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Capitolo 3. «Souvent on m'a demandé d'écrire mes

3.2 Le pétroleuses e la vierge rouge

Alla notorietà corrispondeva dunque un alone di mistero – capace di stimolare ulteriori curiosità e interesse –, che si estendeva ovviamente anche sulla Louise Michel prima della Comune. Era una condizione di “invisibilità” che l'accomunava alle altre donne che avevano partecipato attivamente alla Comune: dall'insurrezione da cui era nata, al suo funzionamento, alla sua difesa. Tuttavia, le donne della Comune erano state relegate ai margini – almeno a livello di visibilità pubblica – rispetto agli uomini, per ragioni radicate nel funzionamento della società dell'epoca e che la rivoluzione comunarda, nonostante l'eccezionale presenza femminile, confermava22. In poche parole: le donne furono sì attive nella Comune, ma raramente riconosciute nella loro individualità, mentre venivano considerate sempre parte di un

21 Tillier, La Commune sans images cit., p. 455.

22 Si pensi al fatto significativo di limitare le elezioni del 26 marzo 1871 al suffragio maschile. Anche

la storiografia sulla Comune ha dedicato poco spazio all'attivismo femminile. Tra le rare eccezioni si segnalano il classico Édith Thomas, Les pétroleuses, Paris, Gallimard, 1963 e Gullickson, Unruly

women of Paris cit. Per una bibliografia più estesa, cfr. Gérald Dittmar, Histoire des femmes dans la Commune de Paris, Paris, Dittmar, 2003.

insieme più grande.

A ciò si aggiungeva l'assenza di biografi. Mentre, come abbiamo visto nel primo capitolo di questo lavoro, agli uomini della Comune veniva concesso un – sia pur non sempre appetibile – diritto alla biografia, le donne della Comune ne restavano escluse, per finire invece nello spazio indistinto della leggenda, del simbolo, dell'allegoria23. Nella campagna di delegittimazione politica della Comune assunse un ruolo privilegiato una anonima figura femminile: la partecipazione delle donne serviva a dimostrare all'opinione pubblica il lato perverso e a-politico della rivoluzione comunarda. Con l'attivismo delle donne, infatti, il movimento rivoluzionario si screditava da sé, poiché la politica era tradizionalmente un ambito non-femminile. La donna che accedeva alla sfera pubblica in quanto rivoluzionaria era di per sé un'anomalia rispetto ai comportamenti di genere dominanti. Pertanto l'uso delegittimante della biografia, nel caso delle donne, era superfluo, poiché non serviva dimostrare, come invece accadeva per gli uomini, che i protagonisti della rivoluzione erano il frutto di storie e percorsi devianti. Se le biografie maschili si presentavano come operazioni tipizzanti che insistevano sulla violenza, l'ambizione, la debolezza e infine sul legame liminare tra criminalità, follia e rivoluzione, la donna comunarda non aveva accesso alla narrazione biografica, e veniva direttamente investita da un livello simbolico senza scomodare il lavoro di un biografo.

Una delle leggende che si diffuse rapidamente fu quella della pétroleuse, ovvero la fantomatica figura della donna incendiaria che armata di brocche di petrolio si aggirava per Parigi a appiccare incendi24. Una vera e propria leggenda – una cui variante era già circolata nelle giornate del giugno 184825 –, alimentata da

23 Cfr. l'eccezione del caso italiano, che concedeva – in nome di un femminismo ante-litteram del

primo socialismo italiano –, il diritto alla biografia che veniva negato in patria. La rubrica della Plebe infatti, nel caso di Michel cambierà eccezionalmente nome da “Gli uomini della Comune” a “Le Donne della Comune”, dando alla presenza femminile lo spazio biografico fino allora negato. Sulla

Plebe e la rubrica biografica dei comunardi, cfr. supra, capitolo I.

24 Una delle prime testimonianze del mito della pétroleuse è in Jan-Karl, Les Pétroleuses, “L'Univers

Illustré”, 854, 5 agosto 1871.

25 Nel giugno 1848 c'era stata un'ondata di sospetti contro ostesse e vivandiere, accusate di dare da

bere acquavite avvelenata ai soldati e alle gardes mobiles incaricate della repressione; si parlava anche di proiettili avvelenati (rudimentali armi chimiche); si veda, tra le altre, la testimonianza di Louis Ménard, Prologue d'une révolution, février-juin 1848 [1849], présentation de Filippo Benfante et Maurizio Gribaudi, Paris, La Fabrique, 2007, pp. 246-247 e 288.

caricature, illustrazioni, testimonianze, e che vedeva nella donna rivoluzionaria l'allegoria del caos di cui sarebbe stata vittima la città di Parigi: «On parlait d'œufs de pétrole munis de capsules à nitroglycérine, de ballons porteurs de matières incendiaires. On avait arrêté, disait-on, une vivandière dont le barillet contenait deux litres de pétrole»26. Un mito non senza conseguenze reali, tanto che molte donne furono giustiziate a freddo in un clima di vera e propria caccia alla pétroleuse27.

Se la pétroleuse riassumeva i caratteri anomali e perversi – stregoneschi verrebbe da dire – della donna rivoluzionaria, questa si caratterizzava nello specifico per l'assenza di femminilità (la virago), i caratteri bestiali (louve, lionesse) e l'irrazionalità che sfociava infine nella follia incendiaria. In questa operazione di stigmatizzazione dell'attivismo femminile, Michel funziona come nome su cui si catalizzava l'isteria generale:

L'austère Louise Michel sert d'exemple. La «vierge rouge» visage sévère, habillée de noir, peut être représentée comme la femme martiale, énergique mais inquiétante. De façon générale, nulle beauté chez cette «communeuse» qui a perdu tous les attraits de la Femme et participe de la laideur du peuple révolté.28

Mentre le pétroleuses divenivano il simbolo del lato perverso della rivoluzione, Michel, attraverso la sua eclatante apparizione al processo, diveniva l'incarnazione stessa della Comune, sviluppando nel corso di due o tre decenni un suo mito personale, quello della vierge rouge, che presentava altri caratteri, anche fortemente ambivalenti.

L'appellativo di vierge rouge aveva diverse origini. Era innanzitutto il titolo di un romanzo di Clovis Hugues, La Vierge Rouge, Roman d'amour sous la Commune uscito intorno al 1881, nel quale dietro il nome della protagonista, Valérie des Artemes, si celava la figura di Louise Michel. Quella di Hugues – peraltro a sua volta ex comunardo, ma nella brevissima esperienza di Marsiglia, e quindi militante socialista29 – non era più la pétroleuse caratterizzata dalla bruttezza e dalla follia, ma

26 Thomas, Les pétroleuses cit., p. 189. 27 Ivi, p. 190.

28 Laure Godineau, La Commune de Paris par ceux qui l'ont veçu, Paris, Parigramme, 2010, p. 148. 29 Per la Comune di Marsiglia e il ruolo di Hugues cfr. Antoine Olivesi, La Commune de 1871 à

una bella vergine, dove la verginità era sinonimo di purezza, mentre il rosso stava ovviamente per socialista rivoluzionaria30.

Una simile rappresentazione, ma di opposto significato, veniva proposta dall'illustratore Alfred Le Petit nel settimanale Les Contemporains, già nel 1880. In coincidenza con il rientro in patria di Michel, egli la raffigurava come una vergine rossa ma di un genere particolare: una suora, una nonne rouge, in un rosso abito monacale, i capelli disordinati segno della follia, mentre con una mano impugnava il fucile e con l'altra soccorreva un comunardo31. Qui la vierge rouge sintetizzava l'anomalia di questa donna che curava i feriti e impugnava le armi per dare la morte, insieme al fanatismo politico che sostituiva la religione con la rivoluzione: né donna, né uomo, né monaca, ma una confusione pericolosa di tutte queste identità.

Vierge rouge era quindi il nome dato alla statua in terra cotta scolpita da

anonime mani nel bagno penale in capo al mondo, per omaggiare una giovane ragazza, Emma Piffault, morta mentre tentava di raggiungere il padre, anch'egli deportato in Nouvelle Calédonie. Il nome di quella statua – rossa per il materiale utilizzato, e vergine perché dedicata a una ragazza – fu rapidamente sovrapposto alla figura di Michel. Secondo Maurice Agulhon, la rapidità della costituzione di questa allegoria si fondava su correnti culturali più profonde: «la célébrité vite acquise de l'expression nous fait invinciblement songer à un nouvel avatar de l'allégorie Révolution»32. Si può aggiungere che in quegli anni il movimento rivoluzionario manteneva una potenza mitopoietica che gli consentiva di trasformare un (o una) semplice attivista in un mito leggendario. La vierge rouge diventava la versione socialista della Marianne simbolo della repubblica, con la sola differenza che in

lettere e altri scritti autobiografici, senza tuttavia che le fonti siano chiaramente indicate, di Jean- Claude Izzo, Clovis Hugues. Un Rouge du Midi, Marseille, J. Laffitte, 1978.

30 Valérie alla fine del romanzo si unisce con Savinien e afferma, dove ci sembra di vedere

l'incarnazione allegorica di Louise Michel con la Comune, ovvero tra la vierge rouge e la rivoluzione: «– Nous sommes bien hereux de nous aimer comme nous nous aimons! Disait Valérie, mais je ne suis plus ta vierge. – Tu es ma femme! Tu es ma maîtresse! Tu es ma vie! – Et puis, ajoutait Valérie, il y a encore une vierge rouge qu'il faut aimer, défendre et servir. – Laquelle? Répondit Savinien. – Elle s'appelle la Révolution, disait Valérie» (Clovis Hugues, La Vierge Rouge, Roman d'amour sous la

Commune, s.n.t. [1881], p. 142).

31 “Les Contemporains”, 3, 1880.

32 Maurice Agulhon, Marianne au combat: l'imagerie et la symbolique républicaines de 1789 à 1880,

Paris, Flammarion, 1979, p. 185 (capitolo VI, Marianne et la Commune 1870-1875). Sul mito della

questo caso l'effigie del mito era una donna in carne e ossa.

Quando Louise Michel pubblicò l'autobiografia, queste immagini, conflittuali e contraddittorie, riprese tanto dal movimento operaio quanto dai suoi avversari, erano pienamente operative. Ne dà testimonianza la prefazione dell'editore Roy, che ne riassumeva i caratteri opposti. Da un lato la Michel come donna mostruosa della pubblicistica anti-comunarda:

Pour bien des gens, et – pourquoi ne pas l'avouer – pour la grande majorité du public, et surtout en province, Louise Michel est une sorte d'épouvantail, une impitoyable virago, une ogresse, un monstre à figure humaine, disposée à semer partout le fer, le feu, le pétrole et la dynamite… Au besoin on l'accuserait de manger tout crus les petits enfants...33

Dall'altro la Michel che l'editore proponeva come “autentica”, mentre contribuiva ad affermare un mito positivo di una particolare matrice, caratterizzato dai riferimenti all'ambito religioso. Innanzitutto aveva la devozione, l'abnegazione nei confronti delle sofferenze degli altri: le doti di una suora caritatevole che aveva un ruolo provvidenziale:

C'est qu'il y a, en effet, chez elle – que Mlle Louise Michel me pardonne! – quelque chose de la sœur de charité. Elle est l'abnégation et le dévouement incarnés. Sans s'en douter, sans s'en apercevoir, elle joue autour d'elle le rôle d'une providence. Oublieuse de ses propres besoins et de ses propres ennuis, elle ne se préoccupe que des chagrins ou des besoins des autres.34

Inoltre, la “vera” Michel sarebbe stata dotata di una magnanimità paragonabile a quella dei santi, come testimonierebbe l'aneddoto del dono a una povera donna del proprio abito, rinnovando il gesto leggendario di san Martino:

L'anecdote suivante donnera la mesure de sa bonté:

Il y trois ans, elle allait faire une série de conférences à Lyon et dans les autres villes de la région du Rhône. Partie avec une robe toute neuve, elle revint, quinze jours plus tard, au grand scandale de sa pauvre mère, avec un simple jupon; la robe de cachemire noir avait disparu! N'ayant plus d'argent elle l'avait donnée à Saint-Étienne à une malheureuse femme qui n'en

33 Mémoires de Louise Michel cit., pp. I-II (Préface de l'éditeur). 34 Ivi, pp. II-III. (Préface de l'éditeur).

avait pas, renouvelant ainsi la légende de saint Martin...35.

L'apparente sforzo dell'editore di proporre un'immagine fedele di Michel si rivelava dunque, al contrario di un'operazione di verità, un tentativo più simile all'agiografia. La sua immagine veniva infatti ridotta a quella della suora, della santa, o ancora della martire:

il faut remonter aux premiers siècles de notre ère, pour trouver chez les martyres chrétiennes, quelque chose d'équivalent. Née dix-neuf siècles plus tôt, elle eût été livrée aux bêtes de l'amphithéâtre; à l'époque de l'inquisition elle eût été brûlée vive; à la Réforme, elle se fût noblement livrée aux bourreaux catholiques. Elle semble née pour la souffrance et pour le martyre.36

3.3 L'autobiografia esemplare di un “soggetto rivoluzionario”