi niente. Oggi, per quanfat-to si riferisce proprio al' personale che dovrebbe curare lo addestramento dei lavoratori, ci troviamo in una situazione che non si può ulteriormente tollerare. Bisogna avviare 'un processo serio, senza illudersi di aver risolto i problemi che in realtà non sono stati risolti. La questione, però, non si esaurisce qui. Ritengo che l'As-sessore assicurerà che le indagini verranno condotte, che si provvederà a reperire il per-sonale ,per i corsi, che si terrà conto delle esi-genze dello sviluppo per ogni singola zona, ma, a mio avviso, queste assicurazioni non so-no sufficienti per tranquillizzarti; occorre che venga risolto un altro, problema fondamen-tale, se non si vuole che l'istruzione profes-sionale fallisca, cioè quello del trattamento eco-nomico. Uno dei motivi del fallimento del pro-gramma generale dell'istruzione professiona-le, così come si è sviluppato in questi anni,' è che gli allievi non si sono mai trovati nel-la condizione di poter frequentare con qual-che garanzia i corsi. Questa garanzia è di due
ordini: da un lato di dare, anche nel. periodo di frequenza dél corso, un certo apporto finan-ziario. Un giovane di 16 anni, appartenente ad
una famiglia di lavoratori nella quale, in Sar-degna, quasi mai entra più di 'un salario, al contrario di quanto avviene nel Nord, non può frequentare per due - tre anni una scuola di istruzione professionale, addirittura non può frequentarla nemmeno per un anno, nem-meno per sei mesi. Se trova un lavoro che gli consente di portare a casa un altro salario, quel
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