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1 Università di Padova - giorgiomaria.dinunzio@unipd.it 2 ISTI-CNR Pisa - paolo.manghi@isti.cnr.it 3 Università Ca’ Foscari Venezia - occioni@unive.it

4 Università di Bologna - [francesca.tomasi, marialaura.vignocchi]@unibo.it

ABSTRACT

A settembre 2017 le Università di Padova, Venezia e Vienna hanno organizzato il seminario “The European Open Science

Cloud (EOSC) versus the single Research Institution. Drawing the scenario at local level” con l’obiettivo di evidenziare

come la realizzazione nel 2018 della European Open Science Cloud (EOSC) comporterà dei cambiamenti all’interno delle organizzazioni di ricerca.

In questo panel, focalizzeremo l’attenzione sulla questione dell’Open Science e dei nuovi ruoli e competenze che i ricercatori dovranno avere nel contesto della EOSC e dei nuovi servizi di supporto alla ricerca che gli istituti di ricerca dovranno fornire per poter restare al passo di un cambiamento imminente. Inoltre, discuteremo alcuni punti critici contestualizzandoli nell’ambito delle Digital Humanities e mostrando alcuni risultati di progetti internazionali come EOSCpilot1 e Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities2 (DARIAH) per quel che riguarda lo sviluppo

di infrastrutture per la preservazione e la ricerca di dati di collezioni provenienti dall’area di ricerca Umanistica.

PAROLE CHIAVE

European Open Science Cloud, Open Research Data, Data Management Plan, Data Workflow for Digital Humanities

1. INTRODUZIONE

Il tema dell’Open Science (OS) è al centro delle strategie della Commissione Europea volte alla diffusione, alla condivisione della conoscenza e al supporto all’innovazione. A maggio del 2017, il gruppo della Research, Innovation and

Science Policy Experts (RISE) ha pubblicato un documento riguardante la “Visione Europea” del futuro della ricerca

“aperta” che descrive gli elementi fondamentali della ricerca in ambito europeo basata su tre principi: Open Innovation,

Open Science, Open to the World3. In questo contesto che include anche i progetti Horizon 2020, i finanziatori richiedono

che i risultati della ricerca siano “open access by default with some opt out” e che gli Open Research Data siano “as open

as possible, as closed as necessary”4.

In questo panel, focalizzeremo l’attenzione sulla questione dell’OS e dei nuovi ruoli e competenze che i ricercatori dovranno avere nel contesto della European Open Science Cloud (EOSC) e dei nuovi servizi di supporto alla ricerca che gli istituti di ricerca dovranno fornire per poter restare al passo di un cambiamento imminente. In particolare, nel primo rapporto della commissione High Level Expert Group (HLEG) della EOSC5 vengono definiti dei punti chiave che

definiscono una serie di iniziative per poter permettere la collaborazione tra i vari partner europei in maniera da:

“[...] enable trusted access to services, systems and the re-use of shared scientific data across disciplinary, social and

geographical borders. [...]

based on existing and emerging elements in the Member States, with lightweight international guidance and governance and a large degree of freedom regarding practical implementation.”

La realizzazione della EOSC, pertanto, riguarda due aspetti:

• Fornire dei nuovi servizi di supporto alla ricerca per l’implementazione dell’OS;

• Fornire ai ricercatori una formazione avanzata sulle nuove competenze richieste per gli Open Research Data.

2. DETTAGLIO DELLA PROPOSTA

A settembre 2017 le Università di Padova, Venezia e Vienna hanno organizzato il seminario “The European Open Science Cloud (EOSC) versus the single Research Institution. Drawing the scenario at local level” con l’obiettivo di evidenziare come la realizzazione nel 2018 della European Open Science Cloud comporterà dei cambiamenti all’interno delle organizzazioni di ricerca.

1 https://eoscpilot.eu/ 2 http://www.dariah.eu/ 3 https://ec.europa.eu/research/openvision/ 4 http://ec.europa.eu/research/participants/docs/h2020-funding-guide/cross-cutting-issues/open-access-dissemination_en.htm 5 http://ec.europa.eu/research/openscience/pdf/realising_the_european_open_science_cloud_2016.pdf

G.M. Di Nunzio, P. Manghi, M. Occioni, F. Tomasi, M. Vignocchi, Nuove Competenze e Nuovi Servizi per la Ricerca nella European ...

D. Spampinato (ed.), AIUCD 2018 - Book of Abstracts [ISBN: 9788894253528]. Panels 276 In questo panel presenteremo le esperienze relative alle questioni della riorganizzazione dei servizi della Biblioteca Digitale di tre Università, Padova6, Ca’ Foscari Venezia7 e Bologna8, e di alcuni casi di studio del progetto OpenAIRE

2020 Project9 con il CNR di Pisa.

Figura 1 Digital Workflow Mode

In particolare, partendo da un’analisi del Digital Workflow Model10 (mostrato in Figura 1) proposto all’interno del progetto

“LEaders Activating Research Networks (LEARN11): Implementing the LERU Research Data Roadmap and Toolkit”,

discuteremo alcuni punti critici contestualizzandoli nell’ambito delle Digital Humanities e mostrando alcuni risultati di progetti internazionali come EOSCpilot e Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities (DARIAH) per quel che riguarda lo sviluppo di infrastrutture per la preservazione e la ricerca di dati di collezioni provenienti dall’area di ricerca Umanistica. Alcuni dei punti di discussione per questo panel saranno i seguenti:

• la ricerca è sempre più sostenuta da programmi di finanziamento esterni all’organizzazione.

• Il tema dell’Open Science è al centro delle strategie della Commissione Europea volte alla diffusione, alla condivisione della conoscenza e al supporto all’innovazione.

• I finanziatori richiedono che i risultati della ricerca siano open access by default with some opt out e che gli Open Research Data siano as open as possible, as closed as necessary12.

• È obbligatorio presentare un Data Management Plan (DMP) entro sei mesi dall’approvazione del progetto. • È opportuno che un buon progetto di ricerca sia redatto bene e coerentemente con i principi FAIR della EOSC. • Mancano politiche nazionali legate ai dati della ricerca.

• La gestione dei dati necessita di competenze specializzate e trasversali (data stewardship). • L’organizzazione deve supportare i ricercatori con servizi che forniscano risposte ai loro bisogni. • I buoni progetti creano per l’organizzazione una buona reputazione.

• Il fattore tempo: la realizzazione della EOSC diventerà una realtà tangibile nel 2018.

3. INTERVENTI

Il panel avrà quattro interventi da 15 minuti ciascuno più 5 minuti per le domande e/o secondo giro di interventi.

Il chair del panel sarà Giorgio Maria Di Nunzio che farà una breve introduzione sul problema dell’EOSC, contestualizzando il Digital Workflow Model nell’ambito delle Digital Humanities, prima di dare la parola agli inviati.

6 http://bibliotecadigitale.cab.unipd.it/ 7 http://www.unive.it/bda 8 http://www.sba.unibo.it/it/almadl 9 https://www.openaire.eu/ 10 http://learn-rdm.eu/wp-content/uploads/red_LEARN_Elements_of_the_Content_of_a_RDM_Policy.pdf 11 http://learn-rdm.eu/ 12 http://ec.europa.eu/research/participants/data/ref/h2020/grants_manual/hi/oa_pilot/h2020-hi-oa-pilot-guide_en.pdf

G.M. Di Nunzio, P. Manghi, M. Occioni, F. Tomasi, M. Vignocchi, Nuove Competenze e Nuovi Servizi per la Ricerca nella European ...

D. Spampinato (ed.), AIUCD 2018 - Book of Abstracts [ISBN: 9788894253528]. Panels 277

3.1 “Data Monitoring Board” Marisol Occioni, Biblioteca Digitale Università Ca’ Foscari