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Si è già accennato al fatto che molte opere composte dal nostro sono tràdite anche da manoscritti vergati da lui stesso (autografi stricto sensu87), ma recenti studi hanno anche

85 Si veda il commento di Guardasole ibidem, 382-391.

86 Il testo è edito da Lampsides 1982, 1146; si vedano i contributi di Hunger 1978, II 105; Hörandner

1990, 37-39 e Guardasole 2004, 380; in generale sugli Στίχοι ὑψαντοί, ossia carmina cancellata o

quadrata, si veda il recente contributo di Diamantopoulou 2016, 99-138 con ampia e aggiornata

bibliografia.

87 Quando un testo è scritto dalla stessa mano che lo ha composto si parla di autografo stricto sensu,

quando invece una mano copia un testo di un altro autore, questo per il copista è un autografo lato

messo in luce che la sua attività di copista (lato sensu), di lettore e annotatore di testi di autori antichi88 è rintracciabile anche in un manoscritto dal contenuto retorico (Demostene) e soprattutto in altri codici con opere aristoteliche e platoniche, codici tra loro imparentati e legati più o meno strettamente con l’entourage del nostro89. Del resto, non va dimenticato che Pachimere, essendo sin dalla giovane età legato al clero, doveva disporre sia di libri personali sia della possibilità di consultare diversi fondi di manoscritti90. Secondo Golitsis, Pachimere sembra aver molto a cuore la produzione e

della copiatura sia di opere sia manoscritti filosofici – anche quelli copiati da suoi allievi mentre era ancora in vita – che sembrano essere compiute con scopi pedagogici91.

Di seguito riportiamo un elenco, diviso per opere, dei manoscritti anche parzialmente autografi, compilato a partire soprattutto dalle ricerche di Pantelis Golitsis. Demostene. Insieme ad una seconda mano, il nostro ha vergato il testo dell’oratore nel codice Paris, BNF, gr. 2940, sec. XIII, corredandolo con i prolegomena di Ulpiano e di apparati esegetici92. È utile ricordare che in età Bizantina le orazioni di Demostene, come anche quelle di Isocrate Polemone, Erode di Maratona, Lolliano, venivano lette e studiate nell’ambito della formazione retorica soprattutto per apprendere il magniloquente stile giudiziario demostenico 93. Infine, possiamo anticipare che

88 Golitsis 2010a, 163, sulla base del contributo di Cavallo 2006 che passa in rassegna le diverse

modalità di lettura degli autori antichi a Bisanzio, qualifica con ‘estensiva’ la lettura della letteratura greca antica da Pachimere, di cui sono stati ritracciati echi e citazioni soprattutto nelle sue Historiae cfr. Failler 2004, 159-180.

89 Golitsis 2010a, 157-170 tratteggia il circolo di copisti collaboratori di Pachimere o in modi diversi

legati a lui; cfr. anche Harlfinger 1971, 357-360; 1996, 48 e Golitsis 2010b.

90 Golitsis 2010a, 163.

91 Golitsis 2010a, 165-166 e n. 38.

92 Si veda l’edizione degli Scholia Demosthenica a cura di Dilts 1983, X, in cui però non si dice nulla

sull’identità dei due copisti; l’attribuzione al nostro di una delle due mani (RGK II 89, III, 115) è stata recentemente sostenuta da Harlfinger 2011, 289-290; cfr. anche Golitsis 2010a, 157, n. 2 e Mondrain 2014, 209-210.

Pachimere cita un passo demostenico o forse più precisamente uno scolio ad esso relativo, in una sua nota conservata nel manoscritto ambrosiano al f.129v (nell’elenco degli scolî corrisponde a Pach. 65) a proposito dello stile retorico che il poeta sfoggia all’inizio di un discorso proferito da Diomede in Il. XIV 111-132, in particolare 111-2.

Philosophia. Abbiamo già accennato ai testimoni manoscritti dell’epitome filosofica di Pachimere, attestata in due manoscritti: Berlin, Staatsbibliothek, Hamilton 512, dell’inizio XIV sec., interamente autografo, e Paris, BNF, gr. 1930 94. In quest’ultimo, vergato da 17 mani diverse verso il 1308 a partire dal codice berlinese, Pachimere ha contribuito a copiare alcuni fogli e ha supervisionato il confezionamento dell’intero manufatto, con l’intento di creare una ‘copia esatta’ del codice berlinese, poiché il contenuto di ogni foglio dell’antigrafo corrisponde a quello nel foglio del modello: per questo si parla di una copia autorizzata da Pachimere. Infine, pare che soprattutto da questo manoscritto – e in misura assai minore dall’altro – siano stati tratti diversi excerpta95 che avevano una circolazione autonoma.

Commento di Michele di Efeso allo scritto aristotelico De partibus animalium.

Il codice Città del Vaticano, BAV, gr. 261, interamente vergato da Pachimere, tramanda diversi trattati di Aristotele con relativa esegesi, tra cui una versione, rielaborata e ampliata da Pachimere stesso, di una parte del Commento di Michele di Efeso allo scritto aristotelico De partibus animalium96.

Fisica di Aristotele. Nel manoscritto Firenze, BML, Plut. 87,5, sec. XIV, Pachimere ha eseguito la copiatura del testo della Fisica di Aristotele con l’aiuto di altre tre mani, mentre a lui solo è attribuita quella del suo commentario continuo (cfr. supra).

94 Harlfinger 1971, 357-360, Golitsis 2010a, 157-9. 95 Harlfinger 2011, 171-186.

Opere platoniche. Il nostro ha collaborato alla copiatura di diversi dialoghi platonici97, spesso corredati di commentari neoplatonici, nei codici Paris, BNF, Par. gr. 1810, interamente autografo, e Napoli, Biblioteca Nazionale, III.E.17 (gr.339), dove gli ultimi due fascicoli con il Lachete sono stati scritti dal suo allievo Niceforo98 e un altro allievo ha aiutato Pachimere a trascrivere il Fedone.

Diversi scoli e annotazioni marginali. I recenti studi, suscitati dal grande interesse

intorno al ruolo rivestito dal nostro nell’ambito della ricezione e diffusione della filosofia aristotelica e platonica nel XIV sec., hanno anche individuato diverse note di lettura e scolî che il nostro avrebbe apposto sulle pagine di alcuni manoscritti99:

1. Nel codice Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Vossianus gr. Q.3, del XII sec., testimone della Fisica di Aristotele, nel margine del f.203r Pachimere ha aggiunto uno scolio vergato a partire dal commentario ad Aristotele di Giovanni Filopono100.

2. Il nostro ha lasciato diverse note di lettura e annotazioni nel manoscritto Città del Vaticano, BAV, Vaticano Urbinate gr. 35, che tramanda il testo dell’Organon, confezionato per Areta101.

3. Diversi interventi editoriali102 sono stati apportati sempre da Pachimere alla copia del Commentario di Proclo al Parmenide nel già citato manoscritto Paris, BNF, gr. 1810, la cui parte finale, andata perduta, è stata completata con testi di

97 Harlfinger 1996, 48 e Golitsis 2010a, 162-163, secondo il quale la copiatura di questi testi verso la

fine della vita del filosofo era funzionale allo studio della filosofia platonica (p.163).

98 Golitsis 2010a, 162 e tav.8b. 99 Golitsis 2010a, 163-164.

100 Rashed 2001, 110-116 in particolare 115. 101 Golitsis 2010a, 164.

102 Rimando Steel-Macé 2006, 77-99 e Luna-Segonds 2007, CCXXX-CCXLI per il dibattito sulla

Platone e scolî continui103; a quelle si aggiungono numerose annotazioni esplicative del testo di Proclo104 e note di lettura105.

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