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Il Partenariato Euro-Mediterraneo

Alla Conferenza di Barcellona90 parteciparono i Paesi i membri dell‟UE di allora e i seguenti Paesi terzi mediterranei: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità Palestinese. La Libia di Gheddafi, sotto embargo ONU, ne fu esclusa e furono invitate, in qualità di osservatori, la Lega Araba e la Mauritania. Alla base dell‟iniziativa stava lo spirito di solidarietà e di rispetto delle specificità di ogni paese partecipante. Obiettivo principale del partenariato era l‟istituzione di uno spazio comune di pace e stabilità nel bacino del Mediterraneo e perseguibile attraverso un dialogo politico multilaterale le cui azioni di cooperazione avrebbero affrontato i temi economici, sociali, umani, culturali e la sicurezza comune. Dall‟analisi del testo è chiara la volontà di superare il bilateralismo che aveva contraddistinto le relazioni fino a quel momento, e quella di adottare invece il multilateralismo per

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un approccio globale che comprendesse la dimensione economica, sociale e della sicurezza.

Il documento si articola in un preambolo in cui sono definiti i principi generali, e in tre capitoli che trattano il settore politico e della sicurezza, economico e finanziario, e, infine, quello sociale e umano. La dichiarazione si conclude con un‟appendice in cui è stabilito il programma di lavoro e le modalità con cui raggiungere gli obiettivi prefissati. I partner s‟impegnano a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, l‟integrità territoriale e la sovranità degli altri Stati, combattere il terrorismo e la criminalità organizzata e promuovere la sicurezza regionale. Nel preambolo, oltre ad essere elencati i partecipanti alla Conferenza di Barcellona, è sottolineata l‟importanza strategica del Mediterraneo e la volontà di creare una nuova dimensione basata sulla cooperazione e sulla stabilità data la natura privilegiata dei legami sulla base della prossimità geografica e della storia. Sempre nel preambolo, si afferma che questa iniziativa non intende sostituirsi alle altre azioni e iniziative intraprese a favore della pace, della stabilità e dello sviluppo della regione, ma che essa vuole contribuire al loro successo. Inoltre, i partecipanti sostengono il conseguimento di una pace giusta, globale e duratura in Medio Oriente, basata sulle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sui principi menzionati nella lettera d‟invito al Middle East Peace Conference. Il testo della Dichiarazione rivela “l‟importanza strategica del Mediterraneo”91

e l‟intento di conferire alle loro relazioni future una dimensione nuova, basata su una cooperazione globale e solidale adeguata alla natura privilegiata dei legami forgiati dalla vicinanza e dalla storia.

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I tre aspetti del Partenariato Euro-Mediterraneo vengono definiti in tre diversi pilastri: politico e di sicurezza, economico e finanziario e infine sociale, culturale e umano. Il primo intende stabilire un‟area comune di pace e stabilità. A tal fine, i partecipanti s‟impegnano ad agire in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e agli altri obblighi di diritto internazionale. Gli obiettivi sono lo sviluppo dello stato di diritto e della democrazia; il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione, di associazione a fini pacifici, di coscienza e di religione e il diritto all‟autodeterminazione dei popoli; il pluralismo e la tolleranza; il rispetto dell‟integrità territoriale; la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici; il rafforzamento della cooperazione nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e la droga; infine, la prevenzione della proliferazione nucleare.

La seconda dimensione riguarda il settore economico e finanziario e prevede programmi di cooperazione per la creazione di una zona di libero scambio da realizzare entro il 2010, attraverso la liberalizzazione degli scambi di servizi e prodotti. Gli obiettivi proposti riguardano l‟incoraggiamento e il sostegno della cooperazione e dell‟integrazione regionale, il miglioramento delle condizioni di vita e del livello d‟occupazione. Nucleo principale di questa seconda sezione sono gli Accordi Bilaterali di Associazione,92 negoziati dall‟Unione Europea con i singoli partner. Fino ad oggi sono solo cinque gli accordi bilaterali di associazione in vigore (Tunisia 1995, Israele 1996; Marocco 1996; Giordania

92 Association Agreements in “The Euro-Mediterranean Partnership”, in

http://europa.eu/legislation_summaries/external_relations/relations_with_third_countries/mediterr anean_partner_countries/r14104_en.htm.

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1997; OLP93 1997), ciò è dovuto alle complicate procedure di ratifica dell‟Unione Europea. Inoltre è stato avviato il programma di assistenza bilaterale, il MEDA94 che ha il compito di attrarre gli investimenti e sostenere la transizione delle economie e rimodernare le infrastrutture.95

Il programma MEDA (Misure d‟accompagnamento finanziario e tecnico)96 è il principale strumento di cooperazione economica e finanziaria nell‟ambito del partenariato euro-mediterraneo istituito nel 1996 con il compito di sostenere la riforma delle strutture economiche e sociali e destinato ad aiutare i Paesi terzi mediterranei.97

La terza dimensione infine enfatizza l‟importanza del dialogo e del rispetto tra culture e religioni, e intende promuovere azioni che favoriscano il dialogo interculturale, la reciproca conoscenza e la comprensione delle varie culture. A tal proposito, nel 2002, è stata creata ad Alessandria d‟Egitto la Fondazione Anna Lindh per il Dialogo tra le Culture per lo sviluppo della comprensione tra culture.

Molte sono le critiche che sono state avanzate nei confronti della Dichiarazione di Barcellona. Nonostante gli sforzi, molti degli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti, soprattutto nel settore politico e di sicurezza. Per questa ragione si critica il troppo ottimismo e l‟esaltazione riposti nei confronti del programma delineato dalla Dichiarazione. A compromettere la riuscita

93 Organizzazione per la liberazione della Palestina.

94 Il MEDA costituisce il principale strumento di cooperazione economica e finanziaria del PEM. Fu varato nel 1996 (MEDA I) e modificato nel 2000 (MEDA II), atto a fornire un aiuto finanziario e tecnico ai Paesi a sud del Mediterraneo, ossia: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia e Turchia. Il MEDA si sostituisce ai protocolli finanziari bilaterali esistenti con i paesi del Mediterraneo.

95 DE CECCO, Mediterraneo Allargato e Grande Medio Oriente cit., p. 67. 96

http://europa.eu/legislation_summaries/external_relations/relations_with_third_countries/mediter ranean_partner_countries/r15006_it.htm.

97 Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia e Turchia.

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dell‟iniziativa c‟è stato il processo di pace in Medio Oriente e la resistenza di molti Paesi arabi a normalizzare i rapporti con lo stato d‟Israele. Secondo alcuni analisti, il processo s‟è rivelato inefficace e incompleto. L‟iniziativa era retta sulla condizione di un successo dei negoziati di pace in Medio Oriente, ma poiché il conflitto arabo-israeliano è rimasto irrisolto, il requisito per costituire la sicurezza e la cooperazione nella regione non ha potuto essere soddisfatto. Inoltre, è stato criticato il ruolo predominante dell‟Unione Europea. Come evidenziato da alcuni analisti, la politica europea nei confronti del Mediterraneo segue più la linea del minimo comune denominatore, ossia del compromesso, piuttosto che una politica globale.98 S‟è lamentato, inoltre, di un coinvolgimento marginale da parte dell‟Unione Europea per temi critici quali il terrorismo e la xenofobia. Molti Paesi arabi hanno visto nelle iniziative europee un altro tentativo di occidentalizzazione e d‟ingerenza nei loro interessi e entro i loro confini. Tema critico a questo riguardo è il riferimento al ruolo della donna, all‟immigrazione e alla protezione delle minoranze.

La Dichiarazione di Barcellona ha segnato una svolta nei rapporti tra Europa e Mediterraneo, ma molti dei suoi obiettivi sono rimasti irrealizzati; il bilancio complessivo dunque deve dirsi fondamentalmente negativo. Il progetto, forse troppo ambizioso, non ha raggiunto i risultati sperati. Il PEM non è riuscito né a stimolare le economie dei Paesi mediterranei, né a ridurre il divario fra Paesi della sponda settentrionale e quelli meridionali.

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L‟analisi di Aliboni99

evidenzia come l‟iniziativa dell‟Unione Europea verso il Mediterraneo si reggeva su una condizione fondante, ossia il successo dei negoziati di pace del conflitto arabo-israeliano. Il fallimento del processo di pace di Madrid – avvenuto fra il 1994 e il 1995 – ha rappresentato un ostacolo insormontabile allo sviluppo del PEM, conducendo a un suo progressivo ridimensionamento. L‟irrisolto conflitto arabo-israeliano, in seguito al naufragio del processo di Madrid, ha avuto nella sostanza delle ripercussioni molto negativamente sul processo di Barcellona. Senza una soluzione del conflitto arabo-israeliano, non si poteva sperare in politiche di cooperazione nel campo della sicurezza che coinvolgessero i Paesi stessi coinvolti nel conflitto.

Da rilevare inoltre, in questo periodo, la nascita di due importanti iniziative come il Forum per il Mediterraneo e il “Dialogo 5+5”. Queste due iniziative sono state di tipo sub-regionale e hanno mirano al rafforzamento delle relazioni politico sociali ed economiche tra le due sponde.