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4. Lo scenario delle preoccupazioni e delle trasgressività, i fattori protettivi e il

4.1. Paure e preoccupazioni giovanili

Le nubi minacciose che si affacciano all’orizzonte di questi giovani, e che sembrano “offuscare” il loro sistema di significato ed i progetti di vita, fanno capo essenzialmente a tre ordini di fattori:

1. le “paure sociali”, a loro volta suddivise tra: a) forme di devianza:

- la disonestà della gente (40.0%);

- la violenza presente nella società (34.9); - la diffusione delle droghe (23.5%);

b) e quelle pertinenti all’ambiente e alla quotidianità degli eventi: - la crisi economica mondiale (29.6%);

- l’inquinamento ambientale (23.6%); - la presenza degli immigrati (21.6%); 2. le preoccupazioni personali, suddivise tra: a) quelle di ordine affettivo-relazionale:

- problemi affettivi (22.3%);

- la mancanza di amici veri (20.4%); - i problemi familiari (19.8%); b) e quelle mirate alla professionalità:

- non sapere cosa fare in futuro (32.4%); - le difficoltà nello studio (29.6%);

- non avere una preparazione sufficiente per trovare lavoro (20.8%); 3. il disagio esistenziale correlato:

a) alla progettualità:

- non avere ideali per cui vale la pena vivere (10.8%); b) al vissuto interiore:

- la paura della morte (23.6%).

Da una lettura dei dati per totali si evince che le maggiori preoccupazioni che questi giovani accusano di avere (tra il 30 e il 40%) sono soprattutto quattro, e ri- guardano: la disonestà della gente, le forme di violenza presenti nella società, non sapere cosa fare in futuro e le difficoltà nello studio; tutte le altre preoccupazioni sono state manifestate da circa uno su cinque degli inchiestati; fa eccezione il vis- suto religioso per mettersi in evidenza per non costituire un problema se non per il 6.4% di questa popolazione. Ora se la religione non è un problema ma, come si è visto, non è neppure considerata un sostegno per una più piena realizzazione di sé, c’è da chiedersi se essa viene ancora inserita tra le dimensioni valoriali oppure co- stituisca un fattore del tutto marginale nello scenario esistenziale di queste genera- zioni, data anche la scarsa valorizzazione in merito ereditata dalla famiglia.

Tornando ai dati analizzati sopra e scendendo all’interno delle variabili utiliz- zate negli incroci, si rileva che:

– i giovani del sud accusano particolarmente le forme di violenza presenti nel tessuto sociale, la diffusione delle droghe, la paura della morte;

– gli studenti della scuola si distinguono per non saper cosa fare in futuro e per le difficoltà nello studio; mentre gli allievi della FP lamentano l’imprepara- zione al lavoro e trovano assai preoccupante la crisi economica mondiale;

– quest’ultima è particolarmente avvertita anche dai maschi, congiuntamente al manifestare insofferenza per la convivenza con gli immigrati; mentre le fem- mine si concentrano sui problemi affettivo-relazionali (famiglia e amici) e sulla paura della morte;

– i figli degli immigrati, seppure costituiscano una minoranza, si mettono in evi- denza per segnalare in misura superiore alla media un po’ tutte le preoccupazioni elencate nella domanda, e in modo particolare per sentirsi impreparati al lavoro, per manifestare difficoltà nello studio, per non sapere cosa fare in futuro, per la mancanza di amici, per avere problemi familiari (in particolare chi non vive con i genitori) e, di conseguenza, per non avere ideali per cui vale la pena vivere; – queste stesse preoccupazioni sono state manifestate da coloro che hanno di-

chiarato di essere insoddisfatti della vita.

Nell’intento di verificare se queste generazioni di studenti/allievi risultano più o meno preoccupati rispetto alla più generale condizione giovanile, anche su questa domanda è stato operato un confronto con le precedenti indagini (Tav. 13).

Dalla tavola si evince che ciò che accomuna i giovani di un po’ tutti le in- chieste sono le cosiddette paure sociali collegate alle forme di violenza e droga e, a sorpresa, la paura della morte. Quest’ultimo dato merita un commento a parte: quando la paura della morte è stata inserita nell’elenco delle preoccupazioni delle indagini realizzate tra la fine degli anni ’80 e l’inizio anni ’90, essa veniva manife- stata da meno del 10%, mentre oggi è trasversale alle diverse generazioni e in con- tinua crescita (al punto che riguarda circa uno su quattro degli inchiestati), vuoi per le forme dirette di violenza presenti nella società (bullismo, bande di “ultras”, cri- mini efferati…) o indirette, sperimentate attraverso i vari strumenti informatici e

Tav. 13 - “Cos’è che ti preoccupa di più…” (dom. 33 - in graduatoria; indagini a confronto)

virtuali a cui si trovano sempre più esposti e/o a cui dedicano uno spazio-tempo sempre maggiore (televisione, internet, videogiochi, film…)15.

Sulla rimanente serie di preoccupazioni è necessario far presente che i nostri manifestano dappertutto qualche punto percentuale in più; il dato di spicco riguarda in particolare quel 21.6% che è preoccupato di dover convivere con gli immigrati, mentre stando ai dati di confronto quest’aspetto viene assai meno avvertito altrove. Nella precedente indagine sugli stili di vita R. Mion ha catalogato in tre cate- gorie tutta una serie di bisogni manifestati dagli allievi/e della FP salesiana:

“a) quelli affettivi vanno soprattutto in due direzioni: verso la famiglia, nel

senso di avere e specialmente di sentire vicino a sé i genitori e/o di avere con loro un diverso rapporto), e ovviamente anche verso quella che essi considerano la nuova famiglia, ossia il mondo delle amicizie (“poter avere amici veri…”) e, con- testualmente, trovare al loro interno l’amore con la “A” maiuscola (trovare un ra- gazzo/a, innamorarsi, riprendere una relazione con un ex, avere una persona che ama, che vuole bene…);

b) i bisogni di ordine psicologico/esistenziale sono assai più numerosi ma al tempo stesso anche più frammentati: essi vanno dal bisogno di cambiare il proprio comportamento, a quelli di autorealizzazione (realizzare i propri sogni, diventare ricchi, famosi, studiare, avere un lavoro sentirsi professionalmente realizzati, an- dare a vivere da soli, farsi una propria famiglia…), a quelli valoriali (sentirsi utili agli altri, credere in se stessi, essere stimati, rispettati, avere una fede religiosa…), fino ad ammettere all’opposto, ma solo in qualche caso particolare, anche il bi- sogno di far uso di sostanze stupefacenti;

c) infine i bisogni di ordine materialistico-evasivi, seppure espressi da una netta minoranza, prendono in considerazione fattori fisiologici (mangiare, dormire, riposare…), consumistici (avere un nuovo cellulare, il motorino…) ed evasivi (di- vertirsi, giocare, andare in vacanza, viaggiare…)”16.

Dopo aver preso in considerazione le paure e le preoccupazioni, si è cercato di penetrare nel difficile quanto riservato mondo delle sensazioni tipiche di questa età di passaggio, dove quell’“io” che fa da sostegno e punto di riferimento all’intero si- stema di significato si trova ancora allo statu nascenti e/o in piena fase di elabora- zione alla ricerca di una propria identità.

È così che quote non indifferenti di questi giovani hanno dichiarato di aver provato (i più qualche volta e una minoranza anche frequentemente) la sensazione di (Tav 14):

15Secondo alcuni studiosi e ricercatori, oggi la serie delle psicopatologie viene allargata al

cyberspazio e per rilevarne la presenza (in particolare nei confronti di quella che viene definita ano- rexia virtualis) sono stati costruiti/adattati appositi strumenti di rilevamento. Cfr. al riguardo, T. CAN- TELMI- M.B. TORO- M. TALLI, Avatar. Dislocazioni mentali, personalità tecno-mediate, derive auti-

stiche e condotte fuori controllo, Roma, Magi, 2010.

16R. M

ION, La dimensione esistenziale e valoriale, in Malizia G. et al., Stili di vita di allievi/e

aver voglia di spaccare tutto (78.4%; M=1.81); – non aver fiducia in nessuno (59.7%; M=2.27); – sentirti solo (59.6%; M=2.28);

– sentirti un buono a nulla (52.3%; M=2.39); – non avere prospettive future (44.9%; M=2.45);

– aver voglia di farla finita una volta per tutte (28.4%; M=2.63).

Il marasma di certe sensazioni che “bollono dentro” questi giovani, in partico- lare la voglia di spaccare tutto e il senso di vuoto e di solitudine che provano si commenta da solo, anche se la media in genere attesta che tali sensazioni non sono troppo frequenti. Il vero problema tuttavia sta nel verificare fino a quando è pre- sente al tempo stesso un sistema educativo/valoriale che faccia da “contenitore” alla pressione esercitata da queste inevitabili sfide con cui si ha a che fare a questa giovane età o, viceversa, quali danni possono derivare quando queste sensazioni potrebbero “esplodere” trasformandosi in azioni a rischio e/o in comportamenti ag- gressivi/trasgressivi.

È un’ipotesi niente affatto da sottovalutare se si tiene conto, scendendo tra i dati disaggregati della domanda, che le segnalazioni di coloro che hanno ammesso di provare maggiormente queste sensazioni partono soprattutto da chi già di per sé vive condizioni di disagio, ossia da chi ha un’età più avanzata, dai bocciati, da chi dichiara di avere difficoltà scolastiche, da chi non trova sostegno nella religione, da chi si sente insoddisfatto della vita, da chi appartiene a famiglie meno abbienti, dai figli di immigrati, da chi non piace la città/ambiente in cui vive; in merito poi ad al- cune particolari sensazioni si distinguono i maschi, per la voglia di spaccare tutto, e le femmine per sentirsi sole e buone a nulla.

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