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Le peculiarità delle iniziative di Agricoltura Sociale in Italia

1. AGRICOLTURA SOCIALE CARATTERI DI SINTES

1.5. L’Agricoltura Sociale in Italia

1.5.2. Le peculiarità delle iniziative di Agricoltura Sociale in Italia

Definito un quadro generale del fenomeno, non resta che individuare quali siano le similitudini tra le aziende agricole e cooperative sociali che operano in Agricoltura Sociale. Questo fenomeno in Italia, come negli altri paesi, ingloba al suo interno una moltitudine di esperienza molto eterogenee tra loro, ma esistono alcuni tratti peculiari che si riconoscere all’interno di queste.

Queste realtà si caratterizzano per la presenza di ordinamento misti, per una conduzione agricola estensiva e ad alto impiego di manodopera, per l’adozione di metodi più rispettosi dell’ambiente, spesso formalizzati nell’adesione ai metodi biologici, per la trasformazione delle materie prime in azienda, la propensione a lavorare in rete in stretto rapporto con il territorio (MAIE, 2011). In generale si attesta una predilezione per produzioni a ciclo breve, in modo da permettere all'utente di vedere concretamente il risultato del suo lavoro, con maggiore intensità di lavoro. Risulta diffusa la diversificazione delle attività aziendali, che consente di ampliare quantitativamente e qualitativamente le opportunità di collocare le persone e di entrare in relazione con il contesto esterno, e la preferenza verso forme di commercializzazione attraverso canali corti di vendita diretta (Finuola e Pascale, 2008). In merito a quest’ultima caratteristica si registra che la maggioranza delle aziende pratica la vendita diretta in azienda, ricorrendo a GAS, mercati locali, ristoranti e vendita on-line, che consentono di stabilire un rapporto più diretto con i cittadini/consumatori. Questa metodologia di commercializzazione contribuisce a stabilizzare l’azienda e a rafforzare i rapporti con il territorio, fidelizzando i consumatori, valorizzando la componente etica e sociale dei prodotti e creando un

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L’analisi effettuata si serve di dati che non coprono l’intero universo delle cooperative sociali che praticano agricoltura sociale, ma solo di quelle cooperative sociali attive al 2009 che hanno come attività principale la produzione agricola e attive al 2009

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contesto di sviluppo virtuoso nelle comunità locali. Da segnalare anche la diffusione della fornitura di prodotti a cooperative sociali che effettuano servizi di catering e alle botteghe del commercio equo e solidale. Infine, diverse fattorie sono solite organizzare momenti conviviali in azienda, finalizzati a informare i consumatori, promuovere i prodotti e offrire occasioni di socialità ai soggetti accolti e alle comunità locali. In linea con la SAU e la SAT33 delle aziende italiane, anche nel caso delle aziende che praticano Agricoltura Sociale non sono significative le superfici utilizzate; nonostante questo i soggetti che promuovono queste pratiche assegnano importante ruolo alla disponibilità di fabbricati, in quanto consente di diversificare la produzione e di avere momenti di socializzazione.

In Italia è frequente, specie nelle aziende agricole famigliari o cooperative, il rapporto con singole persone inviate dai servizi (dai SERT o dai centri per l’impiego). Nelle cooperative sociali, ma anche nelle aziende agricole in servizi svolti con i servizi del territorio, si registrano gruppi di utenti, talvolta con diverse esigenze e caratteristiche, impegnati in azioni di terapia occupazionale, di formazione e di inclusione sociale e lavorativa (Di Iacovo, 2009). Un’ altra caratteristica delle esperienze italiane di agricoltura sociale è anche il legame con le politiche di sicurezza, con particolare riferimento alla utilizzazione delle terre confiscate alle organizzazioni mafiose e con le realtà carcerarie. Sul finire degli anni Novanta un importante spazio di azione si è aperto grazie alla legge sui beni confiscati alla mafia, sulla spinta dell’Associazione Libera (Finuola e Pascale, 2008).

Sul piano organizzativo l'Agricoltura Sociale si esprime in una molteplicità di modelli, nati essenzialmente sulla base di iniziative spontanee. Si tratta, spesso, di realtà aggregate, che coinvolgono imprese o cooperative sociali agricole, ma anche servizi sanitari pubblici, associazioni e altre realtà del territorio , e che utilizzano le norme attualmente vigenti a livello nazionale o regionale per formalizzare accordi o protocolli. Molto differenziato è inoltre il rapporto con le istituzioni, con particolare riferimento alla presenza di un esplicito riconoscimento da parte dei servizi sociosanitari.

Riguardo la situazione italiana il prof. Di Iacovo, nel corso dei suoi studi, ha illustrato la seguente articolazione di tipologie di Agricoltura Sociale (Di Iacovo, 2009):

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- aziende che erogano servizi strutturati, come l'ippoterapia, che comportano investimenti e che presentano un duplice problema: la loro competenza non è riconosciuta (perché come aziende agricole non riescono a presentarsi come interlocutore di servizi) e che la loro prestazione, dal punto di vista economico, non è completamente riconosciuta.

- aziende agricole produttive, che forniscono accompagnamento e formazione all'inserimento lavorativo di soggetti a bassa contrattualità nei processi produttivi ordinari, che tuttavia non costituiscono un vero e proprio servizio.

- altre realtà, come ad esempio gli agriturismi, che possiedono strutture che potrebbero essere valorizzate, per assicurare servizi di tipo sociale alle persone.

Nonostante la ricerca AIAB e le diverse pubblicazioni sul tema abbiano evidenziato come l’Agricoltura Sociale, grazie alle sue peculiarità, rappresenti un fattore di dinamismo e innovazione sia nel campo agricolo che in quello sociale, non bisogna sottovalutare le criticità e i vincoli che si possono incontrare affrontando questo tema. L’indagine ha di fatto evidenziato come le forti motivazioni degli operatori agricoli all’attività sociale si scontrino con diverse difficoltà per mancanza di risorse economiche, politiche pubbliche di sostegno, competenze professionali e procedure codificate che facilitino il rapporto con le istituzioni e i referenti delle politiche di welfare.

Non da meno il quadro normativo limitato e frammentario non aiuta la diffusione e lo sviluppo per gli operatori di questo settore che non sempre hanno la piena consapevolezza dell’importanza del ruolo che ricoprono; si intravedono tuttavia nuove possibilità future grazie alle varie proposte di leggi regionali in materia di Agricoltura Sociale che le giunte regionali stanno proponendo e analizzando. Come sottolineato dal progetto SoFar, che a riguardo ha elaborato una SWOT per l’Agricoltura Sociale34, altri punti di debolezza sono la diffusione ancora limitata e la difficoltà di riconoscimento delle aziende (e relativi problemi sulla domanda), un’eccessiva burocrazia per l’avviamento aziendale, limitate competenze da parte dei gestori, la possibilità di pregiudizi nei confronti dei soggetti deboli.

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2. I CAMPI DI APPLICAZIONE