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Piermario Vescovo, nell’introduzione alle Commedie, spiega che il ruolo di Nievo all’interno del teatro ha avuto peso pressoché nullo. Di seguito verranno analizzati quattro dei sette testi teatrali che Ippolito ha scritto durante la sua breve vita: due drammi e due commedie. I primi, in particolar modo l’Emanuele, trattano temi più seri, poiché si dedicano ad “un’esplorazione dei generi in voga sulla scena coeva, che sembra condurre il Nievo ventenne verso i drammi sociali”75

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Di tutt’altro genere sono le due Commedie, presentano tematiche molto semplici, contemporanee al giovane autore: nella prima, Pindaro o Pulcinella, s’incontra l’aspirazione di un giovane poeta di aver successo, nella seconda, Le invasioni moderne, il topos del matrimonio, una lotta estrema alla conquista del miglior partito da sposare.

Nievo, anche se successivamente scriverà anche due tragedie, su cui non ci si potrà soffermare, non avrà mai successo in questo campo; probabilmente molti avevano altre aspettative da un autore con tali possibilità: “Da lui dovevamo aspettarci commedie di carattere e di costume, drammi di vita e d’anima: ed egli ci dà invece intrecci falsi in un falso ambiente, azioni sceniche tutte immaginarie, tutte remote dalla sua esperienza e dal suo medesimo concetto d’arte”76. “Anche fuori dai canoni romantico-risorgimentali, questa

72

Nievo, Il Barone di Nicastro, cit., p. 158.

73 Cappello, Invito alla lettura di Ippolito Nievo, cit., p. 35. 74

Ibidem.

75

Vescovo, Introduzione, in Nievo, Commedie, a cura di Piermario Vescovo, Venezia, Marsilio, 2004, p. 11.

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ipoteca di “giovanilità” traslata o metaforica, insieme al giudizio di “falsità”, ha alimentato il preconcetto di una scarsa maturazione in Nievo dello strumento teatrale, di un suo uso inappropriato”77

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2.7.1 Drammi Giovanili

Drammi giovanili78 comprende: l’Emanuele e Gli ultimi anni di Galileo Galilei. Il primo è composto nel 1852 ed ambientato nella Mantova dei moti del ’48; il protagonista Emanuele, un giovane ebreo ricco, aspira ad occupare un posto nella società, affermare i diritti degli ebri e combattere contro ogni discriminazione razziale. Sostiene che i tempi per gli ebrei siano cambiati, ma vi sono molte idee ancora retrograde, come nel caso del suo vecchio tutore Giosuè, che rappresenta l’ebreo conservatore e respinge qualsiasi prospettiva di cambiamento. Emanuele ribatte dicendo che “la libertà di pensiero e di coscienza è ormai una verità di fatto”79

, ma sa che lo scetticismo del suo tutore è fondato, per cui tenta di entrare nel mondo celando la sua identità, e solo quando si saranno accorti delle sue capacità e le avranno apprezzate rivelerà la sua identità. “Voglio prima esser conosciuto nel mondo ! voglio conquistare la sua stima ! quando sarà tempo non avrò nessuna difficoltà a dire ai miei simili – Guardate, colui che voi proclamaste buono, generoso, benefico.. colui è un Ebreo !”80

.

Attraverso Giosuè, Nievo rappresenta il rapporto che c’è ai sui tempi tra cristiani ed ebrei di Mantova. Inoltre in quel periodo gli ebrei possiedono i palazzi, le carrozze e i vestiti più belli, trattano in modo arrogante la servitù cristiana, possono frequentare caffè e teatri. Vi è una contrapposizione tra i vecchi e i giovani ebrei, di fatti Giosuè incarna il vecchio avaro ed Emanuele il giovane prodigo. Quest’ultimo è l’ebreo delle nuove generazioni, ha studiato a Gottinga, ed è proprio lui che si innamora di una giovane cristiana e la sposa. “Nievo chiede dunque agli ebrei di «sparpagliarsi», di «confondersi con gli altri», non di dissolversi. «Così non sarete più una tribù in antagonismo colla società, ma sì una frazione di questa»”81.

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Vescovo, Introduzione, in Nievo, Commedie, cit., p. 10.

78 Nievo, Drammi Giovanili, acura di Maurizio Bertolotti, Venezia, Marsilio, 2006. 79

Ivi, p. 13.

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Ivi, p. 105.

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Il secondo viene scritto nel 1854, nel quale vengono rappresentate le vicissitudini dello scienziato e la sua difesa contro le accuse del Sant’Uffizio, dal viaggio a Roma del 1630 fino all’epoca della relegazione ad Arcetri. Nievo verso il 1849 era nei dintorni dell’università di Pisa, tempio nazionale per il culto di Galileo. Sicuramente qui si è ispirato, ma il dramma non viene scritto solo per celebrare l’importanza dello scienziato per l’Italia, ma soprattutto per analizzare chi l’ha incolpato. Spicca nel dramma la sua forte avversione per l’aristocrazia di corte, che insieme al clero è la stessa che difende i pregiudizi contro gli ebrei. Infatti, il tema di fondo delle due opere teatrali è lo stesso; si tratta del conflitto tra “fautori del progresso della ragione, della libertà e della giustizia e le forze della intolleranza e della conservazione”82.

2.7.2 Commedie

Pindaro o Pulcinella e Le invasioni moderne sono state scritte tra il 1855 e il 1857. Solo la seconda è stata pubblicata in qualche rivista mentre lo scrittore era in vita; tuttavia non hanno mai raggiunto il successo sperato.

In una lingua semplice e scorrevole si incontrano due storie alquanto elementari: Pindaro o pulcinella narra i tentativi di un povero poeta di aver fortuna. Sullo sfondo inizialmente s’incontra la grande Milano, poi ci si sposta ai meravigliosi paesaggi del lago di Como. Valerio, il poeta, spera di ottenere il successo attraverso un matrimonio vantaggioso con Nina, nipote della Contessa Beata. Una lettera illuderà il poveruomo, poiché crede che la giovane sia follemente innamorata di lui, quando in realtà ama l’amico Amedeo. Valerio deve lasciare la villa per evitare l’umiliazione, ma prima di andarsene si riferisce alle persone che lo circondano così: “Come volete signora e signori !... Il poeta fra gli eroi diventa Pindaro, fra i burattini (accenna a tutti all’intorno) si fa Pulcinella !”83.

Questa conclusione allude al fatto che il poeta, in base al pubblico che lo circonda, muta modo di comportarsi; in tal caso non meritavano la sua presenza poiché avrebbe dovuto esser il loro burattino.

82

Ivi, p. 9.

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Le invasioni moderne ruotano attorno al topos del matrimonio; nonostante sia ambientato a Napoli molti dei personaggi non sono italiani anzi, il pretendente di Stella, nipote del Duca e della Duchessa di Palmarosa è inglese: Sir Giorgio Kesfill; invece la pretendente di Don Flaminio, unico erede dei Duchi, è Russa, figlia della principessa di Tarkoff.

Nessuno dei due matrimoni avverrà poiché, Stella e Don Flaminio, pur essendo cugini, si amano. La commedia è scorrevole e spiritosa, molti sono gli equivoci che si incontrano: a partire dalla pazzia di Syr Giorgio fino ad arrivare a svelare la vera identità della figlia della principessa. Le invasioni sono proprio date dalla presenza di stranieri in terra italiana; mentalità ed usanze differenti si dovrebbero unire in matrimonio. In conclusione l’unico matrimonio avverrà tra i due giovani cugini italiani. Il senso di patriottismo è molto marcato nella commedia: difatti si incontra “un Nievo polemico contro le mode d’oltralpe e apologeta della rinascita della tradizione nazionale”84

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