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Paziente operato per retrazione palpebrale inferiore destra; si mette in

5.Terapia chirurgica della retrazione palpebrale

Foto 11: Paziente operato per retrazione palpebrale inferiore destra; si mette in

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8. Conclusioni

La retrazione palpebrale è un segno molto frequente e potenzialmente molto invalidante, sia funzionalmente che esteticamente, nei pazienti con oftalmopatia basedowiana.

I dati ricavabili da questo studio ci portano a considerare sostanzialmente corretto il nostro modo di procedere nel trattare la retrazione palpebrale nell’oftalmopatia basedowiana viste le percentuali di riuscita nella sua correzione e, quindi, possiamo ritenere efficaci le tecniche da noi utilizzate.

Dobbiamo considerare che il nostro è un centro dove afferiscono moltissimi pazienti affetti da questa patologia. È quindi vero che i nostri oculisti, medici e chirurghi, sono esperti nella valutazione e nel trattamento di questo tipo di pazienti e sono supportati in questo, da un centro endocrinologico di eccellenza con ambulatori interdisciplinari dedicati.

La valutazione sia preoperatoria che intraoperatoria del paziente rimangono, a nostro avviso, momenti indispensabili per la buona riuscita dell’intervento.

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Nonostante tutto, non riusciamo a raggiungere un immediato risultato positivo nel trattamento della retrazione nel 100% dei casi, ma possiamo dire di avvicinarci molto a tale obbiettivo. Possiamo inoltre estrapolare dai nostri dati che, nella maggior parte dei casi, la palpebra superiore è la più interessata dalla retrazione avendone operate 119 contro le 46 inferiori, nella popolazione di 80 pazienti con oftalmopatia basedowiana presi ad esame. Il motivo di questa prevalenza non è valutabile sulla scorta dei dati in nostro possesso e non ci azzardiamo in ipotesi in merito.

Invece, possiamo ipotizzare che il secondo intervento correttivo resosi necessario per le 3 palpebre superiori, sia dovuto ad un errore di valutazione pre o intraoperatorio del chirurgo che ha eseguito una recessione dell’elevatore maggiore del necessario, ma non dobbiamo dimenticare che il mancato raggiungimento del risultato atteso, anche da parte di un chirurgo esperto, può essere dovuto ad una differente risposta dei tessuti da paziente a paziente, ed inoltre può essere indotto anche da una valutazione operatoria falsata dall’imbibizione dei tessuti dovuta all’anestesia locale.

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È possibile, invero, che la scelta dell’intervento da eseguire non fosse ab-inizio quella corretta. Infatti questi pazienti avevano una retrazione palpebrale superiore che nella valutazione preoperatoria si attestava su 3 mm circa, molto vicina alla retrazione considerata correggibile dalla sola müllerectomia (2 mm al massimo). Un errore di valutazione può quindi aver portato ad una ipercorrezione.

Per quanto riguarda la correzione della retrazione della palpebra inferiore, le nostre considerazioni non riguardano la tecnica chirurgica o la valutazione pre o intraoperatoria perché, nonostante un numero minore dei casi, possiamo dire che nel 100% di questi, la correzione iniziale era stata ottenuta.

Il fatto però che, sebbene in numero limitato (15,5% dei casi), ci sia stata una regressione della correzione, ci pone di fronte alla domanda se il problema sia insito nel tipo di chirurgia, nel tipo di paziente o nel tipo di spacer che è stato utilizzato.

Purtroppo i dati a nostra disposizione non possono aiutarci nel dirimere questa questione, ma ci stimolano ad effettuare ulteriori studi in proposito, magari utilizzando diverse tipologie di spacer.

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10.Ringraziamenti

Desidero innanzitutto ringraziare il Prof. Marco Nardi per la disponibilità e la fiducia dimostrate nei miei confronti in questi anni, senza le quali oggi questo scritto e molte altre cose non sarebbero state possibili.

E’ senza ombra di dubbio doveroso, ma anche un piacere, ringraziare il Dott. Giamberto Casini e il Dott. Gianluca Guidi, che mi hanno guidato nei “misteri della pratica chirurgica” e senza i quali questa mia grande passione sarebbe stata molto probabilmente solo un’utopia.

Infine vorrei ringraziare la mia famiglia di origine e acquisita, per l’immenso supporto che mi hanno dato in questi lunghi anni di studi.

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