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Fig. 13.

Valerio Massimo Manfredi118.

Si è stabilita quest’intervista perché esisteva la concreta opportunità119 di ampliare le

conoscenze sul rapporto Tv/archeologia, quando ancora chi scrive non aveva stabilito l’oggetto della tesi, ma il gruppo “Comunicare l’Archeologia” aveva già individuato questo rapporto come un tema d’interesse per i ricercatori.

116 MENDUINI 2002, pp. 156 – 158.

117 Marina Lo Blundo, Comunicare l’Archeologia incontra Valerio Massimo Manfredi, http://comunicarelarcheologia.megablog.it, 23/01/2008.

118 Valerio Massimo Manfredi è un archeologo, topografo, romanziere ed è stato conduttore Tv.

119 Il Gruppo “Comunicare l’Archeologia” lo ha incontrato a Sanremo in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo “Anabasi”.

Valerio Massimo Manfredi è archeologo e romanziere, ma è stato anche conduttore della trasmissione: “Stargate” in onda sul canale La7 per alcune stagioni.

Le domande sono state decise in maniera da far emergere: 1. I criteri sui quali si basa la scelta dell’oggetto della trasmissione 2. Il linguaggio utilizzato nei testi 3. I principi sulla base dei quali si costruisce una trasmissione come “Stargate”. I temi ricalcano in ogni caso quelli esposti all’inizio del capitolo.

I contenuti che si volevano raccogliere erano quindi molto teorici, mentre non si è pensato di acquisire informazioni che sarebbero state davvero preziose, sui soggetti della comunicazione, così come sul ruolo delle consulenze scientifiche, anche i dettagli tecnici, i tempi e il lavoro di preparazione come quello sulle fonti e in archivio non sono stai inclusi.

1. Innanzitutto una curiosità: come mai “Stargate” non va più in onda?

La7 ha preferito investire su un programma d’intrattenimento piuttosto che su un programma di divulgazione, nonostante “Stargate” avesse un buon successo di pubblico: il 4,5 % di

share per una rete come La7 è un gran risultato! Il programma che lo ha sostituito è stato

sospeso dopo poco, dimostrando che il pubblico non ha apprezzato le scelte di palinsesto.

2. Qual era la formula di Stargate? Com’era organizzata la trasmissione?

Ci servivamo di documentari già fatti – produrre un documentario, fatto bene, costa anche un milione di dollari, un’esagerazione – all’interno dei quali ci inserivamo con tagli per ulteriori spiegazioni o integrazioni, a volte anche “smarcandoci” dalla tesi sostenuta nel documentario, confutandola o ampliandola.

3. Quali argomenti venivano trattati e perché?

Abbiamo sempre trattato argomenti di grande importanza o richiamo, grandi temi come la nascita della democrazia ateniese o la nascita del Cristianesimo, con contenuti quindi di grande impatto che sicuramente suscitano interesse. Per lanciare, per introdurre tali argomenti si sceglievano poi locations suggestive, per fare una forte presa sul pubblico.

4. E il linguaggio?

A differenza di altri – gli Angela – che alle loro trasmissioni di divulgazione danno un’impronta saggistica, noi abbiamo preferito imporre una cifra narrativa: in Tv non si può fare scienza perché non c’è il tempo per dare spiegazioni scientifiche accurate e raccontare è

quindi molto più efficace che spiegare. Questo non vuol dire che si raccontino “bubbole” allo spettatore, ma che si è scelto di fare una comunicazione di tipo alto, ma partecipato, e per questo anche la scelta delle locations, dell’ambientazione si è rivelata fondamentale.

CONSIDERAZIONI

Queste poche righe sono davvero utili per comprendere quale siano le scelte del linguaggio, del soggetto e quali i principi sui quali è nata una trasmissione come “Stargate”.

È una trasmissione di divulgazione con un forte taglio narrativo120. Lo scopo

dichiarato spiega quindi tutte le altre scelte. Ne dobbiamo fare, al di fuori da considerazioni e gusti personali, un esempio di come l’archeologia possa diventare anche intrattenimento o spettacolo – senza che questa definizione abbia accezioni negative – imparando come possa essere differente da trasmissioni che precedentemente abbiamo chiamato di approfondimento (o di divulgazione).

Lo share, la percentuale di pubblico che ha guardato la trasmissione, sulla base dei sondaggi dell’Auditel121, decide sulla presenza o meno di una trasmissione.

Un documentario archeologico non si realizza da zero per una trasmissione come questa. I costi sono evidentemente troppo alti per produzioni di questo tipo.

“Stargate” usa le locations per “bucare il video” – sono parti fondamentali del linguaggio delle immagini, coinvolgono emozionalmente il pubblico, lo affascinano con la bellezza e lo suggestionano positivamente.

I temi scelti, l’oggetto della comunicazione, si possono definire con un unico termine: attuali. Religione, cristianesimo e democrazia possono tranquillamente essere, e sono, temi di trasmissioni che non si occupano di storia. Fornire un “appiglio” con la realtà – quella presente – alle persone, in maniera che si possa parlare di cose conosciute, così come di emozioni ed ideali ancora presenti nel tessuto sociale, è un ottima chiave.

“Stargate” si racconta con un’impronta narrativa e non saggistica. La “favola”, se così possiamo esprimerci, coincide con la “Storia”. Si racconta, facendo uso di mistero, immagini eclatanti, temi attuali, video realizzati con tecniche sofisticate, la verità o una ricostruzione plausibile di essa. La scelta potrebbe essere discutibile, ma è in ogni modo molto interessante conoscere l’idea di una scienza da raccontare e non da spiegare. L’unico problema che potrebbe porre questa scelta è: “quanto si disimpara?” – occorrerebbe a questo proposito verificare attraverso semplici domande rivolte al pubblico che abbiano in oggetto il tema della trasmissione quanto si sia trasmesso. Ricordandoci che lo scopo è intrattenere, e non spiegare, ci si accontenterebbe, per questo format, di “avere imparato poco o niente”, ma di essersi divertiti.

120 In questa tesi si è sintetizzata la definizione, chiamando un format come “Stargate” d’intrattenimento. 121http://www.auditel.it.