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La partecipazione politica e sociale

Nel documento QUADRO D’INSIEME (pagine 26-33)

113APPROFONDIMENTI E ANALISI

3.2 La partecipazione politica e sociale

3.2.1 La partecipazione politica visibile

La partecipazione politica è un fenomeno a più dimensioni che si esprime a diversi livelli di partecipazione, istituzionalizzata e non, visibile e invisibile.35

La partecipazione politica visibile o diretta è un’esperienza che riguarda solo gruppi ristretti di popolazione: nel 2016 ha partecipato attivamente alla vita politica del Paese l’8,1 per cento della popolazione di 14 anni e più. Questo tipo di partecipazione può assumere forme collettive,

35 Si prende parte alla vita politica in maniera manifesta quando si rappresenta il proprio punto di vista in prima persona, andando a comizi o cortei, organizzando forme di protesta, sostenendo un partito, un mo-vimento, un’organizzazione finanziariamente o svolgendovi attività. Al tempo stesso, si può partecipare alla vita politica del Paese anche attraverso forme invisibili o indirette, parlandone in discussioni informali, in-formandosi o ascoltando dibattiti politici.

Bassa la partecipazione politica diretta…

Figura 3.15 Principali attività di tempo libero di un giorno medio settimanale delle persone di 65 anni e più - Anni 2013-2014 (composizione percentuale del tempo libero, valore minimo e massimo

nei gruppi sociali di appartenenza)

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Tv Riposo Socialità Sport e attività

all'aperto Lettura Hobby e gioco Partecipazionereligiosa Famiglie a basso reddito con stranieri Famiglie a basso reddito di soli italiani Famiglie tradizionali della provincia Anziane sole e giovani disoccupati Famiglie degli operai in pensione Giovani blue-collar

Famiglie di Impiegati Pensioni d'argento La classe dirigente

3. Aspetti demografici e condizioni di vita

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come quando si segue un comizio (3,6 per cento) o si partecipa a un corteo (4,3 per cento), e può richiedere l’interazione con un partito, a cui si dedica il proprio tempo in riunioni (2,4 per cento) o il proprio lavoro gratuitamente (0,8 per cento) o a cui si offre un sostegno di tipo finanziario (1,5 per cento).

I giovani sono i più attivi politicamente, poi la partecipazione diminuisce, presumibilmente anche per il sopraggiungere di impegni familiari, e torna a crescere tra i 45 e i 64 anni: in queste classi d’età si ritrovano anche le generazioni definite dell’impegno e dell’identità,36

protagoniste delle grandi battaglie sociali e delle trasformazioni culturali degli anni Settanta, che mantengono costante e vivace il proprio impegno politico e sociale anche nelle fasi centrali della loro vita. Nelle età più avanzate l’attivismo politico declina rapidamente.

Le donne in generale partecipano meno alla politica attiva (6,2 per cento contro il 10,2 degli uomini); vanno meno ai cortei (3,8 contro 4,8 per cento) e ai comizi (2,3 contro 5,0 per cento); anche il loro sostegno ai partiti attraverso finanziamenti o attività gratuite è minore.

Il grado di coinvolgimento è più forte per le persone dotate di maggiori risorse culturali o che occupano posizioni lavorative più elevate; le persone con titolo di studio più basso mostrano, invece, un maggior distacco dalla vita politica e presentano, dunque, livelli di partecipazione attiva più bassi.

Dal punto di vista territoriale, la propensione alla partecipazione politica appare abbastanza differenziata. Nel Mezzogiorno è più elevata la partecipazione a comizi e cortei; i cittadini del Centro-nord, sono invece più propensi al sostegno finanziario ai partiti.

La fase del ciclo di vita, il genere, le risorse culturali ed economiche disponibili, il contesto ter-ritoriale sono determinanti importanti nella propensione alla partecipazione politica.

Tutti gli aspetti richiamati in premessa sono confermati, ma anche specificati e illuminati dall’analisi in base al gruppo sociale di appartenenza (Tavola 3.7).

La classe dirigente (14,8 per cento), le famiglie di impiegati (11,6 per cento) e le famiglie a

basso reddito di soli italiani (9,4 per cento) sono i gruppi che partecipano più attivamente alla

vita politica del Paese, anche in ragione di titoli di studio più elevati – come nel caso dei primi due gruppi – e di una quota maggiore di persone appartenenti alle generazioni di una fascia centrale di età (per gli ultimi due). La quota di quanti partecipano a comizi, cortei e svolgono attività gratuita per un partito è più alta rispetto a tutti gli altri gruppi (rispettivamente, 13,1, 11,1 e 9,2 per cento); la propensione a sostenere economicamente il partito, anche in ragione di una maggiore disponibilità economica, è più alta soltanto per la classe dirigente e le famiglie

di impiegati (4,0 e 2,3 per cento). In questi gruppi, inoltre, grazie anche a livelli di istruzione

più alti, le differenze di genere sono meno nette. In particolare, le giovani delle famiglie di

im-piegati partecipano più dei maschi, mentre la distanza tra generazioni è più ampia, in ragione

di una scarsa partecipazione soprattutto delle anziane.

Gli individui appartenenti al gruppo delle pensioni d’argento e dei giovani blue-collar si collocano su livelli di partecipazione vicini alla media nazionale (rispettivamente, 8,8 e 8,4 per cento), ma mentre i primi, generalmente più anziani, sono più legati a forme partecipative tradizionali come comizi, riunioni o attività gratuita per un partito piuttosto che a manifesta-zioni di piazza, per i secondi l’attività politica si esprime maggiormente con la partecipazione a cortei. Livelli medi di partecipazione politica attiva caratterizzano anche gli appartenenti alle

famiglie tradizionali della provincia (8,1 per cento), con una leggera prevalenza per i comizi.

Fortemente polarizzati i comportamenti partecipativi di quanti appartengono al gruppo di

an-ziane sole e giovani disoccupati (6,4 per cento), perché condizionati dalla composizione per

età del gruppo: la partecipazione delle persone di età compresa tra i 45 e i 64 anni e degli anzia-ni è più bassa, mentre i più giovaanzia-ni (fino a 44 ananzia-ni) mostrano propensioanzia-ni alla partecipazione,

36 Istat (2016d).

…ma è più alta fra giovani e persone di 45-64 anni Alti livelli di istruzione favoriscono una partecipazione più attiva

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a parità di età, in linea con la media nazionale. La polarizzazione è evidente anche tra uomini e donne: i primi partecipano in misura tripla rispetto alle seconde (10,9 per cento rispetto a 3,5 per cento), anche se tra i più giovani le differenze quasi si annullano.

Bassi titoli di studio ed età media elevata si associano a bassi livelli di partecipazione nelle

fa-miglie degli operai in pensione (4,9 per cento) e differenze di genere superiori alla media (gli

uomini partecipano con una frequenza doppia rispetto alle donne).

Il segmento di popolazione meno coinvolto dalla partecipazione politica diretta è quello delle

famiglie a basso reddito con stranieri. In questo gruppo è coinvolto in qualche forma di

partecipazione il 2,4 per cento delle persone di 14 anni e più e, in questi casi, si tratta prevalen-temente di cortei o comizi.

Minima la partecipazione politica diretta per le famiglie a basso reddito con stranieri

Tavola 3.7 Persone di 14 anni e più per modalità di partecipazione (a), sesso e gruppo sociale di appartenenza - Anno 2016 (per

100 persone con le stesse caratteristiche)

GRUPPI SOCIALI

Partecipazione

politica visibile Partecipazione in associazioni Partecipazione in associazioni professionali, di categoria o sindacale Comizi, cortei riunioni e attività gratuita per un partito Finanzia-mento ai partiti Totale Riunioni e attività gratuita

Finanzia-mento Totale Riunioni gratuitaAttività per un sindacato

Totale

MASCHI

Famiglie a basso reddito con stranieri 2,4 1,0 2,8 7,4 3,0 9,0 4,4 0,6 4,7

Famiglie a basso reddito di soli italiani 10,8 1,1 11,0 14,9 7,7 17,8 9,6 1,1 9,7

Famiglie tradizionali della provincia 9,9 1,4 10,2 15,1 11,6 20,4 9,8 1,2 10,2

Anziane sole e giovani disoccupati 10,9 1,6 11,3 15,1 10,8 19,6 9,0 1,3 9,1

Famiglie degli operai in pensione 6,1 1,3 6,7 13,2 12,3 19,7 7,2 1,0 7,3

Giovani blue-collar 9,6 1,5 10,0 17,3 13,5 23,2 14,8 1,9 15,1 Famiglie di impiegati 12,3 3,0 12,8 23,4 20,5 31,3 16,7 2,8 17,1 Pensioni d’argento 11,0 3,5 11,6 27,9 24,5 37,0 13,8 1,8 14,2 Classe dirigente 16,2 5,3 17,9 32,2 30,2 42,4 25,8 2,3 25,8 Totale 9,7 2,1 10,2 18,4 15,0 24,5 12,0 1,6 12,2 FEMMINE

Famiglie a basso reddito con stranieri 2,0 0,2 2,0 4,3 2,8 6,1 2,3 0,2 2,4

Famiglie a basso reddito di soli italiani 7,6 0,6 7,8 13,4 8,0 17,3 4,2 0,3 4,3

Famiglie tradizionali della provincia 5,9 0,5 6,1 14,6 12,2 21,1 5,1 0,6 5,2

Anziane sole e giovani disoccupati 3,5 0,5 3,7 12,4 9,8 17,5 3,5 0,3 3,6

Famiglie degli operai in pensione 2,9 0,7 3,3 11,4 12,7 19,0 3,0 0,3 3,1

Giovani blue-collar 6,4 0,6 6,7 15,8 13,5 22,3 10,1 0,8 10,2 Famiglie di impiegati 10,0 1,7 10,5 24,4 20,6 32,7 13,8 1,1 13,9 Pensioni d’argento 5,4 1,3 5,9 23,6 22,9 33,6 7,0 0,9 7,3 Classe dirigente 9,9 2,7 11,5 31,4 31,6 44,7 16,8 1,8 17,1 Totale 5,7 0,9 6,2 16,4 14,6 23,5 6,8 0,6 7,0 MASCHI E FEMMINE

Famiglie a basso reddito con stranieri 2,2 0,6 2,4 5,8 2,9 7,6 3,4 0,4 3,6

Famiglie a basso reddito di soli italiani 9,2 0,9 9,4 14,2 7,8 17,5 6,9 0,7 7,0

Famiglie tradizionali della provincia 7,9 0,9 8,1 14,8 11,9 20,7 7,4 0,9 7,7

Anziane sole e giovani disoccupati 6,1 0,9 6,4 13,4 10,1 18,2 5,5 0,7 5,5

Famiglie degli operai in pensione 4,5 1,0 4,9 12,3 12,5 19,4 5,1 0,6 5,2

Giovani blue-collar 8,1 1,1 8,4 16,6 13,5 22,8 12,5 1,4 12,7

Famiglie di impiegati 11,1 2,3 11,6 23,9 20,5 32,0 15,2 1,9 15,4

Pensioni d’argento 8,2 2,4 8,8 25,8 23,8 35,4 10,5 1,4 10,8

Classe dirigente 13,1 4,0 14,8 31,8 30,9 43,5 21,4 2,1 21,5

Totale 7,7 1,5 8,1 17,4 14,8 24,0 9,3 1,1 9,5

Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (a) Attività svolta almeno una volta negli ultimi 12 mesi.

3. Aspetti demografici e condizioni di vita

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3.2.2 La partecipazione in associazioni

Un’altra forma di partecipazione attiva alla vita del Paese, slegata da interessi politici, è rappre-sentata dall’impegno sociale svolto all’interno di gruppi o di associazioni.

Complessivamente, il 24,0 per cento delle persone di 14 anni e più è coinvolto nelle diverse forme di associazionismo; coloro che si impegnano attivamente sono il 17,4 per cento, mentre coloro che partecipano attraverso il versamento di contributi, sono il 14,8 per cento.

Nella partecipazione diretta rientra il 13,8 per cento di persone che partecipano a riunioni e il 12,2 per cento di coloro che prestano attività gratuita nelle associazioni.

L’andamento per età è simile a quello della partecipazione politica diretta, ma in questo caso l’impegno delle generazioni più anziane è maggiore.

L’appartenenza a un gruppo sociale condiziona, forse ancor più che per la partecipazione poli-tica, l’intensità e le modalità con cui si partecipa all’associazionismo.

Si ripropone un forte coinvolgimento della classe dirigente: quasi un terzo degli appartenenti a questo gruppo partecipa, a vario titolo, alle attività di qualche tipo in associazione e una quota analoga le finanzia portando il tasso di partecipazione complessivo (fare attività o finanziare) oltre il 40 per cento. Manifesta una elevata partecipazione anche il gruppo delle pensioni

d’ar-gento. Oltre un quarto delle persone che lo compongono partecipa direttamente alla vita delle

associazioni e poco meno di un quarto le finanzia: complessivamente il 35,4 per cento di essi è coinvolto. L’ultimo gruppo con propensione alla partecipazione superiore alla media è quello delle famiglie di impiegati (32,0 per cento): in questo caso partecipa direttamente circa il 24 per cento delle persone di 14 anni e più e una quota leggermente più bassa le finanzia (20,5 per cento).

Su livelli medi di partecipazione si collocano i giovani blue-collar: il 16,6 per cento partecipa attivamente e il 13,5 per cento finanzia una associazione, per un totale del 22,8 per cento. Diversamente che per i gruppi precedenti, quote analoghe di popolazione si impegnano in riu-nioni delle associazioni o prestando attività gratuita. Vi è una partecipazione maschile legger-mente più alta, anche tra i giovani che sono il gruppo con il coinvolgimento più elevato. Gli altri gruppi sociali hanno livelli di partecipazione decrescenti e una minore capacità contri-butiva in termini finanziari. Tra le famiglie tradizionali della provincia circa il 20 per cento delle persone di 14 anni e più partecipa: tramite riunioni (11,2 per cento), attività gratuita (11,0 per cento) o finanziamenti (11,9 per cento). Non molto distante è il coinvolgimento di chi appartiene al gruppo delle famiglie a basso reddito di soli italiani: il 14 per cento circa parte-cipa a riunioni (10,5 per cento) o svolge attività gratuita per un’associazione (10,2 per cento). La possibilità di contribuire finanziariamente è più bassa (7,8 per cento) e la partecipazione complessiva arriva a riguardare il 17,5 per cento delle persone di 14 anni e più.

Nel gruppo anziane sole e giovani disoccupati, il dato medio della partecipazione attiva (13,4 per cento) è articolato tra quello più elevato degli uomini (15,1 per cento) e quello più basso delle donne (12,4 per cento). Entrambi i generi danno un sostegno finanziario alle associa-zioni simile (10,8 e 9,8 per cento rispettivamente), e la partecipazione complessiva coinvolge il 18,2 per cento delle persone di 14 anni e più. Tra le famiglie degli operai in pensione la partecipazione nelle forme di coinvolgimento più diretto si riduce al 12,3 per cento. Invece è alquanto ridotta la partecipazione del gruppo delle famiglie a basso reddito con stranieri. Il loro coinvolgimento è pari alla metà del più svantaggiato degli altri gruppi per i modi di partecipazione diretta (5,8 per cento) con una capacità contributiva molto ridotta: il 2,9 per cento finanzia associazioni. La partecipazione complessiva è pari al 7,6 per cento delle persone di 14 anni e più.

Un altro ambito di partecipazione attiva alla vita sociale del Paese è l’associazionismo pro-fessionale o di categoria e sindacale. Esso è fortemente connotato dal rapporto con il lavoro,

Quasi una persona su quattro coinvolta nell’associazioni-smo Associazioni finanziate dai gruppi sociali più agiati

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presente o passato, e dovrebbe essere in grado di interessare anche strati sociali meno coinvolti da altre forme di partecipazione.

Nel complesso l’associazionismo professionale o di categoria e sindacale riguarda il 9,5 per cento della popolazione di 14 anni e più ed è attraversato da forti differenze di genere. Se il 12,2 per cento degli uomini di 14 anni e più ha partecipato a riunioni di associazioni professionali o di categoria o ha svolto attività gratuita per un sindacato, la quota scende al 7,0 per cento delle don-ne. Rispetto alle classi di età è maggiore il coinvolgimento tra i 45 e i 64 anni, sia tra gli uomini sia tra le donne. Anche in questo tipo di partecipazione si riscontra un maggior coinvolgimento tra chi possiede un più elevato titolo di studio.

Oltre un quinto (21,5 per cento) delle persone di 14 anni e più, appartenenti alla classe

diri-gente ha partecipato a riunioni di associazioni professionali o di categoria o ha svolto attività

gratuita per un sindacato. Attività svolte da oltre un quarto degli uomini (25,8 per cento) e da meno di un quinto delle donne. Il secondo gruppo per questo tipo di partecipazione è quello delle famiglie di impiegati: è coinvolto il 15,4 per cento. Qui le differenze di genere esistono ma sono le più contenute (17,1 per cento gli uomini, 13,9 per cento le donne), così come quelle di generazione. Si osserva una partecipazione superiore alla media anche tra i giovani

blue-collar: sono coinvolte quasi il 13 per cento delle persone di 14 anni e più (15,1 per cento

tra gli uomini e 10,2 tra le donne). Poco superiore alla media l’interesse che l’associazionismo professionale, di categoria o sindacale suscita tra gli appartenenti alle famiglie delle pensioni

d’argento: si dichiara coinvolto il 10,8 per cento (la metà rispetto al gruppo della classe diri-gente). Le differenze sono dovute soprattutto al genere (gli uomini partecipano il doppio delle

donne). Nelle famiglie tradizionali della provincia è coinvolto soltanto il 7,7 per cento delle persone di 14 anni e più. Anche in questo caso la partecipazione femminile è la metà di quella maschile e ritroviamo la preminenza della classe di età 45-64 anni. Ripropongono un modello simile, ma su livelli leggermente più bassi, gli appartenenti alle famiglie a basso reddito di soli

italiani con un tasso di coinvolgimento pari al 7,0 per cento.

Presentano tassi di partecipazione simili tra loro anche le famiglie degli operai in pensione e quelle di anziane sole e giovani disoccupati. In entrambe la quota è intorno al 5 per cento, con forti differenze di genere. Infine nel gruppo delle famiglie a basso reddito con stranieri i livelli di partecipazione sono del 3,6 per cento delle persone di 14 anni e più (Tavola 3.7).

Rispetto al 2008 la partecipazione visibile globale è sostanzialmente stabile e gli andamenti tra le diverse componenti si compensano. Quella politica diretta è complessivamente in calo (dal 10,4 per cento del 2008 all’8,1 del 2016), sia nella componente legata al finanziamento dei partiti sia in quella legata a una partecipazione più diretta. Questo avviene in particolare tra gli uomini e nelle categorie più coinvolte, ma comunque in modo abbastanza diffuso anche nel resto della popolazione. Diminuisce leggermente anche la partecipazione di tipo sindacale o legata al mon-do delle professioni. Qui la flessione maggiore è tra impiegati e operai. Stabile invece il coinvolgi-mento nel mondo dell’associazionismo; anzi, se si esclude la dinamica dei contributi finanziari (verosimilmente condizionata dalla recessione), esso è in leggera crescita.

Tra i gruppi sociali però queste dinamiche sono state più articolate. Il calo della partecipazione diretta ha colpito il gruppo della classe dirigente e delle pensioni d’argento, ma è proporzional-mente più intensa per le famiglie di impiegati, per quelle degli operai in pensione e per le

fa-miglie tradizionali della provincia. Anche il leggero calo della partecipazione sindacale è stato

più intenso, oltre che per il gruppo delle pensioni d’argento, anche per le famiglie di impiegati, quelle tradizionali della provincia e quelle degli operai in pensione.

Le dinamiche temporali hanno perciò attutito le capacità perequative delle forme più tradiziona-li di partecipazione (potradiziona-litica e sindacale), sia perché queste si sono ridotte a fronte di una crescita dell’associazionismo sia perché il loro andamento è stato differenziato nei gruppi sociali.

Uomini più attivi nell’associazionismo professionale e sindacale Partecipazione politica e sindacale in caduta rispetto al 2008

3. Aspetti demografici e condizioni di vita

123

3.2.3 La partecipazione invisibile

Si partecipa alla vita politica anche quando, pur senza impegnarsi in maniera diretta e visibile, non si è indifferenti a quanto succede nell’area pubblica. Si può dunque prendere parte quando ci si informa, si discute, si ascoltano dibattiti. Spesso, infatti, l’interesse verso l’arena politica e la cosa pubblica non si traduce necessariamente in attività che hanno una chiara visibilità all’esterno. In questo caso la partecipazione può essere definita ‘invisibile’.

Nel 2016 questa forma di partecipazione – considerando complessivamente nell’arco dell’anno chi ha parlato di politica, si è informato dei fatti della politica italiana o ha ascoltato dibattiti politici – ha riguardato oltre 40 milioni di persone (il 77,2 per cento della popolazione italiana di 14 anni e più). Le differenze di genere sussistono anche relativamente alla partecipazione invisibile: il 71,8 per cento delle donne parla, si informa o segue un dibattito, contro il 83,0 per cento degli uomini. La partecipazione invisibile varia sensibilmente tra i gruppi sociali: tra chi appartiene al gruppo della classe dirigente, nove persone su dieci (il 92,2 per cento) partecipano complessivamente in forma invisibile. Per contro, questa forma di partecipazione riguarda il 55,3 per cento di coloro che appartengono al gruppo delle famiglie a basso reddito

con stranieri (Tavola 3.8).

In generale, ci si informa di politica più di quanto se ne parli: considerando la frequenza più intensa di partecipazione (almeno una volta a settimana) il 58,2 per cento delle persone di 14 anni e più si informa dei fatti della politica italiana mentre solo il 36,7 per cento ne parla. Inoltre, la partecipazione politica invisibile è più frequente tra chi ha titoli di studio più elevati, per questo tipo di partecipazione diminuiscono le differenze di genere al crescere del titolo di studio. Per quanto riguarda la condizione lavorativa, gli occupati partecipano più di studenti, disoccupati e casalinghe.

Considerando l’indicatore sintetico (chi parla o si informa almeno una volta a settimana), si registra una partecipazione più elevata tra i gruppi più avvantaggiati sotto il profilo reddituale: le famiglie di impiegati (69,1 per cento), il gruppo delle pensioni d’argento (75,9 per cento) e le famiglie della classe dirigente (82,6 per cento). Coloro che fanno parte delle famiglie dei

giovani blue-collar e degli operai in pensione hanno una propensione alla partecipazione

invisibile simile alla media della popolazione italiana (rispettivamente 61,1 per cento e 58,0), mentre si rileva una partecipazione inferiore tra chi appartiene alle famiglie tradizionali della

provincia (53,3 per cento), al gruppo anziane sole e giovani disoccupati (52,6 per cento) e alle

famiglie a basso reddito di soli italiani (51,1 per cento). La percentuale è sensibilmente più bassa per chi appartiene alle famiglie a basso reddito con stranieri (32,8 per cento), anche se in questo gruppo si registra il minore divario di genere rispetto a tutti gli altri gruppi sociali: 3,3 punti percentuali, a fronte di una differenza di 18,9 e 19,5 punti percentuali rispettivamente per il gruppo anziane sole e giovani disoccupati e quello delle famiglie degli operai in pensione. Rispetto al 2008, complessivamente è rimasta invariata la percentuale di coloro che parteci-pano alla vita politica in forma invisibile, anche se prima della recessione erano maggiori le quote di coloro che parlavano di politica almeno una volta alla settimana (42,8 per cento) e che ascoltavano dibattiti (24,1 per cento). Con riferimento ai gruppi sociali individuati, nel 2008 erano considerevolmente più elevate le quote di chi parlava e si informava almeno una volta a settimana, in particolare tra le famiglie a basso reddito con stranieri, tra le famiglie

tradizionali della provincia e le famiglie di impiegati.

Accanto alle forme tradizionali di partecipazione, inoltre, sono emerse modalità non conven-zionali – a cavallo tra impegno diretto e indiretto – legate soprattutto alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Nei primi tre mesi del 2016 una persona di 14 anni e più su dieci (l’11,2 per cento) ha espresso opinioni su temi sociali e politici attraverso siti web e una su venti (il 5,2 per cento) ha partecipato online a consultazioni o votazioni su temi sociali o

Si informano di politica e ne discutono otto persone su dieci… …soprattutto se hanno titoli di studio elevati e lavorano Nuove forme di partecipazione politica grazie al web

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politici. Considerando congiuntamente le due attività, il 12,8 per cento delle persone di 14 anni e più ha partecipato via web. Se consideriamo come riferimento la popolazione di 14 anni e più che ha usato internet negli ultimi tre mesi, la percentuale sale al 20,8 per cento. Questo tipo di partecipazione rappresenta un canale di accesso importante per alcune categorie solitamente escluse dalla partecipazione politica, in particolare le donne e i giovani: si riduce molto il diva-rio tra uomini e donne e tra i 14 e i 24 anni partecipano via web più le donne che gli uomini. Considerando i gruppi sociali di appartenenza a livello familiare, si osserva una bassissima partecipazione via web nelle famiglie degli operai in pensione (4,8 per cento), più bassa della media per i gruppi anziane sole e giovani disoccupati (9,5 per cento) e famiglie a basso

reddito con stranieri (10,4 per cento). Partecipa di più via web chi fa parte delle famiglie dei giovani blue-collar (16,0 per cento), degli impiegati (20,5 per cento) e della classe dirigente

(21,4 per cento), mentre gli altri gruppi hanno comportamenti più vicini alla media. Si osserva quindi da un lato un divario generazionale, in virtù del quale i gruppi a basso e medio reddito

Nel documento QUADRO D’INSIEME (pagine 26-33)

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