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6. C ONCLUSIONI E PROSPETTIVE DI APPROFONDIMENTO

6.6 P OSSIBILI SVILUPPI DEL METODO IQM PER I CORSI D ' ACQUA DI RISORGIVA

Le ricerche condotte per lo sviluppo delle modifiche del metodo IQM per i corsi d'acqua di risorgiva hanno portato all'analisi di molti aspetti di questi fiumi. In alcuni casi, queste hanno portato ad una chiara definizione delle dinamiche, in altri, è stato solo possibile fare delle osservazioni sul processo, senza giungere ad una precisa descrizione dello stesso. In alcuni casi, per mantenere l'approccio della relativa “semplicità applicativa” - soprattutto in campo - del metodo IDRAIM, si è deciso consapevolmente di non approfondire in modo troppo dettagliato l'aspetto osservato; in altri casi le problematiche sono derivate dalle difficoltà di rinvenire ed elaborare i dati, mentre in altri ancora si sono riscontrati dei processi di cui non sono note le dinamiche e che potrebbero essere spunto per successivi studi specifici.

Il metodo, inoltre, è stato studiato e testato sul contesto della rete idrografica di risorgiva della Pianura Friulana, lo si considera quindi valido solamente per questa porzione. Si ritiene comunque l'IQM modificato applicabile, senza alcuna modifica, in tutta la bassa Pianura Veneto-friulana in quanto i processi geologici di formazione sono gli stessi dell'area di studio; tuttavia si rimanda tale conclusione ad un'eventuale successiva fase di test nella porzione veneta. L'estensione dell'applicazione anche ad altre aree interessate dai fenomeni di risorgenza si ritiene possibile, ma con alcune integrazioni nella metodologia: basti pensare alla diffusione in Lombardia dei “fontanili”, ovvero le testate di risorgiva di origine artificiale, per capire l'importanza di adeguare il metodo alle caratteristiche dell'area e successivamente verificarlo sul campo.

Il primo aspetto su cui non è stato possibile arrivare ad una definizione quantitativa chiara ed inequivocabile è quello dei processi naturali che portano all'erosione delle sponde. Dopo la prima fase di ricerche bibliografiche (Feruglio,

1925; Muscio, 2011; Fontana, 2006) e dall'analisi del Digital Terrain Model

disponibile ci si aspettava di osservare situazioni di erosione delle sponde solamente nei tratti iniziali e con la maggiore pendenza dei fiumi di maggiori dimensioni.

L'erosione delle sponde è stata invece rilevata anche in alvei di medie dimensioni e con pendenza media ridotta: questa può invece essere associata a piccole variazioni locali delle pendenza e/o a situazioni idrauliche modificate dalla presenza di legname di grosse dimensioni in alveo. Il materiale legnoso, assieme al sedimento che intercetta, tende infatti a formare una barriera naturale che sposta e aumenta la velocità del flusso della corrente, situazione che può innescare processi di erosione.

Attualmente non è stato possibile introdurre una discriminate numerica che permettesse di definire quando valutare i processi di erosione, in quanto il DTM disponibile è stato costruito dall'interpolazione delle isoipse con un passo di 10 metri e non dispone dunque di una precisione sufficiente alla corretta valutazione delle piccole variazioni di pendenza. Tale limite potrebbe essere agevolmente superato disponendo di un DTM costruito sulla base di rilevamenti LIDAR (Laser

Imaging Detection And Ranging). Tali elaborazioni, le quali permettono di effettuare

analisi altimetriche ad elevata precisione e con un errore massimo di 10 centimetri rispetto alle tecniche topografiche, sono in rapida diffusione e per molte Regioni italiane vengono già distribuite gratuitamente. In Friuli Venezia Giulia, questi dati sono attualmente di proprietà della Protezione Civile che non ne ha concesso la consultazione. L'accessibilità del dato in altre Regioni rimane però un interessante punto di partenza per l'eventuale miglioramento ed estensione del campo di applicazione del metodo.

Alcuni indicatori del metodo IQM prevedono al valutazione delle forme di fondo degli alvei, nei fiumi di risorgiva le forme descritte per i corsi d'acqua con bacino montano trovano però scarsa corrispondenza. Formazioni simili a barre laterali, ma sommerse, sono state osservate solo in alcuni tratti; risultano più comuni delle morfologie di fondo, costituite da materiali fini (presumibilmente sabbie) molto più simili a delle barre a losanga o a delle dune. Tali formazioni, di cui non si è trovata descrizione in letteratura, sembrano essere direttamente influenzate dalla presenza della vegetazione macrofitica; quest'ultimo aspetto, la cui dinamica potrebbe coincidere con quella descritta da Madsen et al. nel 2001, potrebbe quindi aprire un collegamento con l'alto inquinamento da nitrati legati all'agricoltura che interessa le

acqua di falda dagli anni '70: la presenza di questi nutrienti ha portato infatti a uno sviluppo anomalo della vegetazione acquatica. Uno studio mirato alla comprensione di queste forme potrebbe quindi costituire un considerevole sviluppo per la descrizione morfologica ed ecologica dei corsi d'acqua di risorgiva.

Un ultimo indicatore che potrebbe essere interessato da ulteriori sviluppi futuri è il VA1, ovvero quello riguardante l'abbassamento della falda. Nel metodo qui proposto si è deciso di valutarne solamente due classi, non alterata e alterata (considerando come non alterati i livelli di falda degli anni '70), a causa delle difficoltà interpretative dei dati. Non è stato quindi possibile, a causa delle differenze nelle caratteristiche degli acquiferi e delle diverse interazioni che potrebbero dare i corsi d'acqua che scorrono nelle vicinanze dei punti di campionamento, stabilire un range numerico per una classe di variazioni intermedia valido per l'intera area di studio.

Considerando anche che negli ultimi anni sono state inserite delle norme per cercare di fare fronte a questo problema, un diverso approccio, in linea con la “semplicità applicativa” del metodo, potrebbe essere tentato con un'analisi delle modifiche nelle tendenze all'abbassamento dei livelli piezometrici registrati negli anni. Condizione per lo svolgimento di questa analisi è l'aggregazione dei dati in un database che li renda quindi facilmente reperibili e consultabili. Attualmente la soluzione tecnica migliore potrebbe essere l'inserimento di tali dati in un database

PostgreSQL, le cui estensioni spaziali permetterebbero l'analisi e la consultazione

direttamente da un software GIS. Da questa piattaforma sarebbe poi semplice l'individuazione delle aree in cui la tendenza all'abbassamento della falda si è fermata o il trend è quello del recupero. Queste zone potrebbero quindi essere penalizzate in maniera minore rispetto a quelle un cui la falda continua a registrare degli abbassamenti.

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