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DA PARCHI PUBBLICI A PARCHI POLITIC

I PARCHI: LO SPAZIO RICREATIVO

3.3 DA PARCHI PUBBLICI A PARCHI POLITIC

A partire dal 1949 la nuova visione della società introdotta dal PCC portò dei cambiamenti che iniziarono a riflettersi sulle scelte della pianificazione urbana attraverso la monumentalizzazione di strade e piazze e la politicizzazione degli spazi pubblici, di cui piazza Tiananmen costituì l’esempio più imponente. Il nuovo potere politico, gradualmente si appropriò dei luoghi pubblici e del loro linguaggio trasformandoli in

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spazi istituzionali dove diffondere la propria ideologia, attraverso il gigantismo delle opere, elementi simbolici e manifestazioni di massa.

Nel 1949, Liang Sicheng in collaborazione con l’Istituto di ricerca per l’architettura, venne chiamato dal PCC a stilare una lista dei principali luoghi culturali da salvaguardare. Questa lista, che venne completata nel marzo del 1949, includeva diversi siti come templi, altari, pagode, grotte e sculture attribuendo loro un punteggio in base all’importanza: l’Altare del Cielo veniva considerato il più importante mentre gli altri venivano considerati di importanza generica.194

Durante i primi 30 anni della RPC, i siti storici ricevettero un trattamento diverso: molti templi vennero distrutti o trasformati in caserme e magazzini mentre gli altari imperiali, avendo perduto il loro significato religioso, vennero utilizzati come mera risorsa di terreni ed edifici oppure, in alcuni casi, preservati per il loro valore scientifico e architettonico. Dal punto di vista ideologico, il marxismo adottato dal Partito contribuì a trasformare radicalmente la tradizionale nozione della cosmologia cinese. Secondo queste nuove teorie, le religioni venivano considerate delle distrazioni dagli obiettivi comunisti e il PCC negava l’esistenza di poteri soprannaturali e divini, considerando il marxismo come l’unico credo.195 Mao considerava la religione una delle “quattro spesse funi che legano il

popolo cinese”196 dando inizio ad un movimento di soppressione dei credo religiosi che

culminò durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976).

194 GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 255.

195 Al marxismo-leninismo che costituisce la corrente di pensiero dominante del PCC negli anni Cinquanta,

si aggiunge il pensiero di Mao Zedong a partire dagli anni Sessanta. GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 256.

196 Attraverso questa metafora espresso nel testo “Rapporto d’inchiesta sul movimento contadino nello

Hunan”, Mao elenca i quattro poteri del sistema feudale e patriarcale che assoggettavano la società: il sistema statale (autorità politica), il sistema dei clan (autorità dei clan), sistema soprannaturale (autorità religiosa) e l’autorità degli uomini nei confronti delle donne. GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 256.

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Nonostante questa condanna nei confronti dei luoghi religiosi, alcuni di questi, come l’Altare del Cielo e l’Altare del Suolo e del Grano, vennero scelti per essere preservati in virtù del loro valore culturale reinterpretandone il significato storico.197 Perché questi

edifici, incarnazione dell’arretratezza e della superstizione (mixin) dell’epoca feudale, potessero essere preservati, occorreva attuare una rilettura che ne mettesse in evidenza il valore scientifico arricchito da valori educativi e patriottici. In una valutazione ufficiale del 1961 l’Altare del Cielo venne classificato come bene culturale da preservare e venne valutato “di dimensioni grandiose e stile unici, ha raggiunto giudizi divini in termini di valore architettonico e artistico”. Allo stesso modo, l’Altare del Suolo e del Grano veniva così descritto:

The Altar of Soil and grain has kept the layout and style of Ming Dinasty architecture: the Hall of Prayer was the original building with a history of over 500 years.It is one of the oldest exemples of architecture surviving in Beijing. 198

Queste definizioni mettono in luce lo slittamento dell’enfasi posta sui valori espressi da questi altari negli anni Cinquanta che passarono dall’espressione simbolica del potere e del divino al valore materiale dei raggiungimenti scientifici della Cina.199

Un caso emblematico è costituito dal Tempio degli Antenati. Questo luogo che durante la Repubblica di Cina versava in uno stato di abbandono, dopo la liberazione di Pechino venne ristrutturato in un’ottica di salvaguardia dei siti storici e, nel 1950 all’indomani

197 Gli autori dell’articolo portano l’esempio dell’Altare del Cielo: da un lato espressione della cultura e delle

superstizioni feudali, dall’altro dotato di un grande valore scientifico per l’importanza architettonica del complesso. Dal momento che era stato utilizzato come quartier generale per gli accampamenti delle truppe inglesi e americane durante la Rivolta dei Boxer del 1900, il sito era legato alle umiliazioni inflitte alla Cina dagli stranieri e pertanto era da considerarsi l’emblema della lotta contro l’imperialismo occidentale. GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 257.

198 GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 257. 199 GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…” cit., p. 256-257.

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della fondazione della RPC, venne posto sotto l’amministrazione della Federazione delle unioni del commercio di Pechino (Beijingshi zonggonghui), ribattezzato come Palazzo della Cultura del Popolo Lavoratore (Laodong renmin wenhuagong) e riconvertito in parco pubblico.200 Nelle dichiarazioni del governo, il cambio di funzione avrebbe aumentato le

possibilità di attività ricreative e culturali per i lavoratori di Pechino. Il cambio di nome era invece significativo della politica del PCC che dava invece rilevanza al ruolo del popolo nella società contrariamente a quanto accadeva nel passato imperiale. La cerimonia di riconsacrazione venne tenuta il primo maggio 1950 quando i leader dei lavoratori annunciarono una nuova era nella storia di questo luogo:

This centuries-old temple, originally build by workers’ blood and sweat, was always forcibly occupied by reactionary rulers. Not until the liberation of Beijing and the leadership of the Chinese Communist Party and Chairman Mao was the temple finally returned to the labouring people. 201

Fin dalla sua creazione, nelle intenzioni del Partito, questo parco doveva rappresentare il luogo ricreativo ideale dei lavoratori mantenendo fede alla promessa del Socialismo di portare abbondanza e ricchezza culturale a tutto il popolo. In quest’ottica, la sala principale del tempio venne convertita in un auditorium che potesse contenere assemblee di massa, La sala posteriore venne trasformata in una libreria e gli altri edifici del complesso vennero adibiti a sale di lettura o dedicate all’intrattenimento con la creazione

200 LIU Yu 刘宇, “Yule yu geming. 1950 - 1966 nian de Beijing shi laodong renmin wenhuagong” 娱乐与革

命。 1950 - 1966 年的北京市劳动人民文化宫 (Intrattenimento e rivoluzione. Il Palazzo della Cultura del Popolo Lavoratore 1950 – 1966), in Jiangsu shihui kexue, 5, 2013, cit. p. 163.

201 Queste righe rivelano la connotazione politica che si intendeva dare al parco. La classe dei lavoratori,

tradizionalmente opposta e assoggettata alla classe dominante, era da sempre stata esclusa dai luoghi che era stata costretta a costruire. Il Partito da questo momento si fece carico di restituire questi luoghi alla collettività. Tratto da Renmin Ribao del 1 maggio 1950. Citato in HUNG, “A political park…”, cit., p. 559; LIU, “Yule yu geming…”, cit., p. 164.

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di un teatro e sale musicali. Vennero inoltre pensate delle classi per ospitare lezioni tecniche e corsi di formazione per i lavoratori e saltuariamente venivano tenute delle esposizioni. (Figura 7)

Nel breve periodo tra il 1949 e il 1950 si assistette ad una trasformazione incredibile: l’ex Tempio degli Antenati era stato completamente riconvertito in un parco pubblico moderno, dove i cittadini potevano riunirsi, socializzare e godere di spazi in cui sfuggire all’ambiente urbano.202

Figura 7. Palazzo della Cultura del Popolo Lavoratore. Gu Yuan, incisione su legno, 1951.

L’idea di costruire parchi pubblici venne elaborata dal PCC partendo da spunti diversi. I giardini erano infatti una tradizione risalente alla Cina pre-imperiale e nonostante fossero luoghi preclusi alla popolazione, fornirono lo sfondo estetico e culturale di riferimento. Un secondo fattore di influenza fu certamente la nascita del parco moderno in Europa nato

202 Il Palazzo non fu un progetto isolato. Nei primi anni Sessanta, si calcola che esistessero circa 1300 tra

palazzi culturali e circoli dei lavoratori diffusi in alcune delle maggiori città cinesi tra cui Shanghai, Tiajin, Nanjing, Guangzhou e Chongqing. HUNG, “A political park…”, cit., p. 560.

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per rispondere alle esigenze delle nuove popolazioni urbane, diffusosi in Cina grazie ai primi parchi costruiti a Shanghai nel XIX secolo. L’influenza ideologica maggiore però venne esercitata dall’Unione Sovietica che in questo primo periodo aveva stretti rapporti di collaborazione con il PCC.

Il termine Palazzo Culturale, venne infatti tradotto letteralmente dal russo203 per indicare

i circoli per i lavoratori creati dopo la Rivoluzione d’Ottobre dal Partito Bolscevico per promuovere lo sviluppo della cultura proletaria e guidare il popolo verso la trasformazione secondo le teorie del socialismo.

Inoltre, sulla scia dei moderni parchi europei, introdotti in Russia al tempo degli Zar, al tempo di Stalin vennero creati i “parchi per la cultura e il riposo” conosciuti come strumenti della propaganda stalinista. 204 Questi ultimi erano basati sulla concezione

marxista del tempo libero inteso come un elemento fondamentale nella vita dei lavoratori per assicurare loro lo sviluppo personale e l’incremento della produttività e vennero introdotti in Cina nei primi anni Cinquanta.

Sebbene il Palazzo Culturale fosse stato presentato formalmente come un’area ricreativa pubblica, il PCC manifestò da subito intenzioni diverse. Nel 1950, infatti il Palazzo della Cultura del Popolo Lavoratore, venne scelto come luogo per la cerimonia funebre di Ren

203 Il nome Palazzo Culturale (Wenhuagong) è mutuato dal russo (Dvorets kultury). In Russia, questi luoghi

ebbero origine nelle “case della cultura” del XIX secolo che fornivano ai lavoratori e alle loro famiglie spazi per socializzare nel tempo libero. Negli anni Venti e Trenta, le autorità sovietiche ne modificarono il nome in “palazzi della cultura” elevando a luoghi ideali per il tempo libero dei lavoratori deputati ad innalzarne la qualità di vita. HUNG, “A political park…”, cit., pp. 561-562.

204 Anche in questo caso il termine russo “kultury i otdykha” venne tradotto letteralmente in cinese con

“wenhua yu xiuxi”. Uno degli esempi più noti fu Gorky Park a Mosca. Costruito nel 1928, il parco ospitava fiere all’aperto e conteneva attrazioni come sale da bowling, sale da ballo, sale di lettura. Nonostante questa apparenza, il parco era pensato per essere un punto di riferimento per la propaganda sovietica. A partire dagli anni Trenta infatti, il parco divenne fortemente politicizzato attraverso la diffusione di messaggi propagandistici attraverso cartelli e altoparlanti che diffondevano i discorsi dei leaders sovietici. HUNG, “A political park…”, cit., pp. 562-563.

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Bishi. 205 Attraverso questa scelta, il PCC mostrò l’intenzione di dominare questo spazio

sociale trasformandolo in una sorta di moderno tempio ancestrale al servizio del governo. Come dichiarato dalla Federazione delle unioni del commercio e dall’Ufficio municipale per i parchi, gli enti incaricati della gestione del parco afferenti al governo centrale, la funzione primaria del Palazzo era quella di diffondere le politiche del Partito, servire le politiche del proletariato e delle masse di lavoratori. Le attività che si svolgevano all’interno del parco dovevano essere decise dal governo centrale inquadrandolo chiaramente come luogo chiave per la propaganda politica e per l’educazione culturale delle masse.206 Una delle principali tattiche di propaganda era la celebrazione dei

“lavoratori modello” (laodong mofan). Questa consuetudine, originata dal movimento stacanovista sovietico, prevedeva la promozione di figure meritevoli del mondo operaio attraverso la rassegna dei loro successi. Per celebrarne il lavoro, all’ingresso principale del Palazzo, veniva messa in mostra una “lista d’onore” (guangrong bang) nella quale si elencavano i nomi, le fotografie e una breve descrizione dei loro traguardi, celebrandoli come eroi del lavoro in speciali assemblee. Queste, nelle linee guida dettate dal Partito tramite la Federazione, dovevano servire a “portare avanti lo spirito di cooperazione del comunismo” e a “proteggere la proprietà dello Stato, a portare volontariamente il fardello del lavoro e a servire il popolo incondizionatamente”.207

In sintesi, il Palazzo della Cultura del Popolo Lavoratore di Pechino era un parco pubblico fortemente politicizzato, nato dall’unione dei due elementi sovietici, i palazzi culturali e i

205 Ren Bishi (1904-1950) fu un importante leader militare del PCC negli anni precedenti la fondazione della

RPC e uno dei più vecchi compagni d’armi di Mao dell’epoca di Yan’an. In occasione della cerimonia, di fronte alla sala principale del Palazzo vennero affissi degli stendardi recanti la scritta “Camera ardente del compagno Ren Bishi”. Questa sala, il luogo esatto in cui in passato gli imperatori onoravano i propri antenati, venne allestista posizionando il feretro al centro, sormontato da un’enorme bandiera della RPC e sorvegliato da quattro guardie militari. Alla cerimonia funebre parteciparono alcune delle più importanti cariche del Partito, oltre a 40.000 cittadini in silenzio, in segno di lutto. HUNG, “A political park…”, cit., p. 564.

206 HUNG, “A political park…”, cit., p. 565.

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parchi della cultura e del riposo, e combinandone gli ambienti e le funzioni si rivelò una piattaforma politica fondamentale per la propaganda maoista.

Nel 1953, assieme al Primo Piano Quinquennale208 venne elaborato un documento di

discussione chiamato “piano per l’adattamento e l’espansione di Pechino” realizzato in collaborazione con gli esperti sovietici in cui si dichiarava il ruolo marginale delle architetture storiche rispetto allo sviluppo urbano. In quegli anni, l’aumento della popolazione di Pechino causò una grave carenza di terreni edificabili e determinò l’utilizzo di ogni appezzamento di terra all’interno della città per questo scopo. Come risultato gli altari vennero considerati soltanto per il loro valore materiale, come risorse di terreni ed edifici. Basandosi sul principio dell’uguaglianza della società socialista e traendo ispirazione dall’esperienza dell’unione sovietica, dove la costruzione dei parchi dedicati ai momenti di svago del popolo era una consuetudine ormai assodata, il governo cinese decise di riconvertire anche gli Altari della Terra, del Sole e della Luna in parchi pubblici. Questi luoghi vennero ampliati e in alcuni casi, i terreni vennero riutilizzati per costruire abitazioni.209

Nel 1956 attraverso lo slogan “rinverdire la madrepatria” (lühua zuguo) Mao lanciò una campagna di rimboschimento delle campagne e per la creazione di spazi verdi nelle città, visti come un importante fattore di modernizzazione. Come previsto dal Piano Nazionale

208 Il Primo Piano Quinquennale (1953-1957) dettava gli obiettivi sia in campo economico che in campo

produttivo per i successivi cinque anni. Fino agli anni Ottanta, questo tipo di piani furono gli strumenti principali di definizione della politica economica del paese. Guido SAMARANI, La Cina del Novecento dalla

fine dell’Impero a oggi, Torino, Einaudi, 2004, p. 211.

209 Questo accadde nel caso dell’Altare di Xiannong. Questo era stato trasformato in parco nel periodo

repubblicano ma nel 1949 venne considerato superfluo perché situato nelle vicinanze dell’Altare del Cielo e chiuso. In seguito i terreni compresi tra l’altare esterno e quello interno vennero utilizzati per la costruzione di abitazioni, una scuola, edifici commerciali e uno stadio. Un altro esempio emblematico è rappresentato dal parco dall’Altare del Sole. Dopo un parziale crollo degli edifici, venne completamente demolito perché la ristrutturazione sarebbe stata troppo costosa. L’altare sacrificale vero e proprio venne invece ripavimentato, trasformato in una pista da ballo e in seguito rimosso. GAO, WOUDSTRA, “From landscape of gods to landscape of men…”, cit., p. 258.

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per l’Agricoltura (1956-1967) il rimboschimento di campagne e città andava implementato con spirito rivoluzionario:

In twelve years starting from 1956, where natural conditions and where is enough manpower to undertake the task, bare waste land and mountains sould be clothed with green. Where possible trees should be planted in a planned way near houses, and along roads and rivers. To achieve this we must count on the agricultural cooperatives to plant trees and adhere to the policy that trees planted by cooperatives belong to them […] In addition to timber trees (including bamboo groves), the utmost use should be made of all manpower and uncultivated land in the cities and coutryside to plant other trees of economic value suche as fruit trees, mulberries, Mongolian oak, tea plants, varnish trees and oil-bearing trees.210

Questo rivela che il rinverdimento delle aree urbane non era parte di un progetto strutturato di rivalutazione del paesaggio, bensì di una politica di riutilizzo dello spazio cittadino, visto in questo periodo come il modo più economico per creare parchi nelle aree circostanti i vecchi altari imperiali.211 Nel 1958 con lo slogan “paesaggio e produzione”,

900 alberi dell’Altare del Sole vennero sostituiti con alberi da frutto, il parco divenne un frutteto e quindi chiuso al pubblico.

Con la radicalizzazione del pensiero politico nel periodo della Rivoluzione Culturale, gli altari imperiali andarono incontro a ulteriori danni: nel parco dell’Altare del Sole, l’altare principale venne rimosso e sostituito con la bandiera nazionale mentre l’Altare della Luna

210 ZHAO, WOUDSTRA, “Making green the motherland…”, cit., p. 315.

211 ZHAO, WOUDSTRA, “Making green the motherland…”, cit., pp. 312-315; GAO, WOUDSTRA, “From

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venne demolito e sostituito da un’antenna per le trasmissioni radio nazionali e chiuso al pubblico. Inoltre, le tensioni con l’Unione Sovietica212 convinsero Mao del rischio di un

imminente attacco militare che lo portarono a ordinare la costruzione di uno scudo aereo nell’area centrale di Pechino che coinvolse circa metà della città. La costruzione era prevista anche nelle aree degli altari, tra cui anche il parco Zhongshan, che vennero pertanto chiusi dal 1969 al 1971. In questo periodo vennero rimossi alberi ed edifici e sebbene, come parte di questo progetto, fosse prevista anche la successiva ricostruzione delle aree interessate, il valore storico non venne preso in grande considerazione con il risultato che molti di questi complessi vennero ridisegnati più che riportati al loro aspetto originario.

A partire dal 1971, con l’ingresso della Cina nelle Nazioni Unite e l’inizio delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, cambiò anche l’attitudine nei confronti dei parchi che vennero riaperti.

Nel trentennio del governo di Mao, gli obiettivi della cultura socialista vennero perseguiti al costo di sacrificare la cultura cinese tradizionale e la sua eredità storica. Gli altari in quanto rappresentazione della superstizione imperiale vennero pesantemente rimaneggiati nel tentativo di rinnegare e distruggere il passato. Questa tendenza venne invertita soltanto al termine della Rivoluzione Culturale quando si aprì una nuova fase della storia cinese. A partire dal 1978, con il governo di Deng Xiaoping, venne riconosciuta l’importanza della civilizzazione spirituale accanto a quella economica, che rivalutò il

212 A partire dagli anni Sessanta, i rapporti tra Cina e Unione Sovietica si fecero gradualmente più tesi. La

Cina in quegli anni accusava l’URSS di aver ripetutamente violato le frontiere cinesi occupandone i territori ribadendo che non tutte le questioni territoriali aperte dai trattati ineguali erano risolte. In aggiunta a questo, tra il 1962 e il 1963, l’Unione Sovietica informò la Cina che intendeva discutere un accordo con USA e Gran Bretagna in cui i tre paesi si impegnavano a non fornire alcuna tecnologia nucleare ad altri paesi, in modo da bloccarne la proliferazione. Pechino, considerò questo accordo come una provocazione e si sentì privata di ogni possibilità di difesa da eventuali attacchi statunitensi. SAMARANI, La Cina del Novecento…, cit., pp. 287-289.

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valore dell’eredità culturale cinese e di conseguenza ridefinì l’attitudine nei confronti dei parchi e degli altari imperiali che vennero trattati come parchi culturali.213

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