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L’offerta di welfare bilaterale territoriale: cosa, dove e per chi Dopo aver descritto i criteri seguiti per la mappatura, nelle pagine seguenti

5 Federico Razetti e Francesca Tomatis 1

5.3 L’offerta di welfare bilaterale territoriale: cosa, dove e per chi Dopo aver descritto i criteri seguiti per la mappatura, nelle pagine seguenti

commentiamo i principali risultati emersi dall’analisi. Provando a rispondere alle domande evocate nell’Introduzione, quali sono le prestazioni più diffuse? Sono osservabili differenze rilevanti fra settori e fra territori? L’attenzione è rivolta, nella prima parte, agli interventi di assistenza sanitaria, nella seconda alle misure per il sostegno familiare; in entrambi i casi, come anticipato, si è scelto di adottare una duplice chiave comparativa: fra settori e fra

territori. Tale approccio consente così di evidenziare l’eventuale esistenza di modelli di

solidarietà distinti realizzati attraverso gli strumenti bilaterali17. 5.3.1 L’assistenza sanitaria

Come primo elemento di analisi, può essere utile considerare quanti Enti – fra quelli per cui è stato possibile reperire le informazioni necessarie – erogano almeno una prestazione sanitaria. Se nel complesso risulta attivo in questo campo poco più della metà dei casi analizzati (51,4%), sono tuttavia osservabili interessanti variazioni. Queste appaiono particolarmente marcate fra settori economici, con un evidente distacco dagli altri di quello edile, le cui Casse risultano tutte impegnate (100%) – in misura più o meno generosa – nell’offerta di assistenza sanitaria ai propri lavoratori. Un dato che non sorprende se si considera che le cosiddette “provvidenze” di assistenza sanitaria rappresentano una componente storicamente consolidata delle prestazioni garantite dalle Casse, anche in conseguenza dell’assenza di un Fondo bilaterale nazionale a copertura delle spese sanitarie sostenute dai lavoratori del settore. Molto meno netta appare invece la variazione rilevata fra gli altri settori economici presi in esame, in cui le quote di Enti che offrono assistenza sanitaria sono inferiori a un terzo del totale (cfr. figura 5.2).

A ciò si aggiunga che l’edilizia si distingue non solo per la proporzione di Enti che offrono assistenza sanitaria, ma anche per l’estensione della gamma messa a punto dalle Casse (cfr. tabella 5.1). Se si restringe l’analisi ai soli organismi che offrono assistenza sanitaria (due terzi

17 Per l’analisi delle prestazioni, l’impossibilità di reperire informazioni sufficientemente attendibili su di esse ha portato ad escludere completamente, in sede di analisi, 30 casi, pari al 7,5% del campione. I casi esclusi risultano così distribuiti: 9,8% nell’agricoltura e 12,4% nel Terziario, Distribuzione e Servizi; 3,5% al Nord, 18,6% al Centro (per la Toscana, cfr. box 5.1); 6,4% nel Mezzogiorno.

Figura 5.2 – Ebt che offrono una o più prestazioni sanitarie, per settore

Tabella 5.1 – L’estensione della gamma di prestazioni sanitarie, per settore.

Media Minimo Massimo Coefficiente

di variazione N

Edilizia 4,8 1 8 34,1 115

Agricoltura 2,4 1 6 70,5 18

Artigianato 3,0 1 5 62,4 5

Terziario, Turismo e Servizi 2,1 1 6 70,5 36

Totale 3,9 1 8 51,3 174

Nota: i valori sono riferiti agli Ebt che offrono almeno una prestazione.

dei quali si concentrano proprio nell’edilizia) e si guarda al numero medio di interventi forniti, si notano infatti – fra le Casse edili – valori molto superiori (4,8) rispetto a quelli registrati in tutti gli altri settori. Come segnalato dai valori del coefficiente di variazione18, il numero di interventi in edilizia appare inoltre caratterizzato da una variabilità inferiore a quella riscontrata negli altri contesti. Tutto ciò sembra confermare che questo sistema bilaterale sia relativamente compatto e coordinato, grazie anche all’azione esercitata da tempo a livello nazionale attraverso la Cnce (Commissione nazionale paritetica per le Casse Edili), come ricostruito nelle pagine precedenti.

Differenze interessanti si osservano anche fra le tre macro-aree territoriali, con il Centro e il Nord che – prevedendo offerta sanitaria rispettivamente nel 52,4% e nel 63,8% dei casi – risultano relativamente più attivi in questo campo rispetto al Sud, dove a offrire almeno una prestazione sanitaria è solo il 43,5% del campione19. Se si restringe di nuovo l’analisi sui soli Enti che prevedono almeno un intervento sanitario, le variazioni fra territori in termini

18 Dato dal rapporto, espresso in percentuale, fra deviazione standard e media.

19 Le differenze fra Nord e Centro, da un lato, e Sud e Isole, dall’altro, restano statisticamente significative anche controllando per i settori economici di appartenenza. Per una rappresentazione delle differenze territoriali nell’attivazione di misure sanitarie si rinvia all’infografica proposta a chiusura del capitolo.

26,5% 27,3% 31,1% 100,0% 51,4% Agricoltura Artigianato Terziario, Turismo e Servizi Edilizia Tutti i settori

di estensione della gamma di prestazioni appaiono invece minime e prive di significatività statistica. In altre parole, se al Sud è meno frequente che gli Ebt prevedano misure di assistenza sanitaria, è anche vero che quando lo fanno l’estensione della gamma offerta non si discosta da quella osservata nelle altre aree del Paese.

Prendiamo ora in considerazione quali sono le prestazioni di assistenza sanitaria più diffuse, come si distribuiscono fra settori e territori, e in quale rapporto si collocano rispetto a quelle erogate dal Servizio sanitario nazionale e alle rispettive cornici bilaterali nazionali. Si può in primo luogo guardare alla frequenza delle singole misure di sanità integrativa. Come emerge chiaramente dalla figura 5.3, quelle che ricorrono maggiormente sono i rimborsi per le spese sostenute dai lavoratori per l’acquisto di sussidi protesici – oculistici, acustici e ortopedici – e per gli interventi odontoiatrici (cure e protesi). Come noto, si tratta nel complesso di prestazioni che – alla luce dell’offerta garantita dal Ssn – possono essere qualificate come integrative e/o complementari rispetto a un sistema sanitario pubblico, quello italiano, che presenta storiche lacune in queste aree di assistenza (Rbm-Censis 2012). Fra le prestazioni meno ricorrenti si ritrovano invece interventi almeno in parte di tipo sostitutivo (o duplicativo), come visite specialistiche, rimborsi per esami e diagnostica, contributi in caso di grandi interventi e indennità di ricovero.

Figura 5.3 – La frequenza delle singole prestazioni sanitarie, distribuzione per settore.

A questo punto, resta ancora da verificare come l’offerta sanitaria degli Enti bilaterali territoriali interagisca con quella assicurata dai Fondi categoriali nazionali: quali tipi di “incastro” si realizzano fra le prestazioni erogate ai due livelli? Per rispondere a tale domanda, può essere utile individuare – sul piano teorico – quattro possibili configurazioni, date dall’incrocio fra offerta territoriale e offerta nazionale. La prima configurazione – che abbiamo definito assenza di sovrapposizione – si realizza se gli Ebt evitano di includere nella

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Fisioterapia/riabilitazione Grandi interventi e indennità di ricovero Diagnostica/esami Visite specialistiche Cure termali Protesi ortopediche Protesi acustiche Interventi odontoiatrici Protesi oculistiche

propria offerta sanitaria sussidi già compresi nel “pacchetto” nazionale. Al contrario, il secondo possibile “incastro” – la sovrapposizione – si verifica quando la medesima forma di assistenza è prevista da entrambi i livelli territoriali. Si assiste invece a una vera e propria forma di integrazione da parte degli Enti territoriali rispetto ai Fondi nazionali nel momento in cui gli Enti provinciali e regionali includono misure sanitarie non previste dal Fondo nazionale, estendendo così i bisogni coperti. Infine, si determina assenza di integrazione quando, in mancanza di una copertura da parte del Fondo nazionale, neppure gli Ebt si attivano per assicurare la prestazione in questione ai propri iscritti.

Attraverso l’adozione di tale schema (cfr. figura 5.4), considerando solo gli Enti che offrono almeno una prestazione sanitaria ed escludendo l’edilizia (per l’assenza di un vero e proprio Fondo nazionale), si osserva, in generale, che le prestazioni prese in esame si concentrano nella prima configurazione, determinando quindi assenza di sovrapposizione, a conferma che gli Ebt operano tendenzialmente in linea con le direttive definite negli ultimi anni dal livello superiore, evitando di duplicare l’offerta dei Fondi nazionali e di disperdere in tal modo le risorse a propria disposizione. Per altre due prestazioni si registrano invece situazioni opposte. Da un lato, si trovano le protesi acustiche, che risultano poco coperte tanto dai Fondi nazionali quanto dagli Enti territoriali, collocandosi così nel quadrante denominato assenza di integrazione. Dall’altro, le protesi oculistiche, che rappresentano invece un esempio di incastro prevalentemente virtuoso – vero e proprio caso di integrazione – in cui cioè l’offerta locale (quando presente) colma positivamente una carenza del livello nazionale. Nel complesso, l’analisi suggerisce dunque che se il rischio di sovrapposizione appare assente o comunque del tutto limitato, i casi positivi di integrazione territoriale dell’integrazione nazionale risultano, ad oggi, quantitativamente marginali e tendenzialmente limitati a un’unica prestazione.

Figura 5.4 – Welfare sanitario bilaterale: 4 “incastri” fra dimensione territoriale e dimensione nazionale.

Offerta sanitaria Ebt

No Of fe rt a sa ni ta ria Fo nd i bi lat er ali na zio na li 1. Assenza di sovrapposizione Protesi ortopediche Interventi odontoiatrici Visite specialistiche Diagnostica 2. Sovrapposizione No 4. Assenza di integrazione Protesi acustiche 3. Integrazione Protesi oculistiche

Nota: la collocazione nei quadranti delle singole prestazioni ne rispecchia la frequenza relativa. L’edilizia è stata esclusa dall’analisi. Non sono state considerate le due prestazioni meno frequenti (grandi interventi e indennità di ricovero e fisioterapia/riabilitazione).

Come ultimo elemento di analisi, si consideri che quando gli Enti si attivano per mettere a punto sussidi sanitari, essi ne prevedono – nella quasi totalità dei casi (98,3%) – l’estensione ai familiari del lavoratore, garantendo loro l’accesso ad almeno una delle prestazioni incluse nel pacchetto, supplendo in tal modo alla mancata copertura dei familiari da parte di alcuni Fondi nazionali. In questo caso, variazioni fra settori e fra aree geografiche appaiono inesistenti: in altre parole, quando l’offerta sanitaria è attivata, essa viene estesa, almeno in forma minima, anche ai membri del nucleo familiare20.

5.3.2 Le misure per la famiglia

Come era plausibile attendersi, in assenza di grandi Fondi categoriali per il sostegno alla famiglia, il numero di Ebt che offrono almeno una di queste misure è in media sensibilmente più alto di quelli che intervengono in campo sanitario: complessivamente, si tratta infatti di circa il 75% degli Enti analizzati21 (cfr. figura 5.5).

Figura 5.5 – Ebt attivi nell'offerta di prestazioni a sostegno della famiglia, per settore.

Probabilmente proprio per l’assenza di una cornice bilaterale nazionale di riferimento, si osserva inoltre una maggiore diversificazione, che si manifesta non solo dal punto di vista settoriale e territoriale, ma anche in termini quantitativi e qualitativi. In questa prospettiva, l’appartenenza degli Enti a settori diversi non aiuta a spiegarne l’attivazione o mancata attivazione, almeno in forma minima (ovvero con una prestazione), dato che – come illustrato nella figura 5.5 – prevalgono sempre gli organismi che offrono misure per la famiglia. La variabile settoriale assume interesse nel momento in cui si valuta l’eterogeneità nell’ampiezza media della gamma di bisogni coperti, che, come riportato nella tabella 5.2, oscilla dal valore minimo riscontrato nell’agricoltura (1,7) al valore medio più alto del

20 Il 100% nel settore edile e nel comparto artigiano, il 94,4% in agricoltura e nel terziario, distribuzione e servizi; 96,5% del Nord, contro il 100% di Centro e Mezzogiorno. Si può inoltre menzionare l’esistenza di ulteriori 5 casi caratterizzati da un’offerta sanitaria dedicata esclusivamente ai familiari del lavoratore.

21 Se si includono anche altre prestazioni oltre a quelle selezionate per questa analisi (come, ad esempio, gli assegni funerari, gli aiuti per l’acquisto della prima casa o i sussidi per gli abbonamenti ai mezzi pubblici), la percentuale di Ebt attivi in questo campo sale all’80,1% dei casi.

58,5% 61,6% 91,3% 100,0% 75,2% Agricoltura Terziario, Turismo e Servizi Artigianato Edilizia Tutti i settori

terziario, turismo e servizi (3,1), settori che si segnalano dunque per una specifica attenzione ai temi familiari; la differenza nell’estensione della gamma riscontrata nel terziario, turismo e servizi – rispetto agli altri settori (con l’eccezione dell’artigianato) – si conferma statisticamente significativa anche controllando per le diverse macro-aree geografiche di appartenenza, segnalando dunque la specificità del settore, elemento su cui avremo modo di ritornare nelle pagine seguenti.

Tabella 5.2 – L’estensione della gamma di prestazioni a sostegno della famiglia, per settore.

Media Minimo Massimo di variazione Coefficiente N

Edilizia 2,5 1 6 45 126

Agricoltura 1,7 1 4 50,5 47

Artigianato 2,5 1 4 49,4 20

Terziario, Turismo e Servizi 3,1 1 6 44 99

Totale 2,6 1 6 292

Nota: i valori sono riferiti agli Ebt che offrono almeno una prestazione.

Se si rivolge poi l’attenzione alle tre macro-aree territoriali del Paese emerge, ancor più chiaramente di quanto osservato per l’assistenza sanitaria, un maggiore attivismo nel sostegno alla famiglia da parte degli Enti collocati nelle regioni del Nord e del Centro Italia (che si attivano in più di 4 casi su 5), a fronte di quelli presenti nel Meridione che invece predispongono un’offerta in questo campo solo in meno di 2 casi su 3 (cfr. l’infografica in chiusura di questo capitolo).

Ma quali sono – fra quelle considerate per questa analisi – le misure più diffuse per il sostegno alla famiglia? E come si differenziano fra i settori e fra le aree geografiche?

La figura 5.6 illustra la frequenza delle singole prestazioni: essa restituisce chiaramente, da un lato, il fatto che le varie forme di sostegno al diritto allo studio dei figli costituiscono l’intervento più comune in tutti i settori, con l’eccezione dell’agricoltura, dove invece prevalgono le integrazioni salariali in caso di maternità; dall’altro, il fatto che le altre misure si distribuiscono invece in modo piuttosto eterogeneo fra i diversi settori economici.

Come detto, gli interventi in campo familiare possono rispondere a esigenze diverse, da quelle più specificamente rivolte al sostegno del reddito del nucleo a quelle maggiormente orientate alla facilitazione della conciliazione fra i carichi di cura e di lavoro. Estremizzando, da un punto di vista analitico si potrebbe immaginare che – fra le misure analizzate – le più coerenti con il primo obiettivo siano i contributi per il diritto allo studio dei figli, i bonus bebè e i “premi matrimoniali”; e che con il secondo obiettivo appaiano invece più affini i contributi per l’assistenza a familiari non autosufficienti, il rimborso di parte delle spese sostenute per la frequenza dei figli di asili nido e/o scuole dell’infanzia, il sostegno per le iscrizioni ai campi estivi e per il sostegno a maternità obbligatoria e facoltativa. Raggruppando in tal modo le prestazioni e osservandone la rispettiva frequenza nei vari settori, risulta possibile delineare approcci diversi al tema del sostegno familiare.

Figura 5.6 – La frequenza delle singole prestazioni di sostegno alla famiglia, distribuzione per settore.

Figura 5.7 – Welfare familiare bilaterale: 4 possibili configurazioni – distribuzione settoriale.

Nota: per collocare i diversi sistemi bilaterali territoriali si è considerata la somma delle frequenze delle prestazioni raggruppate nei due insiemi (sostegno al reddito e conciliazione) fra gli Ebt che offrono almeno una prestazione. A fini comparativi, le rispettive frequenze sono state riproporzionate su una scala comune.

Come illustrato nella figura 5.7, incrociando l’enfasi posta dagli Ebt sul tema del sostegno al reddito e/o della conciliazione si individuano quattro quadranti, determinati dal peso delle prestazioni volte al perseguimento dell’uno o dell’altro obiettivo. Come si collocano in questo schema gli Ebt che offrono almeno una prestazione di welfare familiare? Quali mix tendono ad adottare?

In generale, il posizionamento dei diversi sistemi bilaterali settoriali lungo i due assi dello schema suggerisce effettivamente l’esistenza di approcci diversi nella tematizzazione della “questione famiglia”. Innanzitutto, risulta interessante la contrapposizione fra gli interventi

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Contributo maternità Contributo campi estivi Bonus matrimonio Contributo asilo/scuola dell'infanzia Bonus bébé Contributo cura non autosufficienti Contributo per lo studio

Terziario, Turismo e Servizi Artigianato Agricoltura Edilizia

- Co nci liaz io ne vi ta -lav or o +

adottati nel settore edile e le misure più ricorrentemente congeniate dagli Enti del terziario,

del turismo e dei servizi. Da un lato, le Casse edili appaiono infatti maggiormente concentrate

nel sostegno allo studio, alla natalità e al matrimonio, e nell’agevolazione all’accesso alle colonie da parte dei figli degli operai (collocandosi così nel quadrante in basso a destra); dall’altro, invece, gli Enti del terziario, del turismo e dei servizi risultano più attivi sul fronte delle facilitazioni per gli asili nido e scuole dell’infanzia e del sostegno alla cura di familiari non autosufficienti (posizionandosi nel quadrante in alto a sinistra). In altre parole, nel settore delle costruzioni sembra emergere l’adozione di una logica tradizionale, che tende a interpretare le misure per la famiglia prevalentemente come una forma di sostegno al reddito

familiare: gli interventi messi a punto appaiono concepiti per rispondere ai bisogni di una

forza lavoro in prevalenza maschile, in un contesto istituzionale bilaterale particolarmente consolidato, che affonda le proprie radici nei primi decenni del ‘900. Al contrario, nei settori del terziario, del turismo e dei servizi sembra prevalere una logica che tende a interpretare le misure per la famiglia come strumenti volti a dare risposta alle esigenze di conciliazione di una forza lavoro con forte presenza femminile, nel quadro di un sistema bilaterale relativamente giovane, sviluppatosi negli ultimi 25-30 anni. Il posizionamento dell’agricoltura nel quadrante in basso a sinistra restituisce invece il relativo sottosviluppo delle misure di “welfare familiare” all’interno di questo settore in cui, come messo in luce da altri studi, ancora oggi – nonostante le trasformazioni in corso, richiamate nel primo paragrafo – prevalgono “forme di piccola mutualità” (Cimaglia e Aurilio 2011), che solo in pochi casi hanno incluso prestazioni diverse dalle integrazioni salariali in caso di malattia e infortunio. Interessante, infine, risulta la posizione in cui si colloca l’artigianato, la cui offerta di welfare familiare – nel complesso ancora modesta – appare caratterizzata da un sostanziale equilibrio fra le due dimensioni considerate, con una certa propensione al tema della conciliazione: è ragionevole immaginare che ciò sia almeno in parte dovuto alla natura intersettoriale di un comparto produttivo particolarmente variegato, che al proprio interno include figure professionali e occupazioni molto diverse.

Queste riflessioni si sono concentrate sulle differenze fra settori senza considerare la dimensione territoriale. Disaggregando la collocazione degli Ebt di settore per area geografica (Nord, Centro e Sud; cfr. figura 5.8), si nota inoltre una frattura fra Nord e Sud (con il Centro in una collocazione più incerta) che sembra replicare quella fra edilizia e terziario.

Il quadrante in basso a destra risulta infatti ora occupato dalle sole Casse edili del Centro e Sud Italia, mentre quello in alto a sinistra dagli Ebt di terziario, turismo e servizi di Nord e Centro, insieme agli Enti dell’artigianato delle regioni settentrionali. Nel complesso, mentre nel Mezzogiorno l’enfasi sul sostegno al reddito sembra prevalere sulla facilitazione della conciliazione, al Nord si tende a registrare la situazione opposta o, comunque, un mix più bilanciato fra le due componenti.

Infine, per valutare la variazione nella generosità delle misure messe in campo dai vari Ebt, oltre a esaminare l’estensione numerica della gamma degli interventi proposti, per alcune singole prestazioni (sussidio per assistenza a familiari non autosufficienti, rimborso delle per l’asilo nido o la scuola dell’infanzia, bonus bebè e premio matrimoniale) si è preso in considerazione anche il valore dell’importo previsto per ciascuna di esse.

Figura 5.8 – Welfare familiare bilaterale: 4 possibili configurazioni – distribuzione settoriale e territoriale.

N = Nord; C = Centro; S = Sud

Nota: vedi figura 5.7.

Come riassunto nella tabella 5.3, se si integra il dato relativo alla frequenza delle misure, discusso poco sopra, con quello relativo alla loro generosità, si nota – in generale – che gli interventi non solo sono più frequenti, ma sono anche più generosi nell’edilizia che negli altri settori, e nelle regioni settentrionali che in quelle meridionali, che, peraltro, sono notoriamente caratterizzate da costi della vita inferiori22. Allo stesso modo, il “bonus bebè” ricorre con maggiore frequenza nel Centro e nel Sud del Paese, anche se con un importo inferiore nelle regioni meridionali che in quelle centrali e settentrionali; per quanto riguarda i settori, il più generoso è in questo caso l’artigianato, mentre quello che interviene più frequentemente con questa misura è l’agricoltura. Come già osservato nelle pagine precedenti, il contributo per asili e/o scuole dell’infanzia si rinviene maggiormente fra gli Enti del terziario, ma, di nuovo, risulta di importo mediamente maggiore nell’edilizia, dove, tuttavia, sono appena 8 delle 127 Casse Edili mappate a prevedere un contributo di questo tipo23; anche in questo caso le regioni del Nord si segnalano come l’area in cui la misura, oltre a essere più comune, è anche più generosa. Il maggior ricorso ai bonus bebè nel Meridione e ai contributi per l’asilo nido nel Settentrione sembra riflettere l’esistenza di condizioni socio-economiche e occupazionali diversificate, come tali capaci di esercitare pressioni funzionali di diversa intensità nelle due aree del Paese. Come rilevato dall’Istat (2017), i dati a disposizione mostrano che se l’occupazione femminile si attesta nelle regioni settentrionali al 58,2% e al 54,4% in quelle del Centro, nel Mezzogiorno riesce a trovare lavoro poco meno di una donna su tre (31,7%), senza contare che – guardando ai tassi di inattività – risulta evidente come il Mezzogiorno si caratterizzi per la presenza di un’elevata

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