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2 Origine dei burakumin

2.4 Periodo Edo (1600-1868)

Gli hisabetsumin non erano chiaramente differenziati in epoca medievale, ma all’inizio del periodo Edo fu istituito un sistema di caste (身分制 mibunsei) 33 come mezzo per designare la

gerarchia sociale e gli eta-hinin furono posti al livello più basso e separati dalle quattro “classi” principali della società, la casta inoltre, fu dichiarata ereditaria per tutta la popolazione. La segregazione e la discriminazione erano incentivate dalle autorità che le usavano come mezzo per mantenere il controllo governativo34. L’intera società premoderna giapponese, dunque, era

classificata e stratificata in base alle caste, ma contemporaneamente era presente anche un altro sistema di differenziazione in aggiunta al primo. La società, infatti, era divisa a metà da una profonda spaccatura tra elementi moralmente accettabili ed elementi moralmente indegni. Della prima categoria facevano parte le caste prestigiose dei samurai e daimyō, insieme a quelle meno prestigiose ma moralmente accettabili di contadini, mercanti, artigiani e residenti ordinari; al di sotto di questi ultimi si trovava una categoria moralmente inaccettabile35: quella dei senmin (賤民

persone umili, fuoricasta); questa comprendeva le due categorie degli eta e degli hinin che erano tra loro diverse ma amministrativamente unitarie36. A questi gruppi erano stati conferiti simboli

negativi che dovevano fungere da riprova della distanza morale tra loro e il resto della società, erano inoltre, soggetti a svariate regolamentazioni discriminatorie; i matrimoni intergruppo, ad esempio, erano proibiti così come ogni altro mezzo per la mobilità sociale. Le persone appartenenti a queste categorie erano obbligate a svolgere un lavoro conforme al loro status di “impuri”, dovevano rispettare numerose leggi sull’abbigliamento e in alcune regioni dovevano indossare un distintivo così che fosse più facile identificarli37. Tutte le leggi che riguardavano queste categorie erano emesse

da governi locali, mai dal governo centrale, non è chiaro perciò quando questi due termini apparvero ufficialmente. La linea di confine tra eta, hinin e il resto dei cittadini ordinari, non fu mai

33 Il mibunsei ( 身 分 制 sistema mibun) è il sistema adottato durante il periodo Tokugawa che prevedeva la

gerarchizzazione sociale e l'ereditarietà sulla base delle occupazioni, questo collocava al di sotto dell'imperatore e della sua famiglia, le categorie dei guerrieri, dei contadini, degli artigiani e dei mercanti e al gradino più basso figuravano eta e hinin.

34 Samel SWAPNA, “Burakumin – a Japanese Marginal Group: Japan’s Hidden People Fight to Gain Equality”, Proceedings of the Indian History Congress, Vol. 70, Indian History Congress, 2009-2010, pp. 785-794.

35 John B. CORNELL, “Caste in Japanese Social Stratification: A Theory and a Case”, Monumenta Nipponica, Vol. 25, No.1/2,

Sophia University, 1970, pp.107-135

36 Ian NEARY, “Burakumin in contemporary Japan”, in Japan’s Minorities the Illusion of Homogeneity, a cura di Michael

WEINER, Routledge, 2008.

37 Timothy D. AMOS, Embodying Difference: The Making of Burakumin in Modern Japan, New Delhi, Navayana Publishing,

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precisamente definita, però, era certo che gli hinin rappresentassero il gradino più basso all’interno della gerarchia sociale. Ad alcuni eta furono assegnate importanti funzioni burocratiche: questi erano vassalli dello shogun ed erano i responsabili amministrativi delle comunità di senmin38. Gli eta

occupavano una posizione superiore rispetto a quella degli hinin e ciò era dovuto al fatto che questi ricoprivano ruoli più stabili e contribuivano in modo indispensabile all’economia della propria casta, mentre gli hinin ricoprivano ruoli più mutevoli: erano spesso attori itineranti o intrattenitori. La categoria degli eta era teoricamente impenetrabile, anche se persone di rango sociale più elevato potevano essere declassate al livello di eta questi ultimi non potevano in alcun modo cessare di esserlo39. Questa separazione era ancora più rigida tra eta e hinin, poiché il principio morale che li

separava era ancora più forte di quello che separava in generale i senmin dal resto della popolazione. All’interno del gruppo degli hinin erano presenti due ulteriori divisioni: da una parte, individui il cui status era ereditario, dall’altra persone che a causa di gravi crimini avevano perso il loro precedente status, ottenendo come punizione quello di hinin. Gli individui appartenenti a queste due categorie erano ritenuti così depravati da non poter aspirare in alcun modo ad un cambio di casta; invece, gli individui divenuti hinin a causa della povertà, della malattia o di furti minori, potevano chiedere di ritornare allo status precedente dopo un certo periodo di tempo40. Vi erano anche persone comuni

però, che chiedevano volontariamente di essere riregistrate con lo status di hinin. Questa permeabilità parziale del gruppo degli hinin era possibile grazie alla protezione che il governo garantiva su alcune occupazioni che erano diventate di loro monopolio; persone comuni chiedevano di essere riregistrate come hinin in modo da poter praticare liberamente le professioni riservate esclusivamente ai membri di questo gruppo41.

Anche se le teorie dell'"inquinamento" e dell'"impurità" possono aver avuto un ruolo nel determinare chi era oggetto di discriminazione, la produzione di un sistema di pregiudizio e intolleranza fu principalmente il risultato di deliberate politiche sociali ed economiche della classe dirigente. I concetti e le motivazioni religiose, soprattutto quelle che etichettarono alcune attività come "contaminanti" o "inquinanti", giocarono spesso un ruolo importante nel definire o giustificare chi doveva essere posto sul gradino più basso della scala sociale; tuttavia, queste non 38 Samel SWAPNA, “Burakumin – a Japanese Marginal Group: Japan’s Hidden People Fight to Gain Equality”, Proceedings of the Indian History Congress, Vol. 70, Indian History Congress, 2009-2010.

39 Ian NEARY, “Burakumin in contemporary Japan”, in Japan’s Minorities the Illusion of Homogeneity, a cura di Michael

WEINER, Routledge, 2008.

40 Timothy D. AMOS, Embodying Difference: The Making of Burakumin in Modern Japan, New Delhi, Navayana Publishing,

2011

41 Jonh B. CORNELL, “Caste in Japanese Social Stratification: A Theory and a Case”, Monumenta Nipponica, Vol. 25, No.1/2,

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possono avere un valore esplicativo definitivo: devono essere storicizzate. È necessario che si guardi prima alle forze politiche, economiche e socioculturali e al loro mutamento nella storia, piuttosto che all'ideale di purezza, a presunte strutture binarie della "mente giapponese", o alle “eterne verità” della dottrina Buddhista o Shintoista. Editti oppressivi, decisioni giuridiche palesemente parziali e politiche discriminatorie svolsero un ruolo importante nel creare, consolidare e riprodurre l'ordine di fuori casta in periodo Edo. La discriminazione fu ulteriormente amplificata da fattori occupazionali ed economici, non perché un lavoro era considerato intrinsecamente più contaminante di un altro, ma perché gli emarginati erano costretti a svolgere mansioni che altri avevano evitato, comprese quelle considerate inquinanti. Nella seconda metà del periodo Tokugawa una combinazione di forze politiche, economiche, legali, giuridiche, ideologiche e religiose produsse un ordine rigido, sistematico, in cui alcune persone vennero relegate in una posizione considerata "fuori" e al di sotto della società comune. Tuttavia, anche se la tradizione di periodo medievale, che vedeva alcune occupazioni come "contaminanti", e i tabù religiosi legati al sangue e alla morte hanno contribuito a mantenere e giustificare quello che alcuni hanno definito uno "status beyond status"42, tali idee

di per sé avrebbero avuto poca forza o effetto se non fossero state collegate a pratiche politiche ed economiche di sfruttamento che hanno avvantaggiato alcuni e danneggiato altri43.