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Figura 2.1: PEEP di Bologna del 1963 (materiale fornito dal comune di Bologna)

Nel 1963 viene adottato dall'Amministrazione comunale il Piano per l'Edilizia Economica e

Popolare (PEEP), come prima trasformazione radicale del Piano Regolatore del 19585.

Nel Piano vengono selezionate le aree inedificate (Figura 2.1) più prossime al centro e viene prevista la loro edificazione per edilizia di tipo sociale.

Il piano di espropri riguarda la maggior parte dei terreni previsti per l'espansione urbana dal PRG in vigore, però utilizzando una densità abitativa drasticamente ridotta. Per scongiurare la segregazione sociale e per ristabilire standard urbanistici non conformi in queste aree periferiche, si va concentrando in queste porzioni l'intervento comunale in servizi, verde e impianti sportivi. L'occasione della Legge 167 (18 aprile 1962), che consente all'Amministrazione comunale di cedere a prezzo politico aree demaniali (3.600 lire al mq, senza oneri di urbanizzazione), stimola un positiva risposta delle cooperative d'Abitazione e di Produzione e Lavoro, che rapidamente sviluppano le loro capacità d'impresa.

Il PEEP del 1963, andrà quindi ad edificare varie porzioni della periferia di Bologna, il più noto di questi insediamenti programmati è il quartiere Fossolo, particolarmente ricco di verde.

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Tra il 1968 e il '72 si raggiungerà quella completa rappresentazione di aspetti urbani (soprattutto verde e servizi in favorevole rapporto con le abitazioni: circa 40 mq a persona) che consente a Bologna di avere un'immagine di qualità, di città moderna.

Questi interventi verranno comunemente conosciuti con il termine della "Terza Bologna" e si caratterizzeranno per la quantità eccezionale del verde, vero "tessuto connettivo che unisce la molteplicità architettonica della nuova periferia bolognese" (Campos Venuti).

Tra molteplici servizi in periferia che verranno inseriti, si distingueranno soprattutto gli edifici scolastici.

Tra gli anni '50 e gli anni '80 saranno oltre 16.000 gli alloggi costruiti attraverso l'attività dei PEEP. Le aree principali edificate attraverso questo processo sono: Beverara, Filanda, Corticella, Fossolo, Casteldebole.

Questi interventi edilizi sono caratterizzati dalla prefabbricazione ad elementi leggeri e dalla razionalizzazione delle tipologie edilizie. Con l'industrializzazione del cantiere viene inoltre elaborata una tecnica costruttiva mista: nelle tipologie costruttive in linea i vani principali, quali scale, cucina e bagni, sono incolonnati e realizzati in cemento armato gettato in opera, utilizzando casseri automontanti.

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3. Il PEEP di Corticella

Figura 3.1: Inquadramento dell'area di intervento.

L'area di studio (Figura 3.1), si trova nella periferia nord di Bologna e si tratta della porzione di area costruita secondo il PEEP (Piano per l'Edilizia Economica e Popolare) del 1963 che, come detto in precedenza, rappresenta la prima trasformazione radicale del Piano Regolatore del 1958 e seleziona le aree inedificate più prossime al centro, tra cui: Fossolo, Filanda, Barca, Borgo Panigale e Corticella.

L'interesse per la zona di Corticella, in particolare l'area costruita tra gli anni 70 e 80 grazie al PEEP, deriva dalla volontà di recuperare e riqualificare il patrimonio esistente di edilizia sociale. La maggior parte degli edifici in questione è stata realizzata in periodi in cui l'economia e la velocità di realizzazione erano gli elementi principali e, mentre vengono rispettati appieno gli standard urbanistici dell'epoca, logicamente non sono rispettati gli obiettivi e gli standard energetici richiesti ai giorni nostri (viene dato uno sguardo anche agli obiettivi dell'Horizon 2020, in particolare riguardo la riduzione di emissioni di CO2).

L'intervento ha edificato un'area di 22 ettari in circa 20 anni (Figura 3.2) e con caratteristiche materiali, geometriche e urbanistiche completamente diverse dal tessuto urbano circostante. L'area sembra così una porzione di mondo a sé stante posizionata lì quasi per caso e non trova relazioni con il resto del quartiere. Gli abitanti di questo luogo vengono così considerati, sì facenti parte di Corticella, ma comunque emarginati.

48 Prima del 1967 Dal 1967 al 1970 Dal 1971 al 1974 Dal 1975 al 1979 Dopo il 1980 Figura 3.2: Evoluzione storica del comparto PEEP.

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Gli edifici costruiti presentano dimensioni volumetriche ed altezze consistenti (tutti tra i 7 e i 10 piani) e sono realizzati con struttura a telaio in calcestruzzo armato poi tamponata con laterizi forati e, nella maggior parte dei casi, esenti da isolamento termico o acustico. I solai sono realizzati in latero-cemento e i solai di copertura sono quasi sempre calpestabili. Oltre a non presentare alcun tipo di isolamento questi edifici sono anche caratterizzati dalla presenza di ampie superfici vetrate , con infissi normalmente in alluminio a vetro singolo (e sprovvisti di taglio termico). Tutti gli edifici sono anche provvisti di un piano interrato con cantine e box auto e presentano ulteriori posti auto anche al piano terra.

La tipologia edilizia prevalente è quella degli edifici in linea, che sono posizionati lungo e parallelamente agli assi stradali, senza tenere minimamente conto dell'orientamento. Infatti, dei 10elementi in linea, 6 sono orientati in direzione nord-sud, rivolgendo le uniche parti vetrate degli alloggi ad est e ovest. Al piano terra questi edifici sono completamente liberi e presentano piloties. Meno diffusi sono gli edifici a torre o a blocco.

Gli edifici sono principalmente residenziali (80%), ma sono stati inseriti con l'intervento PEEP anche molti servizi o attività commerciali, tra cui scuole, un centro civico, una biblioteca, un day hospital, un centro per anziani, ecc (Figura 3.3).

Oltre a presentare numerosi servizi, l'area possiede anche una percentuale di spazi verdi molto elevata e gestita completamente dal comune. Questi spazi sovradimensionati sono però abbandonati e non vissuti appieno dalla popolazione e domina spesso il senso di alienazione.

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La centrale termica di via Byron serve l’intero quartiere di edilizia economica popolare in questione, fornendo, grazie al Consorzio Centrale Termica PEEP, i servizi di riscaldamento ed approvvigionamento di acqua calda, per usi domestici e sanitari, a tutti gli edifici del comparto, attraverso una rete di teleriscaldamento urbano. Quest’ultimo sistema (Figura 3.6), realizzato negli anni ‘70, fornisce l’energia richiesta sia agli appartamenti (corrispondenti a 29 fabbricati, per un totale di 938 unità abitative) sia ai restanti edifici non residenziali, dalla volumetria degli ambienti riscaldati pari a 415.434 m³.

La gestione dei periodi di funzionamento e delle temperature di riscaldamento è interamente demandata alla sottocentrale. L'impianto è in funzione nel periodo compreso fra il 15 Ottobre e il 15 Aprile nel seguente periodo:

 dalle 6:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 22:00, con tre caldaie funzionanti a rotazione;

 dalle 22:00 alle 6:00, con una caldaia funzionante a rotazione. L'impianto è costituito da:

 La centrale termica possiede 5 generatori in acciaio (Figura 3.4) stagni (10 Atm) con una potenza nominale utile ciascuna di 2907 kW (14,53 MW in tutto), utilizza come fonte energetica un olio combustibile BTZ (basso tenore di zolfo) ed ha una temperatura di esercizio tra gli 80° e i 90° C.

Figura 3.4: una delle 5 caldaie in acciaio con una potenza nominale utile di 2907 KW l'una

Figura 3.5: Serbatoio di reintegro (bianco) e vasi di espansione (gialli)

 La rete di distribuzione è realizzata attraverso una tubazione di mandata e di ritorno, si dirama per tutta l’area per una lunghezza totale di 4 km. Le tubature sono interrate per un metro sotto il livello stradale e funzionano ad una temperatura di 80-90 °C, con un salto termico sul ritorno di circa 15 °C. Tra il 1995 e il 2008 le tubazioni sono state rinnovate con delle pre-coibentate specifiche per reti di teleriscaldamento.

 17 sottostazioni termiche, poste in prossimità degli edifici serviti. Ciascuna possiede uno scambiatore per circuito di riscaldamento, un contacalorie per riscaldamento e uno scambiatore di acqua calda sanitaria. Queste sottostazioni servono ad interfacciare il circuito di rete primaria a quello secondario delle abitazioni.

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Da Settembre 2013, in linea con il PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile6) del comune è

partito il progetto per la riqualificazione della centrale, che passerà da un sistema ad olio combustibile BTZ ad uno di cogenerazione a metano. I vantaggi di tale operazione sono la riduzione delle emissioni di CO2 e l’abbassamento dei costi annuali dovuti al riscaldamento degli

ambienti.

Figura 3.6: Rete di teleriscaldamento che alimenta l'intero comparto.

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Nel 2008 Il Comune di Bologna ha aderito al Patto dei Sindaci Europeo con cui si è impegnato a ridurre le emissioni di CO2 del proprio territorio di almeno il 20% entro il 2020. Per perseguire questo obiettivo a maggio 2012 è stato approvato dal Consiglio Comunale il PAES – Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile – una relazione che descrive il contesto di riferimento e un dettagliato inventario delle emissioni suddivise per settore, illustra le attività già sviluppate e in corso e delinea gli obiettivi, le linee di azione e gli interventi che saranno realizzati nei prossimi anni

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4. Progetto di rigenerazione del quartiere PEEP di

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