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ONTOLOGIA, FENOMENOLOGIA E TELEOLOGIA DELL’APERTURA ESISTENZIALE

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Introduzione alla seconda parte

Fin dall’inizio, la definizione di apertura esistenziale è stata posta sulle basi concettuali della Tilblivelse kierkegaardiana e della realtà essenziale rintracciata nella libertà. È la contrapposizione tra una forma «socratica» di conduzione dell’esistenza ed una forma piena, esistenziale, ad essersi imposta come struttura e prospettiva di organizzazione dello sguardo con cui condurre l’approccio al fenomeno dell’apertura. Emerge pertanto l’esigenza di un’indagine del come, ovverosia inerente al modo con cui l’apertura viene posta, e quindi si prospetta anche l’esigenza di analizzare gli aspetti ontologico, fenomenologico e teleologico di questo modo. Questa non è solo una scelta metodologicamente coerente, bensì costituisce principalmente la strada percorsa dai tre pensatori richiamati a chiarificare il fenomeno dell’apertura esistenziale. Attraverso la definizione della libertà quale forza positiva, la potenza prima che rende reale (bliver til) la realtà stessa dell’esistente aperto, è emerso come sia stato Kierkegaard il primo autore con cui il divario tra una forma di approccio teoretico e disgiuntivo alla realtà ha tratto la sua definizione; ciò ha fornito il medesimo vigore di pensiero per un approccio al modo di aprirsi esistenzialmente dell’uomo in quanto realtà, nei pensieri di Karl Jaspers e dell’allieva Jeanne Hersch.

Da un lato, l’articolata struttura delle orientazioni nel mondo ed il pervenire ad una forma di chiarificazione dell’esistenza, che troverà nella metafisica148 il pensiero adeguato

per contemplare la relazione fondativa già fin da Kierkegaard rintracciata per l’apertura esistenziale149, e dall’altro lato le speculazioni approfondite che Hersch esegue in relazione all’«illusione filosofica»150, al rapporto essenziale tra l’essenza ontologica e il

dispiegamento formale151 nonché pure l’indagine della libertà che la pensatrice ha svolto in relazione al problema dei diritti umani152, quale determinazione propriamente sintomatica

148 Queste le tre parti di cui si compone l’opera maggiore di Karl Jaspers, Filosofia: Volume I. Orientazione

filosofica nel mondo; Volume II. Chiarificazione dell’esistenza; Volume III. Metafisica; tr. it. di U. Galimberti, U. Mursia editore, Milano, 1977, 1978, e (assieme all’Introduzione generale dell’opera) 1972.

149 S.A. Kierkegaard, Briciole filosofiche, op. cit., Capitolo IV, Intermezzo, pp. 114 e ss.

150 J. Hersch, L’Illusione della Filosofia, tr. it. di F. Pivano, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2005. 151 J. Hersch, Essere e Forma, op. cit.

152 Jeanneh Hersch è stata, nel biennio 1966-68, direttrice della Divisione filosofica dell’UNESCO; nel 1968,

in occasione del ventesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), Jeanne Hersch è stata incaricata di gestire la redazione di un’opera monumentale, volta a raccogliere e presentare testimonianze scritte, verbali e artistiche in generale provenienti da tutto il mondo e antecedenti il 1948, le quali esprimessero nei diversi modi a loro pertinenti l’esigenza dell’uomo di essere riconosciuto nella propria dignità di uomo libero e responsabile; l’opera è stata pubblicata col titolo Le droit d’être un homme, UNESCO, Paris 1968, ed. inglese The Birthright of Man, UNIPUB Inc., New York, N.Y. 1969. Per una ricostruzione dell’impegno di Jeanne Hersch alla Divisione di Filosofia dell’UNESCO, cfr. P. Vermeren, La Philosophie saisie par l’UNESCO, UNESCO, Paris 2003, reperibile (in francese) gratuitamente al sito

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del processo di «incarnazione», coniugando la filosofia jaspersiana a nuove frontiere delle sfide etiche e politiche della contemporaneità occidentale153, costituiscono tutti non solo gli

esiti più rilevanti di un pensiero che si sviluppa sulla base delle categorie filosofiche or ora ricordate, bensì vengono a costituire anche un mutamento di panorama dell’approccio che, da quello più limitatamente sostante sulla «novità» della presa kierkegaardiana - la qual cosa dettava per di più l’esigenza di un adeguatamente serio ed umile discorso relativo al rapporto uomo-Trascendenza, ma col quale peraltro venisse restituito maggior vigore al valore vitale dell’esistenza umana, di contro a quello giocatosi nell’artificio del solo elemento razionale onnicomprensivo154 -, conduce verso una presa approfonditamente votata, ora, all’analisi del fenomeno «esistenza» che la filosofa dell’esistere del Novecento si è assunto tra le frontiere entro cui solcare i propri passi.

Mantenendo sempre presente il punto di partenza della distinzione tra «socratico» ed «esistenziale», appunto come scelta metodologica già intrapresa dagli Autori considerati, altre tappe sono raggiunte nell’analisi dell’apertura esistenziale e quindi del fenomeno esistenziale a tutto tondo: una prima strada sarà un’analisi ontologica del disvelamento, ciò che può essere considerato nei termini del «come» ontologicamente l’apertura accade (sarà la volta di analizzare ontologicamente il modo di compiersi della Tilblivelse); in secondo luogo, ma non per questo disgiuntamente dal primo, un’analisi fenomenologica, volta a considerare la questione della forma dell’esistere tramite l’approccio sia kierkegaardiano relativo alla distinzione tra esistenza estetica, esistenza etica e «singolarità», sia attraverso le considerazioni relative alla distinzione tra orientazione nel mondo della coscienza umana e la comprensione esistenziale dell’uomo aperto al rapporto con la propria libertà nonché al rapporto con quella dell’«altra» soggettività; infine, una terza sezione dedicata all’analisi teleologica dell’apertura considererà l’aspetto etico del dipanamento «etico-esistenziale», come viene chiarito da Hersch in costante riferimento alla realtà libera del Sé.

http://www.unesco.org/new/en/social-and-human-sciences/themes/philosophy/philosophy-at-unesco-past- and-present/.

153 J. Hersch, I diritti umani da un punto di vista filosofico, tr. it. di F. De Vecchi, Pearson Paravia Bruno

Mondadori, Milano, 2008.

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CAPITOLO TERZO

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