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Qual è il suo ruolo come operatore e quali i suoi compiti rispetto alle pene alternative e in particolare per quanto riguarda il lavoro di utilità pubblica?

FONTI: Bibliografia

1. Qual è il suo ruolo come operatore e quali i suoi compiti rispetto alle pene alternative e in particolare per quanto riguarda il lavoro di utilità pubblica?

Il ruolo dell'operatore in un contesto giudiziario, nello specifico per quanto riguarda le pene alternative, è particolare per diversi aspetti.

In primis ci sono le particolarità valide anche per altre attività dove è presente un operatore sociale, ossia il sostegno, l'accompagnamento, la relazione, l'aspetto educativo la possibile

presa a carico.

In secondo luogo, e qui è la particolarità, c'è la questione del controllo, ossia che le condizioni del lavoro vengano soddisfatte vi è la necessità del dover mettere dei limiti. Limiti che, se non vengono considerati da parte del condannato, possono portare a delle conseguenze anche spiacevoli, in particolare alla carcerazione.

Quest'ultimo aspetto spesso porta a delle difficoltà, proprio a causa del ruolo particolare, da parte dell'operatore nel dover considerare che il lavoro di utilità pubblica è da considerarsi fallito. D'altra parte, il condannato può far fatica ad accettare una presa di posizione da parte di chi, fino a quel momento era considerato un aiuto.

Per limitare tale situazione, sta all'operatore sociale spiegare in modo limpido i ruoli durante il primo colloquio e nei successivi contatti.

Quanto già detto, vale sia per i lavori di utilità pubblica (LUP), che per l'altra forma di esecuzione di pena alternativa, ossia la sorveglianza elettronica.

2. Quali sono le motivazioni che hanno portato al trasferimento delle pene alternative presso Ufficio dell’assistenza riabilitativa?

Fino al 2014 le pene alternative facevano parte dell'Ufficio incassi della Divisione della giustizia. Sistemazione ereditata dallo scioglimento della Sezione esecuzione pene e misure (che di occupava dell'esecuzione di ogni forma di pena, comprese le pene alternative).

Nel 2014 c'è stato un "Audit", ossia un rapporto sul funzionamento di determinati settori della Divisione della giustizia da parte di un consulente esterno. Da tale rapporto è emersa la necessità di procedere con il trasferimento delle pene alternative all'Ufficio di patronato. I motivi che hanno spinto a tale presa di posizione si possono riassumere nel fatto che il tipo di sostegno che si offre al condannato è similare a quanto fanno gli operatori del Patronato (che seguono i condannati durante l'esecuzione di pena in carcere e nell'inserimento successivo sul territorio).

Lavorando a stretto contatto si possono creare maggiori sinergie sulla collaborazione e sulle competenze specifiche e di conseguenza permette di poter essere maggiormente complementari nel sostegno all'utenza e inter scambiarsi in modo efficace esperienza e conoscenze. Il lavoro di utilità pubblica e la sorveglianza elettronica possono essere

buone alternative all'incarcerazione o a poter sperimentare (con il braccialetto elettronico) un'uscita graduale dal carcere. Sta all'operatore del patronato proporre tale possibilità al Giudice dei provvedimenti coercitivi, e lavorando "sotto lo stesso tetto" facilita le cose. Già in diversi Cantoni le pene alternative fanno parte dell'Ufficio di patronato, proprio per i motivi sopra elencati.

3. Parlando di pene alternative ed in particolare di lavoro di utilità pubblica, qual è la sua opinione rispetto a questa modalità di scontare una pena come alternativa al carcere?

Premettendo che non è tanto la forma di esecuzione di pena che riduce per forza la recidiva; si può tranquillamente affermare, senza essere smentiti, che le pene alternative hanno maggiori aspetti positivi in confronto alle controindicazioni. È importante sottolineare che non tutte le persone condannate possono svolgere un lavoro di utilità pubblica in quanto ci sono determinate condizioni da rispettare (durata pena, gravità della pena, difficoltà finanziarie, carattere e motivazione del condannato, ecc).

Il lavoro di utilità pubblica è interessante perché permette alla persona di poter scontare il debito con la giustizia in maniera consona alle proprie possibilità ed esigenze. Questo senza avere delle conseguenze particolarmente "devastanti" per la propria esistenza; in particolare penso alla perdita del posto di lavoro, degli affetti e delle relazioni sociali, all'eccessivo indebitamento in caso di difficoltà a pagare la pena pecuniaria o la multa ordinata. Inoltre bisogna tenere presente gli effetti nefasti di un'incarcerazione, intesi come le possibili dinamiche interne a un carcere e i relativi rischi. Chi beneficia di un LUP ha la possibilità di dare davvero un senso alla propria pena e all'errore commesso, cogliendo come un'opportunità la condanna che le è stata comminata. Chi riesce a fare ciò, e non è poco, ha, da una parte, maggiore possibilità di non ricadere rifacendo gli stessi errori e riducendo di fatto il rischio di recidiva; d'altro canto ha la possibilità di cogliere degli aspetti positivi che possono venir utili in futuro. Certo, non è evidente, ma possibile e se succede, ecco il vero merito di tale forma di esecuzione. Precedentemente parlavo di opportunità e nello specifico penso a cosa comporta per una persona senza un'attività occupazionale o con poche relazioni sociali, doversi trovare con un lavoro (anche se sotto forma di pena), dei rapporti personali, una nuova quotidianità e uno scopo per cui vivere la propria giornata. Una forma di inizio di un nuovo percorso personale.

Poi ci sono gli aspetti negativi, in particolare per alcune persone che non riescono a cogliere il senso dell'esecuzione di pena sotto tale forma e pertanto la pena viene vissuta con sufficienza, con conseguente fallimento o maggior rischio di recidiva. Ci sono inoltre delle persone che, a causa dei propri limiti e della propria storia personale, non riescono a svolgere con continuità un LUP.

4. Quali sono le principali difficoltà che riscontra nelle persone che arrivano