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PARS ALTERA SECONDA PARTE

sità di Napoli Scritta da

PARS ALTERA SECONDA PARTE

Pars Altera M. M. [Regni] ani- malis

De substantiarum Animalium usu pharmaceutico.

Parte Seconda Materia Medica [del Regno] animale

Uso farmaceutico delle so- stanze animali.

77. Materiae medicae Aucto- res ante Linnaei tempora nullam systematicam dispositionem se- quuti sunt. Hic vero Vir celeber- rimus de naturali Philosophia, et Medicina optime meritus, omni- bus difficultatibus strenue ad- modum superatis, systematicae regularitati primus incubuit, characteres classicos a Natura mutuatos indicavit, specierum differentias a characteribus se- cundariis desumpsit, difficilli- mamque antea scientiam facilli- mam reddidit. Utillimum itaque erit filo systematico per inviam hanc regionem peragrare.

77. Gli Autori di materia me- dica precedenti a Linneo non hanno seguito nessuna disposi- zione sistematica. Invece quest’Uomo celeberrimo, bene- merito della Filosofia naturale e della Medicina, superate con de- dizione tutte le difficoltà, per primo mirò ad una sistematica regolare, indicò i caratteri clas- sificatori mutuati dalla Natura, desunse le differenze delle spe- cie in base ai caratteri secondari e rese semplicissima una scienza, che prima era difficilis- sima. E così sarà utilissimo per- correre questa regione impervia seguendo il filo della sistema- tica.

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[CLASSIS I – MAMMALIA] CAP. I.

De Animalibus Mammalibus. CAP. I I mammiferi 78. Animalia omnia in sex

Classes generales dividuntur: harum prima mammalia conti- net; secunda Aves; tertia amphi- bia; quarta pisces: quinta in- secta; et sexta denique Vermes comprehendit. Singulae Classes proprios habent characteres ge- nerales, qui omnibus classis ejusdem generibus communes sunt, facileque observantur: Character enim classium paten- tissimus sit oportet. Quae ad ex- ternas animalium formas, atque conspicua attributa pertinent in historia naturali singillatim ad- notantur; nobis de medica tan- tum animalium utilitate, et usu pro morborum curatione in praesentia disserendum est.

78. Tutti gli animali si divi- dono in sei classi generali: la prima di queste comprende i Mammalia; la seconda gli Aves; la terza gli Amphibia; la quarta i Pisces: la quinta gli Insecta; e la sesta, infine, comprende i Ver- mes149. Ogni classe ha propri ca-

ratteri generali, che sono co- muni a tutti i generi di questa stessa classe e si osservano fa- cilmente: è necessario, infatti, che il carattere delle classi sia molto evidente. Le cose che per- tengono all’aspetto esteriore de- gli animali e agli attributi visi- bili vengono annotate ad una ad una nella storia naturale; noi al momento dobbiamo discutere soltanto dell’utilità medica degli animali e dell’uso per la cura delle malattie.

79. Prima Classis, quae mam- malia continet, in septem sectio- nes dispescitur. Primo loco de- scribuntur Primates, II° Bruta,

79. La prima Classe, che com- prende i Mammalia, si divide in sette sezioni: al primo posto sono descritti i Primates; al II

149 MAMMALIA, AVES, AMPHIBIA, PISCES, INSECTA, VERMES sono le classi in cui,

secondo Linneo, era suddiviso il regno ANIMALIA (C.L. LINNAEUS, Systema Natura

per Regna Tria Naturae, a cura di Johann Friedrich Gmelin, Lipsiae, G.E. Beer, 1788)

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III° Ferae, IV° Glires, V° Pe- cora, VI° Belluae, et septimo denique Cete.

Bruta; al III Ferae; al IV Glires; al V Pecora; al VI Belluae; al VII Cete.

[I PRIMATES]

80. Inter Primates distinguitur Homo sapiens a Linnaeo dictus una cum omnibus speciebus suis, seu potius varietatibus; in diversis enim regionibus homo modo hanc, modo illam assumit exteriorem apparentiam, quae novam certe speciem frequenter mentitur. Hominis proprietates eximiae sunt, mentis sc. faculta- tes, loquelae utilitas stupenda, corporum naturalium intelligen- tia, Creatricis Omnipotentiae150

conscientia, et reliqua, quae hu- mani generis nobilitatem decla- rant. Summas primo ingenii do- tes admirati sunt medici, hinc ob moralem perfectionem phisice quoque perfectissimum esse hominem crediderunt. Reliquiae itaque humanae ossa, pinguedo, urina, sal sanguinis, et alia hujusmodi inter magni momenti remedia collocantur, quasi ali- qua peculiaris inter humani cor- poris partes, aliorumque anima- lium differentia intercederet. Hoc vero omnino falsum nam homines frequentius putridis af- ficiuntur morbis, magis vitiosas carnes magisque morbosa ossa

80. Tra i primati si distingue Homo da Linneo detto sapiens insieme con tutte le sue specie, o piuttosto varietà; infatti nelle diverse regioni l’uomo assume ora questo ora quell’aspetto esteriore, che di frequente dà la falsa impressione di essere una nuova specie. Straordinarie sono le proprietà specifiche dell’uomo, cioè le facoltà men- tali, lo stupefacente uso della parola, la capacità di compren- dere i corpi naturali, la co- scienza di un’Onnipotenza Creatrice e altre, che dimostrano la nobiltà del genere umano. I medici ne ammirarono innanzi- tutto le grandi doti di ingegno; perciò ritennero che a causa della sua perfezione morale, l’uomo fosse perfettissimo an- che dal punto di vista fisico. E così i resti umani, le ossa, il grasso, l’urina, il sale del san- gue, e altre cose del genere sono ritenuti farmaci di grande effica- cia, quasi ci fosse una qualche peculiare differenza tra le parti del corpo umano e quelle degli

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habent, quam reliqua animalia. Cranii tamen humani aliorum- que ossium absorbens qualitas summis laudibus extollitur, quamquam haec nil nisi insipi- dam, inodoram, et gelatinosis particulis mixtam substantiam referant.

altri animali. Questo, però, è as- solutamente falso, infatti gli uo- mini rispetto agli altri animali sono più frequentemente affetti da morbi putridi151 e hanno

carne più guasta e ossa più ma- late. Eppure la qualità assor- bente del cranio umano e delle altre ossa è straordinariamente elogiata, sebbene non sia altro che una sostanza insipida, ino- dore e mista a particelle gelati- nose.

81. Pinguedini humanae

saepissime rancidae, faetidae- que resolvens tribuitur facultas, quae tamen, si pinguedini inhae- reret, ex recenti potius obtineri posset. Merito igitur Linnaeus remedia ex corpore humano de- prompta pro superstitiosis ha- bet.

81. Al grasso umano, molto spesso rancido e fetido, viene at- tribuita un’azione risolvente che tuttavia, se fosse connessa al grasso, si potrebbe ottenere piuttosto dal grasso fresco. Giu- stamente, quindi, Linneo consi- dera superstizioni i farmaci tratti dal corpo umano.

82. Mumiae denique, sive cor- pora mortuorum bitumine ob- ducta, et per longum tempus as- servata inter remedia recensen- tur. Cadavera haec, quae abun- danter in Aegypto reperiuntur parum, aut nihil substantiae ani- malis retinent. Veteres enim

82. Le mummie, poi, ossia i corpi dei morti coperti di bitume e conservati per lungo tempo, sono annoverate tra i farmaci. Questi cadaveri, che si trovano in abbondanza in Egitto, man- tengono poco o niente di so- stanza animale. Infatti gli anti-

151 A proposito del morbo putrido nel 1765 era stata pubblicata a Napoli per i tipi della

Stamperia Simoniana l’Istoria ragionata de’ mali osservati in Napoli nell’intero corso

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Aegyptii, quae asservari de- bebant cadavera, omni prius carne, et visceribus denudata, solis relictis ossibus, bitumine Judaico, sc. asphalto replere consueverunt. Mumia igitur, quae a Medicis in debilitate mu- sculari, nervorumque morbis commendatur, nil aliud est nisi bituminis Judaici pulvis per lon- gum tempus exsiccatus, adeo- que inertissimus.

chi Egizi, che dovevano conser- vare i cadaveri, privatili inizial- mente di tutta la carne e delle vi- scere, lasciate solo le ossa, li riempivano solitamente di bi- tume giudaico, cioè di asfalto152.

Dunque la mummia, che viene raccomandata dai medici nella debolezza mus colare e nelle malattie dei nervi, non è altro che polvere di bitume giudaico seccato a lungo e perciò del tutto inerte153.

83. Mammalia reliqua primi ordinis uti Simia, Vespertilio etc. nullum in medicina usum habent.

83. Gli altri mammiferi del primo ordine come Simia, Ve- spertilio ecc. non hanno nessun utilizzo in medicina.

[II BRUTA154]

84. Inter Mammalia bruta, quae secundum Ordinem pri- mae Classis componunt, reperi-

84. Tra i Mammalia Bruta, che compongono il secondo Ordine della prima Classe, al primo po- sto si trova Elephas maximus155,

152 Per la tecnica di mummificazione presso gli Egizi cfr. ERODOTO, Storie, II, 86-88. 153 Per l’uso medico delle mummie e delle altre parti del corpo umano cfr. S.MARI-

NOZZI –G.FORNACIARI, Le mummie e l’arte medica nell'evo moderno: per una storia

dell'imbalsamazione artificiale dei corpi umani nell’evo moderno, “Medicina nei se-

coli”, Suppl. n. 1, Roma, Università La Sapienza, 2005 (cfr. in particolare il capitolo II La mummia come rimedio terapeutico pp. 103-132. Per i rimedi estratti dall’uomo cfr. pp. 123-126).

154 BRUTA è stato trasformato e suddiviso in: CARNIVORA, SIRENIA, PILOSA. 155 Linneo nella tredicesima edizione del 1788 riporta in bibliografia anche la descri-

zione di Francesco Serao del 1766 (Descrizione dell’Elefante, in Opuscoli di fisico

argomento. Napoli, per Giuseppe de Bonis, 1766) che si basa su un esemplare di ele-

fante indiano che il sultano turco Mahmud V nel 1742 regalò a Carlo di Borbone (O. SOPPELSA, Dizionario Zoologico Napoletano, Napoli, D’Auria, 2016, s.v. alifante). Questa edizione fu corredata di un disegno dell’elefante eseguito da Domenico Cirillo, a differenza di quella originale (F. SERAO, Descrizione dell’elefante pervenuto in dono

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tur primo Elephas maximus dic- tus, de quo multa Veteres scrip- serunt: nam Elephas bello as- suetus magno impetu in hostes irruebat, multisque dehinc usi- bus in solo natali, nempe in In- dia, addictus erat. Hujus anima- lis dentes majores eburis no- mine in Medicina antiquitus usurpari solebant: hinc ebur cru- dum, praeparatum, vel ustum, quod Spodium dicebatur, pro medicamento absorbente, et astringente adhibebant. Inter bruta adest quoque Vacca ma- rina, cujus os petrosum eburis qualitates habere dicitur, atque in calculo commendatur; sed nil boni ex medicamento inerti ex- pectandum.

sul quale gli Antichi scrissero molto: infatti l’elefante, adde- strato alla guerra, si gettava con impeto contro i nemici e nel suo luogo d’origine, cioè in India, era adibito a molti usi156. Anti-

camente in Medicina ci si ser- viva solitamente dei denti più grandi di questo animale, che si chiamano avorio: pertanto im- piegavano come medicamento assorbente o astringente l’avo- rio crudo preparato oppure quello bruciato, che chiamavano spodio157. Tra i Bruta c’è anche

la vacca marina158, il cui osso

petroso si dice che abbia le qua- lità dell’avorio, e viene racco- mandato per i calcoli; ma non bisogna aspettarsi niente di

dal Gran Sultano alla Regal Corte di Napoli il primo Novembre 1742. Napoli, presso

Francesco e Cristoforo Ricciardi) dove il disegno è firmato da Bardet de Villeneuve. Per una disamina delle fonti antiche sull’argomento cfr. A. FERRARI, Dizionario dei

luoghi del mito, Milano, Rizzoli, 2012, s.v. Elefanti e altri animali fantastici.

156 Diodoro Siculo, per esempio, racconta che Alessandro rinunciò alla spedizione in

India per l’aspetto imponente e maestoso degli elefanti, ma in un’altra occasione, con- tro il re Poro, attaccò coraggiosamente, nonostante la presenza di innumerevoli elefanti nelle fila dell’esercito nemico (DIODORO SICULO, Bibliotheca historica, XVII, 87-89; XVIII, 6, 1).

157 Dal gre. σπόδιος ‘cenere colorata, cinereo’; è il carbone animale, detto anche nero

animale. Lo spodium era un rimedio antichissimo, riportato anche dalla Scuola Medica Salernitana: «Si cruor emanat spodium sumptum cito sanat» (De conseruanda bona

valetudine, opusculum Scholae Salernitanae ad Regem Angliae, cum Arnoldi Novico- mensis Medici et Philosophi antiqui enarrationibus vtilissimis, nouissime recognitis et auctis, per Ioannem Curionem, Antuerpiae, apud Johannem Withagium, sub insigni

Falconis, 1562).

158 Il termine vacca marina si riferisce al lamantino o manato dei Caraibi, Trichechus

manatus Linnaeus, 1758, e non alla ritina di Steller, Hydrodamalis gigas Zimmer-

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buono da un medicamento inerte.

[III FERAE]159

85. Ferae a medicis in diversis casibus laudantur, et primo Ca- nis familiaris, C. Lupus, C. Vul- pis. Canis familiaris axungia, et stercus, sc. album graecum of- fic. usurpatur160 in tussi, pecto-

ris morbis, et febribus intermit- tentibus. Lupi dens, hepar, et axungia exhibetur161 in denti-

tione difficili, et atrophia. Vulpis denique pulmones praeparati, ac in pulverem re- dacti praecipuas vires habent in tussi, et phthisi pulmonali. Idem dicendum de fele, et urso, quo- rum axungiam tantummodo praebent, quae emollit, atque re- laxat, uti reliquae pinguedines. De adnotatis modo animalium partibus medicamentosis nulla reperitur apud recentiores Scrip- tores mentio, qui materiam me- dicam ab omni superfluitate

85. I medici in molte situa- zioni ritengono utili le Ferae e in primo luogo Canis familiaris162,

C. lupus163, C. vulpes164. La su-

gna del cane domestico e il suo sterco, cioè l’album graecum officinale165, vengono impiegati

nella tosse, nelle malattie del petto e nelle febbri intermittenti. Il dente di lupo, il fegato e la su- gna, vengono somministrati nella dentizione difficile e nell’atrofia. Infine i polmoni di volpe, preparati e ridotti in pol- vere, hanno efficacia precipua nella tosse e nella tisi polmo- nare. Lo stesso si dica del gatto e dell’orso, dei quali si usa solo la sugna, che ha un’azione emolliente e rilassante, come gli altri grassi. Delle parti medica- mentose degli animali qui anno- tate non si trova nessuna men- zione negli scrittori recenti, che

159 Nel 1821 quest’Ord. ha assunto il nome CARNIVORA.

160 Il verbo dovrebbe essere alla terza persona plurale poiché i soggetti sono la sugna

e lo sterco (del cane domestico).

161 Anche questo verbo dovrebbe essere alla terza persona plurale: i soggetti, infatti,

sono tre, dente, fegato e sugna (di lupo).

162 Il cane, Canis lupus familiaris Linnaeus, 1758. 163 Il lupo, Canis lupus Linnaeus, 1758.

164 La volpe, Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758).

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purgare conati sunt. Hujus ta- men disciplinae historia penitus dignoscenda, ac illustranda es- set.

hanno tentato di liberare la ma- teria medica da ogni elemento superfluo. Tuttavia la storia di questa disciplina dovrebbe es- sere esaminata a fondo e illu- strata166.

86. Zibethum desumitur a Vi- verra Zibetho est fragrantissima substantia, sebacea, oleosa, am- brosiaca, atque reperitur in folli- culo magno piloso inter anum, et genitalia animalis posito. Zi- betho juxta Linnaeum tribuitur

86. Lo zibétto167 si ricava da

Viverra zibetha168; è una so-

stanza molto profumata, seba- cea, oleosa, ambrosiaca169 e si

trova in un grande follicolo pe- loso posto tra l’ano e i genitali

166 È necessario, dice Cirillo ai suoi studenti, fare una Storia della Medicina. 167 Dal lat. med. zibethum, che deriva dall’arabo zabād.

168 Anche l’animale ha il nome comune di zibetto Viverra zibetha Linnaeus, 1758. La

specie fu descritta e disegnata per la prima volta da Fabio Colonna (O. SOPPELSA,

Dizionario zoologico Napoletano, 2016) che la poté osservare presso i monaci di Santa

Caterina a Formiello: «Il zibetto è un escremento d’animali grandi come volpi; due de’ quali nella nostra spezieria di S. Caterina a Formello in Napoli furono da noi per alcuni anni nutriti, e cavatone copioso umore ogni giorno [...] furono da noi poscia ambedue venduti, perché ’l grande odore ci gravava troppo la testa: il vero e buono si conosce che è lionato, bianchiccio, grasso, moderatamente liquido, che invecchiandosi diviene piú spesso; posto sopra la carta e stropicciato si dissolve tutto, essendo senza corpo, dalche si conosce il falsificato con polpa di zibibo o con altro» (D. D’EREMITA,

Antidotario di fra Donato d’Eremita dell’ordine de predicatori: nel quale si discorre intorno all’osservanza, che deve tenere lo spetiale nell’elegere, preparare, componere et conservare i medicamenti semplici et composti, Napoli, Secondino Roncagliolo,

1639). Colonna stilò degli appunti ed eseguí anche alcuni disegni di un ♂ e una ♀ di zibetto che inviò a Giovanni Fabri che stava scrivendo un libro sugli animali messicani (G. FABRI, Aliorum novae hispaniae-animalium, in Rerum medicarum novae hispa-

niae thesaurus, seu plantarum animalium mineralium mexicanorum historia, Roma,

Vitale Mascardi, 1651, pp. 465-840.).

169 L’ambrosiaco è uno dei sette odori semplici di Linneo cfr. Trattato di materia me-

dica del signor Guglielmo Cullen [...] tradotto da Angelo Delladecima [...], Padova,

1793, Vol. 3, par. 99 p. 343: «Secondo il Linneo tutti gli odori semplici si riducono a sette diversi generi, i quali sono l’ambrosiaco, il fragrante, l’aromatico, l’alliaceo, l’hircino, il tetro e il nauseoso. L’ambrosiaco è simile a quelli, che provengono dall’ambra grigia, e dal muschio».

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vis diaphoretica, nervina, sopo- rifera, aphrodisiaca, et anodyna. In nostra tamen praxi rarissime administratur, et potius inter substantias simpliciter odoratas collocatur.

dell’animale. Allo zibetto, se- condo l’insegnamento di Lin- neo, si attribuisce una proprietà diaforetica, soporifera, afrodi- siaca e anodina. Tuttavia nella nostra prassi viene sommini- strato molto raramente e viene collocato piuttosto tra le so- stanze semplicemente profu- mate.

[IV GLIRES]

87. Glires dicuntur Lepus,

Castor, et Mus. detti Glires. 87. Lepus, Castor e Mus sono 88. Lepus timidus, cauda ab-

breviata, auriculis apice nigris, in Europa frequentissimus, car- nes edules, sapidas habet, atque sanguinem secundum vulgarem sententiam resolvendi qualitate praeditum suppeditat. Hinc post subitos pavores hujus animalis sanguis exhibetur, atque in pleu- ritide commendatur atque in co- lica, et epilepsia: Attamen san- guis leporinus potius inter su- perflua, quam vere utilia reme- dia recensendus est.

88. Lepus timidus170 dalla

coda piccola, con le orecchie nere sulla punta, molto diffuso in Europa, ha carni commesti- bili e saporite e fornisce sangue che secondo l’opinione comune è dotato di proprietà risolventi. Perciò dopo improvvisi spaventi si somministra il sangue di que- sto animale ed esso viene racco- mandato nella pleurite, nella co- lica e nell’epilessia. Tuttavia, il sangue di lepre deve essere enu- merato tra i farmaci superflui, piuttosto che tra quelli utili.

170 In Italia sono presenti varie specie di lepri tra cui: la lepre alpina (o lepre bianca),

Lepus timidus Linnaeus, 1758, distribuita su tutte le Alpi; la lepre comune, Lepus eu- ropaeus Pallas, 1778, che è la specie con la più vasta distribuzione essendo presente

in tutto il territorio italiano ad eccezione di Sicilia e Sardegna; la lepre italica (o lepre appenninica), Lepus corsicanus de Winton, 1898, un tempo diffusa in Italia centrale e meridionale e in Sicilia, ha oggi un areale molto frammentato.

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89. Castor deinde Fiber dictus cauda ovata, plana, est frigi- darum Europae, et Americae re- gionum incola; inter animalia medicamentosa celebratissi- mus. Castoreum Offic. est mate- ria graveolens, pinguis, in folli- culo peculiari juxta hujus ani- malis anum posita. Substantia etiam pinguis axungiae similis ab eodem folliculo desumitur. Castorei optimi, siccati, pro usu medico habemus pulverem, ex- tractum, et tincturam. In multo- rum medicamentorum composi- tione adbibetur; adest enim in Balsamo Vitae, Electuario bac- carum Lauri, Mithridatico, Lau- dano opiato etc. Castoreo tri-

89. Castor detto fiber171con la

coda ovale e piatta, vive nelle regioni fredde dell’Europa e dell’America; è il più rinomato degli animali medicamentosi. Il castoreo officinale è una so- stanza di odore sgradevole e grassa ed è posta in un partico- lare follicolo vicino all’ano di questo animale. Dallo stesso follicolo si estrae anche una so- stanza grassa simile alla sugna. Dal castoreo172 di buona qualità

essiccato otteniamo per uso me- dico la polvere, l’estratto e la tintura. Viene utilizzato nella composizione di molti medica- menti; è presente anche nel Bal- samo della Vita, nell’Elettuario

171 Il castoro europeo, Castor fiber Linnaeus, 1758, è il più grande roditore dell’Eurasia

ed è stato presente in Italia centro-settentrionale fino al Seicento poi, a seguito di una caccia indiscriminata, si è estinto.

172 Il castoreo (o castorio o castoro) è una secrezione con odore molto intenso prodotta

dalle ghiandole prepuziali del castoro. «Sostanza estratto-resinosa, di color bruno ros- sastro, sapore acre, e amaro, di odor forte, contenuta in vescichette, o saccoccie mem- branose che portano i castori sotto il ventre. È fluida della consistenza del mele, ma fuori di dette vescichette, è dura e friabile» (Tariffa generale dei dazj d’introduzione

di estrazione e di transito per le dogane pontificie, Stato Pontificio, Stamperia della

Reverenda Camera Apostolica, 1830). Plinio nel libro VIII racconta la credenza se- condo la quale i castori del Ponto, sapendo che si dà loro la caccia per il castoreo, in caso di cattura si amputerebbero gli organi genitali, erroneamente creduti la sede di questa sostanza (PLINIO VIII, 109). Nel libro XXXII invece dice che tale credenza è confutata da opere in materia medica di Sestio, a noi non pervenute. Sestio afferma che il castoreo è un liquido che si trova in piccoli follicoli che si conservano col sale e ne elenca le proprietà terapeutiche. Tra queste, mescolato con altri ingredienti cura

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