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ASTOLFO Deh, ti arrendi, Oliva amata,

e ad un tenero amatore che ti giura eterno amore, non mostrarti tanto ingrata.

100

OLIVA Taci, indegno, in me rispetta

quell’onor che non comprendi o dal Ciel fra poco attendi sul tuo capo la vendetta.

101

Finché vivi in questo stato senza aver timor d’Iddio schiavo siei del demon rio e se muori vai dannato.

102

ASTOLFO Quale ardir! Son stanco omai.

Se con te la prece è vana, donna altera e disumana,

l’odio mio paventerai. Gli strappa il fanciullo,

lo getta in terra e parte.

103

OLIVA Ah, ti arresta, eterno Iddio! Correndo al fanciullo.

Già il fanciul privo è di vita. Che far deggio, chi mi aita nell’orrendo stato mio?

104 Infelice, tu siei morto! Che dirò, me sventurata, quando al padre sarà data tal novella di sconforto?

105

Furibondo a questa volta con la sposa il re s’avanza. Dio, mi assisti o la costanza m’abbandona questa volta!

Re, regina, Astolfo, guardie e detti.

106

RE Dunque è ver, gran Dio, che miro!

Infelice figlio mio, tu siei morto, ove son io? Che mi avvien? Sogno o deliro?

107

REGINA Empia donna, in simil guisa

ricompensi il nostro affetto? Ah, da te, figlio diletto, io per sempre son divisa!

108

RE Questa, dunque, è la mercede

che ci rendi, o scellerata?

Quest’adunque, o donna ingrata, ci serbavi iniqua fede?

109

OLIVA Ah, mio re, sono innocente!

Sì, lo sono e al Ciel lo giuro!

RE Taci, indegna, e di spergiuro

non gravarti impunemente.

110

REGINA No, non han le fiere ircane

come te barbaro il core, più di te sentono amore, son di te più dolci e umane.

111

OLIVA Io non merto il vostro sdegno:

non son rea, ma sventurata empiamente calunniata dalle insidie di un indegno.

112

Sì, lo giuro in faccia a Dio questo cor...

RE Ti accheta, è vano!

OLIVA Deh, mi ascolta, o mio sovrano!

RE Non ha freno il furor mio.

113

Nel più folto di una selva questa indegna trascinate, ivi poi l’abbandonate,

pasto infame a qualche belva.

114

OLIVA Un solo istante, mi odi ancora?

RE Invan lo chiedi.

OLIVA Pria morir ti voglio ai piedi.

RE Mi si tolga omai davante. Al cenno del re le

guardie la trascinano via.

115

Empia donna, al tuo reato sia conformeancor la pena ed il tuo fral da qualche iena venga infranto e lacerato.

116

Vieni, o sposa, il nostro affanno a sfogar corriamo insieme e a sfidar le prove estreme

del destin crudo e tiranno. Partono.

117

ASTOLFO Ah, che feci! oh me dolente!

E fia ver che questo cuore, per un empio e folle amore, perir lasci un’innocente?

118

No, non fia! Dal re si vada, si confessi il mio delitto: perirò, se in Cielo è scritto,

ma tranquillo almen si cada. Parte.

SCENA VIII

Oliva, indi l’Angelo, poscia il fattore

119

OLIVA Sommo Iddio, che d’Isdraello

liberasti il condottiere e campasti dalle fiere il profeta Daniello,

120

dona a me forza e valore, ond’io soffra rassegnata ogni pena che mandata a me venga per tuo amore.

121 E tu, madre di fortezza, mi soccorri nel periglio e scongiura il divin figlio

per l’eterna mia salvezza. Uno splendore illumina

Angiolo con le mani in un’urna.

122

Ma qual luce d’improvviso scintillò? stelle, che fia?

ANGIOLO Non turbarti, Oliva mia:

nunzio son del Paradiso. Oliva si prostra.

123

Delle sfere il gran motore dall’Empireo a te m’invia onde noto appien ti sia qual ti porta immenso amore.

124

Per mia bocca Egli ti dice che i tuoi preghi non fûr vani: in quest’urna le tue mani Ei ti manda.

OLIVA Oh me felice!

125

ANGIOLO Le riprendi. Oliva pone le braccia

OLIVA Oh qual portento! nell’urna e tornano le

ANGIOLO Così premia il sommo bene mani.

chi per lui tormenti e pene sa soffrir con cuor contento.

126

OLIVA Già disposta e rassegnata

a soffrir tutto son io.

ANGIOLO Te non vuol lasciare Iddio

qui nel bosco abbandonata.

127 Parti tosto e troverai poco lungi un monastero: mira, Oliva, ecco il sentiero.

Va’, che accolta ivi sarai. Parte a volo.

128

OLIVA Con quai voci e con quai modi,

mio benefico Signore, io potrò di tanto amore dare a te condegne lodi?

129

FATTORE Per far breve il mio cammino,

traversata ho questa selva: non vorrei che qualche belva mi facesse un bel festino.

130

Ma che miro, una donzella! Perché mai così soletta? Sembra molto giovinetta e di più leggiadra e bella.

131

Vo’ tentar la mia fortuna! Signorina...

OLIVA, sorpresa Oh Ciel, chi siei?

FATTORE Parmi un uomo e giurerei

di esser nato a buona luna.

132

OLIVA Oh, buon vecchio, il Ciel ti manda!

Deh, mi adduci al monastero?

FATTORE Volentier, questo è il sentiero

che conduce a quella banda.

133 Pria però vorrei spiegarti un affar che assai mi preme, poi la via faremo insieme.

OLIVA Sii sollecito a spiegarti.

134

FATTORE Io per te sento nel cuore

una certa sinfonia

che spiegar non so che sia,

ma direi che fosse amore. Oliva sorprende.

135

Sì, mia cara, il tuo sembiante mi ha strappato il cor dal petto, e benché sia un po’ vecchietto, sento già che sono amante.

136

Via, pronunzia se a te piace, bella ninfa, il mio destino; apri alfin quel bel bocchino, mi dichiara guerra o pace.

137

OLIVA Vecchio iniquo, e non paventi

che ti fulmini l’Eterno e ti piombi nell’averno

pronunziando tali accenti? Il fattore vorrebbe

parlare.

138

Non più, taci, t’allontana, rio fellon, dagli occhi miei,

che di un mostro qual tu siei è la vista troppo strana.

139

FATTORE Insensata, al voler mio

se resisti...

OLIVA Vecchio indegno,

non ti temo, dal tuo sdegno mi difendeil sommo Iddio.

140

Sì, quel Dio che impunemente d’oltraggiar tu non paventi, che difende gl’innocenti e punisce il delinquente.

141 Ei saprà condurmi illesa entro il chiostro desiato; non pavento avverso il fato

quand’Ei veglia in mia difesa. Parte.

142

FATTORE Io non vo’ dentro al convento

una donna tanto altera; studierò qualche maniera di tentarle un tradimento.

SCENA IX

Sala del Convento. Oliva, abbadessa, alcune suore, poi il fattore.

143

SUORE, insieme Vieni pur, sorella amata,

vieni in nostra compagnia, e lodata ognor Maria sia, che ti ha fra noi guidata.

144

ABBADESSA Qui ti arresta un sol momento

quant’è d’uopo a preparare; volo tosto onde fissare tua dimora nel convento.

145

OLIVA Quanto al Ciel, dilette ancelle,

quanto grata a voi son io!

SUORE, insieme Non temer, servendo a Dio

qui vivrem come sorelle. Partono, da una parte;

entra il fattore dall’altra il quale s’arresta vedendo Oliva. Essa dopo essersi levata una piccola tasca dal collo, che posa sopra

un tavolino, s’inginocchia sul davanti della scena; in questo tempo il fattore pone nella tasca d’Oliva alcuni denari e dice:

146

FATTORE Or vedrem se dal mio sdegno,

donna altera, fuggirai e di qui partir dovrai,

se non falla il mio disegno. Parte.

147

OLIVA Di favor sì segnalato,

buon Gesù, grazie ti rendo che in un modo sì stupendo mi hai fin qui salva guidato.

148

E a te pur, madre d’amore, che una figlia sventurata hai dai rischi preservata, grazie rende questo core.

SCENA X

Abbadessa e detta, poi il fattore indi le suore.

149

ABBADESSA Figlia, vieni, tutto è pronto;

non s’indugi un solo istante. In atto di partire.

FATTORE Madre, vengo a te davante

per saper se torna il conto.

150

OLIVA, da sé con sorpresa Ciel, che veggio!

ABBADESSA Ben venuto.

Il denar forse portasti?

FATTORE Madre, sì, lo riscontrasti?

ABBADESSA No, finor non l’ho veduto.

151

FATTORE, fingendo sorpresa Ecco, qua non vi è più niente!

ABBADESSA, al fattore Cosa fu?

FATTORE L’ho pur portato.

ABBADESSA Dunque?

FATTORE Ah, alcun l’avrà rubato.

fingendo dolore Oh me misero e dolente!

152 Per pietà, madre priora, chiami qui tutto il convento; non tardate un sol momento, troppo il caso mi addolora.

153

ABBADESSA Suore, suore, qui correte!

SUORE, insieme Cosa fu?

OLIVA Che cosa è stato?

FATTORE Zitte, zitte: ho ritrovato

tutte quante le monete.

154

ABBADESSA Dove? Parla!

OLIVA Io non comprendo.

FATTORE Eh, lo credo, poverina!

Di chi è questa borsina? Con ironia mostra la

OLIVA Mia. borsa del denaro.

FATTORE L’udiste?

ABBADESSA Or tutto intendo.

155

FATTORE Sì, la donna delinquente

che carpito ha le monete

è costei che qui vedete. Accennando Oliva.

OLIVA Non è ver, sono innocente!

156

FATTORE Non è ver, qui la lasciai

quando sola rimanesti nella borsa il nascondesti e negarlo ancor potrai?

157

OLIVA Mostro iniquo, appien comprendo

il desio che nutri in petto; sfoga pure il tuo dispetto, rassegnata al fine attendo.

158

ABBADESSA Come ardisci, o sciagurata,

di negar l’empio attentato?

OLIVA Sì, quest’uomo scellerato

mi ha vilmente calunniata.

159

FATTORE Si punisca il tradimento,

cara mia madre priora,

o quest’empia in men d’un’ora voterà tutto il convento.

160

ABBADESSA Chi pensato avrebbe mai

che costei fosse capace d’un’azion cotanto audace: troppo saggia la stimai.

161 Care figlie, che vi pare di cotesta sciagurata?

SUORE, insieme Entro un’arca va serrata

e di poi si getti in mare.

162

OLIVA Dio pietoso!

ABBADESSA Sia tua cura

ch’essa in sen del flutto irato, per punir l’empio attentato, abbia morte e sepoltura.

163

OLIVA Deh, pietade almen vi prenda

delle mie sventure amare.

ABBADESSA Taci indegna!

FATTORE Al mare, al mare!

Terminiam questa faccenda. Il fattore trascina Oliva da una parte e le suore sortono dall’altra

SCENA XI

Spiaggia di mare. Un mercante.

164

MERCANTE Son più dì che sto aspettando

che il compagno mio dall’onde approdasse a queste sponde; giungerà, ma Dio sa quando.

165

Salir vo’ per un momento quello scoglio ed osservare se discerno approssimare il bramato bastimento.

Sale sopra una rupe, in questo mentre il cielo si va gradatamente oscurando, che prepara una gran tempesta. Il mare principia ad insovversare e nel tempo della strofa che segue, si vede in lontano una nave sbattuta qua e là dai flutti ed in

pericolo di affondare. Tuoni, lampi e pioggia dirotta.

166

Lode al Ciel, la nave è quella non m’inganno; ma che vedo? Si prepara, a quel ch’io credo,

una orribile procella. Discende dalla rupe in

fretta.

167

Che farò, possente Iddio? Tuona il ciel, minaccia il vento tutto è orror, tutto è spavento...

168 Vergin santa!

VOCI INTERNE Al mar corriamo!

Non tardiam!

MERCANTE Correte, amici:

per salvar quegli infelici ogni mezzo procuriamo.

Marinari e pescatori con funi

169 Sì, la barca disciogliete, entro in quella vi gettate: se quei miseri salvate,

guiderdon da me ne avrete. Marinari eseguiscono.

170

Bravi, avanti, ardir, costanza, raddoppiate il vostro zelo; e tu, Vergine del Cielo, compi appien la mia speranza.

171

Giunti son, pietoso Iddio; deh, gli adduci a salvamento! Tu che puoi, rendi contento del mio cor l’alto desio.

ATTO III

SCENA I

Reggia di Castiglia con trono. Roberto e Sinibaldo

172

SINIBALDO Sire, attendi una novella

che ti vengo a raccontare: fu trovata in seno al mare una giovin molto bella.

173

ROBERTO E da chi?

SINIBALDO Da due mercanti,

e a te voglion farne il dono.

ROBERTO Ove stan?

SINIBALDO Quivi lor sono.

ROBERTO Via, gli adduci a me davanti. Sinibaldo parte.

174

Ei potrebbe in me alleviare l’incessante aspro dolore.

SCENA II

Sinibaldo, due mercanti e Oliva in mezzo.

MERCANTE Questa, or mira, almo signore,

che ti venghiamo a presentare.

175

Ella in mare abbiam trovata fra gli scogli e le procelle colle nostre navicelle dentro un’urna ben serrata.

176

ROBERTO Oh stupore! oh meraviglia!

Come mai siei tu campata?

OLIVA La regina immacolata

lo saprà, re di Castiglia.

177

ROBERTO Vi ringrazio; e tu, mio servo,

dalla madre mia codesta ne conduci, e di’ che questa

è benigna, come osservo. Parte un servo, Oliva e

due mercanti.

SCENA III

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