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PATRIMONIO ARCHITETTONICO STORICO: CHIESE DELL’ANNUNZIATA E DI S

GIACOMO

L'Annunziata (S. Maria de Soliu)

Sorge pochi chilometri a sud del paese ed è raggiungibile percorrendo per un tratto una carrareccia che parte dall'abitato e proseguendo poi a piedi.

Già parrocchiale del villaggio medievale di Speluncas spopolatosi nel XVII secolo, rimase ancora consacrata per lungo tempo.

Lasciata da parecchi decenni nel più totale abbandono, è stata consolidata recentemente.

S. Giacomo

Sorge all'estrema periferia del paese, di piccole dimensioni, è stata oggetto di restauri “dozzinali” su un impianto antico, di epoca non esplicitamente databile.

SCHEDA N° 7

COMUNE DI SEDINI

PIANO URBANISTICO COMUNALE

IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO-STORICO: S. PANCRAZIO DI NURSI Riportiamo 3 diverse descrizioni:

Da "Architettura romanica dalla metà del mille al primo '300":

S. Pancrazio di Nursi (seconda metà XII sec.)

La chiesa di S. Pancrazio sorge su un modesto rilievo collinare, in agro di Sedini ed è in realtà l'unico ambiente superstite di un monastero, forse il priorato cassinese di S. Pietro di Nurchi.

La trasformazione in aula di culto dedicata a S. Pancrazio sopravvenne all'antica funzione d'uso, probabilmente di erboristeria e farmacia. Il titolo cassinese è documentato per la prima volta nel 1117, quando la chiesa di S. Pietro risulta già edificata per volontà del donnicello turritano Gonnario de Lacon, il quale nel 1120 la dona a Montecassino con l'assenso della moglie Elena de Gunale-Zori e delle figlie Vera e Susanna de Lacon-Zori. Il monastero si strutturava attorno a un cortile interno, probabilmente quadrangolare e chiuso a est dall'edificio superstite (largo m. 5,69), nel cui muro occidentale restano le sagome di ammorsatura delle volte a botte, che coprivano i bracci nord e sud, interamente distrutti al pari di quello ovest. L'ambiente superstite comunicava a ovest con il cortile, a sud con l'esterno, mediante portali architravati e tagliati a filo; sopra quello meridionale si erge un campanile a vela. Nei tre prospetti originariamente esterni, il paramento murario è in cantoni di media pezzatura di calcare candido, listato da radi filari in trachite scura e dunque definito in bicromia secondo tecnica propria della seconda metà del XII secolo.

In diversi conci bassi della cortina esterna è incisa la sagoma di una scarpa da pellegrino, lunga cm. 24 circa. All'interno si aprono nei fianchi una fila di armadi quadrangolari e (in quello ovest) la cappa di un camino. Lungo l'imposta della volta a botte ogivale aggettano mensole destinate a sorreggere un ammezzato ligneo, forse funzionale all'essiccazione delle erbe, poichè aerato da una serie di fori passanti, ottenuti con il risparmio di un concio.

S. Pancrazio (Santu Brancazzu).

Sorge a circa 5 km. dal paese, in posizione dominante su una nuda collina coltivata a cereali.

E' raggiungibile percorrendo una strada a fondo naturale che parte dall'abitato.

Risale al XIII secolo ed è interamente costruita in conci di calcare chiaro alternati da cinque fasce di scura trachite. E' ad unica navata non absidata.

La festa si svolge il 12 maggio o la domenica successiva.

Dalla relazione del progetto per la conservazione ed il recupero della chiesa (2002), redatta dall’arch. Raimonda Fais e dall’Ing. Paolo Piu, riportiamo:

CARATTERISTICHE STORICO-ARTISTICHE

Edificata nei primi decenni del sec. XII, faceva parte di un monastero, presumibilmente il priorato Cassinese di San Pietro di Nurchi nella curatoria turritana dell’Anglona.

Dopo il 1500 inizia il suo declino in seguito all’abbandono da parte dei monaci del priorato.

Rappresenta l’unico ambiente monastico superstite, originariamente adibito ad altri usi, viene trasformato nei secoli successivi a luogo di culto.

L’appartenenza del monastero ai cassinesi risulta dall’elenco dei possedimenti dell’ordine monastico in Sardegna insieme ad altre chiese come S. Maria di Tergu e S. Elia di Monte Santu.

La donazione a Montecassino risulta documentata intorno al 1120.

La chiesa è realizzata in conci calcarei con paramento murario esterno listato da filari in trachite scura.

L’interno, a pianta longitudinale a navata unica, è coperta con volta a botte ogivale.

Lungo l’imposta della volta, aggettano mensole in pietra calcarea, destinate originariamente a sostenere un soppalco in legno.

Sulle pareti longitudinali interne si aprono una serie di nicchie quadrangolari e la cappa di un camino.

Il fronte principale è caratterizzato da un campanile a vela, costruito in asse come il portale architravato ed una stretta finestra.

Nel fronte est si notano i conci di connessione di due ambienti a volta ogivale interamente distrutti, le cui tracce di fondazione sono evidenti nel piazzale.

Originariamente, insieme all’edificio esistente, costituivano un monastero con cortile interno.

In alcuni conci del fronte principale e del fronte est, sono incise delle sagome di calzari medioevali (“orme del pellegrino”).

STATO DI CONSERVAZIONE

Sotto l’aspetto statico la costruzione non presenta gravi problemi, sono evidenti solo piccole lesioni nella volta e nella muratura adiacente l’altare.

Fenomeni di degrado dei materiali invece si osservano in più parti, in particolare l’invecchiamento delle malte e l’erosione del materiale lapideo più tenero.

Nei paramenti murari interni si rileva la disgregazione della malta nei giunti, con conseguente distacco tra i conci di pietra calcarea.

Si osservano inoltre, in alcuni tratti, stuccature dei giunti realizzate nel corso di recenti interventi con malte cementizie e tecniche di esecuzione non idonee.

Nelle murature esterne, il degrado è manifestato da una profonda decoesione del materiale più tenero, con la conseguente formazione di lamelle incoerenti le quali, sollevandosi, permettono l’infiltrazione dell’acqua che a sua volta causa ulteriori sollevamenti e distacchi. I conci in trachite posti nei filari più bassi sono quelli che hanno subito i maggiori danni.

Nei conci vicini alla base fondale il degrado è causato anche dall’azione meccanica esercitata dalla vegetazione cresciuta attorno alla chiesa.

Nella copertura, la condizione non buona dei tegolati e la mancanza di un’adeguata impermeabilizzazione, sono causa di infiltrazioni, i cui segni sono ben visibili in varie zone dell’intradosso della volta.

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