• Non ci sono risultati.

5.3 Dispositivo intelligente per la movimentazione di finestre

5.3.3 Osservazioni sul progetto

Una volta dimensionata la molla SMA e tutte le parti costitutive sar`a possibile applicare l’attuatore ad una finestra reale semplicemente ricalcolando i parametri per progettare una nuova molla.

Inoltre, i test di laboratorio hanno consentito di calcolare che sono sufficienti 375 gr per comprimere la molla quando si trova in fase martensitica e ad assicu- rare, quindi, la chiusura del dispositivo. Per questo `e stato fissato il peso minimo della cremagliera e dei componenti che la molla deve sollevare a 400 grammi. In questo modo, infatti, la molla `e in grado di lavorare senza l’ausilio di una molla di opposizione in quanto il peso del dispositivo, quando questa si trova in fase martensitica, a basse temperature, `e sufficiente a comprimerla.

Visto il largo margine dimensionale (la molla deve alzare, per una corsa di 20 mm, un peso di soli 400 gr, inferiori alla forza massima che `e in grado di esercitare, come evidenziato dalle prove meccaniche), non si `e ritenuto necessario eseguire ve- rifiche considerando anche gli attriti (che sono comunque presenti tra i denti ruota e quelli della cremagliera, tra la cremagliera e la guida, tra cuscinetto e perno, ma trascurabili).

A differenza del dispositivo utilizzato per la movimentazione dei pannelli, in

Figura 5.12: Esploso del sistema progettato.

questo caso non `e stato possibile, per il momento, realizzare il prototipo, ma grazie al modellatore solido Solidworks , con il quale `e stato interamente realizzato ilR

disegno progettuale dell’infisso (figure 5.12 e 5.8), sono state eseguite simulazioni al calcolatore che hanno verificato il corretto dimensionamento dei componenti, il rispetto dei limiti imposti sugli ingombri, la movimentazione del pannello e la corsa della molla, l’assenza di interferenze tra le spire della molla ed il corretto ac- coppiamento tra molla e superfici d’appoggio sia ad alte che a basse temperature (molla estesa e contratta).

Si precisa che il peso complessivo da sollevare `e stato valutato pari a 246 gram- mi, inferiore, quindi, a quello necessario per riportare il louver in posizione di completa chiusura. Per questo, non si potr`a prescindere dall’utilizzare una molla di opposizione oppure maggiorare il carico attraverso componenti pi`u pesanti.

N◦ Descrizione Materiale Quantit`a Volume Massa

1 ferro a C lamiera

2 staffa lamiera 1 2996 mm3

3 boccola inferiore inox 1 2444 mm3 20 gr

4 guida dentiera ferro 1 4329 mm3

5 cremagliera nylon, 1 17260 mm3 138 gr

anima in acciaio

6 vite ISO 4029 acciaio 1 246 mm3 0,25 gr

7 boccola superiore inox 1 1616 mm3 13 gr

8 perno di guida inox 1 8346 mm3 67 gr

9 molla SMA NiTiCu5 1 1016 mm3

10 anello di battuta C 45 1 844 mm3 7 gr

11 vite ISO 7380 acciaio 1 553 mm3 0,55 gr

12 cuscinetto PA 66 4 203 mm3

13 ruota dentata PVC 1 69871 mm3

14 albero inox 2 5131 mm3

15 spina ISO 8752 acciaio 1 312 mm3 0,31 gr

16 supporto pannello lamiera 2 1854 mm3

17 louver PMMA 1 437500 mm3

viti M3 e dadi acciaio 10

Tabella 5.9: Distinta base di progetto (la numerazione indica l’ordine di assemblaggio suggerito).

5.4

Conclusioni

Attraverso questi studi, in primo luogo, `e stata definita una procedura di base per il dimensionamento di attuatori a memoria di forma per la movimentazione di lastre di protezione di dimensioni differenti da quella considerata nello studio ed, in secondo luogo, `e stato sviluppato un progetto per l’apertura e chiusura di finestre in modo dafacilitare l’aerazione di ambienti chiusi. I dispositivi qui presentati possono sicuramente contribuire al controllo del microclima dell’ambiente in cui si trovano manufatti d’arte. Infatti, in questi ultimi anni, purtroppo, si `e avuto in alcune situazioni un incremento del degrado ambientale, sia a causa del maggiore inquinamento atmosferico che dell’aumentata fruizione delle opere d’arte, la quale spesso porta a condizioni ambientali forzate e non adeguate alla conservazione. Circostanza non favorevole per la conservazione `e, ad esempio, la presenza di un elevato numero di turisti che, in mancanza di adeguata ventilazione, con il loro apporto di calore e vapore, tende a far aumentare il contenuto di anidride carbonica e di umidit`a relativa causando un allontanamento dalla condizione di stabilit`a ambientale. Naturalmente, va sempre rimarcato che per assicurare l’efficacia di questi dispositivi in uno specifico contesto, `e necessario premettere al loro utilizzo un’indagine dettagliata di tipo microclimatico che individui con precisione le reali criticit`a dell’ambiente da salvaguardare.

Dispositivi per il

Ricongiungimento di Parti

Fratturate

6.1

Inquadramento dell’intervento

Le regole della moderna teoria del restauro prescrivono operazioni di ripristino conservativo poco intrusive e soprattutto reversibili. Nell’approccio di restauro tradizionale, tuttavia, gli interventi di ricongiunzione di parti fratturate di opere o di reperti scultorei non sempre rispondono a tali requisiti. Nel campo dei beni cul- turali accade spesso che opere d’arte di tipo scultoreo presentino parti fratturate e zone lacunose, tali da rendere necessari interventi di restauro al fine di reintegrarne l’immagine nella sua forma compiuta. In ogni caso, il restauro di opere d’interesse storico-artistico va sempre affrontato a partire dai principi generali della teoria del restauro [48, 49], che dopo due secoli di evoluzione ha ormai raggiunto una sua adeguata maturazione. Tuttavia, occorre evitare il rischio di considerare il pro- blema del restauro come ormai definitivamente risolto, in quanto, proprio per uno dei suoi principi, quello della reversibilit`a, esso dovrebbe essere nelle sue soluzioni tecniche sempre aperto, senza la pretesa di realizzare interventi definitivi. Inoltre, non va dimenticato che esso richiede, oltrech`e grande perizia tecnica, una grande sensibilit`a per il caso particolare in esame, nel quale occorre saper declinare, in modi spesso originali, le regole generali. Infatti, parafrasando una sentenza spesso ripetuta in ambito medico, non esiste la Malattia, ma esistono i malati, potremmo quasi dire paradossalmente che non esiste il Restauro, ma esistono oggetti unici da restaurare, ciascuno con la sua particolare ed irripetibile storia. Di conseguenza,

crediamo che specialmente in questo settore occorra essere sempre disponibili a riesaminare criticamente le soluzioni adottate ed, eventualmente, a integrarle od anche sostituirle con altre che si dimostrino pi`u rispondenti alle necessit`a specifi- che dell’opera in esame. Fra le nuove proposte [2, 44, 50, 51] che il restauratore pu`o oggi considerare illustriamo in questo articolo lo studio e la realizzazione di particolari dispositivi in leghe a memoria di forma al fine di unire in modo reversi- bile e minimamente invasivo parti fratturate di manufatti d’arte. La soluzione qui proposta `e stata sperimentata in un caso reale, simulando la frattura di un reper- to scultoreo del II secolo d.C., con risultati soddisfacenti ed appare migliorativa rispetto alle tecniche usuali di restauro.