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1. Cfr. F. BURGAT, L’islamisme au Maghreb: la voix du sud, Parigi, Karthala, 1988. 2. Cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano, Garzanti, 1981, p.319.

3. Cfr. B. ETIENNE, L’islamismo radicale, Milano, Rizzoli, 1988. 4. ibidem, p.20.

5. Si utilizza il termine “islamici” piuttosto che “islamisti”, che nell’accezione corrente indica in italiano gli studiosi della cultura islamica. Inoltre, sostantivando il termine “isla- mici”, si ricalca esattamente il procedimento che il neologismo ha subìto in arabo dall’aggettivo islâmiyyûn.

6. F. BURGAT, “Integristes: la voie tunisienne”, in Grand Maghreb, XXX, aprile 1984. 7. C. LO JACONO, “I cosiddetti fondamentalismi islamici”, in Parolechiave , n. 3, 1993, p. 35.

8. La stessa terminologia utilizzata nel mondo musulmano contemporaneo è chiarificatri- ce della distanza fra i due gruppi: i fondamentalisti vengono spesso definiti - in senso spregiativo per sottolineare la loro estrema moderazione - salafiti (il movimento riforma- tore del XIX secolo che affermava la necessità in qualche modo di modernizzare l’Islam per superare la crisi delle società musulmane, movimento accusato dai radicalisti di com- promessi con il colonialismo e di insufficiente azione politica e sociale), mentre gli isla- mici attivisti preferiscono definirsi ikhwânisti (dal gruppo dei Fratelli Musulmani, Ikhwân

al-Muslimûn).

9. Citato da E. PACE, Il regime della verità, Bologna, Il Mulino, 1990, p.110.

10. Per ampliamenti sull’argomento, cfr. S. ABBRUZZESE, Comunione e Liberazione, Bari, Laterza, 1991; F.GARELLI, Religione e Chiesa in Italia, Bologna, Il Mulino, 1991, in particolare le pp.237-271; sull’associazionismo religioso; E. PACE, op.cit., pp.87-103.

11. Cfr. fra gli altri G. KEPEL, La rivincita di Dio, Milano, Rizzoli, 1991.

12. Seguiamo qui la terminologia più corrente, che intende con Ebraismo la religione e le tradizioni degli Ebrei, e con Giudaismo più specificamente l’epoca seguente la distruzio- ne del Tempio di Gerusalemme (70 a.C.), cioè dalla diaspora in poi.

13. La tendenza a tornare ai “fondamenti” si è manifestata tuttavia ben prima del XX secolo ed è rintracciabile da un lato in alcuni filoni del puritanesimo europeo e dall’altro nei movimenti di risveglio protestante in Nord America. I movimenti di risveglio (la

Great Awakening) si svilupparono in Inghilterra e Nord America, quasi contemporanea-

mente, alla metà del ‘700.

Cfr. E. PACE, op.cit., p.20. Per approfondimenti sul fondamentalismo protestante degli anni ‘20, cfr. J. BARR, Fundamentalism, Londra, SCM Press, 1977.

14. E. PACE, op.cit, p.15.

15. La Moral Majority è un movimento fondato da uno dei più famosi “telepredicatori” evangelici, Jerry Falwell, nel 1979. E’ oggi un movimento sociale potentissimo, animato- re delle più accese campagne di mobilitazione, ad esempio contro l’aborto o per l’intro- duzione dell’obbligo della preghiera nelle scuole.

Dall’elezione del presidente Jimmy Carter, dichiaratamente battista, nel 1976, a quella, nel 1980 e poi nel 1984, di Ronald Reagan (con il quale si è avuta la grande svolta “a destra”, con il coinvolgimento di milioni di elettori evangelici nelle elezioni politiche), per finire con quella di Bush e di Clinton, tutti i presidenti americani hanno ufficialmente fatto parte di gruppi evangelici. Si è parlato di “ricristianizzazione dall’alto” e di “rinasci- ta politica dell’evangelismo americano” negli anni ‘80.

16. E. PACE, op.cit., p.41.

17. Un discorso a parte merita lo straordinario sviluppo del fondamentalismo cristiano - prevalentemente di origine evangelica e pentecostale - in Africa nera, dove le chiese afri- cane indipendenti sono sempre più influenzate dalle nuove sette.

19. ibidem, p.94. 20. ibidem, p.116-117.

21. Per approfondimenti sulla mistica ebraica, si vedano soprattutto le opere di G. SCHO- LEM: la voce “Kabbala” in Encyclopaedia Judaica, Berlino, IX, 1932; Le grandi corren-

ti della mistica ebraica, Milano, Il Saggiatore, 1965; Le origini della Kabbala, Bologna,

Il Mulino, 1973.

22. Lo chassidismo fu fondato attorno al 1740 da Israel Baal Shem Tov in Polonia, come movimento che mirava all’unione dell’anima del “pio” con Dio, attraverso la preghiera e l’adempimento della Torah. Rappresenta oggi la forma più spiritualizzata dell’Ebraismo conservatore ed il gruppo più svisceratamente antimodernista.

23. Il Sionismo, il “partito” ortodosso, fu fondato ufficialmente da Theodor Hertz nel 1897 e, fra il XIX ed il XX secolo, si sviluppò come forma secolarizzata dell’attesa mes- sianica della Terra Promessa.

24. Caratteristiche molto simili si riscontreranno nell’analisi del gruppo radicale islamico denominato “Società dei Musulmani” (cap.II).

25. I tre partiti si presentano in contrapposizione fra di loro: il più importante è il partito ultra-ortodosso Shas, seguito dall’Aguddat Jisrael, di orientamento chassidico, e dal

Degel ha-Torah, più moderato.

26. Riportato da G. KEPEL, op.cit., p. 213.

27. L’ampiezza e la diffusione di questi fenomeni sta mettendo in crisi tutte le teorie sociologiche che negli anni ‘80 hanno affermato che era un segno ineluttabile dei nostri tempi la fine dell’azione collettiva, del movimento politico, della mobilitazione.

28. N. e R. TAPPER, “Thanks God We’re Secular. Aspects of Fundamentalism in a Turkish Town”, in L. CAPLAN, Studies in Religious Fundamentalism, Londra, MacMillan Press, 1987, p. 56.

29. A. AHMED, Postmodernism and Islam, Londra, Routledge, 1992.

30. Non la patria, dunque, ma - come la definisce Bruno Etienne - la “matria”, cioé la

umma (da Umm, madre).

31. Intervista a Ghannûshî di C. SOURIAU, in Le Maghreb musulman en 1979, Parigi, CNRS, 1981, p.77, citata in F. BURGAT, “De la difficulté de nommer intégrisme, fonda- mentalisme, islamisme”, in Les Temps Modernes, marzo 1988, p.121.

32. Cfr. O. ROY, L’Afghanistan: l’Islam et la modernité politique, Parigi, Seuil, 1985 (trad. it. L’Afghanistan: l’Islam e la modernità, Genova, ECIG, 1986), p.28.

33. Per approfondimenti, cfr. R. O’FAHEY e B. RADTKE, “Neo-Sufism Reconsidered”, in Der Islam, LXX, 1993, pp.52-87.

34. Eccetto il Pakistan, formatosi però a seguito di un processo storico particolare, del tutto alieno alle tematiche del radicalismo.

35. Cfr. F. BURGAT, L’islamisme au Maghreb, op.cit., p. 50. Per approfondimenti sul concetto di imâm nel mondo sciita, cfr. Encyclopédie de l’Islam2, vol. III, voce Imâma.

36. Sulle valenze politiche dello sciismo in generale, vedasi B. SCARCIA AMORETTI,

Sciiti nel mondo, Roma, Jouvence, 1994.

37. Per riferimenti al concetto di gihâd nel Corano, cfr. i versetti doviziosamente elencati in B. ETIENNE, op. cit. pp. 305-307.

38. B. LEWIS, Gli Assassini: una setta radicale islamica, Milano, Mondadori, 1992; meno convincente, P. AZIZ, Les sectes secrétes de l’Islam (de l’ordre des Assassins aux

Fréres Musulmans), Parigi, Laffont, 1983.

39. Cfr. F. GABRIELI, Il Risorgimento arabo, Torino, Einaudi, 1958. 40. J. BERQUE, L’Islam au défi, Parigi, Gallimard, 1980, p.22.

Capitolo II

LE RADICI STORICHE DEL

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