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N. 5 | D E I LIBRI D E L M E S E | 48

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MAFIE NOSTRE, MAFIE LORO. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA E STRANIERA NEL CENTRO-NORD, a cura di Stefano Becucci e

Monica Massari, pp. 204, € 14,46, Edizioni di

Comunità, Torino 2001

Uno dei pericoli crescenti della crimina-lità organizzata è costituito dalia sua ca-pacità di inserirsi nei chiaroscuri della glo-balizzazione. Sfruttando le dinamiche del commercio internazionale a fini strategici, i gruppi criminali si costituiscono come i gestori delio scambio di specifici beni, come il traffico degli esseri umani e degli stupefacenti. In linea con l'analisi di que-ste tendenze recenti e avvalendosi di ro-busti dati analitici, il presente volume col-lettaneo offre una prospettiva tanto sull'e-spansione delle organizzazioni criminali italiane al Centro-Nord, quanto sulla pre-senza di forme di criminalità caratterizza-te da una parcaratterizza-tecipazione di cittadini stra-nieri (cinesi, albanesi e kosovari, in pri-mis) in diverse zone della penisola, dal milanese alla Toscana e alla Puglia. Il fil rouge che connette i

diversi saggi è costitui-to dall'attenzione rivol-ta al ruolo svolto da rivol-tali organizzazioni criminali nell'alimentare non so-lo i mercati illeciti italia-ni, ma anche quelli dei paesi dell'Europa cen-tro-settentrionale. Il li-bro è il risultato di una serie di incontri fra stu-diosi che, da prospetti-ve e luoghi differenti, analizzano i nuovi feno-meni criminali nel pa-norama italiano e magi-strati impegnati da tempo nella lotta contro la criminalità

organiz-zata. Pertanto, esso trasmette implicita-mente al lettore la testimonianza di una sfida, intellettuale e civile, perché si stabi-lisca un circolo virtuoso tra gli accerta-menti investigativi e giudiziari, che ali-mentano e pongono interrogativi alla ri-cerca, e le analisi sociali, che possono contribuire a segnare la rotta del lavoro dei magistrati.

LUCA STORTI

ne profili in qualche misura eroici. I padri-ni si sottrae a tale rischio non solo grazie alla robusta ossatura storiografica, ma an-che in virtù d'uno stile narrativo godibile e pregnante, e di un'ironia sistematica che priva il biografato di qualsivoglia grandez-za etica. Sicché i nomi di martiri ed eroi rimangono i soliti. Sarà bene, oggi più che mai, ricordarli: Emanuele Notarbartolo, Joe Petrosino, Boris Giuliano, Giuseppe Impastato, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Li-bero Grassi, don Pino Puglisi, Pier Santi Mattarella, Rosario Livatino, Giovanni Fal-cone, Paolo Borsellino e molti altri.

DANIELE ROCCA

G i u s e p p e Carlo Marino, I PADRINI. DA VITO CASCIO FERRO A LUCKY LUCIANO, DA CALO-GERO VIZZINI A STEFANO BONTATE, FATTI, SEGRETI, E TESTIMONIANZA DI COSA NOSTRA ATTRAVERSO LE SCONCERTANTI BIOGRAFIE DEI SUOI PROTAGONISTI, pp. 496, € 24,73, Newton & Compton, Roma 2001

Caratteristica della mafia d'oggi è la ca-pacità di affrancarsi dalla dimensione ter-ritoriale, rastrellando enormi capitali per poi riciclarli grazie a banche, oppure - in casi estremi - a leggi compiacenti. È in particolare il ritratto di Sindona, offerto in questo volume da Giuseppe Carlo Mari-no, da molti anni studioso di sicilianismo, a corrispondere al nuovo prototipo del mafioso. Sindona si era infatti affermato, scrive l'autore, "come un mago dei trasfe-rimenti clandestini mediante una rete di società di comodo costituite o controliate all'estero (. . .), con le più bizzarre dirama-zioni nei vari 'paradisi fiscali'". I padrini storici furono invece quanti esercitarono quello che Marino chiama il "puro potere" in modo diretto e riconoscibile. E soprat-tutto di questi ultimi vengono qui brillante-mente ripercorse le biografie (una venti-na): ciò che spicca è l'abilità della mafia nel convivere con la dittatura come con ia democrazia, fino a rendere la politica uno strumento per la propria affermazione, e nell'insinuarsi fra le pieghe delle classi so-ciali in ascesa cogliendo nuove occasioni di sviluppo. In lavori come questo accade talvolta che, concentrando l'attenzione sulle singole figure, si finisca per

delinear-Percy Allum, IL POTERE A NAPOLI. FINE DI UN LUNGO DOPOGUERRA, pp. 214, € 16,50, l'ancora del mediterraneo, Napoli 2001

Allum, storico inglese trasferitosi da tempo a Napoli, e attento osservatore delle vicende politiche partenopee, ci consegna (a distanza di venticinque anni dal suo primo ponderoso lavoro Potere e società a Napoli nel dopoguer-ra) una sintesi aggior-nata dei suoi studi. Il lavoro ricostruisce le fasi salienti dell'ascesa politica della famiglia Gava. E si fonda su una controdeduzione che si affianca alle Me-morie del senatore An-tonio Gava, utilizzando rapporti di polizia, atti giudiziari, testimonian-ze di alcuni imprendi-tori e di pentiti di ca-morra. Più della tan-gentopoli napoletana, che pure ha coin-volto con molte indagini questa famiglia di potenti, è l'aspetto criminale del potere gavianeo ciò che desta maggiori inquie-tudini. Allo stato delie cose, Silvio Gava è stato assolto con formula piena dalla con-danna di "concorso esterno in associa-zione mafiosa". Eppure Allum sembra convinto che "la storia non si scrive nelle aule di tribunale", volendo con questo di-re che se "Gava è innocente, il sistema politico nel quale crebbe e si affermò no". Basti pensare che altri tre politici a lui molto vicini, nello stesso processo, detto "Maglio", sono stati condannati se-veramente. Ai di là del moralismo, cui sembra fare appello Allum, ma che giova sempre poco alla realtà storica, si può dire che il caso napoletano va letto nel più ampio contesto del sistema politico italiano. La cui distorsione è causata in primo luogo dalla cosiddetta democrazia bloccata. L'impossibilità di una fisiologi-ca alternanza al governo del paese, la scarsa attività di controllo esercitata da una opposizione antìsistema, ha infatti consentito alla De una sovrarappresen-tazione, alimentata - è vero - anche dal malaffare, ma soprattutto sostenuta da tanti elettori, i quali, magari "turandosi il naso", si sono rivolti a quella forza politi-ca con l'unico obiettivo di sbarrare la strada al Pei, noncuranti, per forza di co-se, insieme a tante categorie professio-nali (magistrati e imprenditori inclusi), della "questione morale".

ANNAMARIA AMATO

le previsioni sui loro comportamenti e sul-la loro futura identità di cittadini sembra un compito particolarmente difficile, dal momento che il mondo giovanile presenta marcati elementi di eterogeneità, dall'altro incominciano a delinearsi alcune linee in-terpretative che indicano nel processo di controglobalizzazione dei valori, nella sensibilità alle trasformazioni sociali, nel-l'incertezza, nella lontananza dalle forme partecipative tradizionali daelia politica ufficiale alcune delle caratteristiche pecu-liari della condizione giovanile attuale. Proprio a partire dalla necessità di defini-re e articoladefini-re meglio le modalità contem-poranee dell'essere giovani, la ricerca so-ciologica si è posta come fine prioritario l'elaborazione di nuove e idonee catego-rie di analisi a cui associare studi empirici di carattere comparativo che gettino nuo-va luce su questa realtà nuo-variegata e in continua trasformazione. Tali linee di ri-flessione confluiscono ora in questo volu-me. Ognuna delle quattro sezioni di cui si compone il libro sviluppa una di queste originali riflessioni, dalla rivisitazione del-l'importanza della famiglia nella socializ-zazione politica dei giovani all'analisi del fenomeno dell'astensionismo, dalle diffi-coltà occupazionali alle nuove forme di ci-vismo legate a modalità di partecipazione politica non convenzionali, per conclure con una riflessione sul futuro della de-mocrazia nella postmodernità occidenta-le. Contribuisce inoltre ad arricchire l'ana-lisi il saggio sul caso spagnolo di Felix Or-tega, che offre lo spunto per interessanti osservazioni comparative.

MANUELA IANNETTI

le donne non è perciò una città dove na-scondersi, proteggersi, limitare la propria capacità di movimento, ma uno spazio ur-bano in cui le donne possano permettersi di correre dei rischi, acquisiscano risorse economiche e sociali, e dove possano ri-vendicare non protezione e tutela, ma au-tonomia e capacità di fidarsi degli altri.

ODILLO VIDONI

LA POLITICA ACERBA. SAGGI SULL'IDENTITÀ CIVICA DEI GIOVANI, a cura di Gianfranco

Bet-tin Lattes, pp. 424, € 15,49, RubbetBet-tino,

So-neria Mannelli (Cz) 2001

In molti studi sulla condizione giovanile si sostiene che le nuove generazioni con-temporanee hanno smarrito la loro gettività sociale e ancor più la loro sog-gettività politica. Se da un lato fornire

dei-Tamar Pitch e Carmine Ventimiglia, CHE

GE-NERE DI SICUREZZA, pp. 239, € 15,49, Fran-coAngeli, Milano, 2001

Chi nutrisse dei dubbi sulla capacità della prospettiva di genere di scardinare luoghi comuni e semplificazioni concet-tuali, ancora oggi radicate nella ricerca sociologica, può leggere questo libro di Tamar Pitch e Carmine Ventimiglia sulla percezione della

(insi-curezza urbana di uo-mini e donne. Attraver-so un'ampia e rigorosa indagine empirica che ha coinvolto centinaia di donne e uomini, rea-lizzata nell'ambito del progetto "Cittàsicure" della Regione Emilia-Romagna, i due socio-logi riescono a mettere in discussione gran parte dei presupposti su cui si basa oggi l'al-larme sociale su crimi-nalità di strada e sicu-rezza. È vero, sosten-gono, che le donne ma-nifestano una maggiore

insicurezza rispetto agli uomini, ma que-sto non dipende esclusivamente da un aumento della microminalità, né tanto me-no da un incremento della criminalità stra-niera o del degrado sociale e ambientale. Le donne hanno paura sia perché hanno interiorizzato fin da piccole una idea di debolezza e fragilità, un senso di vulnera-bilità fisica e sessuale, sia perché devono ogni giorno scontrarsi con forme più o meno esplicite di violenza quotidiana, ma-gari non registrate nelle statistiche giudi-ziarie, fuori e dentro la famiglia. Infatti è noto che le donne non devono aver paura tanto dello sconosciuto straniero che in-contrano in un luogo aperto, come la co-struzione sociale del problema sicurezza vorrebbe far credere, quanto dell'amico e familiare italiano che commette violenza in casa o sul lavoro. Ciò le obbliga a pro-teggersi non solo dal diverso, ma anche da coloro, parenti e amici, a cui affidano la loro protezione. Una città più sicura per

Luigi Bobbio, I GOVERNI LOCALI NELLE DE-MOCRAZIE CONTEMPORANEE, pp. 240, € 23, Laterza, Roma-Bari 2002

Sul tema del federalismo il dibattito po-litico si infiamma con una certa conti-nuità. "Autonomia", "decentramento", "devolution", a volte perfino "secessio-ne", sono termini dati in pasto all'opinione pubblica con una disinvoltura inversa-mente proporzionale alla reale consape-volezza dei termini. Quasi mai assistiamo a discussioni che mettono in luce diffe-renze, costi e vantaggi di ciascuna delle proposte che via via si affastellano sul terreno. Il manuale di Bobbio, pensato per un pubblico prevalentemente di stu-denti, è un utile sussidiario per chi vuol riuscire a districarsi tra i vari termini e per chi vuol scoprire che cosa succede fuori dai nostri confini. Il panorama che offre può produrre sconforto a chi cerca un "modello" che si imponga nettamente su-gli altri. E chi cita fantomatici territori che raggiungerebbero elevati standard di de-mocraticità e di efficienza nella produzio-ne di servizi strettamente legati alla parti-colare struttura dei rapporti centro-perife-ria non troverà nessuna prova a soste-gno. Bobbio mostra che esistono quasi tanti modelli quanti sono i paesi che si sono di volta in volta misurati con il tema del locai government, modelli che rispon-dono a esigenze varie: un miglior rendi-mento dell'amministrazione; la necessità di far partecipare i cittadini alle decisioni; un maggior o minor grado di legittimità dei governanti locali; l'estensioni delle re-ti di governance. Secondo Bobbio, i terri-tori periferici definiscono i loro rapporti

con il centro avvalen-dosi da un lato delle proprie tradizioni spe-cifiche e dall'altro della capacità di modificare il rapporto a seconda delle mutate condizioni in cui vengono a tro-varsi. Questi rapporti sono in continua evolu-zione (anche e soprat-tutto normativa) prati-camente ovunque. L'I-talia è perfettamente in linea con questa ten-denza, proponendo anch'essa una propria via alla strutturazione dei rapporti tra stato e regioni o tra stato e co-muni. Una linea comune può essere rin-tracciata nella tendenza di tutti i governi locali a rafforzare il potere esecutivo emancipandolo dalle assemblee. Sinda-ci, city managers, Burgermeister, monar-chi municipali (maires), alcadi, per la pri-ma volta passano attraverso una compe-tizione elettorale diretta acquistando una legittimità che prima non avevano e quin-di una notevole forza rispetto alle altre istituzioni locali (il consiglio comunale in primo luogo). Questa nuova legittimità "forte" degli esecutivi locali si riflette an-che nei loro rapporti con le istituzioni so-vraordinate, dalie regioni all'Unione euro-pea, passando per lo stato nazionale. I governi locali, quale che sia la loro forma, potranno quindi essere sempre più rile-vanti non solo nella costruzione e nella formulazione delle policies locali ma an-che per quel an-che riguarda i grandi asset-ti nazionali e transnazionali.

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* LIBRI D E L M E S E ^ |

Kang Chol-Hwan e Pierre Rigoulot,

L'UL-TIMO GULAG. LA TRAGEDIA DI UN SOPRAV-VISSUTO ALL'INFERNO DELLA COREA DEL NORD, ed. orig. 2000, trad. dal francese di Anna Morpurgo, pp. 218, € 17,04, Monda-dori, Milano 2001

Pierre Rigoulot, già collaboratore del

Libro nero del comunismo per la parte dedicata ai regimi asiatici, ha raccolto la testimonianza del nordcoreano Kang Chol-Hwan. Questi apparteneva a una famiglia benestante, che aveva fatto for-tuna in Giappone e che, dopo la guerra tra le due Coree del 1950-53, era stata convinta dalla propaganda del "Grande Leader" Kim ll-sung a trasferirsi in un quartiere residenziale di Pyongyang, la capitale del regime comunista del Nord. Dopo anni di relativo benessere, però, nel 1977 i nonni di Kang furono vittime dell'inquisizione politica, e così l'intera famiglia venne internata in un c a m p o per la "rieducazione", a Yodok, in una regio-ne montana e isolata del paese. Visse in una baracca con il pavimento in terra battuta. Conobbe la miseria, la denutri-zione, il freddo, le angherie delle guardie e degli "educatori" e l'orrore delle esecu-zioni pubbliche. Rimasti nel c a m p o per dieci anni, Kang e i suoi familiari ne usci-rono debilitati. In breve tempo moriusci-rono la nonna e il padre. Kang fu poi nuova-mente bersaglio di delazioni e, temendo un secondo internamento, scelse la fuga. Passò attraverso la Cina, da dove, nel settembre del 1992, si imbarcò clande-stinamente su una nave della Corea del Sud, dove tuttora vive.

GIOVANNI BORGOGNONE

grafica a est del nostri sentimenti e delle nostre esistenze, si dà concretamente sol-tanto nel pluralismo delle sue manifestazio-ni. Ben diverso, invece, è il modo di vede-re le cose dove pvede-revalgono considerazioni di ordine politico che si sovrappongono al-l'immaginario antropologico ed etnografico sedimentatosi nel corso di trecento anni e più. Questi archetipi e stereotipi erano già stati, com'è noto, oggetto di una comples-sa riflessione nel celebre Orientalismo di Edward Said. Utilmente, ci viene oggi of-ferta l'interessante opera di uno storico saudita, al-'Uthaymin, cosmopolita per vo-cazione e formazione, ma ben radicato nel suo paese d'origine in quanto membro del parlamento nazionale e docente presso la King Saud University di Riyadh. Si tratta al contempo di un saggio di buona levatura sulla storia contemporanea dell'Arabia Saudita, di una dimostrazione del livello al quale è pervenuta la storiografia locale. Il libro

dispie-ga infatti una p a n o r a m i c a ben argomen-tata sulla sto-ria della peni-sola araba dal movimento di riforma dal quale si ori-ginò il potere dell'attuale di-nastia regnan-te, quella sau-dita, fino a

questo secolo. Trecento anni di processi politici "unificativi" che coinvolgono a tutt'oggi, almeno nelle loro ripercussioni, le sfere del religioso, del giuridico, del geo-politico, e della cultura sociale.

CLAUDIO VERCELLI

Octavio Paz, IN INDIA, ed. orig. 1995, trad.

dallo spagnolo di Ilide Carmignani, pp. 220, €23,16, Guanda, Parma 2001

Nel 1993, lo scrittore messicano Octa-vio Paz si imbatte per caso nei brevi ap-punti presi, dieci anni prima, per una con-ferenza in onore dello statista Nehru. Scoperta l'insufficienza delle parole fino ad allora scritte per raccontare l'India, decide di ampliare quelle poche note. Nasce così questo libro: cronaca della permanenza dell'autore, dal 1962 al 1968, come ambasciatore in quel lontano e multiforme mondo, ma anche saggio che si propone di rispondere alla "do-manda che l'India pone ad ogni visitato-re". Descritto in tutti i suoi aspetti - dalla religione alla politica, dall'arte alla storia -il subcontinente emerge in queste pagine come terra di pluralità, di numerosi con-trasti e di tragiche contraddizioni. Per quanto l'autore rifugga la scrittura auto-biografica, proponendosi di offrire un commento saggistico a quanto sentito e vissuto nel suo soggiorno, il contatto an-che fisico e sensuale con l'universo evo-cato permette a tutti i volti dello scrittore di svelarsi. Il poeta compare nello stile - ora metaforico, allusivo e fiorito, ora la-pidario, sintetico e incisivo - mentre il saggista, l'ideologo, lo storico affiorano nelle efficaci sintesi e nelle frequenti di-gressioni. Chi contempla è sempre un viaggiatore colto, che legge in chiave simbolica la realtà, individuando analogie e differenze con gli altri mondi a lui noti.

BARBARA DESTEFANIS

'Abd Allah al-Salih al-'Uthaymin, STORIA DELL'ARABIA SAUDITA. DAL MOVIMENTO RIFORMATORE DI MUHAMMAD IBN 'ABD AL-WAHHAB AL RE 'ABD AL-'AZIZ, ed. orig. 1998, trad. dall'arabo di Pasquale Macaluso e Anto-nino Pellitteri, pp. 386, € 23,24, Sellerio, Pa-lermo 2001

L'oriente arabo-musulmano, categoria dello spirito occidentale prima ancora che costante politico-culturale di un'area

geo-Antonio Costa Pinto, FASCISMO E NAZIONAL-SINDACALISMO IN PORTOGALLO 1914-1945, ed. orig. 1994, trad. dal portoghese di Brunello De Cusatis, pp. 440, € 25,82, Pellicani, Roma 2001

In questo studio risalente a qualche anno fa e riadattato per l'edizione italia-na, vengono prese in esame le correnti fasciste della destra portoghese tra le due guerre nel loro tentativo di teorizza-re e teorizza-realizzateorizza-re una "rivoluzione naziona-le" contro il regime di Salazar, spesso a partire da suggestioni provenienti dall'e-stero, e in particolare dalla Francia. In-fluenzato dall'Integralismo lusitano - un movimento vicino alle posizioni di Char-les Maurras - e da Georges Valois, il gruppo nazionalsindacalista nasce su iniziativa di Rolao Preto nel settembre 1932 e viene messo al bando da Salazar due anni dopo. Ma l'analisi qui proposta non si risolve entro questo breve lasso di tempo. Malgrado le riserve espresse nel-la presentazione da Alessandro Campi riguardo l'idea secondo cui in Portogallo il fascismo sarebbe sempre rimasto su-balterno alla destra tradizionale (Costa Pinto ritiene anzi di poter rilevare "l'as-senza di un movimento fascista nel pro-cesso di rovesciamento del liberalismo"), il libro chiarisce con esaustività i fattori che originarono e alimentarono le cor-renti fasciste tra le due guerre, rico-struendo le coordinate ideologiche di un dibattito che ruotò attorno alle varie ani-me della destra portoghese - rappresen-tate dai vari Sardinha, Rebelo, Pedro e Castro Osório - e che non fu inferiore, per intensità, a quello registrabile nello stesso periodo in Francia o in Spagna. Ma la vicenda delle camicie azzurre con-tribuisce anche a chiarire, da un angolo di visuale molto particolare quale può es-sere l'avamposto atlantico del continen-te, le interazioni, i contrasti e gli elemen-ti di affinità tra le varie torme di fascismo manifestatesi in Europa.

DANIELE ROCCA

Alessandra Lorini, Al CONFINI DELLA LI-BERTÀ. SAGGI DI STORIA AMERICANA, prefaz. di Eric Foner, pp. 196, € 16,53, Donzelli, Roma 2001

A ispirare questa raccolta di saggi è in-nanzitutto l'impianto storiografico adottato da Eric Foner nella sua Storia della libertà americana (Donzelli, 2000). La New Ame-rican History che Foner ha promosso, di-stanziandosi dalle monolitiche immagini degli Stati Uniti come bene o male, si po-ne i! fipo-ne di decostruire le rappresentazio-ni consensuali dell'identità americana. In-tende quindi rielaborare quest'ultima co-me un processo dinamico, che non si esaurisce con i soli fattori di eredità, ben-sì presuppone inevitabilmente delle

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