PRO FEZIE AVVERATE IN GESÙ CRISTO.
C a d u t i i nostri prim i genitori Adamo ed E va dallo stato d ’ in n o cenza, in cui furono d a Dio c rea ti, eglino e i loro posteri dovettero per m olti secoli gemere sotto la d u ra schiavitù del demonio. Nè per loro eravi altro mezzo di salute, d a lla fede in fuori in quel futuro L ib e ra to re, che la bontà divina aveva promesso. Affinchè poi presso gli uom ini si m antenesse viva la fede in questo L iberatore, ne rinnovò Iddio p iù volte la prom essa indicando il tempo, il luogo e più a ltre circostanze d ella su a venuta : a segno che tu tta la sto ria del Vecchio T estam ento si può d ire u n a fedele preparazione del genere um ano allo stra o rd in a rio avvenimento della n ascita di questo M essia. Sebbene p iù cose siansi già dette nel corso di questa isto ria , tu tta v ia essendo la venuta del Salvatore il domma p iù im portante, su cui tu tta fondasi la n ostra san ta cattolica Religione, riu sc irà certam ente di somma u tilità il raccogliere qui in breve le prin cip ali pro fezie, che lo rig u a rd a n o , osservando come queste siansi avverate nella persona d i Gesù C risto.
I P ro feti predissero adunque: 1° L ’origine tem porale, il tem po, il luogo della nascita del Messia. 2° L a su a condizione ed il suo c ara t
tere personale. 3° Che avrebbe fatto grandi prodigi, e avrebbe provato gravi contraddizioni d a p a rte del suo popolo. 4° Che i Giudei l ’a vrebbero messo a m orte. 5° Ch'E gli sarebbe risorto. 6° Che i Giudei sarebbero stati riprovati da Dio per aver essi fatto m o rire il Messia;
e che i G entili, cioè tu tte le nazioni id o latre, sarebbero state ch ia
m ate a lla fede in vece degli infedeli E brei.
1. O rig in e, tem po, lu ogo d e l l a n a s c ita de l M essia. — In p iù luoghi dell’antico Testam ento leggesi, che il Messia doveva n a scere d alla trib ù di G iuda, d a lla stirp e di Davidde. Giacobbe, m orendo, notò il tempo della n a sc ita del Messia con queste parole: L o scettro, ovvero la sovrana potestà ed il potere legislativo, non sa rà tolto da.
Giuda, nè il principato dalla sua po ste rità , fin c h é venga C o lu i che deve.
essere mandato, e QUESTI sarà l’aspettazione delle genti. (Gen. c. 49). avrebbero dovuto credere, gli avrebbero mosse gravissime opposizioni.
(Isaia, capo 6, 8, 35).
Avveramento. — Nel progresso di questa S toria noi vedremo come Gesù C risto abbia passati i tre ultim i anni della su a vita attendendo a ll'o p e ra della predicazione, operando m iracoli num erosissim i; e come i F a rise i, i Sacerdoti, e gli A nziani dèi popolo G iudaico gli fossero ostinatam ente co n tra ri e crudelm ente lo perseguitassero.
4 . I Giudeiavrebbero perseguitatoil Messia, emessoloamorte.
— Isaia disse, che il Messia sarebbesi volontariam ente dato nelle m ani de’ suoi persecutori, e in mezzo agli obbrobri ed ai torm enti avrebbe di sua m orte dichiarò più volte, che m oriva perchè voleva. Disse altresi, che darebbe la vita per la salvezza degli uom ini. A lle calu nnie, alle ingiurie, alle crudeltà d e ’ suoi nemici, E gli rispose col silenzio, colla m ansuetudine, e col pregare p er loro. Gesù C risto morendo fondò, la su a Chiesa e divenne capo di tu tti i giusti, i qu ali furono e sono tu tto r a le sue m em bra principali. I prin cip i d e’ S acerdoti si unirono contro di Gesù p er m etterlo a m orte. Lo affissero in croce trapassandogli
mani e piedi con pungenti c h io d i, ristandosi a ' piè della croce per insu ltarlo , m entre p a tiv a i più crudeli to rm en ti. I soldati, che l'aveano crocifisso,divisero tra loro gli abiti di L ui e tiraro n o a so rte la sua veste.
5. I l M essia sa re b b e r i s us c ita to .— Isaia predisse, che il sepolcro del Messia sarebbe stato glorioso; Davidde disse, che Dio non avrebbe permesso che Egli fosse tocco d alla corruzione. (Sal. 15).
A vvera m en to . — I q u attro Evangelisti vanno d' accordo nel dire, che Gesù C risto, dopo di aver affermato che risusciterebbe il terzo giorno dopo la sua m orte, risuscitò realm ente siccome aveva detto. Que
sto m iracolo è il più irrefrag ab ile di tu tti i m iracoli: noi lo vedremo nel progresso della storia.
A l t r e cose in to rn o ai. M essia. — E ra m olte a ltre cose i Profeti predissero, che i Giudei sarebbero d a Dio riprovati per aver essi fatto m orire il Messia (Dan. c. V): che tu tti i G entili, cioè tu tte le nazioni idolatre, sarebbero stati chiam ati a lla vera fede in luogo degli E brei infedeli (Isaia, c. 65). T u tte queste profezie furono letteralm ente a- dem piute, come ognuno può vedere nella sto ria Ecclesiastica, da cui consta, che la nazione E braica pochi anni dopo la m orte del Salvatore fu del tu tto dispersa, e rim ane tu tto ra senza tem pio, senza R e e senza Sacerdozio. M ostrandosi poi gli E brei ostinati in non credere alle verità della fede, gli Apostoli, secondo gli ordini del Signore, andarono a predicare il Vangelo ai G entili, i quali in folla entrarono n ella Chies a di Gesù Cristo a segno, che, vivendo ancora gli A postoli, la luce del Vangelo spandeva i suoi raggi benefici su tu tte le p a rti del mondo
Conseguenza. — L a ciò noi dobbiamo in ferire: 1° Che realm ente Iddio h a promesso il Messia. 2° Che i profeti predissero m oltissim e cose a L ui spettan ti. 3° Che tu tte queste cose si avverarono nella persona di Gesù Cristo. 4° Che perciò Gesù Cristo è il vero Messia prom esso da Dio, predetto dai profeti, nato nel tempo, che tu tta la terra aspettava un R ip arato re; che lo scettro non e ra più nella trib ù di G iuda circa trentacinque anni prim a che finissero gli anni fissati da Daniele. 5° Che adunque in Gesù C risto, il quale è il Salvatore m andato d a Dio, dobbiamo collocare tu tta la nostra fede e tu tta la speranza di nostra salvezza.
IL VANGELO E GLI APOSTOLI
S . M A TT EO , S . LUCA, S . M ARCO, S . G IO VAN NI.
Vangelo è parola greca che significa buona notizia, o buona novella.
D a questo nome si intitolano i q u attro lib ri dettati dallo Spirito del Signore ai quattro sacri scritto ri, che n arraro n o la vita, la predica
zione e la m orte di Gesù Cristo. Queste cose sono certam ente pei cristian i un fausto annunzio, perchè viene loro sig n ific ata la venuta del S alvatore, il quale liberandoli d alla schiavitù del peccato, chiuse
l 'inferno e a p ri loro le porte del P aradiso. P er la predicazione e diffusione del Vangelo il Salvatore scelse dodici A postoli. Questo p u re è vocabolo greco, che vuol d ire inviato, perchè gli apostoli fu rono di fatto da G. C. m andati a tu tte le nazioni della te rra , per com piere il sacro m inistero della predicazione evangelica. Agli Apo
stoli il Salvatore aggiunse settantadue Discepoli, quasi scola ri o alunni suoi e degli Apostoli.
i-sce p o li soglionsi a ttrib u ire ai m aestri. Quando s. Paolo cita il suo V a n g elo , intende il Vangelo di s. Luca, da lui approvato così da averlo in conto di opera sua.
S. Gio. Evangelista. — S. Giovanni ebbe a padre Zebedeo, a m adre Salom e, ed era fratello di Giacomo il M aggiore. Nato in Betsaida esercitò con suo padre la professione di pescatore, finché tu chiam ato alla sequela del Divin Maestro in molto giovanile età. F u da G. C.
trattato con particolare affetto per l'in n o cen za de' suoi costumi e per la virtù della p u rità che conservò illibata. P e r questo motivo il Salvatore pendente in croce diede Giovanni per figlio a M aria, e M aria per Madre a Giovanni. N ella persona di questo santo apo
stolo sono rap p resen tati tu tti i cristian i, di cui M aria è Madre pietosa. Dopo 1‘Ascensione del Divin Maestro egli predicò specialm ente nell' A sia M inore, e stab ilì sua dim ora in Efeso, che governò come vescovo fino all'età di oltre a 100 an n i, e quivi cessava di vivere nel 107. Mosso da divina inspirazione e dalle preghiere dei fedeli, negli ultim i anni di vita scrisse il suo vangelo contro ad alcuni eretici, che negavano la divinità di G. C. Di fatto egli si sofferma di p re ferenza ad esporre quelle azioni del Salvatore, che lo fanno conoscere per vero Dio. P a rla p iù volte di se, m a senza mai n o m in arsi: scrisse in greco, e n arrò cose d a lui vedute.
S. G irolam o, dopo aver pa rlato dei q u attro evangelisti, conchiude così : s. M atteo si fa a descrivere le azioni di G. C. come uomo, e ne tesse la genealogia chiam andolo figliuolo di Davide, figliuolo di A- bram o. S. Luca comincia dal sacerdozio di Z accaria. S. Marco dalla profezia di M alachia e di Isaia. Perciò il prim o ha per simbolo la faccia di uom o; il secondo la faccia di vitello, che indica il sacrifi
cio solito a farsi dal sacerdote levitico; il terzo la faccia di leone a cagione della voce di s. Giovanni B attista, che gridava nel deserto:
P re p a ra te la strad a del Signore, raddirizzate le sue vie. S. Giovanni poi ha per simbolo l'aq u ila, perchè egli come aq u ila s’innalza a volo in verso il cielo in seno all’E terno P a d re, dicendo: Nel principio era il Verbo, ed il Verbo e ra presso Dio, e Dio era il Verbo.