• Non ci sono risultati.

Abbiamo visto che l'ordinamento tributario italiano già di- di-spone di alcuni dei principali strumenti normalmente utilizzati per

attenuare gli effetti negativi dell'inflazione sulle imprese societarie. Se la annunciata rivalutazione delle immobilizzazioni tecniche diven-terà legge si può forse affermare che l'Italia è uno dei paesi che di-spone di un complesso di strumenti tra i più articolati ed efficaci, prescindendo dall'esperienza particolare del Brasile; il che è anche comprensibile se si ricorda che l'Italia si colloca fra i paesi con il più elevato tasso di inflazione degli ultimi tre anni.

È auspicabile andare oltre introducendo un riconoscimento legi-slativo della contabilità dell'inflazione in modo da cercare di cor-reggere in via continuativa le distorsioni derivanti, in periodi di forte inflazione, dai sistemi contabili tradizionali? La mia risposta è, per ora, negativa. Ed è una risposta certamente meditata se si considera che la società di consulenza nella quale opero è stata tra i pionieri

nello sviluppare i sistemi di contabilità per l'inflazione (11) e che è in molti paesi ed in primo luogo negli Stati Uniti, tra i più attivi sostenitori della necessità della contabilità per l'inflazione a lini ge-stionali ed informativi.

Non penso che l'argomento decisivo per respingere, per ora, so-luzioni di questo tipo nel nostro paese sia che questi sistemi non sono sufficientemente a punto. Essi sono già a punto ed in misura tecnica-mente accettabile e vengono sempre più impiegati con utilità dalle direzioni aziendali ai fini di gestione. I principali argomenti con-trari sono a mio avviso i seguenti :

— innanzitutto non abbiamo ancora le idee sufficientemente chiare sul tipo di inflazione in cui viviamo e sul suo presumibile ritmo di sviluppo. Se il ritmo di inflazione tenderà a diminuire, que-ste soluzioni appaiono meno necessarie. Se invece il ritmo di infla-zione tenderà a crescere od a mantenersi a tassi assai elevati, gli squi-libri economici, sociali e politici, che ne seguiranno ci porranno di fronte a problemi di ben altro rilievo ;

— il passaggio a sistemi di contabilità per l'inflazione presup-pone il raggiungimento di un più elevato grado di omogeneità e di certezza nell'applicazione dei princìpi contabili tradizionali e della legge fiscale. In un paese in cui gli ammortamenti sono ancora una variabile largamente indipendentemente secondo la volontà degli am-ministratori, in cui i bilanci consolidati sono ancora una «rara avis » (quasi sempre tenuta nascosta nel cassetto), in cui l'applica-zione della legge fiscale era sino a poco tempo fa (e le prospettive non sembrano particolarmente promettenti) un fatto largamente ar-bitrario, il parlare di adottare, con effetti legali e fiscali, sofisticati sistemi di contabilità per l'inflazione è prematuro. Sono dunque d'ac-cordo con la CONSOB francese che sull'argomento ha concluso di non dovere, per il momento, raccomandare al legislatore francese l'in-troduzione di norme che permettano di introdurre la contabilità per l'inflazione con effetti legali, motivando tra l'altro con la seguente affermazione :

« Le comptes des sociétés frangaises sont déjà considérés à l'étran-ger comme moins fiables que ceux des entreprises des autres pays.

(11) Probabilmente la prima società nel mondo che ha iniziato sin dal 1954 a pubblicare regolarmente i bilanci predisposti con le tecniche della con-tabilità per inflazione accanto a quelli a costi storici è stata la Indiana Te-lephone Corporation, con l'assistenza delia Arthur Andersen é Co.

— 4 4 5 -•

Tonte singularité risquerait d'étre un nouveau facteur de doute et donc de dissuasion » ;

— l'adottare in via legale sistemi di contabilità per l'inflazione è un problema cbe non può essere visto isolatamente, ma che va in-serito in una organizzazione diversa dell'economia, ed in particolare in forme assai diffuse e generalizzate di indicizzazione. Tutto ciò e quindi anche la contabilità per l'inflazione diventerà indispensabile se continueremo con i livelli di inflazione recenti, se raggiungeremo il punto a cui era giunto il Brasile, per cercare, come il Brasile, di tornare indietro. Ma non credo che questi strumenti ci possano real-mente aiutare a non raggiungere quel punto se le forze sociali e po-litiche spingeranno in quella direzione.

Del resto a conclusioni analoghe si è giunti anche negli Stati Uniti da parte di qualificati esperti contabili che pur sono tra i mag-giori promotori della contabilità per l'inflazione a fini gestionali ed informativi. Sotto questo profilo sono interessanti le analogie tra la posizione dell'attuale Ministro delle Finanze italiano, illustrata nel Convegno organizzato dalla Società per lo studio dei problemi fiscali nell'ottobre del 1974, e i seguenti commenti di uno dei mas-simi esperti contabili statunitensi:

« La contabilità per l'inflazione non è la risposta. L a proposta della professione contabile di adottare la contabilità per l'inflazione come uno strumento per misurare i costi dell'inflazione e per comu-nicare queste informazioni ai risparmiatori è una proposta che da poco tempo è stata presa in considerazione. Questo strumento avrebbe un modesto effetto sull'inflazione stessa e non è uno strumento cbe si prefigga lo scopo di controllare l'inflazione... Alla fine qualche forma di contabilità dell'inflazione dovrà essere introdotta; ma sino a quan-do essa non godrà di una larga accettazione nel monquan-do degli affari e tra il pubblico in generale, non sembra pratico tentare di introdurre questi metodi nuovi nel sistema fiscale dove è invece necessaria oggi ed urgentemente una azione efficace (12) ».

Quanto sopra detto non vuol dire che non esista spazio per ul-teriori correttivi che, pur nel quadro di una rigorosa fiscalità, mi-rino a difendere la capacità produttiva delle aziende italiane di fronte ai nuovi problemi creati dall'inflazione. L'attuale Ministro delle

Fi-(12) A Capital Crisis in the Making. Restoring Balanced Taxation, An Address hy Harvey Kapnick Before the Arthur Andersen Worldicide Partners'

uauze nel Convegno organizzato dalla società per lo studio dei pro-blemi fiscali nell'ottobre 1974 ha suggerito che ad una prima riva-lutazione dovrebbe seguire per un certo numero di anni una corre-zione automatica, secondo coefficienti annuali fissati con decreto, delle poste del conto economico e del conto patrimoniale:

« Occorre quindi che per l'avvenire, e per un periodo di almeno tre o quattro anni, sia prevista la possibilità della tempestiva retti-fica della contabilità aziendale ... La legge dovrà stabilire il principio per il quale in ciascuno dei tre (o quattro) esercizi successivi le im-prese potranno rettificare le poste del conto economico e del conto patrimoniale coinvolte nella speciale disciplina secondo il coefficiente che per ciascun anno precedente sarà disposto entro il mese di gen-naio, con decreto del Presidente della Repubblica » (13).

Mi sembra che se il discorso è limitato alla possibilità di una periodica rivalutazione delle immobilizzazioni tecniche, la proposta meriti attenzione. Ma sotto questo profilo la proposta potrebbe es-sere valutata in alternativa con l'istituzionalizzazione di un credito d'imposta per nuovi investimenti, manovrabile dal Governo anche alla luce di considerazioni congiunturali. Questa alternativa potrebbe rag-giungere risultati simili sotto il profilo del rafforzamento delle strut-ture produttive, risultati probabilmente più efficaci sotto il profilo della liquidità delle imprese e potrebbe, inoltre, svolgere una utile fuuzione nella manovra congiunturale (14).

Nel già citato convegno, l'attuale Ministro delle Finanze ha an-che sottolineato la necessità di perfezionare i risultati, pur notevoli, che già si ottengono con il L I F O nell'escludere dalla base imponibile i profitti da magazzino. Anche in relazione a questa proposta che me-rita un attento studio, mi sembra interessante sottolineare la stretta analogia con proposte simili formulate negli Stati Uniti (15) :

« Per eliminare le imposte sui profitti di inflazione del magaz-zino è necessario adottare il metodo LIFO. Ma questa valutazione

(13) VISENTIN! B„ Il problema del riconoscimento degli effetti esercitati dalle variazioni dei prezzi e dei cambi sui bilanci dell'impresa e la regola-mentazione legislativa civile e tributaria, In « I problemi delle Imprese di fronte alle variazioni dei prezzi e dei cambi», Padova, OEDAM, 1975, p. 268.

(14) Questa soluzione avrebbe invece un valore evidentemente nullo sotto il profilo dell'adeguamento del patrimonio netto contabile, ma confesso che considero questa esigenza assolutamente secondaria, perché ritengo che il «valore» del capitale è definito dal reddito e, soprattutto in periodi di inflazione, dal reddito disponibile (dopo aver accantonato la liquidità neces-saria per salvaguardare l'integrità e lo sviluppo delle strutture produttive) che produce.

_ 4 4 7 —

comporta tre diversi ordini di problemi. In primo luogo si verifica una riduzione degli utili correnti e, in base ai regolamenti attual-mente in vigore, ad eccezione che nel primo esercizio, non è possibile informare gli azionisti di quale sia la riduzione degli utili dovuta al metodo LIFO a confronto di una valutazione a metodo FIFO. Ciò crea varie distorsioni nella compatibilità dei risultati delle società. In secondo luogo si ha una significativa sottovalutazione dell'attivo della società il che crea varie distorsioni nel calcolo degli indici patrimoniali. In terzo luogo se le quantità in magazzino diminui-scono, le riserve create dal L I F O emergono e vengono tassate comun-que. Si potrebbe suggerire un nuovo metodo per le società che riten-gono più corretto continuare ad adottare il FIFO, e cioè la possibi-lità per queste società di creare una riserva non tassata nella misura risultante dagli incrementi di prezzi, con un risultato fiscale che si avvicinerebbe a quello che si ottiene adottando il metodo LIFO ».

Ma ci sono altre cose che si possono fare, cose che possono sem-brare estranee al tema, ma che non lo sono. Se è vero infatti che i maggiori effetti distorsivi dell'inflazione sono collegati da un lato alla crescente differenziazione tra reddito contabile (e quindi fiscale) e reddito economico e dall'altro al deterioramento della liquidità delle imprese, dobbiamo innanzitutto domandarci se nel nostro si-stema fiscale non esistano disposizioni che, senza valide giustifica-zioni, portano alla tassazione di redditi non esistenti o alla doppia tassazione dello stesso reddito o rendono più difficile il finanziamento delle imprese. Mi sembra che ci siano e, se così è, è opportuno, oltre che curare le specifiche distorsioni create dall'inflazione, curare an-che queste distorsioni generali an-che comunque rendono più difficile alle imprese il rafforzamento delle proprie strutture economico-finan-ziarie e quindi anche il fronteggiare le difficoltà aggiuntive create dall'inflazione. La lista è lunga e mi limiterò a citare quelle che sono, a mio avviso, le più importanti:

a) Struttura generale del sistema delle imposte dirette: è

ne-cessario riaffrontare il problema della multitassazione dei dividendi societari. Se non si vuole arrivare al sistema del credito d'imposta per il percipiente ultimo, è indispensabile perlomeno eliminare la doppia tassazione dei dividendi intersocietari (una tassazione che è stata praticamente eliminata o largamente attenuata in quasi tutti i paesi, mentre da noi esiste solo l'attenuazione per le finanziarie).

Una società che debba operare anche attraverso società sussi-diarie e che abbia bisogno del dividendo di queste per « fare » il pro-prio dividendo è sottoposta ad una tassazione proibitiva:

Imposta totale

Utile della società sussidiaria

Imposta a carico della stessa 100 (50) 50 Utile distribuito

Cedolare a carico della percipiente (30%) (15) 50 15 Netto da distribuire

Cedolare a carico dell'azionista (30%) (10,5) 35 10,5 24,5 75,5

b) Norme relative alla determinazione del reddito imponibile :

si stanno dimostrando largamente penalizzanti nel senso che portano in molti casi alla tassazione anticipata di redditi non esistenti le norme relative al trattamento delle spese di ricerca e sviluppo, al-l'accantonamento per rischi su crediti (che se per certi settori sono un vero e proprio premio, per molti sono largamente insufficienti) alle spese di manutenzione, alla valutazione delle commesse ultran-nuale. Devono essere urgentemente riesaminate.

c) Credito d'imposta per i redditi esteri : mi sembra che

l'as-soluta insufficienza di questo istituto, come è attualmente regolato, e le gravi conseguenze che ciò comporta per le imprese italiane operanti all'estero, soprattutto nel settore impiantistico, non sia più da di-mostrare.

d) Finanziamento delle imprese: devono essere eliminati tutti

gli ostacoli legali e fiscali che rendono difficile ed oneroso il finanzia-mento delle imprese direttamente da parte dei risparmiatori con ca-pitale di rischio, con impieghi a breve di eccedenze di cassa e con finanziamenti a lungo termine. 11 governatore della Banca d'Italia ha affermato che occorre creare « un mercato monetario in cui abbia ac-cesso il pubblico ». È confortante questa autorevole presa di posizio-ne, ma è necessario affermare che l'orientamento del legislatore fi-scale sembra, sino ad ora, muoversi in una direzione opposta, cioè nel senso di rendere, artificiosamente, il sistema bancario una specie di canale « fiscalmente » obbligatorio per gli impieghi di liquidità dei privati e ciò mi sembra contrario all'interesse pubblico. Talora si tratta apparentemente di piccole cose, banalità alle quali gli econo-misti guardano con fastidio. Ma quanti econoecono-misti sanno che uno dei più seri ostacoli allo sviluppo del mercato della carta commerciale e

— 4 4 9 -•

delle accettazioni bancarie a breve è rappresentato dalla struttura dell'imposta di bollo? E c'è qualche esperto che può dare spiegazioni accettabili del perché il decreto 28 marzo 1975 n. 60 ha trasformato in ritenuta d'imposta la ritenuta del 15 % sugli interessi bancari percepiti dagli enti non commerciali (un'ampia categoria di contri-buenti muniti spesso di elevata liquidità) mentre ha conservato la natura di acconto alla ritenuta sugli interessi percepiti dagli stessi enti su obbligazioni industriali? Sono piccole cose ma dalle conse-guenze molto ampie, piccoli esempi di un grande problema che deve essere riesaminato a fondo e che è riacutizzato proprio dall'infla-zione e dagli effetti di questa sulla liquidità delle imprese. Bisogna togliere ogni ostacolo legale e fiscale al finanziamento delle imprese, all'introduzione ed allo sviluppo di nuovi strumenti finanziari, per-ché l'unica risposta seria all'inflazione è nel risparmio investito nel-l'industria e nella produzione e non nel risparmio manovrato dai centri finanziari per motivi speculativi e di potere. Ogni discrimina-zione fiscale a favore di determinati canali finanziari deve essere eli-minata se non si basa su ben meditati motivi di interesse pubblico. Come contribuire sul piano legale e fiscale a rendere operative queste parole del governatore della Banca d'Italia:

« La creazione di un mercato monetario non dovrebbe essere cir-coscritta ai soli titoli pubblici; occorre inserirvi titoli destinati al finanziamento delle imprese. Timidi accenni in questo senso si sono manifestati; incoraggiamenti ufficiali non mancheranno. Un mercato monetario e il suo progressivo ampliamento inserirebbero nel nostro sistema finanziario un elemento di concorrenza del quale le banche non dovrebbero non tenere conto ».

Ecco un bel tema al quale il Consiglio Superiore delle Finanze potrebbe utilmente dedicarsi.

7. Nei paragrafi precedenti ho parlato di strumenti atti ad at-tenuare l'imposizione sugli utili da inflazione per evitare il fenomeno dell'erosione del capitale; di correttivi per eliminare dalla base impo-nibile redditi economicamente non esistenti; di correttivi per elimi-nare distorsioni nel finanziamento delle imprese. Non ho parlato di riduzione delle imposte. Non ho parlato di esenzioni o di incentivi particolari. Penso che mai come ora sia necessaria una rigida fisca-lità se vogliamo uscire dal tunnel dell'inflazione. È necessario coprire le spese pubbliche con le imposte ed è necessario lottare perché il de-naro pubblico sia utilizzato in modo onesto ed efficiente. Dobbiamo ricercare e pretendere la produttività nel settore pubblico con la

stessa decisione con la quale la perseguiamo nel settore privato. Cer-care di sfuggire a queste esigenze attraverso riduzioni fiscali, riva-lutazioni, altri artifici contabili, attenuazioni, esenzioni, incentivi, evasioni, etc. non è altro che fuga nell'inflazione. Per sfuggire a que-sta spirale è necessario rigore fiscale e finanziario ed è necessario combattere la logica dei centri di potere finanziario con la logica del-l'industria e della produzione. Eppure in molti paesi sta rispuntando come unica risposta quella della finanza facile. Anche negli Stati Uniti questo dibattito è in corso e mi piace concludere con due ci-tazioni tratte da questo dibattito perché esse esprimono con straor-dinaria chiarezza anche il mio pensiero.

La prima proviene da uno dei leaders della consulenza aziendale : « Permettere a noi stessi, come nazione, di spendere più di quello che paghiamo con le imposte è a lungo termine irresponsabile.

... Noi come collettività non abbiamo voluto riconoscere che, in un governo rappresentativo, una volta che i programmi pubblici sono approvati, noi, che abbiamo eletto i nostri rappresentanti, siamo re-sponsabili per provvedere i fondi necessari per finanziare questi pro-grammi ... Noi semplicemente non possiamo continuare a generare ogni anno deficits federali nell'ordine di decine di miliardi di dollari senza alla fine distruggere il nostro sistema economico e politico ... Perciò la chiave per garantire un bilancio pubblico equilibrato, una volta che per un anno sia stabilito un deficit, potrebbe essere una so-vraimposta automatica (" automatic surcharge ") nella misura neces-saria per finanziare il deficit, Questo meccanismo ci obbligherebbe automaticamente a pagare per tutti i programmi pubblici approvati, a meno che il Congresso non ritenga opportuno, con una apposita deliberazione, di sospendere la sovraimposta automatica per quel-l'anno ... » (16).

La seconda viene dalla politica ed è la dichiarazione di voto di un senatore che ha votato contro il recente Tax Reduction Act (17) :

« Signor Presidente, si possono svolgere dei validi argomenti in favore di una riduzione delle imposte per stimolare l'economia in pe-riodi di recessione, sempre che la spesa pubblica eccessiva sia ripor-tata sotto controllo. Ma questa non è la nostra presente situazioue. Anzi la nostra situazione è perfettamente contraria. Ciò che ci viene proposto è di diminuire le imposte di 30 miliardi di dollari e di au-mentare le spese di 40 miliardi di dollari, con un deficit aggiuntivo superiore ai 70 miliardi di dollari. Io non credo che sia logico e sag-gio ridurre le imposte senza mettere sotto controllo la spesa pubblica

(16) KAP.NXCK H., Return to Reality, An Address in the Distinguished Lecturship in Accounting Series, Oklaoma State University, November 1974.

(17) Congressional Record, Settate, Marzo 19, 1975, dichiarazione del senatore H. F. BTRD, JR.

— 4 5 1 -•

eccessiva. Se non induciamo anche le spese la riduzione fiscale sarà illusoria. Essa sarà semplicemente pagata da un'altra tassa, la tassa occulta e crudele dell'inflazione. ... Per quanto una riduzione delle imposte è sempre popolare, io ho concluso che, nelle presenti circo-stanze, devo votare contro tale riduzione. Nel votare contro la pro-posta di riduzione fiscale per 30 miliardi di dollari, io mi rendo conto che sto sostituendo il mio giudizio a quello degli esperti. Ma la mia esperienza con gli esperti di Washington D.C. è che essi hanno più frequentemente torto che ragione. ... Certamente un deficit addizio-nale di 70 miliardi di dollari stimolerà l'economia temporaneamente. Ma la riduzione fiscale di 30 miliardi di dollari congiuntamente al massiccio aumento della spesa pubblica porrà il fondamento per mag-giori difficoltà nel futuro. ... L'effetto combinato dell'incremento della spesa pubblica e della riduzione delle imposte semplicemente aumen-terà il livello del debito federale, e questo vuol dire aumento del ruolo prevalente del governo sul mercato monetario, aumento della circolazione monetaria, aumento dell'inflazione. ... È mia profonda convinzione cbe non riusciremo a riportare sotto controllo il costo della vita sino a che non riporteremo sotto controllo il costo del go-verno ».

__ . , , . ' . M A R C O V I T A L E

Università di Pavia

SCHEDA I : Andamento dei prezzi al consumo 1960-1973 e 1974 e 1975 (*) Aumento cumulativo dei prezzi <%) Aumento medio dei prezzi <%) Tasso di inflazione 1973 (%) Tasso di inflazione 1974 <%> Tasso dì Inflazione previsto per il 1975 (%> Australia . . . . 72,0 5,5 20,3 15,1 14,0 Brasile 4076,0 339,7 15,5 27,4 23,0 C a n a d a 51,8 4,0 7,6 10,9 9,7 C o l o m b i a . . . . 400,3 30,8 31,5 24,5 18,0 F r a n c i a 82,2 6,6 9,0 13,7 12,5 G e r m a n i a . . . . 52,1 4,0 6,8 7,0 5,2 I t a l i a 880,9 6,2 11,0 24,1 20,0 G i a p p o n e . . . . 118,5 9,1 19,6 24,4 11,3 Messico 46,2 3,6 12,0 22,5 15,0 O l a n d a 93,0 7,2 7,8 9,6 9,5 P e r ù 205,0 15,8 9,5 16,9 16,0 Svezia 81,0 6,2 7,1 9,9 9,0 Svizzera . . . . 70,9 5,5 8,7 9,9 6,8 I n g h i l t e r r a . . . 79,4 6,6 9,2 16,1 21,4 V e n e z u e l a . . . . 44,9 3,5 6,3 8,5 10,0 Stati U n i t i . . . 11,0 8,5 (*) L e p r i m e tre c o l o n n e s o n o u n ' e l a b o r a z i o n e t r a t t a d a u n o s t u d i o in c o r s o sugli effetti dell'inflazione sui sistemi fiscali a cura d e l Tax Policy Committee del-l ' A m e r i c a » Institute of Certified Pubdel-lic Accountants. L e u del-l t i m e d u e c o del-l o n n e s o n o d a t i

City Bank-, p o r il 1975 si t r a t t a delle p r e v i s i o n i disponibili alla fine d i m a g g i o . L e percentuali s o n o b a s a t e su m e d i e annuali.

SCHEDA I I : P R O S P E T T O R I E P I L O G A T I V O BELGIO 1973 . 1974 . 1975 . GERMANIA 1973 . . 1974 . . 1975 . . GIAPPONE 1973 1974 1975 GRECIA 1973 1974 1975 i INGHILTERRA 1973 . . . . 1974 . . . . 1975 . . . . Tasso di inflazione ( 1 ) 7,3 15,7 12,0 19,0 24,4 11,3 15,5 26,9 14,2 11,0 16,1 21.4 Aliquota globale imposta società %

Rivalutazione non tassata di immobilizzazioni tecniche Valutazione L I F O delle scori 42 (2) 42 (2) 48 (2) 6,9 16,2 (3) 55,8 (4) 7,0 16,2 (3) 55,8 (4) 5,2 15,4 (3) 52,5 G ) 48,3 52,6 52,6 38,24 38,24 43,40 4 0 52 52 N o n a m m e s s a . E s i s t o n o f o r t i pressioni in f a v o r e d i q u e s t a misura, m a la sua i n t r o d u z i o n e n o n s e m b r a p r o b a b i l e . N o n a m m e s s a . E s t r e m a m e n t e i m p r o b a b i l e c h e v e n g a intro-d o t t a . N o n a m m e s s a e n o n prevista a b r e v e t e r m i n e . R i v a l u t a z i o n e limitata a i m m o -bili a m m e s s a n e l 1972 sino al 1974. N o n a m m e s s a e n o n p r e v i s t a a b r e v e t e r m i n e . N o n aiiiines N o n a m m e * Ammessa Ammessa N o n a m » »

r

453 —

Riserva non tassata per variazione prezzi

delle merci

Credito d'imposta o analoghe misure

Documenti correlati