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Capitolo 2: Dalmazia o Albania?

2.4 Perasto, la gonfaloniera

Il centro di Perasto si trova poco discosto da Cattaro, circondata da territori sottoposti ai turchi. Le notizie sulle sue origini scarseggiano70,

anche negli autori che si sono occupati delle cronologie dell’area delle Bocche di Cattaro. Gli occhi dei patrizi veneziani vedevano gli abitanti di Perasto come dei sudditi tanto indisciplinati, quanto preziosi negli scambi commerciali, poiché erano tradizionalmente riconosciuti come eccelsi navigatori. A conferma di ciò, si possono riportare numerose testimonianze lasciate sempre dai rettori di Cattaro.

Hierolamo Pisani nel 1590 descrisse i perastini come particolarmente fedeli nei confronti della Repubblica, ma molto poco ligi alle regole e spesso origine di gravi problemi data la loro propensione a scontrarsi con i sudditi turchi loro vicini71. Tra i comportamenti “poco rispettosi” nei

confronti delle leggi veneziane, viene citato l’uso che facevano i perastini dei privilegi commerciali di cui godevano (col denaro pubblico acquistavano formaggio, pelli, lana e vino da Risano che rivendevano, a loro vantaggio personale, ad altre città, mentendo sull’origine della merce)72; ancora, più volte, si lamentava l’inutilità di bandire gli abitanti

di Perasto, in quanto i banditi rimanevano tranquillamente in città, protetti dai propri concittadini, senza che i rettori potessero intervenire in

70 G. Gelcich, Memorie Storiche, Zara 1880, p. 29. Qui l’autore esplicitamente si affida quasi esclusivamente a quanto scritto dal Ballovich nei suoi Fasti di Perasto, che a sua volta cita solo l’Orbini tra le sue fonti.

71 ASV, Relazioni, Relazione di Hierolamo Pisani, 19/06/1590, c. 6v. 72 Ibid. Relazione di Giovanni Lippomano, s.d. (1594), c. 5r.

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maniera efficiente73. D’altro canto, viene sempre ricordata l’eccezionale

abilità marinara e commerciale dei perastini, nonché la loro «naturale ferocia» che li rendeva particolarmente apprezzati nella difesa dei confini dei territori veneti dalle brame turche. Il rettore e provveditore Iseppo Michiel esplicitamente suggeriva proprio per questi motivi di fare in modo che Perasto rimanesse legata allo stato marciano74. I privilegi

soprammenzionati non erano di poco conto: erano esentati dal pagamento di dazi sulle merci provenienti dal mare che commerciavano e godevano di una provvigione di 200 ducati annui pagati dalla camera di Vicenza per stipendiarli nella difesa dei confini. Zaccaria Soranzo, al solito sempre prodigo di dettagli, indicava come origine di questo straordinario privilegio un atto di Diocleziano che nel 292 onorò Perasto dei privilegi e delle immunità che spettavano le città italiane75. Talvolta i

rettori proposero di sospendere tali privilegi per disciplinare gli abitanti di Perasto, ma il Senato non appoggiò mai questa proposta.

Il privilegio più prestigioso e peculiare concesso ai perastini era quello del titolo di Fedelissima Gonfaloniera, ovvero l’incarico di difendere il purpureo gonfalone marciano, recante un leone alato emergente dalle acque di fronte ad una croce su uno scoglio. L’origine di tale incarico non è chiara, ma pare risalisse al tempo dei re di Servia, quando fu affidato a dodici perastini, rappresentanti le casate originarie, la difesa delle effigi reali76. Un’altra tradizione riportata da Vincenzo Ballovich fa invece

73 Ibid. Relazione di Paris Malipiero, 14/05/1623, c. 5r. 74 Ibid. Relazione di Iseppo Michiel, s.d. (1625), c.4v. 75 Ibid. Relazione di Zaccaria Soranzo, c. 10v.

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risalire questa onorificenza alla presa di Cattaro di Vittor Pisani nel 1368, impresa nella quale sembra che i perastini si fossero offerti per assalire la fortezza e issare le insegne di San Marco77. Il gonfalone era

consegnato all’armata, a terra come in mare, ma solo per le imprese legate al Levante. A questo è collegato l’episodio che ha inserito questa piccola località nel mito della storia di Venezia. Alla caduta della Repubblica, le ultime insegne marciane furono ammainate proprio qui, in una cerimonia tanto struggente quanto elegiaca, accompagnata dal celebre discorso del capitano Giuseppe Viscovich «ti co nu, nu co ti»78.

La navigazione era l’attività di gran lunga più praticata dagli abitanti di Perasto e per questo (o a causa di ciò) il territorio della città era limitato a una striscia costiera poco profonda. Tuttavia, sembra che fosse piuttosto comune che si coltivassero poche vigne affittando terreni ai sudditi turchi di Risano, creando così problemi di giurisdizione tra i rappresentanti veneti e governatori del Gran Signore79. La popolazione perastina nel

mezzo secolo esaminato si aggirava sul migliaio di unità, divise in circa 300 famiglie. Sotto il dominio veneziano, Perasto era governata da un capitano eletto il giorno di Pentecoste tra i componenti delle dodici casate originarie (che al loro interno contenevano più famiglie) e durava in carica due anni; presiedeva un governo di procuratori e un consiglio di anziani. Gelcich indica nelle sue Memorie l’esistenza di un nunzio della comunità residente a Venezia e di tre ambasciatori, altro privilegio concesso da Venezia, incaricati di recarsi ogni 15 anni nella città

77 Ivi. 78

V. C. Ballovich, Notizie intorno alla miracolosa, Venezia 1823, pp. 29-32. 79 DKZD, In materia di confini, ms. 508, cc. 221r.

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lagunare per richiedere la riconferma dei privilegi di cui godevano; tuttavia non offre dettagli in merito tali concessioni80. La giurisdizione di

Perasto era affidata al rettore e provveditore di Cattaro, ma come si è accennato in precedenza, il ricorso allo stesso era limitato, nonostante i tentativi dei rettori di organizzare visite periodiche per dirimere in loco i contenziosi sorti tra i perastini.

Un ultimo elemento peculiare di Perasto è legato alla devozione per la sacra immagine della Madonna dello Scarpello. L’omonimo santuario sorge su un’isola posta a poche centinaia di metri dalla città. Questo culto, secondo Ballovich, sorse intorno ad una immagine giunta «per mano invisibile» da Negroponte nel 1452 e ritrovata dai fratelli Mortesich, così come riportato in «un antico manoscritto presso l’autore; e così parimenti viene testificato dalla costante tradizione»81. Rapidamente i

perastini svilupparono una sentita devozione verso quest’immagine che si espresse con la celebrazione del 22 luglio (giorno del presunto ritrovamento dell’immagine) nella quale si caricavano le barche di massi da gettare in acqua nei pressi dell’isola e talvolta si facevano affondare i navigli vecchi, per ampliare la superfice disponibile per il santuario. L’immagine godeva di una venerazione ecumenica, sempre secondo il Ballovich: «quello però che più mirabile apparisce, si è, che non solo i Cattolici portano così estesa divozione a questa Sacra Immagine, ma i Greci di rito Serviano mostrano di volerla in qualche modo superare,

80 Tutte le notizie relative al governo cittadino di Perasto sono tratte da G. Gelcich,

Memorie, Zara 1880, pp. 174-176.

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avuto riguardo delle continue oblazioni di cere, voti d’argento, ed elemosine che costantemente fanno»82.

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