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3. 1. Le fonti

Angelo Mariani è stato uno tra i più celebri direttori d’orchestra dell’Ottocento: il suo nome è noto a tutti gli studiosi del melodramma e di Verdi in particolare, sia per lo speciale legame che lo univa al compositore di Bussetto, sia anche per la brusca clamorosa rottura del loro rapporto nell’ultimo periodo della sua vita.

Vorrei qui riferire del viaggio e del soggiorno di Mariani a Costantinopoli avvenuto dal settembre- ottobre del 1848 al dicembre del 1851, tre anni della biografia del grande direttore ai suoi esordi che sono rimasti in ombra nonostante la ricchezza delle fonti di prima mano che li documentano: quarantaquattro lettere inedite spedite da Costantinopoli all’editore Giovanni Ricordi presenti nell’omonimo Archivio della Biblioteca Braidense di Milano e un diario giornaliero manoscritto autografo, anch’esso inedito, che si conserva in grande disordine, come un coacervo di carte sciolte e riunite alla buona, presso il Museo del Teatro alla Scala, diario che ho pazientemente trascritto e riordinato cronologicamente arrivando alla conclusione che esso copre la seconda parte dell’ultimo anno della permanenza di Mariani a Costantinopoli (dal 31 maggio al 21 novembre 1851).

Vi è poi la musica che Mariani compose durante il suo soggiorno, tra cui un Inno Nazionale [Turco] dedicato al sultano Abdülmecid ed altra principalmente ispirata al tema dell’esilio come l’album di romanze da camera intitolato Rimembranze del Bosforo, che è anche il titolo di un brano per violoncello e pianoforte, o la scena lirica intitolata Matilde ossia La fidanzata del guerriero ucciso sui campi di Lombardia. Questa musica, che nel suo insieme costituisce la più significativa produzione di Mariani compositore, fu perlopiù pubblicata dal direttore al suo ritorno in patria, ad eccezione dell’Inno che il sultano Abdülmecid volle stampato anche a Costantinopoli mentre quasi contemporaneamente usciva in Italia per i tipi di Ricordi in due versioni: l’originale per Coro e grande orchestra e in una trascrizione/arrangiamento per violino e pianoforte della quale Mariani faceva menzione nelle lettere, ma che era completamente sconosciuta ai biografi, da me ritrovata nell’ottocentesco Fondo Ricordi della Biblioteca Marciana di Venezia . Preziose notizie per 175

ricostruire l’attività di Mariani nella capitale ottomana si ricavano anche da articoli usciti su

I-Vnm, Hymne National Turc, Giovanni Ricordi, Milano, misc mus. 1409.

periodici come la Gazzetta Musicale, Le Journal de Constantinople, La Fama ed altri. Un paio 176

di pagine dedicate a Costantinopoli si trovano infine nell’autobiografia scritta dal direttore, molti anni dopo, nel novembre del 1866 su richiesta dell’editore Giulio Ricordi a scopi evidentemente promozionali (scopi che Mariani trattò con alcune moderate e comprensibili mistificazioni causando reprimende, persino troppo severe, da parte del biografo verdiano Frank Walker): un testo, quest’ultimo, comunque importante con cui dovrò a più riprese confrontarmi. 177

Figura 14. Augusto Bedetti, Ritratto di Angelo Mariani, litografia.

3. 2. L’arrivo dell’esule sul Bosforo

Per quel che riguarda i motivi che portarono il giovane Mariani nella capitale ottomana devo ripartire sintetizzando all’estremo i primi anni della biografia del direttore. Mariani nasce a Ravenna l’11 ottobre del 1821, da una famiglia di umili origini, suo padre, Natale, dapprima “gran papalino” diviene poi “liberale e patriota” . Angelo studia violino presso l’Accademia filarmonica di 178

Ravenna e comincia la propria attività di direttore d’orchestra intorno al 1843: riceve diversi incarichi tra cui uno a Messina che, secondo quanto egli dice nell’autobiografia, gli procura contrasti con l’orchestra a cui il giovane direttore tendeva evidentemente troppo ad imporre la propria carismatica personalità, unita ad un bellissimo aspetto (chioma leonina e sguardo magnetico ricorda il poeta e critico musicale Enrico Panzacchi «che fecero dell’artista un divo per eccellenza»). Quindi Mariani ricorda ancora nella sua autobiografia di essere stato ingaggiato 179

contemporaneamente come maestro concertatore e direttore d’orchestra a Vicenza cosa in realtà assai inusuale per l’epoca:

Come L’album Bisantino, Il Pirata, La Stampa editi in Italia e a Costantinopoli.

176

Frank Walker, L’uomo Verdi, Mursia, 1964, pp. 354-355.

177

Angelo Mariani, Autobiografia e Documenti [lettere a vari corrispondenti 1852-1871], Amedeo Potito (a

178

cura di) Rimini, Bruno Ghigi Editore 1985. p. 20.

Ivano Cavallini, Il direttore d’orchestra. Genesi e storia di un’arte, Venezia, Marsilio, 1998, p. 223.

Credo di essere, stato il primo in Italia che abbia abolito il pessimo uso del così detto maestro

concertatore separato dal direttore d’Orchestra e che ha riunito le due qualità in quest’ultimo, senza di

che nella esecuzione di uno spartito non si ha unità di concetto, una sola intenzione negli effetti, una sola interpretazione, ed è ridotto ad una semplice macchina colui nel braccio a bacchetta del quale sta pure

tutto il fascino di migliore o peggiore effetto di un componimento musicale. 180

Nella primavera del 1847 al teatro Carcano emerge invece un’altra peculiarità della sua giovane arte: la capacità di trasfondervi gli ideali patriottici. È a Mariani forse ancora più che a Verdi, che si deve, ad esempio, l’invenzione dell’interpretazione risorgimentale di un’opera come Nabucco ben prima che il celebre Va’ pensiero ne diventasse il simbolo . Una fonte attendibile come il baritono 181

e letterato Antonio Ghislanzoni, futuro librettista dell’Aida, ricorda l’entusiasmo popolare che sorse dalla sua vibrante direzione di quest’opera al punto che la polizia austriaca comandata dal Conte Bolza lo minacciò d’arresto alla fine dell’esecuzione:

Gli spettatori salirono sulle panche sventolando i fazzoletti; tutti i pezzi più concitati dell'opera, quali le due arie del profeta, i due finali concertati e il corale dell'ultimo atto, si dovettero ripetere fra i clamori entusiastici del pubblico. - Alla fine della serata, il conte Bolza fece chiamare il Mariani nel camerino del teatro, e apostrofandolo vivamente, lo minacciò dell'arresto personale «per aver dato alla musica del Verdi una espressione troppo evidentemente rivoltosa ed ostile all'imperiale governo». - Il Mariani mi ha più volte ricordato questo aneddoto, accompagnandolo di un sorriso di compiacenza. Il conte Bolza, nella sua poliziottesca ingenuità, era stato uno dei primi a riconoscere il lato più saliente e più caratteristico di quell'ingegno predestinato. 182

Angelo Mariani, Autobiografia e cit., p. 19.

180

Il musicologo Roger Parker, nel verificare e comprovare filologicamente le tradizioni verdiane, ha

181

affrontato questa questione giungendo a riconsiderare l’interpretazione risorgimentale non solo del coro del

Nabucco, ma dello stesso Verdi come “ispiratore del risorgimento” . Curando l’edizione critica della partitura

del Nabucco, Parker dimostrò che la leggenda del Va’ pensiero come emblema della rivoluzione era basata su una falsa recensione della prima rappresentazione scaligera del 1842 che Franco Abbiati aveva in realtà creato e che poi molti altri avevano ripreso facendone un luogo obbligato della storiografia verdiana. La recensione riferiva che il pubblico aveva richiesto un bis di Va’ pensiero a dispetto delle autorità austriache che avevano proibito quel tipo di scomposte manifestazioni pubbliche. Abbiati potrebbe essersi in realtà ispirato per creare la leggenda all’episodio raccontato da Ghislanzoni del Nabucco diretto da Mariani al Teatro Carcano nel 1846, dove il coro “bissato” non fu però il malinconico Va’ pensiero, ma l’ultimo veemente inno Immenso Jehova. Sergio Durante, Nabucco al Guado: dal mito alla storia, Libretto di Sala, Padova Stagione Lirica 2012, P.R.P Padova 2012.

Antonio Ghislanzoni, Libro Serio, Milano, Tipografia Editrice Lombarda 1879, p.12.

La fede del patriota, resa pericolosamente di pubblico dominio, è anche molto probabilmente il motivo che porta Mariani a Costantinopoli perché nel 1848 egli partecipa alle Cinque giornate di Milano arruolandosi come volontario tra le fila dell’esercito sardo-piemontese; è stata anche avanzata l’ipotesi che egli abbia combattuto sotto Garibaldi nelle ultime schermaglie intorno ai Laghi prima del ritorno degli austriaci a Milano.

Venni dunque a Milano, mi arruolai come volontario e mai dimenticai il 5 agosto 1848 fuori di codesta porta romana, la rientrata degli austriaci.Rimasi a Milano fino ai primi di settembre e poscia partii scritturato nella solita mia qualità per l’impresario Naum per il nuovo teatro italiano di Pera di Costantinopoli. 183

È altamente probabile, se non certo, che il contatto con l’impresario siriano Michele Naum fosse dovuto a Giovanni Ricordi, molto interessato, da bravo manager qual era, alla carriera del giovane direttore, ma anche ad aiutare l’impresario nella formazione della compagnia degli artisti per la stagione di Costantinopoli dove avrebbe potuto avvantaggiarsi della fornitura delle partiture e delle parti necessarie all’allestimento delle Opere.

Visto il motivo politico che porta Mariani a Costantinopoli, vale la pena di ricordare che fin dagli anni successivi agli sfortunati moti del ’21 la capitale ottomana offriva asilo a patrioti italiani, come ad esempio il colonnello Giovanni Calosso alias Rustem Bey (Torino 1789 - Costantinopoli 1859), la scrittrice Cristina Trivulzio di Belgiojoso e lo stesso Giuseppe Garibaldi nel 1828, anno in cui anche il fratello del famoso operista Gaetano Donizetti, Giuseppe, già in carriera nelle fila dell’esercito sabaudo, vi giunse per assumere il ruolo di maestro della banda militare aprendo la strada ai musicisti italiani. Giuseppe, come abbiamo discusso in un precedente capitolo, fu anche molto attivo dal lato dell’importazione dell’Opera italiana al Teatro Bosco che poi venne nel 184

1846 completamente distrutto da un incendio e quindi ricostruito in pietra dai proprietari del fondo,

Angelo Mariani, Autobiografia e cit., p. 20.

183

Questi e molti altri esuli italiani agirono nell’ambito del nuovo corso illuminato del sultanato culminato, a

184

partire dal 1839, nell’età delle riforme Tanzimat con cui la Turchia si avviava ad una decisa modernizzazione. Per approfondimenti vedi Per approfondimenti sull’apporto italiano alle riforme si veda Emine Türk, Il contributo degli cit., 287-290; Fabio L. Grassi, Garibaldi e Garibaldini a Costantinopoli e

nell’Inmepero ottomano: conoscenze attuali, piste per future ricerche. in «Garibaldi fuori d’Europa». II

tavola rotonda - Atti del LXIII congresso di storia del Risorgimento italiano, Cagliari 11-15 ottobre 2006. Giuseppe Monsagrati (a cura di), Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma, 2008, pp. 419-440.

i fratelli siriani e cristiano-cattolici Naum appunto, su progetto dell’architetto italiano Giuseppe Fossati. 185

Ma ecco come Mariani racconta nell’autobiografia il suo arrivo nella grande metropoli:

Il nostro viaggio fu alquanto disastroso. Ebbimo burrasca non poca e scesi poi a Smirne poche ore per nutrirci vi trovammo più di mille casi di cholera il giorno - partiti da Smirne ebbimo anche la disgrazia di veder manifestarsi il cholera a bordo, e puoi immaginarti mio caro Giulio, come ci dovesse tener allegria. Quando fummo entro i Dardanelli nelle vicinanza dette Isole dei Principi (era notte) vedemmo Pera in fiamme: - non puoi credere come l’impressione nostra fosse desolante e tale che sbarcati dal Piroscafo del Lago alla vista di quel mucchio di rovine fumanti desiderammo sopra ogni cosa di tornare in Italia; ma il fratello dell’impressario Naum messosi in sospetto della nostra intenzione di rimpatriarci ricorse alla Polizia perché non ci lasciasse imbarcare. 186

3. 3. Il progetto di un negozio di musica

Le immagini di una vita durissima “semi-selvaggia” segnata dalla possibilità d’incidenti e malattie in ogni momento abbondano anche nella prima lettera a Ricordi del 12 ottobre del 1848. E neppure il quartiere di Pera, o Beyoğlu, dove risiedeva la maggioranza degli europei e dei cristiani, già visto in fiamme dal piroscafo con cui la compagnia dell’Opera italiana era arrivata, era luogo al riparo dalla grande paura del fuoco:

la notte scorsa la passammo in strada perché ebbimo il foco in Galata Serai il quale distrusse più di cinquecento case, e questo si dice che sia stato dato apositamente, perché il governo non ama far case di legno, avendo proibito di fabbricare in simile modo. Molti individui della nostra compagnia che abitavano in quel quartiere hanno perduto la maggior parte della sua robba. A noi forestieri ci fanno senzo simili

disgrazie, ma qui ci sono talmente avezzi che mentre la sua casa arde essi fumano una pipa di tabacco. 187

Le paure si moltiplicano: a quella del fuoco segue l’oscura percezione di un governo ostile e sprezzante della vita dei cittadini che a loro volta subiscono con ingiustificabile senso di

Vedi nota pagina seguente.

185

I-Mr, Fondo Corrispondenza, PIV2_01a-007.

186

I-Mr, Fondo Corrispondenza, PIV2_01a-007.

rassegnazione. Malgrado ciò, a Mariani non mancavano i progetti: subito proponeva a Ricordi di 188

aprire un negozio di musica facendo società con il copista e suggeritore del Teatro Naum, Leopardi Moretti, negozio che avrebbe preso sede in un edificio di pietra sito in Galata (più sicuro, ma dai costi d’affitto molto più elevati rispetto a quelli degli edifici in legno ) e avrebbe avuto, nel ruolo 189

di garante, anche il «Cavalier Giuseppe Donizetti» il quale dunque, ormai da vent'anni al servizio dei sultani, divenne per il giovane Mariani un punto di riferimento. Qui di seguito uno stralcio del contratto che Mariani propose a Ricordi per l’apertura del negozio di musica.

Art. 1o Il signor Ricordi dovrà somministrare tutta quella musica che dal Moretti gli avrà ordinato. Art. 2do La musica invenduta dovrà rimanere a carico del Sig. Ricordi.

3zo Il Moretti si obbliga di armare a proprie spese un magazzeno fabbricato in pietra con sue vetrine e pagarne il rispettivo affitto.

4to Gli incassi veraño Rimessi nelle mani del Sig. Cavalier Donizetti o di altra persona nominata dal Signor Ricordi.

5to Sarà tenuto un giornaliero registro della vendita.

6to Tutte le commissioni particolari che riceverà il dto Moretti saranno a Beneficio del Sig. Ricordi, e

questi sarà tenuto di dare al Moretti il 10 x 100 […]190

Anche se il contratto per il negozio di musica non si chiuse proprio a causa dei costi elevati del fondo in pietra (Mariani pretendeva per questo uno sconto sulle forniture che Ricordi non concesse)

Il Teatro Naum come lo stesso Mariani ricorda non subì fortunatamente forti danni perché l'edificio era

188

già stato da qualche anno ricostruito in pietra a seguito di un grande incendio scoppiato nel 1846 che lo aveva distrutto completamente. Il nuovo edificio su iniziale progetto dell'architetto Giuseppe Fossati fu ripreso e completato dall’architetto inglese William James Smith. Saro Dadyan, Gaspare Fossati a Beyoğlu.

Costruire la vita sociale del quartiere attraverso l’architettura, in «Domenicani a Costantinopoli prima e

dopo l’impero ottomano. Storie, immagini e documenti d’archivio», Claudio Monge; Pedomne Silvia (a cura di), Firenze, Edizione Nerbini, 2017, p. 130; Emre Aracı, Naum Tyatrosu cit., pp. 105-107. I fratelli architetti Giuseppe e Trajano Fossati progettarono un gran numero di edifici pubblici, chiese, ambasciate e residenze private in Costantinopoli. Giuseppe è ricordato in particolare per il restauro della basilica di S. Sofia. Vedi Metin And,La scena cit., p. 49; Tito Lacchia, I Fossati cit.,1943; Palumbo Fossati Casa 2006.

Ovvero una somma pari a 150 franchi al mese, un punto come accennato in testo che viene sottolineato

189

dal compositore al fine di poter ottenere un trattamento di favore sul costo della musica dato che l'editore non avrebbe dovuto farsi carico delle spese d’affitto. L'elevato costo dell'affitto costituiva dunque il principale ostacolo all'avvio del negozio di libri in una sede autonoma, mentre è un dato di fatto che vi fosse una libreria interna al Teatro Naum dove moltissima musica della casa di Milano giungeva per essere poi venduta a Costantinopoli grazie alla mediazione di Mariani. Infatti nella lettera del 6 dicembre 1848 si legge:

«Intanto però io m'ingegno di dar via musica, e un poco qua, un poco la, tanto mi sorte i soldi per le scarpe (perdoni il Termine)». I-Mr, Corrispondenza PIV2_01b-036.

I-Mr, Corrispondenza, MS. PIV2_01a-007.

il musicista continuò a gestire un’intensa compravendita di libri documentata da alcune liste di ordini allegate al carteggio; si tratta di letteratura didattica per il pianoforte (che Mariani utilizzava anche per impartire lezioni), spartiti d’opera e libretti, costosi trattati di composizione fatti arrivare a spese di sottoscrittori, ma per proprio studio.

3. 4. Le prime stagioni al Teatro Naum e l’Inno Nazionale Turco

Dall’ottobre 1848 all’aprile del 1849 Mariani dirigeva l’intera stagione del Teatro Naum debuttando col Macbeth di Verdi, e presentando poi titoli come la Maria di Rohan e la Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, scomparso da appena qualche mese. Altri eventi salienti della prima fase del soggiorno di Mariani sono quelli legati alla sua attività di compositore: il 23 febbraio del 1849 la prima donna della compagnia del Naum, signora Wilmot Medori, interpretava la cantata scenica La fidanzata del guerriero ucciso sui campi di Lombardia e poco prima, sera del 28 gennaio 1849, 191

Mariani diede aveva dato prova di grande talento in presenza del sultano Abdülmejid dirigendo il suo Inno Nazionale di cui riferisce nella lettera a Ricordi del 20 marzo 1849: 192

Le faccio noto con tutto il piacere che sua Maestà il Gran Sultano mi ha onorato col regalarmi una ricca tabacchiera in brillanti munita di suo maggior sigillo del valore di cinque milla franchi, per aver io composto in Lingua Turca un Inno nazionale il quale venne a sua richiesta replicato in sua augusta presenza il giorno che onorò con la sua venuta il Teatro. Di più ha Egli ordinato che sia stampata tutta la partitura ed addotato in tutto il suo regno. Appena sarà fatto, sarà mio dovere il mandargliene una coppia accio Ella caro Signor Giovanni possa farne quel conto che più le agrada. Questo mio lavoro ebbe sorte

fortunata anche presso il pubblico perché ne dimandano sempre la replica. 193

Scopo di questa lettera era invogliare Ricordi a produrre una stampa dell'inno anche a Milano, cosa che puntualmente avverrà qualche tempo dopo.Vuoi per il successo ottenuto, che Mariani intendeva sfruttare evidentemente anche come trampolino di lancio per l’Italia, vuoi per la sempre miglior conoscenza degli ambienti musicali della capitale ottomana, il musicista cominciava ad apprezzarne sempre più la vita. Ne fu buon testimone un personaggio troppo spesso dimenticato o

Su testo poetico di M. De Dominicis.

191

L’Inno Nazionale fu stampato una prima volta dall'editore Fredéric Brochtorff nel distretto di Beyğolu.

192

Emre Aracı, Naum Tiyatrosu. 19 Yüyıl İstanbulu'nun İtalyan Operası. Istanbul, Yapı Kredi Yayınları,

2010, p. 147. Copia dell’Inno Nazionale edito da Ricordi si trova in I-Vnm, misc. Mus 4780. Altre copie si conservano presso I-FZc, B.VI.18; I-Baf, 1538547 e presso I-Brc, 0163877 (versione edita da Fredéric Brochtorff).

I-Mr, Corrispondenza PIV2_01a-11.

confuso con altri che devo a questo punto introdurre un po’ più estesamente. Si tratta del giovane letterato pugliese di formazione napoletana, Achille Tondi (San Severo 1826 - Costantinopoli ca. 1860) che ebbe parte molto attiva nel primo Risorgimento, prima iscrivendosi alla Giovane Italia, poi arruolandosi nelle fila garibaldine per la difesa di Roma contro i francesi , durante la quale 194

egli combatté in prima linea affianco dell’amico martire del Risorgimento Giambattista Oliva. Costretto quindi alla fuga in seguito della sconfitta delle Camice Rosse, Tondi giunse nella capitale ottomana nel 1949 pochi mesi dopo Mariani e con una condanna a morte che gli pendeva sul capo. Cominciò a frequentare il teatro di Pera ne divenne in breve il poeta di riferimento in varie occasioni (oltre che per Mariani egli fu autore dei versi per opere di altri compositori italiani quali Giuseppe Donizetti, Callisto Guatelli e Bartolomeo Pisani). Ben presto Tondi si dimostrò estremamente sensibile alla cultura turca e colpisce indubbiamente la netta presa di posizione contraria ai pregiudizi dell’eurocentrismo allora imperante, di cui Tondi fece mostra proprio nel ritratto di Mariani pubblicato sulla Gazzetta Musicale del 5 maggio 1850:

Io seguo con tenera simpatia i passi di codesto giovane ingegno che, in materia d’arte, fa caro ed onorato il nome italiano all’europea barbarie di Costantinopoli (dove del resto i barbari non sono i Turchi). In tanta penuria di buoni ingegni, e mentre la musica cerca e non trova chi sappia farla risorgere alla primitiva sua altezza, Mariani potrebbe chiamarsi speranza dell’arte, se [nel] suo soggiorno in questo deserto dell’intelligenza, il non consacrarsi a tutt’uomo a robusti studi ed a continuati esercizi, e l’essersi egli fatto un culto esclusivo per la maniera di Verdi, non nuocesse all’originalità delle sue proprie ispirazioni e non menomasse la certezza di que’ risultati che potremmo diversamente ripromettercene. In

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