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Osservazioni conclusive

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA (pagine 49-63)

Al termine della presente trattazione possiamo affermare che i vetri preromani rinvenuti all’interno della necropoli nord-occidentale di Nora nella campagna di scavi 2016 risultano essere manufatti realizzati tramite lavorazione su nucleo friabile, afferenti al I gruppo di produzioni mediterranee, la cui cronologia, secondo le griglie tipologiche ad oggi impiegate, si estende tra la seconda metà del VI e l’inizio del IV secolo a.C.

Se la datazione è stata individuata chiaramente, purtroppo ampi margini di incertezza permangono sulla definizione dell’area di produzione dei balsamari; è possibile che si tratti di manufatti provenienti da officine rodie ma, come già esposto80, evidenziamo anche la possibilità che vi fossero artigiani specializzati operanti nelle regioni più occidentali del Mediterraneo.

Lo studio fin qui proposto, sviluppatosi a partire dall’individuazione di molteplici confronti per i vetri in analisi, ci consente, in sede di conclusione, di muovere un’ultima ipotesi; considerando le datazioni note dei contesti di ritrovamento dei balsamari fin ora citati, si evince che i ritrovamenti qui studiati sono tutti collocabili nell’ambito del V secolo a.C.

80 Cfr. capitolo 3, par. 3.2.5.

50 Pubblicazione inventario Contesto di ritrovamento Datazione

contesto Basi della datazione

Patroni81 e Chiera 27945 Nora, necropoli orientale Metà V secolo con riutilizzi nel IV sec. a.C. Corredo ceramico della sepoltura (XXXIV)82 Harden 1864.10-7.64 1864.10-7.63 Cimitero di Fikellura, Camiro, Rodi 450 a.C. 450-25 a.C. Corredo ceramico delle rispettive sepolture (263, 199)83

Massei 2038 Spina, necropoli Fine V - inizi

IV sec a.C.

Corredo ceramico della sepoltura (T.

567)84

A fronte di tutto ciò possiamo ipotizzare che la stessa sepoltura (tomba 9) dalla quale provengono i balsamari oggetto del presente elaborato sia databile tra la seconda metà del V e il IV secolo a.C., anche se non possiamo escludere completamente la possibilità che si tratti invece di una deposizione successiva che presenta tra gli oggetti di corredo materiali di epoche precedenti.

Nella prospettiva di ottenere ulteriori chiarimenti sarebbe sicuramente auspicabile l’analisi dei materiali ceramici rinvenuti nelle US più prossime alla deposizione e degli altri elementi di corredo finora documentati.

Nuova luce in merito sarà fatta anche grazie alla prosecuzione dello scavo dell’ipogeo con la conseguente verifica della presenza di ulteriori materiali nelle US sottostanti, i quali potrebbero fornire un terminus post quem per la datazione.

Ulteriori risposte e nuove prospettive di indagine si aprirebbero inoltre attraverso l’effettuazione di analisi più precise sui manufatti trattati; sarebbe innanzitutto opportuno acquisire delle misurazioni precise delle dimensioni dei vasetti

81 Si consideri che tutti i balsamari rinvenuti dal Patroni (cfr. capitolo 3, par. 3.1) sono inseribili in contesti datati da Bartoloni e Tronchetti tra il V e il IV secolo a.C. (cfr. BARTOLONI, TRONCHETTI 1981).

82 Cfr. BARTOLONI, TRONCHETTI 1981, pp. 29-31, 115-118. 83 Cfr. HARDEN 1981, pp. 157-159.

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e dello spessore delle loro pareti, in modo da poterle confrontare esattamente con quelle degli altri oggetti lavorati su nucleo friabile. Naturale prosecuzione di tale studio risulterebbe essere la realizzazione di disegni archeologici dei medesimi.

Sarebbe poi auspicabile l’esecuzione di analisi archeometriche indirizzate all’identificazione di eventuali tracce del nucleo85 base della lavorazione, lasciate all’interno delle aree di giunzione tra corpo e collo del vaso, e dell’originario contenuto dei balsamari.

Ulteriori approfondimenti86 sui vetri possono poi essere volti all’identificazione delle materie prime utilizzate nel processo produttivo; specifiche analisi archeometriche possono essere utili alla realizzazione di mappe chimiche e, in particolare per lo studio delle aree di produzione, si rivelerebbe importante l’esame degli isotopi dello stronzio (Sr) e del neodimonio (Nd)87; utile sarebbe anche, infine, un’indagine sulla natura dei coloranti utilizzati.

85 In bibliografia sussistono tuttora diversi dubbi su quale fosse la composizione delle matrici sfruttate per la lavorazione su nucleo friabile. L’eventuale individuazione di tali tracce all’interno dei balsamari potrebbe fornire nuove informazioni in merito. In secondo luogo l’analisi delle eventuali tracce di argille o sabbie potrebbe risultare indicativa del loro luogo di fabbricazione che verrebbe ad identificarsi con quello di lavorazione dei balsamari stessi. 86 Per le cui specifiche si rimanda al volume di ARTIOLI 2010.

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Ringraziamenti

Alla fine di questa avventura desidero rivolgere il mio più sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno saputo accompagnarmi fin qui.

Ringrazio il professor Jacopo Bonetto per la fiducia accordatami nello sviluppo della tesi e per la disponibilità che sempre ha saputo dimostrare nei confronti delle mie richieste, la dott.ssa Boschetti per la cortesia che ha avuto nell’indicarmi preziose informazioni per la mia ricerca, gli amici conosciuti a Nora che hanno saputo sostenermi e aiutarmi come dei fratelli maggiori; ricordo in particolare Arturo, Caterina e soprattutto i più cari “necropolari” con i quali le giornate di scavo sono passate veloci tra risate, prismi che non vanno in “bollaaa” e “sabotaggi” tra le tombe, a Simone e Simone spetta poi una menzione particolare per i suggerimenti e l’aiuto pratico col quale mi hanno accompagnata nella redazione della tesi.

Un ringraziamento speciale va infine a Francesco e a tutti gli amici più cari che mi sono stati vicini (Federica, Simone, Marta, Chiara e tutti gli altri), ai compagni di corso, e a tutti quelli conosciuti in scavo e in laboratorio coi quali in questi anni abbiamo condiviso le esperienze più disparate.

Per concludere giunge il ringraziamento più importante; quello che devo alla mia famiglia per il supporto e la pazienza dimostratemi in tutti questi anni.

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