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L’elezione di Giuliano Pisapia a giugno 2011 ribalta lo scenario politico milanese con il subentrare di una giunta di centro-sinistra alla precedente amministrazione di centro- destra. L’impegno intellettuale di Pisapia e il suo schieramento in difesa dei diritti civili, da sempre un tratto costante della sua militanza politica all’interno di Rifondazione Comunista, ne fanno un outsider capace di catalizzare un consenso trasversale a tutte le fasce sociali, fino alla vittoria, alla quale, all’inizio della campagna elettorale, nessuno sembrava dare credito.

Anche la comunità islamica, alla quale Pisapia, già da candidato, si era rapportato con grandi aperture, pronunciando parole di incoraggiamento alla lista civica Milano Nuova di Abdel Hamid Shaari, saluta il suo successo nutrendo grandi aspettative rispetto all’operato della nuova giunta.

La complessità della situazione tuttavia rende subito evidente che il processo riguardante l’apertura di una o più moschee a Milano rimane altamente problematico.

Il Corriere della Sera26 , in un articolo del 28/4/2011, in periodo quindi di campagna elettorale, puntualizza che quelle che l’osservatore esterno definisce moschee sono in realtà luoghi di culto. Ad auto-definirsi moschea è soltanto la realtà di via Meda, gestita dal Coreis, l'associazione Comunità religiosa islamica, riservata ai soli associati, per lo più italiani convertiti, e guidata da Yahya Pallavicini. Il resto, gli altri sette luoghi di culto milanesi, sono semplici centri islamici dove, in maniera più o meno autorizzata, si tengono le 5 preghiere giornaliere e quella del venerdì.

L’articolo sintetizza le polemiche che investono la comunità di viale Jenner: l'ex imam Abu Imad27 condannato a tre anni e 8 mesi per terrorismo, il centro di viale Jenner indicato nelle carte Usa diffuse da Wikileaks come luogo di reclutamento di al Qaeda, e il continuo sospetto di rapporti con i fondamentalisti. Citando il direttore del centro islamico di viale Jenner Abdel Hamid Shaari, «Milano ha circa 120 mila musulmani che non hanno la possibilità di avere un luogo di culto "ufficiale" -. Quest'anno per il Ramadan abbiamo ottenuto ancora una volta il Palasharp, che però alla fine di settembre, o forse già a maggio, secondo il Comune, sarà smantellato».

26 Islamici, a Milano già otto mini-moschee, Corriere della sera, 28/4/2011

27 Abu Imad, arrivato a Milano nel 1993, nel ’96 diventò il massimo rappresentante religioso della prima comunità musulmana della Lombardia. È stato ritenuto colpevole di aver organizzato una cellula terroristica, attiva nella città e nella regione, che avrebbe avuto in programma la jihad e il reclutamento di persone disposte ad azioni suicide in Italia e all'estero. Il 29 aprile 2010 fu condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. Scontata la pena nel carcere di Benevento, è stato espulso dall’Italia e rimpatriato in Egitto nel maggio 2013.

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L’articolo citato illustra anche la posizione di Asfa Mahmoud, giordano, presidente della Casa della cultura islamica di via Padova 144, premiato con l'Ambrogino d'oro: «Vengono ricchi imprenditori dai Paesi arabi e chiedono dove sia la moschea di Milano, cercano un luogo per pregare - racconta -. Sono sbalorditi quando spiego che qui non esiste una moschea. Milano è un caso a livello europeo. Ad Amburgo per 30 mila musulmani ci sono 30 moschee. Come faremo per l'Expo?». La comunità di via Padova28 ha ottenuto una fatwa (una dispensa) per suddividere la preghiera del venerdì in 3 turni da 150 persone ciascuno: «Unico caso al mondo». E il resto dei fedeli sono ospitati nella palestra di via Cambini e alla Fabbrica del vapore di via Procaccini: «Non serve una grande moschea, meglio centri diffusi sul territorio>

Nel 2011 nasce il CAIM (Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano), al quale aderiscono la ‘Fajr’ di via Quaranta, l’associazione Islamica di Milano di Cascina Gobba, l’Istituto Culturale Islamico di viale Jenner, la Comunita’ Islamica di Milano composta dai membri della comunita’ turca, l’Islamic Forum-Associazione Culturale Bangla composta dalla comunita’ bengalese, l’associazione di Welfare Islamica di Milano, la Nuova Associazione Culturale Islamica Dar al Quran di via Stadera, l’Alleanza Islamica d’Italia, l’associazione Donne Musulmane d’Italia e i Giovani Musulmani d’Italia. Non aderiscono la COREIS (Comunità Religiosa Islamica) di via Meda, la Casa della Cultura Islamica di via Padova, la moschea di Segrate, l’Associazione turca Alba e la confraternita Jerrati Halvehi.

Il CAIM designa un giovane, Davide Piccardo29, come coordinatore e un altro giovane, Ahmed Abdel Aziz, come presidente, a dimostrazione della forte attenzione posta sul futuro della comunità islamica.

L’8 agosto 2011, dopo l’incontro tra il neonato CAIM e Maria Grazia Guida, vicesindaco con delega ai rapporti con le comunità religiose, Piccardo ringrazia l’amministrazione comunale per la serietà politica e la competenza all’altezza delle sfide che riguardano la città sulle tematiche trattate. In particolare, dal modo in cui si è lavorato alla costituzione del tavolo di confronto, si evince, secondo Piccardo, un chiaro segno di discontinuità rispetto alle Amministrazioni precedenti.

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La comunità di via Padova ha acquistato con un milione e centomila euro di offerte un capannone dell'Enel al civico 366. Lo stabile (1.200 metri quadrati coperti) è stato ristrutturato, ma i permessi per trasformarlo in luogo di culto non sono arrivati)

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Davide Piccardo, Imperiese, classe 1982,figlio del portavoce Ucoii (Unione delle Comunita’ e Organizzazioni

islamiche in Italia) Hamza Piccardo, ha studiato Scienze Politiche a Milano con periodi all'Institut d'Etudes Politiques di Grenoble e all'Universidad Nacional de Colombia.

Nel 2001 fonda i Giovani Musulmani d'Italia di cui sarà anche responsabile comunicazione.

Studia arabo all'Università del Cairo in Egitto, dove per un anno insegna anche Italiano all'Istituto salesiano Don Bosco. Dall'autunno del 2007 al giugno del 2010 si occupa di cooperazione internazionale decentrata nel Dipartimento Relazioni Internazionali del Comune di Bogotà, Colombia, e lavora con Gustavo Petro, candidato alla presidenza della Repubblica e attuale sindaco di Bogotà.

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Piccardo dichiara alla stampa di aver consegnato al vice-sindaco un documento che contiene un’analisi della situazione della comunità islamica in città e nel quale sono esplicitate quattro richieste:

- definire da parte dell’amministrazione un interlocutore unico che sia referente per la comunità e per gli assessorati interessati alla tematica;

- l’impegno immediato e chiaro dell’amministrazione per risolvere le situazioni più critiche presenti sul territorio;

- la creazione di un tavolo permanente di dialogo tra l’amministrazione e la comunità islamica;

- la formazione di una commissione di studio sulle soluzioni giuridiche e urbanistiche in grado di garantire il reale esercizio del diritto di culto dei cittadini milanesi.

A conferma del mutato clima politico, a fine agosto si registra la partecipazione del vicesindaco Guida con il velo alla festa di fine Ramadan degli islamici di via Padova, organizzata nel campo sportivo di via Cambini, che la locale parrocchia ha messo loro a disposizione. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera del 30 agosto 201130, il Presidente della Casa della Cultura Islamica Mahmoud Asfa, presentando il vicesindaco, sottolinea: “Abbiamo l'onore di ricevere questa visita dopo un'attesa di 30 anni. Da tempo chiediamo luoghi di culto degni e speriamo che con questa giunta il tempo sia finalmente maturo affinché si possano affermare i nostri diritti anche in vista dell’ Expo a cui la comunità islamica vorrebbe partecipare».

Il fatto che la festa sia ospitata dalla Parrocchia di San Giovanni Crisostomo il cui parroco, don Piero, è da anni attivissimo in zona per mediare e favorire l'incontro tra le diverse comunità straniere di via Padova, testimonia la continua apertura al dialogo da parte della comunità cattolica, in linea con le prese di posizione sia del card. Tettamanzi, sia del suo successore Angelo Scola, subentrato nella carica dal 28 giugno 2011. E’ presente infatti anche monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano, oltre a Aldo Brandirali, esponente di Comunione e Liberazione, presenza fissa da anni.

Pronunciate in tale contesto, sono destinate ad avere un’ampia eco nella comunità islamica le parole della vice sindaco rispetto al futuro della/delle moschea/moschee: «Meglio non un'unica moschea, ma il riconoscimento e la valorizzazione dei diversi luoghi di culto sparsi nella città», anche perché il progetto di una grande moschea «rischierebbe di mettere a repentaglio questo bel mosaico di pluralità», rappresentato dalle differenze tra le diverse comunità islamiche. «È anche l'indicazione che arriva da parte loro», ha aggiunto il vicesindaco. «Bisogna aiutare le comunità a trovare soluzioni in sicurezza» per

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i loro spazi di preghiera, visto che quello musulmano «è un mondo con molte differenze da rispettare - ha sostenuto il vicesindaco - anche se c'è il bisogno di una mediazione per arrivare al dialogo». Lodando le iniziative della comunità islamica, insieme alle parrocchie e alla Caritas, per bambini e famiglie, Guida ha spiegato che «è la dimostrazione che questa è una Milano in cui si parla già di nuovi milanesi».

La presenza del vicesindaco in via Padova non manca di suscitare reazioni non solo tra le forze politiche di opposizione (l'ex vicesindaco Riccardo De Corato polemizza: «Non sappiamo se la Guida pregherà rivolta alla Mecca. Certo lo farà con poco più di 3 mila musulmani rispetto ai 100 mila che, secondo i responsabili di viale Jenner, risiedono a Milano». Sulla stessa linea Matteo Salvini, Lega: «In tre mesi sindaco e assessori si sono preoccupati più di islamici che di milanesi»), ma anche all’interno del mondo islamico (Abdel Hamid Shaari si lamenta per la visita del vicesindaco alla sola comunità di via Padova).

Il 14 settembre 2011, giorno fissato per l’incontro tra il vicesindaco Guida e le comunità islamiche, una polemica infiamma i giornali: il Corriere della Sera riferisce che, secondo quanto riporta il Mattino di Padova in un virgolettato attribuito al sindaco Giuliano Pisapia, ospite della Festa democratica di Padova insieme al sindaco Flavio Zanonato31 , le moschee a Milano saranno 12. L’affermazione di Pisapia “A Milano abbiamo deciso di realizzare 12 moschee in altrettante aree della città, evitando così di costruire un unico centro islamico come invece inizialmente avevamo pensato” scatena le forze di opposizione. La precisazione numerica di 12 moschee sottintenderebbe infatti l’individuazione delle zone della città dove sorgeranno (o dove verranno regolarizzate quelle che già esistono). Da Palazzo Marino arriva la precisazione: «Ho solo ricordato che a Milano ci sono diversi luoghi di culto islamici irregolari - dice Pisapia - e che è diritto costituzionale di ognuno poter professare il proprio credo. È emersa l'esigenza e la necessità non tanto di un grande centro, ma di piccoli luoghi regolari di culto. Il percorso di riflessione è all'inizio e non è stata presa nessuna decisione né sul numero, né sull'ubicazione di questi centri di preghiera». Il sindaco di Padova Zanonato aggiunge: «Nel corso del dibattito Pisapia ha semplicemente ribadito quanto sostenuto anche in campagna elettorale, ossia che non è accettabile la situazione di clandestinità in cui pregano i cittadini di religione islamica a Milano e che sono molto più sicuri e civili i luoghi di culto regolari e alla luce del sole. Non è entrato nel merito della collocazione e del numero delle sale di preghiera da realizzare».

Pacata la posizione di Abdel Hamid Shaari di viale Jenner, che si limita a dichiararsi in attesa dell’incontro con il vicesindaco Guida nel corso del quale “ci aspettiamo di essere sentiti e presenteremo le nostre proposte».

31 Flavio Zanonato, sindaco di Padova dal 1993 al 1999 e dal 2004 al 2013, è l'attuale Ministro dello Sviluppo

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L’incontro del 14 settembre 2011 tra il vicesindaco, Maria Grazia Guida, e i rappresentanti delle 15 associazioni islamiche presenti a Milano è considerato l’inizio del processo di legittimazione che, nel giro di pochi mesi (si parla di tre), dovrà portare, tra le altre cose, al riconoscimento e alla realizzazione di piccole moschee nei quartieri cittadini. L’imam di Segrate ripropone, a sorpresa, l’ipotesi di una grande moschea, progetto risalente agli anni 90, che prevede la costruzione di una moschea con minareto su un’area di 6 mila metri quadrati di proprietà comunale in zona Crescenzago. La proposta però non trova grande rispondenza tra le altre 14 associazioni islamiche, che chiedono o la regolarizzazione dei luoghi di culto già esistenti o la realizzazione di piccoli nuovi luoghi di culto. Alla fine dell’incontro Guida dichiara: «Non abbiamo discusso della grande moschea. Il Comune nei limiti delle sue competenze specifiche intende sostenere le associazioni nel percorso di riconoscimento giuridico, favorire la soluzione delle questioni degli spazi utilizzati come luoghi di culto, che in passato, in alcune zone, hanno creato disagi alle comunità stesse e ai residenti. Le richieste su adeguati luoghi di culto riguardano tre o quattro associazioni».

Ad ottobre 2011 torna in primo piano il problema riguardante la comunità di viale Jenner, che dal 2008 usufruisce del Palasharp per la preghiera del venerdì. Il contenzioso tra il Comune e la famiglia Togni sembra giunto a una svolta con l’ingiunzione di sfratto entro un mese (=entro il 2 novembre). Gli islamici, riunitisi per la rituale preghiera del venerdì, trovano il cancello chiuso perché sono in atto le operazioni di sgombero. Il Comune, d’intesa con Abdel Hamid Shaari, trova una soluzione temporanea installando due tendoni nell’area di proprietà comunale, interna ai cancelli del Palasharp. La decisione è presa non solo per garantire la continuità della preghiera islamica del venerdì, ma anche in ottemperanza all’ordinanza del Prefetto del 13 ottobre, che segnala l’inderogabile necessità di approntare a questo scopo una soluzione anche provvisoria.

Secondo Repubblica32 del 14/10/2011 "È una soluzione di passaggio - ha spiegato il vicesindaco Maria Grazia Guida - presa in accordo con la comunità di viale Jenner. Per i prossimi mesi, poi, l'idea è quella di far tornare i fedeli all'interno del palazzetto". Ma quale sarà il futuro a lungo termine per Palasharp e per la preghiera del venerdì? La situazione è ancora molto fluida, ma le intenzioni di Palazzo Marino sembrano chiare. Da una parte effettuare un nuovo bando per la gestione della struttura, dall'altra portare a termine la realizzazione delle moschee. Soluzione, quest'ultima, che secondo la Guida si realizzerà "entro un anno"

A febbraio 2012 si considera concluso il lavoro di censimento, ricognizione e «mappatura delle esigenze» e il Comune presenta il nuovo «piano moschee» che, elaborato attraverso il confronto con le comunità milanesi, entra nella fase operativa. E’ stata fatta anzitutto la scelta di rinuncia al progetto di un’unica grande moschea e si è

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deciso di regolarizzare i piccoli luoghi di culto islamici già presenti in città. Si ipotizza che a breve Milano possa avere una decina di piccole moschee.

La mappa in mano al vice sindaco, Maria Grazia Guida, dimostra che fra le circa quindici «sigle» che hanno partecipato alle riunioni con il Comune, almeno nove gestiscono di fatto un luogo di culto, anche se - con un espediente giuridico consolidato in Italia - hanno la veste formale di associazione culturale e non religiosa. Solo una di queste - il Centro Islamico della Lombardia a Segrate - è una vera e propria moschea (unica in Italia fino a quel momento insieme a quella di Roma), ma non sarà ingrandita, né diventerà la principale.

Il Comune procederà lungo due direttive:

- mettendo in regola i luoghi che hanno già le condizioni per il riconoscimento formale di associazione religiosa e luogo di culto, magari attraverso una ristrutturazione dei locali;

- programmando il trasloco nei casi in cui la regolarizzazione è impossibile. A questo scopo, sono già iniziate le consultazioni con alcuni consigli di Zona per trovare delle sedi alternative.

Per ora, sono almeno tre le «moschee» irregolari a cui bisognerà con certezza trovare un nuovo stabile. Tra queste, anche l'Istituto culturale islamico di viale Jenner (che, come si è già detto, è il nodo più complicato da sciogliere per il vice sindaco Guida). Altre importanti associazioni, come quella delle donne musulmane (Admi) e dei Giovani musulmani d'Italia, pur avendo partecipato ai sei mesi di lavoro con i due esperti designati da Palazzo Marino (Paolo Branca, docente di Islamistica dell'università cattolica, e Alessandro Ferrari, professore di Diritto dell'università dell'Insubria) non hanno chiesto la regolarizzazione come luogo di culto.

Le decisioni del Comune scatenano una serie di reazioni:

il 9 marzo 201233 La Repubblica riferisce l’attacco dell’imam di Segrate che ripropone con forza il progetto di grande moschea.

Nello stesso giorno, il leghista Matteo Salvini condanna il percorso intrapreso dall’attuale “giunta della mezzaluna”.

Dal canto suo, la comunità di viale Jenner, «parcheggiata» da mesi per la preghiera del venerdì in un tendone di fronte al Palasharp, attraverso il presidente Shaari commenta: «Dovevano darci una sede per gennaio 2012, ma adesso ci hanno detto di rimanere lì ancora fino almeno a settembre. Si attende che dalla definizione del Pgt salti fuori un’area dove sia possibile realizzare una moschea. Speriamo che poi non rimandino ulteriormente il problema».

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Comunicato Stampa 7/07/12 Sito del Comune di Milano Il 7/07/12 la vice-sindaco Guida annuncia: “Stabilito il percorso attraverso il quale le associazioni religiose potranno chiedere strutture e spazi oppure regolarizzare gli attuali luoghi di culto”. La Giunta comunale per la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno del diritto della libertà di culto ha infatti deciso di istituire un “Albo delle organizzazioni e delle associazioni religiose”, un apposito Protocollo di intesa e una “Conferenza permanente delle confessioni religiose”

Il provvedimento si riferisce alle confessioni religiose che non sono titolari di un’intesa con lo Stato e ha l’obiettivo di avviare le procedure per un rapporto trasparente e riconosciuto tra l’Amministrazione comunale e i rappresentanti di culti religiosi.

Le realtà cittadine che si iscriveranno all’Albo potranno richiedere, dopo aver seguito apposite procedure, la messa a norma dei luoghi che attualmente usano per l’esercizio del culto oppure beneficiare della destinazione di strutture o spazi, sia pubblici che privati, per lo svolgimento delle attività di preghiera. Al momento dell’iscrizione all’Albo, i vari soggetti sottoscriveranno un Protocollo di intesa con l’Amministrazione comunale. In questo documento saranno esplicitati i diritti e i doveri delle parti al fine di garantire un ordinato svolgimento del culto nel rispetto dell’ordinamento giuridico italiano.

Le associazioni e le organizzazioni iscritte all’Albo verranno poi chiamate a far parte di una “Conferenza permanente delle confessioni religiose” che, promossa dall’Amministrazione comunale, permetterà di sviluppare una maggiore conoscenza delle realtà religiose, monitorare e risolvere eventuali criticità e attivare iniziative di incontro rivolte alla popolazione cittadina. Per realizzare tutto questo percorso, l’Amministrazione si avvarrà di una Commissione di studiosi ed esperti delle diverse confessioni religiose e di Diritto delle religioni. La Commissione avrà il compito di individuare i criteri e i requisiti che dovranno avere le associazioni e le organizzazioni religiose per iscriversi all’Albo e di mettere a punto il testo del Protocollo di intesa.

“Quanto abbiamo approvato – ha dichiarato la vicesindaco con delega al Dialogo interreligioso Maria Grazia Guida – è un passo importante per la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno del diritto alla libertà di culto. La città è cambiata molto arricchendosi della presenza di varie comunità religiose che chiedono di essere riconosciute e di professare la propria fede in modo dignitoso e rispettoso delle norme. Dopo la totale assenza delle amministrazioni precedenti abbiamo affrontato il fenomeno con l’intenzione di governarlo e ricondurlo all’interno di una sorta di ‘patto’ che identifichi e riconosca i diritti e doveri di tutti. Nell’anno di mandato appena trascorso abbiamo effettuato circa 40 incontri con le comunità buddista, cristiana (ortodossi rumeni e della chiesa russa, protestanti evangelici e pentecostali, valdesi), ebraica, induista e musulmana. Abbiamo voluto incontrare, conoscere e iniziare un rapporto con le realtà presenti nella nostra città. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro composto da esperti

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