• Non ci sono risultati.

occupazione, quello tratteggiato da Manzi alla vigilia delle amministra tive del 1985, in cui gli amministratori avevano cercato e cercavano d

Nel documento Un modello di città attraverso la crisi (pagine 52-54)

rimediare alle urgenze con le poche risorse a disposizione e nonostante

i mille vincoli posti da una normativa insufficiente e incompleta quan-

do non del tutto assente:

Collegno città di cintura dalla scontata dipendenza economica nei confronti di una superiore vastissima monocultura industriale, si trova a vivere una crisi occupazionale ed insieme sociale senza precedenti. Per centinaia di famiglie collegnesi si aggiunge al dramma della mancanza di un lavoro, il problema della ricerca di una casa, dovuto all’interminabile pioggia di sfratti, abbattutasi in questi ultimi anni sulle famiglie a basso e medio reddito. In questo settore io credo di poter dire che il Comune di Collegno ha risposto come meglio non avrebbe potuto: centinaia di allog- gi sono stati realizzati nel nuovo quartiere dell’Oltre Dora […] utilizzando la legge 25156 ed incoraggiando le imprese e le cooperative; altri alloggi

solo nella seconda metà degli anni Ottanta, quando l’economia regionale uscì dalla crisi e mise in atto un recupero di competitività nel sistema industriale: le imprese si espansero sui mercati esteri, investirono, sostituirono il lavoro con il capitale e la produttività dapprima smise di cadere e poi incominciò ad aumentare a ritmi con- siderevoli. Se l’industria continuava a determinare lo sviluppo dell’economia regio- nale, avendo superato i momenti più difficili e riconquistato vigore, al tempo stesso si delinearono processi di diversificazione soprattutto con un’espansione dei servizi che aumentarono il loro peso nell’economia.

154 La caduta dell’occupazione industriale fu in parte assorbita dal terziario, che pro-

gressivamente esaurì il suo ruolo di ammortizzatore sociale e si avviò verso uno svi- luppo più autonomo (la sottodotazione di taluni servizi moderni cominciò ad essere riguardata come fattore inibente lo sviluppo economico generale). Tuttavia, l’atte- nuarsi della perdita di occupazione industriale non evitò il persistere di condizioni preoccupanti, specie per quel che riguardava l’occupazione giovanile e le difficoltà di inserimento per i bassi livelli di qualificazione.

155 ASCC, Consiglio Comunale 1985, Resoconto stenografico della seduta del 4-5

marzo 1985, Dichiarazione programmatica del Sindaco Luciano Manzi e della Giunta municipale.

156 Si tratta della legge 15 febbraio 1980 n. 25 (che aveva convertito, con modifica-

zioni, il decreto-legge 15 dicembre 1979, n. 629), la cosiddetta “legge Andreatta” per l’emergenza sfratti, che finanziò la costruzione di case per fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall’applicazione dei provvedimenti relativi agli sfratti e dall’inflazione crescente e consentì lo sviluppo di insediamenti in aree periferiche acquisite ex lege 167/62 e destinate all’edilizia agevolata, caratterizzata da criteri di basso costo e di rapida realizzazione. Ad essa fecero seguito il decreto legge 23 gen- naio 1982, n. 9 recante norme per l’edilizia residenziale e provvidenze in materia di sfratti, convertito in legge 25 marzo 1982 n. 94 (la cosiddetta “legge Nicolazzi”); la legge n. 118/1985; la legge n. 899/1986.

sono stati recuperati e ristrutturati nel Villaggio Leumann e nel centro sto- rico della città. Molto quindi è stato fatto, ma non basta: al nostro Ufficio casa risulta che a Collegno vi sono tuttora 300 famiglie di nuovi sfrattati impegnati nella vana ricerca di un alloggio. Davanti a noi, a differenza di tre anni fa non abbiamo in previsione la costruzione di un nuovo quar- tiere e se le cose continuano così tra qualche mese la situazione potreb- be diventare drammatica. […] Un altro grosso problema non affrontato è dovuto alla mancanza di aree per l’assenza di una legge sui suoli che il governo rinvia dal 1980 nonostante ripetute sentenze della Corte costitu- zionale […] non sono state inoltre considerate le necessarie misure per il completamento del programma di edilizia sovvenzionata-convenzionata, l’allungamento dei termini per la concessione dei mutui e la proroga di procedimenti di esproprio nell’ambito dei piani di zona. […] Per aiutare questi nostri cittadini in difficoltà […] abbiamo in questi mesi iniziato a varare la prima fase del nuovo Piano regolatore […] un piano regolatore visto non come capriccio o semplice prova di bravura professionale, ma proprio come strumento di sviluppo socio-economico-urbanistico, cultu- rale, nel rispetto dell’ambiente e degli interessi di tutta la collettività. […] I lineamenti di questa nuova politica urbanistica vanno nella direzione di favorire l’innovazione tecnologica dei processi produttivi per consentire una organizzazione di sviluppo della nostra città tale da favorire adeguati e necessari processi di reindustrializzazione. Si tenta in pratica di adottare criteri urbanistico-edilizi che siano in grado di consentire il perseguimen- to di una nuova qualità dell’ambiente urbano da una parte (con alto livel- lo dei servizi, maggiore vivibilità della strada, con la separazione, dov’è possibile, tra percorsi pedonali e quelli destinati agli autoveicoli) creando, dall’altra, le condizioni per l’integrazione, all’interno di processi organici, di vari interventi da parte di operatori pubblici e privati che siano con- centrati quasi esclusivamente, almeno con priorità, nelle aree di degrado urbanistico ed edilizio157.

E forse ancor più dell’emergenza casa, l’altro grande nodo, «quello

che riguarda i giovani, il loro mondo, il loro disagio»:

Certo è doloroso accostarsi a questa realtà, al cosiddetto disagio giova- nile e scandagliare le enormi distanze che si sono create e si vanno produ- cendo in questi anni tra singoli o gruppi di giovani, il mondo degli adulti e la società organizzata. Non è certamente un discorso facile soprattutto con gli scarsi mezzi a nostra disposizione, ma credo che tutti siano d’ac- cordo che è indispensabile comprendere quanto la mancanza di lavoro, di indipendenza economica, di emancipazione sociale, possano incidere negativamente e con violenza nei soggetti di quella fascia d’età.[…] Sen- za presunzione e senza superficialità dobbiamo accostarci a questa sfera sociale particolare e complessa, tentare la comprensione dei problemi e delle richieste ma prendere atto anche delle accuse e dei silenzi. Per poi tentare alcune proposte concrete per dimostrare che non vogliamo rima- nere impassibili o estranei.

157 ASCC, Consiglio Comunale 1985, Resoconto stenografico della seduta del 4-5

marzo 1985, Dichiarazione programmatica del Sindac o Luciano Manzi e della Giunta municipale.

Su quella criticità era evidente che le soluzioni dovessero prima di tutto

Nel documento Un modello di città attraverso la crisi (pagine 52-54)

Documenti correlati