La Messa a 4 con stromenti di Francesco Giattini del 1784
3. L’OCCASIONE DELLA COMPOSIZIONE
Come rilevato la Messa a 4 con strumenti oggetto di questo con-tributo porta la data: 1784.
Si tratta della composizione, quanto all’organico strumentale almeno, più impegnativa e complessa non solo della produzione cingolana e a noi nota del Giattini, bensì dell’intero corpus musicale della collegiata di Sant’Esuperanzio: è l’unico lavoro musicale che prevede, come specificato nel titolo stesso, oltre alle voci e all’orga-no l’utilizzo di un'orchestra.
Ciò notato, aggiunto a quanto prima ricordato relativamente all’uso da parte dei compositori di conservare le proprie partiture e d’altra parte della presenza di manoscritti giattiniani in Sant’Esu-peranzio, si impone come opportuna l’esplicitazione della doman-da quanto all’occasione di tale Messa e di conseguenza quella sulla possibilità di individuare tale occorrenza.
Ci viene, fortunosamente, in soccorso in questo un periodico regionale di segnalazioni musicali dell’epoca: la «Gazzetta della Marca».
Periodico stampato da Antonio Cortesi e Bartolommeo Ca-pitani, che ebbe vita relativamente breve: dall’aprile 1785 al giu-gno1788, con uscite a cadenza settimanale. «E’ un lasso di tempo – come ha scritto Ugo Gironacci in un contributo dedicato a questo periodico musicale regionale – di poco più di tre anni, ma sufficiente a darci uno spaccato delle Marche dell’Ancien Régime con tutti i suoi ideali, gerarchie di valori e visione del mondo che di lì a poco verranno spazzati via dalla Rivoluzione francese»20.
Gli argomenti toccati dalla “Gazzetta” concernono in genere tutti gli aspetti di visibilità della vita sociale e religiosa del periodo, come celebrazioni di festività e interventi di alti prelati. In onore
20 Ugo Gironacci, La breve stagione della Gazzetta della Marca (1785-1788): spoglio delle notizie musicali di un periodico regionale di antico regime in: Quaderni Musicali Mar-chigiani 6/1999, a cura di Lucia Fava, pag. 65-132
di essi vengono allestiti gli aspetti rituali della festa, ove anche, ov-viamente, l’evento musicale ha una sua precisa collocazione, vuoi sotto l’aspetto di musica liturgica o devozionale o celebrativa o di intrattenimento.
Le molte festività, tridui o novene di cui viene data notizia sono anche l’occasione per utili ragguagli sulle esibizioni soprattutto di cantori delle varie cappelle marchigiane e dei numerosi strumenti-sti in attività.
Ebbene, alla pag.77-78 del numero del 4 agosto 1785 si legge, in riferimento alla data di domenica 18 luglio dello stesso anno:
«Cingoli.
Celebratasi con solenne pompa nella IV Domenica di Luglio scorso e susseguenti giorni una nuova festa istituita perpetua-mente dal Sommo regnante Pontefice Pio Papa VI in memo-ria della traslazione delle sacre ossa dell’inclito nostro vescovo e principal protettore sant’Esuperanzio, che con magnificenza fu eseguita nel luglio 1777 è riuscita di gradimento non solo alla città tutta ma all’immensa foresteria concorsaci a venerare il deposito del santo Pastore celebre non solo per l’innumerabili miracoli al Piceno ma alle provincie più rimote.
Vedutasi vagamente apparata la nostra Chiesa Collegiata alla ben disposta illuminazione di esse si aggiunse una scelta mu-sica a due cori di suonatori e musici, tra quali si distinsero il sig. Lorenzo Neroni soprano virtuoso della Cappella Pontificia di San Pietro in Roma, il sig. Marinelli di Fermo ed il sig.
Grechi di Sinigaglia ed il sig. Perotti basso della Cappella di Camerino.
Così si distinsero nell’eseguire il primo vespro e poi la messa quindi composizioni tutte nuove e tirate al gusto moderno di musica dal sig. Francesco Comandini di Sinigaglia maestro di cappella di questa [scil. di Cingoli] Cattedrale, come pure del sig. Francesco Giattini maestro di cappella della Collegiata di S. Esuperanzio. Fra la messa solenne fu recitata una dotta omilìa caratteristica del S. Pastore dall’ill.mo e r.mo monsig.
Felice Paoli vescovo di Fossombrone, che in detta sacra fun-zione condecorata ancora dall’assistenza dell’ill.mo magistrato, esercitò i pontificali. [...].»21
Un documento di incredibile interesse per il nostro oggetto di trattazione.
Non solo troviamo in ciò la risposta al nostro quesito relativo all’occasione per la composizione della Messa, ma anche tutta una serie di preziose informazioni tra cui in primis quelle concernenti l’esecuzione e il carattere stilistico (su cui torneremo) di detta Messa.
In una appendice al su riportato avviso del 4 agosto 1785 si legge quindi:
«Nel lunedì a sera in questo pubblico teatro [scil: di Cingo-li] illuminato a giorno fu cantato un sacro oratorio parimenti composizione nuova del predetto sig. maestro Giattini che riu-scì al pari brillante ed allegro applaudito con gl’innumerevoli evviva; riscuotendo particolar applauso nel suonare un con-certo il sig. Gaetano Orsini di Fossombrone famoso dilettante di violino che per la felice esecuzione del medesimo, dimostrò chiaramente il di lui merito e virtù in tale istrumento.»22
Ora considerando il fatto noto, e accertato dalla storiografia, che nell’epoca di nostro interesse e lo sarà pure per tutto l’800, i musicisti attivi in teatro lo erano spesso anche in cantoria, e vice-versa, sicchè maestri organisti di cappella erano anche cembalisti in teatro, e così i cantanti e così i compositori23 - cosa di cui, com’è noto, risentirà per ovvie ragioni la stessa musica - non è da
esclude-21 Trascritto in: Ugo Gironacci, La breve stagione… cit., pag. 85.
22 Ibidem.
23 A.Pellegrino, Una civiltà teatrale. Lo spettacolo nelle Marche in: Il teatro nelle Marche.
Architettura, scenografia e spettacolo, a cura di F.Mariano, Fiesole 1997, pag. 137-167.
re che il nominato «famoso dilettante di violino» avesse preso parte, come spalla dei violini plausibilmente, anche all’esecuzione della nostra Messa a 4 con strumenti la domenica precedente, 18 luglio, in Sant’Esuperanzio.
In Cingoli, oltre alle tante sale da concerto private nelle dimore della nobiltà (celebri quelle nei palazzi Silvestri, Simonetti, Puccetti e Castiglioni), il teatro più importante fu quello situato all’interno del Palazzo comunale, attivo a quanto sembra dalla seconda metà del secolo XVI e poi di fatto completamente ricostruito, su proget-to dell’architetproget-to maceratese Giuseppe Mattei, a partire dal giugno del 1778, in conseguenza della costituzione in città, con il concorso del ceto nobile e del ceto civico, in data 28 febbraio 1777, di una Congregazione Teatrale24.
Un intervento edilizio e culturale che trova con buona probabi-lità anche motivazione e stimolo all’interno di quell’ampio entusia-stico processo edilizio che contraddistinse la città di Labieno nella seconda metà del Settecento, all’indomani del riottenimento nel 1725, in seguito a motu proprio del pontefice Benedetto XIII, della reintegrazione in Cingoli dell’antica - o presunta o tale! - cattedra episcopale, e quindi dell’ottenimento dell’ambìto titolo di Città25.
Già sede di un patriziato numeroso ed economicamente poten-te, così come di ordini monastici e secolari numerosi e influenti, il
“Balcone delle Marche” vide allora accrescere al suo interno nume-rose fabbriche, che si conclusero nel rifacimento, il più delle volte
24 Cfr. A.Mosca-R.Lippi, Cingoli dal 1900 al 1940. Eventi e storie, Cingoli 2013, pag.
380-384; nonché, il più dettagliato: F.Pagnanelli-V.Zega, Il teatro condominiale di Cingoli in: Vita di società: feste, incontri, cerimonie tra Ottocento e Novecento, Cingoli 2015, pag.28-35.
25 Cfr. Macerata, Archivio di Stato, Archivio storico del Comune di Cingoli, Pergamene, n. 185. Mi permetto di rinviare al mio saggio introduttivo al volume: Il fondo librario
“Giovanni Ludovico Ascari” della Biblioteca Comunale Ascariana di Cingoli - Catalogo, a cura di Luca Pernici, con uno scritto di Paolo Appignanesi, Cingoli 2008, p. XV.
Si veda inoltre il catalogo della mostra documentaria: L’archivio storico del Comune di Cingoli (1142-1808) - Catalogo a cura di Maria Grazia Pancaldi, Cingoli 1995, p. 39.
radicale - dunque a discapito delle vecchie conformazioni, riferibili allo stile rinascimentale e a quello medievale (romanico e/o roma-nico-gotico) - di chiese e palazzi26.
La maggior parte dei palazzi della nobiltà cingolana subirono a partire da questo periodo migliorìe, di natura architettonica o semplicemente estetica.
Così e forse in modo ancora più evidente le principali chiese della città, e i conventi ad esse annessi: furono ricostruite o restau-rate o comunque riammodernate proprio a partire da questa età, nello stile del tempo, ad opera di famosi architetti quali Giovanni Battista Contini, Alessandro Rossi, Arcangelo e Andrea Vici, Fran-cesco Maria Ciaraffoni, le chiese di S.Filippo (Contini), di S.Spirito (Rossi), di S.Domenico e di Santa Caterina (Vici), di S.Lucia (Cia-raffoni), di S.Francesco e di S.Benedetto, nonché le maggiori per importanza civica quali la Cattedrale di Santa Maria e le chiese di Sant’Esuperanzio e Santa Sperandia27.
4. ANALISI DELLA PARTITURA