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Patologie in edilizia: definizioni e criteri di classificazione

E LA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENT

2.1 Patologie in edilizia: definizioni e criteri di classificazione

In questo capitolo si vuole proporre un percorso metodologico che possa guidare il tecni- co incaricato della redazione del libretto di manutenzione, partendo dalla fase di rilievo, durante la quale fra l’altro – preliminarmente alla progettazione propriamente detta – vengono riscontrate le patologie di degrado che affliggono l’edificio, attraverso la fase di diagnosi, nella quale vengono analizzate le suddette patologie e individuate le causali che le hanno provocate, fino alla fase di progetto per poter individuare sia la tipologia di intervento più appropriata per eliminare cause ed effetti, sia la frequenza con la quale programmare, all’interno del piano di manutenzione, la futura esecuzione “ciclica” di tali interventi.

A tal fine, per i principali elementi tecnici che costituiscono l’involucro esterno dell’edificio sono state predisposti due tipi di schede:

• la prima (“scheda di diagnosi”), contenente immagini fotografiche che guidano al rico- noscimento di ogni singola patologia, con ogni dovuto riferimento alle causali individua- bili ed alle norme UNI di pertinenza che può essere opportuno consultare;

• la seconda (“scheda di programmazione”), specificamente finalizzata all’individuazione della frequenza consigliabile per i principali tipi di intervento manutentivo e di controllo da programmare, partendo dalla conoscenza della periodicità con la quale tende a manife- starsi ogni singola patologia.

Non appare fuori luogo ricordare, in questa sede, come nel campo delle patologie edilizie esista una terminologia normata a livello internazionale, tale da evitare equivoci e frain- tendimenti nell’uso dei termini che usualmente vengono adoperati, e che anche di segui- to, sia nel testo che nel CD allegato, troveranno larga applicazione.

Si riportano, dunque, di seguito le principali definizioni messe a punto dalla Commissio- ne CIB W86 (“Building Pathology”)12.

Agente: entità che provoca un determinato effetto mediante la propria azione (v. figura 2-1).

Anomalia: manifestazione inattesa percepibile visivamente o strumentalmente, più o me- no evidente; può avere rilevanza sintomatica (esantema) o meno per l’individuazione del difetto; può essere lo stesso difetto e lo stesso guasto. L’indagine diagnostica ha il compi- to di stabilirne la rilevanza rispetto al degrado riscontrato.

Degrado: progressivo deterioramento, più o meno grave ed evidente, dell’integrità fisica (alterazione) ovvero della efficienza prestazionale (decadimento prestazionale). Ogni og- getto è soggetto a degrado: il degrado può essere patologico o meno.

Difetto: inadeguatezza di uno o più elementi costituenti un sistema edilizio; esso costitui-

12Il CIB (International Council for Building) è l’organismo internazionale che supporta l’ISO nello studio prelimi-

Figura 2.1 - Agenti che intervengono in modo rilevante nelle prestazioni dell’edificio (ISO 6241, 1984), tratto da Manuale di progettazione edilizia Hoepli, 1994, vol. 3 Milano.

sce un fattore di disturbo capace di generare un guasto o un degrado: può dipendere da errori genetici, di costruzione, di uso, di manutenzione. Il difetto per poter provocare un degrado o un guasto richiede l’intervento di un agente scatenante (o di attivazione). Guasto: deterioramento che rende inutilizzabile o non più rispondente alla sua funzione un elemento tecnico o una sua parte. Anche il guasto può derivare da una condizione patologica o da fatti connessi al normale invecchiamento: la discriminante tra le due con- dizioni è la temporizzazione dell’evento.

Sintomo: interpretazione di una anomalia o di un segno come segnale o manifestazione di uno stato morboso o di un difetto.

Il percorso logico che collega le su elencate definizioni è evidenziato nel flow-chart di cui alla figura 2-2.

La “patologia edilizia” è, in generale, la disciplina che studia “i fattori processuali, umani, ambientali, tecnici, tecnologici, fisici, clinici (fattori di disturbo), i meccanismi interattivi che portano in tempi anormalmente ravvicinati ad alterazioni di tipo fisico o di tipo presta- zionale di un elemento tecnico del sistema edilizio (…) Si ha patologia laddove i decadi- menti (fisici o prestazionali) si sviluppano in termini temporali e qualitativi inattesi e con- trastanti con il concetto convenzionale di invecchiamento naturale, istituito dal livello di sviluppo tecnologico del momento progettuale o costruttivo”13.

L’organismo edilizio, esattamente come l’organismo umano, ha diverse modalità di invec- chiamento delle sue parti, che possono essere riferibili a:

- invecchiamento fisiologico o naturale; - invecchiamento patologico.

Fra le due situazioni non esistono in generale differenze per quanto riguarda la tipologia di alterazione dei materiali e le manifestazioni visibili, ma può essere ben differente so- prattutto l’aspetto cronologico di dette manifestazioni, che poi – spesso – finiscono col provocare guasti a catena su altri componenti o un aggravamento sul componente stes- so, a causa della imprevedibilità del fenomeno.

Mentre nel caso dell’invecchiamento fisiologico è possibile dunque prevedere quali siano i tempi di decadimento delle prestazioni di un componente edilizio e le relative modalità con cui esso decadimento si manifesta, e di conseguenza quali siano:

- le procedure di controllo. - le procedure di intervento.

- i tempi da programmare per controlli ed interventi,

nel caso dell’invecchiamento patologico sono codificabili in senso stretto al più le proce- dure per l’accertamento diagnostico delle causali che hanno prodotto la situazione inat- tesa, per poter programmare i relativi interventi.

Quando il tecnico è chiamato a formulare un giudizio su una anomalia che si è rivelata, per un certo componente x per il quale è rilevabile nell’edificio una certa soluzione tecni- ca conforme y, egli ha la possibilità di operare per confronto fra la situazione rilevata ed un data-base di casi che deriva dalla sua personale esperienza o dalla letteratura (v. fi- gura 2-3).

Il confronto fra questo repertorio e l’anomalia che egli rileva lo porta a formulare la dia- gnosi e ad inserire anche in una scala di priorità il problema individuato, che lo guiderà verso due distinte, possibili decisioni:

• l’intervento da attuare urgentemente, nei casi di maggiore gravità o impellenza;

• il controllo con la programmazione di un nuovo rilievo dell’anomalia, nel caso in cui si riscontri la possibilità e/o l’opportunità di rinviare l’intervento ad un momento più appro- priato, eventualmente anche per verificare se il fenomeno sia “in progress”.

Per poter classificare le patologie edilizie è possibile adoperare diverse chiavi di lettura. Appare, però, sicuramente più agevole per il tecnico chiamato a formulare una diagnosi, quella che è riferibile al componente (piuttosto che agli agenti) e che, attraverso il ricono- scimento della manifestazione visibile e il confronto col repertorio delle anomalie ricor- renti, porta alla individuazione della o delle causali che le hanno generate.

Nel paragrafo 2.3, pertanto, vengono proposte, con riferimento ai seguenti componenti o classi di elementi tecnici:

- pareti perimetrali verticali - infissi

- balconi - coperture

per i quali sono state prese in considerazione le soluzioni tecniche più ricorrenti, alcuni strumenti di supporto sia alla fase diagnostica, sia a quella di programmazione vera e propria degli interventi.

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