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Il patrimonio delle fraterne

gli archivi dei Battuti e di S Spirito

6. Il patrimonio delle fraterne

Da ultimo, per visualizzare la crescita di un ente è significativo l’aumento del suo patrimonio immobiliare. Le confraternite controllavano ricchezze ingenti, incamerando e amministrando proprietà terriere, edifici, derrate alimentari e denaro. Si tratta di un aspetto importantissimo, che richiederebbe un saggio a sé; in questa sede ci limiteremo a tracciare i punti salienti che lo caratterizzano. Il primo elemento sul quale ci soffermiamo è proprio l’insieme dei terreni e degli immobili di cui le fraterne erano titolari. Confratelli e non, laici e religiosi, maschi e femmine, cittadini e forestieri che avevano ricevuto un aiuto o che cercavano il suffragio e il perdono dei peccati, più spesso in punto di morte, devolvevano a una o più fraterne cittadine (ma anche al Capitolo, alle chiese e ai singoli altari in esse consacrati) i loro beni, in proporzioni diverse a seconda del legame con questo o quell’ente. Proprio le pergamene, che riconoscevano le diverse proprietà e i diritti sulle stesse, erano tra le carte più antiche e più gelosamente custodite dalle fraterne. I dati estratti dagli inventari dei Battuti (tab. 6) evidenziano sia il valore materiale di questi istrumenti, sia la loro crescita: nel 1358 erano 24, tre anni più tardi erano 27. Oggi nell’archivio dell’ospedale di Cividale le pergamene sono oltre 900 e coprono i secoli dal XIII al XVI (una piccola parte di esse risale ai primi decenni del ‘500). Seguendo i criteri del passato, non sono suddivise a seconda dell’ente produttore (S. Martino, S. Spirito, S. Giacomo e S. Lazzaro) o cronologicamente, ma con un sistema topografico che si riferisce al contenuto o tenta di farlo. Diciamo questo perché talora i lasciti testamentari dispongono l’assegnazione di più case e/o terreni e non tutti dislocati nella stessa zona. Ciascuno donava in base alle proprie possibilità, quindi vi era chi lasciava un censo derivante dalla rendita di una proprietà (es. 1 staio di frumento) e chi invece assegnava la proprietà stessa, magari gravata da qualche onere per il beneficiario (es. l’obbligo di far celebrare una o più messe di suffragio ogni anno nell’anniversario della

Nicolò di ser Antonio q. ser Giovanni (ivi, q.a. 81 del 1453). Per l’estrosità e le sperimentazioni grafiche si segnalano il q.a. 59 del 1420 e il q.a. 90 del 1484 (cfr. Tavola 6). Per S. Spirito nel 1459 è attestato ser Guron, che forse corrisponde a quel Gurono stazionario: AOC, S. Spirito, q.a. 28. Per i vari personaggi v. I libri degli anniversari, ad indicem. 179 AOC, Battuti, q.a. 75 (1442) e 81 (1453). Nel 1442 i Battuti avevano anche contribuito all’acquisto di un messale per

i frati di S Giorgio. Prete Palamides morì il 24.I.1494: I libri degli anniversari, ad indicem. 180 AOC, Battuti, q.a. 93.

Elisabetta Scarton

morte del donatore). Di donazione in donazione, oltre a incrementare la propria ricchezza, le fraterne venivano a configurarsi come istituti ben presenti sul territorio.

Descrivere la consistenza patrimoniale non è operazione semplice e i motivi sono diversi. Il primo riguarda la terminologia usata per indicare i beni, che dà certamente conto della loro tipologia, ma non delle dimensioni181. Col passare del tempo, poi, quegli stessi beni

vengono indicati in modo diverso, a volte addirittura risultano smembrati o ricompattati, in modo tale che seguirne l’evoluzione non solo richiede prudenza, ma rischia di produrre risultati scarsamente precisi. Facciamo un semplice esempio: tra i suoi possedimenti, nel 1425 la fraterna di S. Spirito risultava avere 1 manso ad Orzano, affidato a tale Comuzzo. Se ci limitiamo a contare le occorrenze, nel 1452 nella stessa località i beni elencati sono 3. Verrebbe da pensare che nei 27 anni trascorsi la fraterna avesse ricevuto nuove donazioni o fatto nuovi acquisti in quella zona, ma è del pari possibile che quello che prima era definito come manso, e rappresentava un’unità, nel frattempo fosse stato in qualche modo frazionato in quei quattro campi e mezzo, nei tre settori di prato e in certo bosco (o a parte di essi), che sono del resto tutti affidati a Pietro Comuzzo (forse lo stesso del 1425, oppure un figlio)182.

La maggior parte delle proprietà si concentrava nelle ville del distretto cividalese, ciascuna collegata a uno dei quartieri cittadini; quelli più ‘ricchi’ in questo senso erano due, S. Pietro e Borgo Ponte. Prima erano citate le proprietà limitrofe alla città, nei borghi e poi nei villaggi, a partire dalle più vicine per chiudere con quelle più lontane, mentre i beni che la fraterna possedeva nel nucleo centralissimo della cittadina erano elencati separatamente e di solito per ultimi. La rappresentazione cartografica del patrimonio di questi enti non deve essere letta per valutarne la quantità. Le cartine che proponiamo sotto – e che costituiscono un’istantanea degli anni 1425-’26 rappresentata però sulla carta dei comuni odierni183 – servono non tanto a dare un’idea della vastità (intesa come quantità)

dei beni posseduti, quanto piuttosto a mostrare quale potesse essere l’ambito ordinario degli affari di ciascuna fraterna. Nella carta degli odierni comuni del Friuli Venezia Giulia abbiamo evidenziato con diverse gradazioni di colore Cividale e i comuni in cui erano collocati uno o più beni patrimoniali.

181 Dal punto di vista degli edifici le fonti parlano di case, canipe, stalle e porzioni delle stesse. Quanto ai terreni coltivabi- li la casistica è assai variegata e passa dai generici bene e terreno agli altrettanto vaghi campi e prati; quindi il bosco (selva), la vigna, la braida (podere recintato e coltivato), il baiarzo (terreno erboso, adiacente alla casa e recintato), il ronco (terreno coltivato, collocato sui pendii e perciò terrazzato), il manso, il sedime (fondo rustico annesso alla casa, può essere un orto, ma anche una corte). Riferimenti alle dimensioni appaiono tra le righe, in pochi casi e in modo grossolano, come quando troviamo il bocon di terra che i Battuti possedevano a Rubignacco, un appezza- mento tanto piccolo (un boccone, appunto) da parere quasi insignificante: cfr. AOC, Battuti, q.a. 62.

182 Cfr. AOC, S. Spirito, q.a. 17 e 25.

183 I dati sono stati desunti dai registri 17 (S. Spirito) e 62 (Battuti). Dal conteggio sono stati esclusi i beni concessi a livello, che il camerario enumerava in un elenco a parte.

cap. IX

Ospedali e confraternite nel basso Medioevo

CARTA 1: dislocazione del patrimonio della fraterna dei Battuti (a sinistra) e della fraterna e ospedale di S. Spirito