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Obiettivi di ricerca e descrizione dei dati

CAPITOLO 5. RICERCA SPERIMENTALE SULLE COSTRUZIONI PASSIVE NELLA

5.3 Obiettivi di ricerca e descrizione dei dati

Gli studi precedenti sul passivo in LIS (cfr. capitolo 4) hanno lasciato aperte numerose questioni. Pertanto, il presente studio ha lo scopo di fornire un’analisi più approfondita e dettagliata delle costruzioni analizzate.

Gli obiettivi di ricerca di questo lavoro saranno presentati in questa sezione.

Sulla base degli studi precedenti in LIS condotti sul passivo (cfr. capitolo 4), ho ritenuto necessario proporre nuovi esempi che includessero (i) verbi appartenenti ad ogni tipologia verbale, (ii) frasi in cui l’agente è fisicamente presente o assente nei contesti forniti, e (iii) diversa animatezza del paziente del verbo, al fine di confermare i risultati ottenuti in Vicenti (2018) e riportati in SIGN-HUB (2020). In questi ultimi è risultato che una strategia cruciale delle costruzioni passive in LIS è il role shift (o impersonamento) (§ 3.4) attraverso il quale il segnante assume l’identità del paziente25, pur essendo però vincolato al tipo di verbo utilizzato e alla animatezza del paziente. Il role shift non è infatti prodotto con i backward verbs, con i verbi flessivi con un punto di articolazione e con i pazienti inanimati.

Tuttavia, in questo lavoro ho voluto verificare quest’ultima restrizione a cui sembra essere soggetto il fenomeno sintattico considerato. A tal proposito, sono state analizzate frasi con i backward verbs, con i verbi flessivi ad un argomento e frasi con pazienti inanimati per verificare se in questi casi l’uso del role shift sia accettato dai segnanti e quali siano le strategie alternative adottate. Dai giudizi di grammaticalità riportati in (§ 5.4.3), è emerso che, al contrario, la strategia del role shift è disponibile anche nei casi illustrati.

25 Come visto nel capitolo 2 di questa tesi, il role shift è una strategia largamente impiegata nelle frasi considerate passive

112 Poiché, tuttavia, il role shift è una strategia impiegata anche nelle costruzioni attive, è necessario controllare se vi siano differenze tra role shift impiegato in frasi attive con soggetto non espresso sintatticamente e frasi che sembrano l’equivalente delle costruzioni passive.

Come visto in Janzen et al. (2001) per l’ASL, in Saeed e Leeson (1999) per l’ISL, in Barberà e Hofherr (2017) per la LSC, tra gli altri, il pronome impersonale ‘someone’ nelle costruzioni attive26 è articolato su un piano molto alto dello spazio segnico. In ISL e in ASL, quando l’agente non è espresso, il verbo si accorda con un luogo alto dello spazio segnico associato con il pronome impersonale fonologicamente nullo. In LSC nella high-locus construction con agente nullo, il predicato è realizzato in un luogo alto e laterale e tale costruzione viene considerata per questo motivo attiva con soggetto impersonale nullo. La presenza di un luogo marcato per la realizzazione del pronome impersonale potrebbe essere usato come test diagnostico per distinguere frasi passive con l’agente fonologicamente non espresso da frasi attive con soggetto impersonale fonologicamente nullo.

Seguendo gli studi appena menzionati, si è esaminato: (i) quale sia la posizione del pronome impersonale ‘qualcuno’ in frasi attive, rilevante per operare un confronto con l’accordo spaziale con l’agente impersonale nelle frasi passive (si veda Saeed e Leeson, 1999, Barberà e Hofherr, 2017, tra gli altri); (ii) se nelle frasi considerate passive senza agente espresso, il luogo associato con l’agente fonologicamente nullo, e di conseguenza il luogo in cui è realizzato il verbo, sia un punto alto (e dunque la frase sia attiva con soggetto impersonale nullo, come accade nella LSC, Barberà e Hofherr, 2017).

Importante in questo lavoro è stato verificare in LIS la direzione dello sguardo del segnante nelle frasi senza agente espresso, in quanto nelle altre lingue dei segni finora studiate (si veda Janzen et al., Saeed e Leeson e Barberà e Hofherr), il segnante direziona il suo sguardo verso un punto laterale o verso il punto associato con l’agente, anche se non espresso. Per Janzen et al. (2001), una delle caratteristiche delle frasi passive è rappresentata dal fatto che quando l’evento è visto dalla prospettiva del paziente, lo sguardo del segnante è verso il punto associato con l’agente, ma questo non accade sempre. Per Saeed e Leeson (1999), dirigere lo sguardo verso un punto laterale indica che il segnante cambia ruolo per assumere quello del paziente (role shift). Invece per Barberà e Hofherr (2017) volgere lo sguardo nel punto associato all’agente, indica che la frase è attiva con soggetto R- impersonale.

Se lo sguardo del segnante è diretto verso il destinatario o verso un punto particolare, ciò indica che il segnante assume il ruolo dell’agente. Saeed e Leeson sostengono che distogliere lo sguardo marchi la mancanza di coinvolgimento nell’evento e la mancanza di intenzionalità (Saeed e Leeson, 1999:18). Questo aspetto è confermato da Barberà e Hofherr (2017) e sarà verificato per la LIS.

Per quanto riguarda la possibilità di realizzare costruzioni passive con i verbi non flessivi, questa ricerca si pone l’obiettivo di verificare se anche i verbi non flessivi in LIS possano presentare l’equivalente delle frasi passive. Nel tentativo di elicitare frasi passive con i verbi non flessivi, è risultato che gli informanti utilizzino un ausiliare di accordo, tipicamente usato nelle frasi transitive per indicare l’accordo tra i ruoli sintattici e tematici, come riportato anche per la LSC (Barberà e Hofherr, 2017). Questo sembra escludere l’interpretazione passiva, in quanto la transitività non sarebbe ridotta, cosa che invece accade nelle frasi passive senza agente (come visto in Barberà e Hofherr, 2017 per la LSC). Si veda il paragrafo 5.4.7.3 per una maggiore discussione della questione.

26 Ricordiamo che in Janzen et al. (2001) le costruzioni con pronome impersonale (someone) espresso sono considerate

frasi passive meno prototipiche, perché l’agente espresso ha una referenzialità molto bassa e la prospettiva è rivolta verso il paziente. Dunque, la frase con agente impersonale non si qualifica come attiva, secondo gli autori (si veda il capitolo 2, §2.1 per maggiori dettagli sulla questione).

113 Un altro obiettivo che questa ricerca intende perseguire è confrontare nel dettaglio la costruzione passiva e attiva verificando se ci siano differenze nella durata del movimento del verbo (già rilevata in Kegl, 1990) oppure nella durata delle pause tra i segni. In particolare, ho calcolato la durata del movimento del verbo per comprendere se nelle frasi potenzialmente passive il verbo fosse morfologicamente ridotto rispetto al verbo di una frase potenzialmente attiva. Infatti, in Kegl (1990) il movimento del verbo di una frase considerata passiva ha una durata inferiore rispetto alla frase considerata attiva, a differenza di Janzen et al. (2001) e Barberà e Hofherr (2017), in cui non si nota una riduzione morfologica nel verbo della frase passiva. Sarà dimostrato che la LIS si comporta similmente all’ASL in Janzen et al. (2001) e alla LSC (§ 5.4.1.1).

Come secondo test per comprendere la diatesi delle frasi elicitate è stato usato il calcolo della durata delle pause tra i segni. Nello specifico, è stata analizzata la pausa presente dopo il paziente nelle frasi potenzialmente passive, senza agente, e la pausa che si trova tra l’agente ed il segno successivo nelle possibili frasi attive. Questo test è stato applicato perché il paziente presente nella frase che consideriamo essere l’equivalente della frase passiva potrebbe essere il soggetto della frase. Se esso non è promosso a soggetto, potrebbe essere topicalizzato nelle frasi in cui l’agente è espresso e segue linearmente il paziente. Se così fosse, ci aspettiamo che ci sia una pausa maggiore dopo il paziente topicalizzato che si trova nella periferia sinistra, fuori dal sintagma della flessione (IP), rispetto alla pausa che si trova tra l’agente della frase attiva ed il segno successivo, in quanto il paziente sarebbe in una posizione marcata. Se questa ipotesi è confermata, allora il paziente è un topic che si trova fuori dall’IP e non è il soggetto della frase da considerare passiva. Di conseguenza, la frase potrebbe essere considerata attiva con oggetto (ossia il paziente) topicalizzato e con un agente nullo. Potrebbe tuttavia, essere una frase attiva con agente e soggetto nullo e dunque il paziente si troverebbe nella sua posizione canonica e non marcata perché preceduto da un agente nullo, soggetto della frase attiva. Perciò, è necessario confrontare le frasi con agente espresso potenzialmente passive con le frasi con agente espresso potenzialmente attive, in cui l’ordine degli argomenti è diverso. È stata calcolata, pertanto, la durata della pausa che intercorre tra il paziente e l’agente della frase passiva, e la durata della pausa che intercorre tra l’agente ed il paziente della frase attiva. Se questa durata è maggiore nella frase considerata passiva, suggerirebbe che il paziente è un topic che si trova fuori dall’IP e dunque che la frase non è una frase passiva ma attiva con oggetto (perché il paziente non è stato promosso a soggetto frasale) topicalizzato.

In Vicenti (2018) è stata osservata una riduzione morfologica del verbo con classificatore di afferramento nelle frasi considerate passive quando confrontate con le corrispettive attive, confermando i dati di Sze (2010) per l’HKSL. Nella presente analisi, è stato confermato questo risultato. L’analisi è stata estesa anche alle frasi attive con soggetto impersonale.

Inoltre, come abbiamo visto negli studi precedenti sulla LIS e in sintonia con Sze (2010) e Kelepir e Özkul (2015), la marca aspettuale FATTO (Zucchi et al., 2010) è utilizzata con i pazienti inanimati. Sze (2010) e Kelepir e Özkul (2015) sostengono che quando vi è un paziente inanimato e non è usato il role shift, viene utilizzata la marca aspettuale FATTO che conferisce un significato risultativo alla frase considerata passiva. Questo dato è stato confermato per la LIS in Vicenti (2018) ed in questo studio, ho voluto verificare se anche con i pazienti animati fosse utilizzata la marca aspettuale perfettiva FATTO, con l’ipotesi che quest’ultima conferisse anche alla frase con pazienti animati una lettura risultativa nella frase passiva. Per fare ciò sono stati richiesti dei giudizi di grammaticalità (§ 5.4.5).

Nello studio di Vicenti (2018) e SIGN-HUB (2020) si può notare che nella maggior parte delle frasi elicitate, non è espresso l’agente. Nel presente progetto di ricerca si è voluto investigare se in assenza di agente espresso, quest’ultimo potrebbe sia nullo e dunque disponibile, anche se non fonologicamente espresso, oppure se sia semanticamente vuoto e non referenziale. Questo aspetto è stato testato tramite giudizi di grammaticalità.

114 Uno degli obiettivi di questa ricerca è capire se le frasi elicitate, ritenute passive anche negli studi precedenti (Vicenti, 2018 e SIGN-HUB, 2020), siano da analizzare come costruzioni passive oppure se si tratti, al contrario, di costruzioni R-impersonali attive (Barberà e Hofherr, 2017; Koulidobrova, 2017; Kelepir, Özkul e Özparlak, 2019, cfr. capitolo 2). È bene ricordare che le costruzioni attive con soggetti R-impersonali indicano un soggetto apparentemente umano, ma in realtà esso non è referenziale (Siewierska, 2011: 57). La somiglianza superficiale tra le due costruzioni è l’assenza di un agente fonologicamente espresso e dunque presentano lo stesso ordine lineare, essendo la LIS una lingua SOV, il paziente è seguito dal verbo. Si vedano i seguenti esempi:

(1) BICIi RUBAREi ‘La bici è stata rubata’.

(2) pro BICIi RUBAREi

‘Qualcuno ha rubato la bici’.

In (1) e (2) è presente una struttura con un paziente seguito dal verbo e con un agente nullo. La difficoltà di interpretazione nasce dal fatto che la struttura con agente nullo possa avere due interpretazioni possibili. Nello specifico, la frase in (1) può essere considerata una frase passiva con agente non espresso oppure può avere diatesi attiva con un soggetto e agente impersonale non espresso come in (2). Uno degli obiettivi che si pone questo lavoro di ricerca è comprendere la natura della frase con agente nullo ed in particolare se essa sia una struttura passiva oppure attiva con soggetto impersonale nullo (si veda il paragrafo 5.4.7 per la discussione di questo punto).

Uno dei test usati per disambiguare le due strutture (passiva con agente non espresso e attiva con agente impersonale nullo come soggetto) è stato capire se il paziente del verbo fosse promosso a soggetto frasale, come avviene nelle lingue vocali, pur essendoci eccezioni (nel caso del gilbertese, il soggetto frasale rimane nella posizione in cui si trova nelle frasi attiva, mantenendo intatto l’ordine dei costituenti, Keenan e Dryer, 2007, cfr. capitolo 1, § 1.1.1.). Dimostrando che il paziente sia diventato il soggetto della frase, si può confermare che la frase considerata non sia una frase impersonale con agente nullo o demosso, bensì passiva. Un tentativo in questa direzione è stato fatto utilizzando l’uso del classificatore per l’oggetto frasale (Branchini, 2020, si rimanda al capitolo 3, § 3.3.4.4 per maggiori dettagli) come diagnostico.

La proposta è rilevante per il presente studio perché la realizzazione del classificatore per l'oggetto ci consente di identificare il ruolo sintattico dell'NP paziente. Infatti, se il classificatore per il paziente è prodotto preferibilmente con la mano non dominante, allora non sarà possibile stabilire che il paziente sia stato promosso a soggetto della frase passiva, in quanto conserverebbe il suo ruolo sintattico di oggetto. Se invece il paziente non è seguito da classificatore, oppure il classificatore per il paziente è realizzato con la mano dominante, questa potrebbe essere un’evidenza del fatto che il paziente sia diventato il soggetto sintattico della frase27.

Inoltre, secondo Barberà e Hofherr (2017) (cfr. capitolo 1, § 1.3) nelle frasi impersonali attive è possibile sostituire l’oggetto (il paziente) con un elemento pronominale forte (o un oggetto nullo) o con un clitico, mentre nelle frasi passive il paziente (soggetto) non può essere sostituito da un clitico. Nel tentativo di usare questa differenza nell’uso di pronomi come diagnostico, ho chiesto giudizi di

27 La possibilità di utilizzare un classificatore usato come pro forma di un NP oggetto sembra tuttavia soggetta a restrizioni

115 grammaticalità ed ho applicato la proposta contenuta in Bertone e Cardinaletti (2011) (capitolo 3, § 3.6) analizzando la durata dei pronomi prodotti nelle due frasi per verificare se si trattasse di pronomi forti, deboli e clitici.

Un altro test utilizzato per verificare se le costruzioni elicitate siano frasi transitive attive con soggetto impersonale oppure frasi passive con agente non espresso, consiste nell’utilizzo dell’ausiliare di accordo utilizzato nelle frasi transitive attive in LIS. In questo caso, la transitività del predicato della frase non sarebbe ridotta, cosa che invece avviene nei passivi in cui non è presente l’agente. L’ausiliare d’accordo non è stato realizzato spontaneamente da nessun segnante con alcun tipo di verbo, ad eccezione dei verbi non flessivi, come visto sopra.

Al fine di trovare ulteriori differenze tra le due costruzioni, è stato indagato se quello che si suppone essere il soggetto paziente della frase passiva ed il soggetto agente impersonale della frase attiva fossero realizzati diversamente nello spazio segnico. Questa ipotesi è nata dagli studi nelle altre lingue dei segni (Saeed e Leeson, 1999; Janzen et al., 2001 e Barberà e Hofherr, 2017), in cui l’agente impersonale è articolato in un punto molto alto dello spazio. Secondo le autrici Barberà e Hofherr (2017), anche quando l’agente impersonale è nullo, la costruzione che ne deriva non può essere considerata passiva ma attiva perché il verbo è articolato in un punto più alto dello spazio perché si accorda con il soggetto e agente impersonale nullo che sarebbe stato realizzato in quel punto alto.

Dunque, la diversa realizzazione del soggetto nello spazio segnico ci potrebbe permettere di disambiguare l’interpretazione delle due costruzioni: passiva con agente nullo o attiva con agente impersonale.

Un ulteriore modo per testare le due costruzioni, passiva o attiva con soggetto impersonale, consiste nell’indagare se ci sia un diverso ordine degli elementi quando l’agente impersonale è espresso. Se è espresso fonologicamente, la difficoltà nell’interpretazione è data dal fatto che si potrebbe trattare di una frase passiva con agente impersonale oppure una frase attiva il cui agente impersonale è il soggetto frasale. In questo studio si è cercato di individuare se tra le due costruzioni ci fosse un ordine degli elementi differente, in grado di disambiguare l’interpretazione della frase. Nello specifico, ci si aspetta che nella frase passiva con agente impersonale l’ordine degli argomenti sia: Paziente, Agente, Verbo. Nella frase attiva con soggetto impersonale, invece, l’ipotesi è che l’ordine sia il seguente: Agente, Paziente, Verbo.

In questo paragrafo ho tentato di spiegare i punti cruciali del presente studio sulle costruzioni passive in LIS, che saranno ampiamente analizzati e approfonditi nei paragrafi successivi (§ 5.4 e 5.5).

Di seguito riassumerò i diversi obiettivi di ricerca sopra menzionati, per fornire un quadro più chiaro al lettore:

- elicitare esempi che includano (i) ogni tipologia verbale, (ii) frasi in cui l’agente è fisicamente presente o assente nei contesti, e (iii) diversa animatezza del paziente del verbo;

- verificare se il role shift sia prodotto anche con i backward verbs, con i verbi flessivi ad un argomento e con i pazienti inanimati;

- verificare se il role shift sia realizzato anche nelle frasi attive con soggetto non espresso e identificare le differenze tra questa costruzione e la costruzione potenzialmente passiva con l’uso del role shift;

- esaminare in LIS (i) la posizione nello spazio segnico del pronome impersonale ‘qualcuno’ nelle frasi attive e vedere se, quando è espresso, ci siano differenze nella frase attiva con agente e soggetto impersonale e passiva con agente impersonale; (ii) se il punto associato con l’agente non espresso e dunque la posizione del predicato, sia un punto alto nella frase con agente impersonale, sia attiva che passiva, per poter cogliere delle differenze;

116 - investigare se esistano strategie utilizzate con i verbi non flessivi per veicolare il significato passivo;

- verificare se i classificatori verbali di afferramento presentino una riduzione morfologica del verbo nelle frasi potenzialmente passive rispetto alle corrispettive attive, tenendo conto delle frasi attive con soggetto impersonale;

- trovare differenze morfo-sintattiche tra la frase passiva e attiva (ordine lineare, riduzione morfologica del verbo nella frase passiva rispetto alla frase attiva, durata della pausa tra il paziente ed il verbo nella frase passiva e durata della pausa tra l’agente e l’elemento successivo in una frase attiva, differenze nell’utilizzo del role shift nella frase passiva o attiva);

- verificare se la marca aspettuale FATTO è usata anche con pazienti animati;

- capire la natura dell’agente non espresso: nullo e dunque disponibile semanticamente, oppure semanticamente vuoto e non referenziale;

- identificare le differenze tra una costruzione attiva con paziente topicalizzato e una costruzione passiva con paziente in posizione di soggetto;

- investigare se le costruzioni elicitate siano da considerare passive o attive con soggetto impersonale tramite specifici test, come il test del classificatore per l’NP oggetto (si rimanda il lettore a § 5.4.7.1), la durata dei pronomi (§ 5.4.7.2), l’utilizzo dell’ausiliare d’accordo (§ 5.4.7.3). Si è inoltre analizzato l’ordine degli argomenti nelle due costruzioni, passiva o attiva con soggetto impersonale (§ 5.4.7.5), e la realizzazione del soggetto nello spazio segnico in entrambe le costruzioni (§ 5.4.7.4).

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