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Tra le opere di Ungaretti edite nel 2000 compaiono le Lettere a Giuseppe

3-Scritti dell’autore

3.1 Tra le opere di Ungaretti edite nel 2000 compaiono le Lettere a Giuseppe

Prezzolini, raccolta di missive scritte da Ungaretti tra il 1911 e il 1969 all‟amico

Giuseppe Prezzolini.

L‟edizione del 2000, curata da Maria Antonietta Terzoli e pubblicata a Roma dalle Edizioni di Storia e Letteratura, raccoglie per la prima volta in volume le 59 lettere di Ungaretti a Prezzolini, conservate, per la maggior parte, presso il Fondo Prezzolini della Biblioteca Cantonale di Lugano; due lettere sono conservate presso l‟Archivio Contemporaneo Vieusseux di Firenze (lett. 4 e lett. 14). Si tratta per lo più di testi inediti o solo parzialmente pubblicati (lett. 2, 5, 10, 21, 28, 29, 30, 41), se si escludono le lettere 1, 3, 4, 14, 17, 22, 33, 34, 42, 43, date alle stampe nel corso degli anni dallo stesso destinatario, da Luciano Rebay, da Giorgio Luti e da Domenico De Robertis. La Terzoli nella nota al testo sottolinea che la natura di questi documenti ha imposto alcune specifiche scelte editoriali. Si tratta di lettere scritte currenti calamo, spesso in zona di guerra, a volte addirittura in prima linea dal fronte. È dunque comprensibile che in tale situazione la natura di per sé polimorfa del documento epistolare trovi la concreta occasione di una disformità programmatica, testimone altresì di una condizione esistenziale precaria. Per questo la curatrice ha optato per una trascrizione molto conservativa e rispettosa anche delle oscillazioni grafiche, conservando forme improprie o decisamente scorrette, interessanti per conoscere la particolare competenza linguistica dell‟italiano da parte di Ungaretti nei primi anni trascorsi in Europa. Sono stati invece corretti errori dovuti a probabile svista, le eventuali integrazioni di lettere mancanti o la scelta tra maiuscola e minuscola.

L‟opera nasce da un lavoro d‟équipe durato due anni, dal 1995 al 1997, e basato su un‟idea nata durante una visita della Terzoli all‟Archivio Prezzolini di Lugano nella primavera del 1994. Il lavoro concluso, a cui hanno collaborato importanti studiosi come Mario Diacono e Luciano Rebay e molti giovani collaboratori, è stato consegnato all‟editore nell‟agosto del 1998.

Nell‟introduzione la curatrice ricorda, al fine di comprendere meglio la portata del documento, l‟importanza degli altri rapporti epistolari che Ungaretti manteneva , per

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esempio con Soffici e Papini: lettere che consentono di riconoscere una rete di amicizie che non sembra eccessivo definire vitale. La corrispondenza con Prezzolini rientra a pieno titolo in questo esasperato sistema di comunicazione; a testimonianza di ciò ritroviamo spesso le stesse frasi in missive a diversi destinatari, identiche o con minime modifiche.

La corrispondenza con Prezzolini registra un rapporto meno intimo e meno profondo di quello con Papini; è un‟amicizia più controllata, meno emotiva, che però, a differenza dell‟altra, dura per tutta la vita. Le 59 lettere pubblicate si distribuiscono su un arco di quasi sessant‟anni, dal marzo 1911 al maggio 1969. La curatrice tiene a sottolineare che il corpus è sicuramente lacunoso; in particolare, sembrano mancare le lettere comprese tra il febbraio del 1917 e il febbraio del 1918, ma soprattutto mancano sistematicamente le lettere del 1916, anno in cui furono composte le poesie del Porto sepolto. La Terzoli punta il dito proprio su questa singolare lacuna; non sarebbe, secondo lei, troppo azzardato supporre che le suddette lettere contenessero autografi di poesie, alcune delle quali potrebbero essere inedite.

Varie sono le lettere registrate come importanti; una su tutte la lett. 14 che fotografa il trauma del suicidio a Parigi dell‟amico Sceab, anticipando versi e tematiche disseminate poi in una serie di componimenti successivi a lui dedicati. In questa missiva Ungaretti si rivolge al suo interlocutore esprimendo tutto il suo dolore per la perdita dell‟amico e per la condizione che li accomunava: «Posso confidarle qualche cosa di mio. Le dico: “sono uno smarrito.” A che gente appartengo, di dove sono? Senza posto nel mondo, senza prossimo. […] Alessandria d‟Egitto, Parigi, Milano, tre tappe, ventisei anni, e il cantuccio di terra per il mio riposo non me lo posso trovare. E chi è che ha vissuto con me per compatirmi? C‟è stato nella mia vita Sceab. Ho incontrato Sceab, l‟ho accompagnato anni dopo anni. Nulla, non abbiamo mai saputo svelarci nulla. Siamo stati insieme a scuola. […] Smarriti laggiù, sbalestrati a Parigi, il curdo e il lucchese nato all‟estero, non ci siamo mai detti nulla. […] S‟era cambiato nome. Mohammed Sceab si faceva chiamare Marcel Sceab. A Parigi. Ma la sua patria non era la Francia. […] La disperazione di Sceab non era la

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mia disperazione. […] Si è ucciso. L‟hanno trovato morto, vestito, steso sul letto, sereno, sorrideva. Aveva distrutto tutte le sue carte, manoscritti di novelle e di poesia. […] E chi dovrebbe accorgersi che patisco? Chi potrebbe ascoltarmi? Chi può dividere il mio patimento? Sono un estraneo. Dappertutto. E se la guerra mi consacrasse italiano? […] Per tutti gli italiani finalmente una comune passione, una comune certezza, finalmente l‟unità d‟Italia» (pp. 24-29)19.

Per Ungaretti la guerra sembra l‟unico modo per ritrovare la sua identità italiana e sentirsi finalmente appartenente a una nazione; lo testimonia anche la lett. 17 di questo carteggio: «Caro Prezzolini, non sono stato bene. E non sto ancora bene. Mi hanno dichiarato inabile ai servizi di guerra. […] Spero di poter fare domanda in gennaio di essere rimandato al mio reggimento. Per me è tutto rischiare. Unica gioia, unico modo di sentirsi in pienezza di vita» (p. 34).

L‟antico corrispondente e amico Prezzolini collaborerà, dopo la morte del poeta, a numerose ricerche fatte nel corso degli anni da studiosi che pubblicheranno saggi e opere sull‟autore, fornendo documenti conservati scrupolosamente negli anni.

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Da ora in poi il numero delle pagine dell‟articolo in oggetto è indicato tra parentesi all‟interno del testo.

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3.2 Nel terzo numero dell‟anno 2000 della Rivista “Il Cristallo”21, compare un