• Non ci sono risultati.

4. MECCANISMI DI ACQUISIZIONE DELLE LINGUE STRANIERE

4.2. Percezione prosodica della L2

Sono tre i parametri acustici responsabili di marcare l'accento nelle lingue: F0, durata e intensità. A seconda di quale dei tre è predominante si può parlare di tre tipi di accento: di tono, di durata e di intensità.

Questa divisione è stata per molto tempo mantenuta; oggi, però, la stessa risulta inesatta. Recenti studi hanno dimostrato che l'accento si concretizza il più delle volte tramite la combinazione di due o tre dei parametri sopraindicati. A volte è prevalente uno dei tre; altre volte, invece, è l'effetto della combinazione quello che farà sentire la sillaba accentata. (Gil Fernández, 1990: 130).

In effetti, più che di tre tipi di accenti, possiamo parlare di un'unica marca soprasegmentale che ricorre a ognuno di questi parametri in funzione o delle preferenze della lingua, oppure, di altri fattori, come l'intonazione (che si può servire della F0 per altre funzioni) o la velocità di elocuzione (che modifica le durate). Questi aspetti sono stati osservati grazie a stimoli artificiali o sintetici nei quali la vocale più intensa aveva la frequenza fondamentale più bassa. Se gli ascoltatori identificano questa sillaba come tonica, il parametro responsabile dell'accento è l'intensità. Enríquez, Casado e Santos (1988) dimostrano in questo modo che l'accento in spagnolo risiede, primariamente, nella F0; se questa non si trova disponibile, si ricorre alla durata54, soltanto nei casi in cui né F0

né durata siano portatori di informazione si ricorre all'intensità. Un risultato simile è stato riscontrato in uno studio effettuato sulla lingua spagnola dall’Equipe di Fonetica della UAB (Università Autonoma di Barcellona, Llisterri et al. 2004). Da tale studio è stato ricavato che in spagnolo, nonostante a livello acustico la durata risulti il parametro predominante nella realizzazione dell’accento lessicale, sul piano percettivo F0 svolge un ruolo necessario, sebbene non sufficiente.

In questa linea troviamo anche il lavoro di Alfano (2005) sulla percezione dell'accento lessicale tra italiano e spagnolo. Dallo studio si ricava la predominanza, invece, del parametro durata. Dal confronto con la letteratura (Bertinetto 1981), si dimostra, per l’italiano, la netta predominanza del parametro durata nell’individuazione della sede accentuale in parole e non parole; la manipolazione della sola frequenza sembra, invece, del tutto insufficiente a provocare un cambio di schema percepito. La percentuale dei casi in cui i soggetti avvertono la modifica è, poi, sensibilmente superiore in conseguenza della covariazione di durata e frequenza.

Infine, per l'inglese e il francese è stato dimostrato che è la frequenza fondamentale il parametro dominante nella percezione dell’accento lessicale (Fante et al. 1991, Hasegawa & Hata 1992).

54 Pure in inglese si ricorre ai movimenti di F0 per segnare l'accento. Le vocali toniche ammettono una variabile temporale (fino a 40 ms) superiore alla media dei fonemi (10 ms.) senza che gli ascoltatori percepiscano qualcosa di anomalo.

4.2.2. La percezione dell'intonazione

In spazi bilingui o in parlanti bilingui, i codici che si trovano in contatto interagiscono e tendono a non comportarsi come unità discrete, bensì si sovrappongono e si mescolano. L'esistenza o la conoscenza di più di un codice mette a dura prova la padronanza linguistica dei parlanti, i quali devono poter controllare ogni codice separatamente e sapere quando devono fare il cambio di codice (Weinreich, 1953). In questi casi di bilinguismo (o plurilinguismo) la padronanza dei parlanti e la mancanza di modelli di codici ben differenziati fa sì che emerga quel che Weinreich (1953) chiama interferenza, o, più di recente, transfer (Lado, 1957; Selinker, 1969), ovvero, l'apparizione di elementi di un codice nell'altro.

La domanda nel nostro caso è: quali sono le implicazioni del contatto tra la L1 e la L2 per quanto riguarda l'intonazione?

L'intonazione con un approccio bilingue è stata fin'ora poco studiata. Queen (1996, 2001) studia l'intonazione di parlanti bilingui tedesco-turco in Germania e propone un'interessante visione di questo fenomeno in parlanti e in comunità bilingui. Anche Elordieta (2003) studia l'intonazione del castigliano in parlanti baschi di Lekeitio, osservando, in generale, una confluenza dei due modelli intonativi, propri di ogni lingua, che danno come risultato nuovi contorni. Anche Canepari (2007a) descrive le pronunce e le intonazioni dell'italiano da parte di stranieri.

Come abbiamo visto nelle pagine precedenti i linguisti si sono per lo più concentrati sulla descrizione delle parti relative al contorno intonativo, selezionando l'ultima sillaba tonica come punto di inflessione che da inizio al nucleo, ovvero, il movimento dotato di maggiore salienza percettiva che veicola il significato intonativo del contorno55. Tuttavia, riescono i palanti nativi a riconoscere i contorni intonativi della L2?

In uno studio realizzato per individuare la percezione dei contorni assertivi e interrogativi del catalano e del castigliano di Barcellona, in parlanti bilingui catalano- castigliani e monolingui castigliani di Barcellona, si constata che gli individui bilingui non distinguono la lingua attraverso l'intonazione56, bensì la modalità (assertiva o

interrogativa). Invece, gli ascoltatori monolingui spesso identificano gli stimoli del castigliano di Barcellona come stimoli del catalano e confondono la modalità assertiva e interrogativa quando il contorno dell'interrogativa è quello discendente57 (Van Oosterzee, 2005).

Questi risultati potrebbero riflettere un possibile continuum intonativo sottostante nei parlanti bilingui, il quale nasconderebbe le differenze intonative tra le due lingue, provocando in loro la non consapevolezza delle differenze, consapevolezza che, invece, i monolingui avrebbero.

Lo studio di Van Oosterzee mette anche in discussione che il nucleo contenga tutta l'informazione relativa alla modalità e, di conseguenza, che sia il movimento dotato di maggiore salienza percettiva. Gli ascoltatori bilingui di questo esperimento riconoscono come interrogativa la combinazione del tono prenucleare più il nucleo, o, addirittura, soltanto il tono prenucleare. In effetti, l'ultimo tono del contorno intonativo non è sempre

55 Se stiamo alla definizione tradizionale.

56 Bisognerebbe forse studiare fino a che punto questi parlanti bilingui riproduco in castigliano strutture intonative più vicine al catalano.

57 Ricordiamo che il catalano ha due tipi di interrogative polari: quella ascendente (SVO), e quella discendete con il QUE davanti (VOS).

quello più prominente; molto spesso, infatti, sopratutto nel parlato spontaneo, l'ultima sillaba tonica del Sintagma Intonativo mostra un andamento intonativo monotono. Ladd, (1996) parla, invece, dell'utilità dell'accento postnucleare, in particolar modo, per l'interpretazione fonologica dell'intonazione delle interrogative polari in molte lingue dell'Europa orientale.

Anche in italiano la parola focalizzata è spesso seguita da un ulteriore accento intonativo in contesti di focalizzazione (Grice, D'Imperio et al., 2005: 378).

L'esigenza di stabilire criteri certi e non ambigui cui affidarsi per l'identificazione del nucleo, quindi, di stabilire quale sia il movimento dotato di maggiore salienza percettiva, è profondamente avvertita. Tra le possibili soluzione vi è quella di scindere la nozione di nucleo da quella di prominenza. Sulla stessa scia —come abbiamo già anticipato nelle pagine precedenti— Sardelli (2005-06) opera la scissione del concetto di prominenza individuando tre sottotipi: a) prominenza funzionale o pragmatica; b) prominenza informativa o semantica; c) prominenza metrico-ritmica. Le sillabe con più tipi di prominenza saranno segnalate anche in fase di trascrizione, aggiungendo al PA un duplice asterisco, ad esempio H**.

La prominenza, quindi, è la chiave di volta per futuri esperimenti centrati sulla percezione. Poichè, due dei tratti prosodici fondamentali per la percezione dell'accento straniero (modulazione di F0 e durata) si trovano unicamente in parole prominenti, le ricerche future dovranno, in primo luogo, identificare le prominenze e, in secondo luogo, identificare le marche prosodiche tipiche delle lingue che si vogliono confrontare.

Una volta identificate, un test di percezione dovrà separare le variabili segmentali dalle variabili prosodiche tipiche di ogni lingua (durata segmentale, escursione melodica, PA e Toni di confine). Infine, con l'aiuto di sistemi di sintesi vocale, il test dovrà modificare i parametri di F0 e durata e incrociare gli enunciati originali con quelli manipolati. I risultati dovrebbero mostrare i parametri più facilmente discriminati e dovrebbero rispondere alla domanda se la prosodia è, effettivamente, rilevante per l'identificazione dell'accento straniero.

Il presente lavoro si inserisce in questa linea di ricerca. Sarà, quindi, nostro obiettivo identificare le marche prosodiche tipiche delle due lingue messe a confronto, nelle parole identificate come prominenti, in modo da rilevare le variabili fondamentali nella preparazione di un test di percezione efficace.

Documenti correlati