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CAPITOLO III: L’ARCHIVIO E IL MONDO DEL WEB

3.1 UN CONFRONTO CON ALCUNE REALTA’ ITALIANE

3.1.3. PIACENZA

L‟Archivio di Stato di Piacenza presenta, rispetto ai precedenti, dimensioni molto più modeste: i fondi conservati sono circa duecento, per un totale di 10 km209; ma dal punto di vista della didattica e delle iniziative di divulgazione risulta essere molto attivo. Nel sito web sotto la voce Didattica sono riportate informazioni pratiche su visite guidate, laboratori e attività; sono resi inoltre disponibili e scaricabili documenti in PDF delle offerte formative nei vari anni, con gli elenchi di tutti i laboratori didattici, divisi tra quelli riguardanti gli studenti (dalle scuole medie fino al liceo) e gli adulti (in quest‟ultimo caso si tratta solitamente di lezioni o visite guidate riguardanti specifici argomenti)210.

Lo stesso sito riflette le minori dimensioni dell‟istituto e si presenta strutturato in modo meno ricco e articolato. Per quanto riguarda le mostre, è dedicata ad esse un‟intera sezione211

ma confrontato con il modello triestino risulta più essenziale, pur con l‟intento di voler creare uno spazio in cui pubblicare documentazione da rendere accessibile ad un pubblico sempre più ampio212.

208

loc. cit.

209

Informazioni sull’archivio e sul suo patrimonio sono riportate nel sito web ufficiale alla voce Archivio › Patrimonio ›

Consistenza, http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/171/consistenza, consultato in data 4 aprile 2018.

210

Le varie offerte formativi sono disponibili alla voce Didattica › Piano dell’offerta formativa › Archivio dei POF,

http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/187/archivio-dei-pof, consultato in data 5 aprile 2018.

211

Cosa succede in archivio › Archivio delle mostre, http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/94/archivio-

delle-mostre, consultato in data 26 aprile 2018.

212

Il progetto e gli obiettivi sono dichiarati nella pagina di presentazione,

L‟Archivio di Stato di Piacenza è stato scelto come ultimo esempio di offerta didattica e strategie comunicative perché in quella sede è presente un progetto che ben rispecchia l‟obiettivo di salvaguardare e valorizzare quei documenti scolastici compresi tra gli strumenti comunicativi illustrati nella seconda parte del primo capitolo. Il Museo

didattico e della didattica, inaugurato nel 2006, raccoglie materiali utilizzati durante

l‟attività scolastica come cartine geografiche, registri, proiettori, con l‟obiettivo di documentare e raccontare l‟istruzione e tutti gli aspetti ad essa collegati, inserendosi in tal modo pienamente nella missione di un Archivio di Stato di trasmettere e documentare aspetti legati alla cultura e ai suoi canali di divulgazione213. Grazie a questi materiali, perlopiù giunti tramite versamenti o donazioni, sono stati realizzati tre differenti percorsi il cui denominatore comune è la scuola: Sui banchi di scuola espone testi e sussidi come dizionari, quaderni ed altro materiali che vanno dalle elementari fino al liceo nel periodo compreso tra i primi anni del Novecento e il Secondo Dopoguerra214; Sussidi didattici comprende invece tutti gli strumenti usati dai docenti nell‟insegnamento215. Infine l‟ultima sezione, Oltre la scuola, conserva tutti quegli

oggetti che non sono legati direttamente al mondo della scuola o dell‟archivio ma alla vita di tutti i giorni, come ferri da stiro, radio o lampade ad olio; oggetti all‟apparenza banali e comuni, ma che si rivelano utili testimonianze di aspetti di vita quotidiani di cui diversamente si saprebbe invece ben poco216.

Presi e analizzati singolarmente, tutti e tre gli archivi presentano soluzioni diverse che mirano tutte a comunicare e valorizzare il patrimonio. Per realizzare un‟analisi ancora più completa, si sono raccolti i dati presenti sulla pagina del SISTAN del Ministero dei Beni Culturali confrontandoli con quelli di Venezia.

Le categorie utilizzate per elaborare i dati sono solo quattro delle sette precedentemente illustrate per l‟Archivio di Stato di Venezia: Mostra*, Convegno,

Visita guidata e Lezione. Queste sono infatti le voci, relative alle tematiche trattate,

presenti all‟interno delle tavole del SISTAN. Tale scostamento rappresenta un limite e non permette di realizzare un confronto che corrisponda del tutto alle diverse realtà; tuttavia da tale confronto sono emersi dati che portano ad una serie di considerazioni

213

Sempre all’interno della sezione Didattica › Museo didattico e della didattica,

http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/276/museo-didattico-e-della-didattica, consultato in data 5 aprile 2018.

214

http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/278/sui-banchi-di-scuola, consultato in data 5 aprile 2018.

215

http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/280/sussidi-didattici, consultato in data 5 aprile 2018. 216

interessanti. Il primo grafico (Fig. 11) riporta la totalità dei dati relativi alle attività, divise per istituto:

Figura 11

Tra le voci presenti, due sono quelle che riguardano Venezia. La prima, denominata

Mbact Sistan Asve, indica i dati che sono stati riportati dal sito, mentre con Asve si

designano quelli raccolti nell‟istituto; si tratta di una scelta fatta per verificare se ci fossero corrispondenze tra i dati raccolti e le stime ufficiali. Analizzando il grafico si nota infatti una notevole differenza tra i due valori: i numeri presenti sul sito del Ministero sono più alti rispetto a quelli raccolti, con uno scarto significativo. Non è possibile dare delle risposte certe sul perché di questa situazione, ma il motivo forse dipende dall‟aver utilizzato un modo diverso di considerare i dati, con un numero minore di categorie e quindi un livello di analisi meno approfondito rispetto a quello impiegato per la realizzazione di questo lavoro, fattore che ha influenzato la quantità come pure la qualità dei dati. Ciò è ulteriormente confermato dal fatto che, se si analizzano i dati derivanti dal SISTAN, l‟Archivio di Stato di Venezia risulta essere l‟istituto più attivo; al contrario se ci si basa sui dati derivanti dai fascicoli della Sezione Didattica, la situazione è totalmente differente, e l‟istituto veneziano passa all‟ultimo posto. Un‟altra ragione che potrebbe essere alla base di queste discrepanze può dipendere dal fatto che la Sezione didattica veneziana possa non comprendere la totalità delle iniziative effettivamente realizzate dall‟istituto: molte altre attività potrebbero trovare riscontro solo da un confronto con il registro di protocollo generale, cui la

statistica del SISTAN fa invece riferimento. Non sorprende invece che il secondo archivio più attivo sia quello di Firenze, per le considerazioni fatte nelle pagine precedenti e per il prestigio di questo istituto. Piacenza invece costituisce una sorpresa: nonostante le ridotte dimensioni, dell‟ente e del materiale conservato, supera Trieste, a conferma di quanto non contino solo la quantità di carte conservate ma il modo in cui esse vengono gestite e valorizzate. Questo è un elemento molto significativo perché conferma quanto si vuole sostenere con questo lavoro, ovvero che l‟attività didattica e di promozione vanno continuamente aggiornate, riviste e calibrate sulle esigenze e le aspettative degli utenti che vogliono conoscere gli archivi e il loro contenuto.

Il secondo confronto ha avuto come oggetto la frequenza della attività svolte anno per anno, confronto simile a quello che si era fatto per Venezia analizzando la frequenza delle materie nei vari anni (cfr. Fig. 9, p. 79).

Figura 12

Analizzando il grafico (Fig. 12) l‟istituto più attivo, pur con andamenti altalenati, è ancora una volta Venezia, sempre secondo le informazioni del SISTAN. Rispetto infatti alle colonne arancioni che si riferiscono ai dati conservati nell‟istituto, si nota anche qui la differenza che mette ai due estremi l‟archivio, per le ragioni prima elencate. Un punto di accordo tra i due parametri si trova nel 2007, anno in cui Venezia Sistan (definito in tal modo per comodità) raggiunge il valore più alto. Questo richiama il grafico della fig. 5 (p. 74) nella quale gli anni 2007/2008 sono risultati essere quelli effettivamente più

ricchi e completi nelle attività didattiche. In generale si può comunque affermare che le colonne del SISTAN rispecchino l‟andamento di quelle dei dati conservati, a conferma di un‟attività piuttosto attiva tra il 2007 e il 2008. Firenze è nuovamente al secondo posto, seguita da Piacenza; quest‟ultima nel 2014 è l‟archivio più attivo. Trieste è ultima anche in questo confronto, raggiungendo il suo livello più alto nel 2005/2006, per poi mantenere un‟intensità minore negli anni successivi.

L‟ultimo grafico (Fig. 13) confronta tra loro le quattro attività individuate presenti negli istituti:

Figura 13

La visita guidata, confermando quanto affermato in precedenza, è l‟attività più frequente e il primato spetta in questo caso a Firenze, subito seguita da Piacenza. Venezia presenta due colonne sostanzialmente opposte mentre Trieste si attesta su un livello più o meno costante.

Naturalmente i grafici riportati ed illustrati presentano dei limiti: perché il confronto risulti veramente equilibrato, si sarebbe dovuta effettuare la stessa analisi e utilizzare gli stessi parametri anche per gli altri tre istituti; ma anche le differenze che sono emerse da questo studio portano a trarre una serie di considerazioni interessanti. Di Venezia si è già spiegato: il fatto che i dati non coincidano può essere uno spunto di riflessione per capire quali siano quelli che più corrispondono alla realtà, se quelli ufficiali o quelli conservati nell‟istituto; o, meglio, su come integrare i dati conservati nei fascicoli

esaminati con quelli comunque attestati dall‟archivio generale dell‟istituto e comunicati al SISTAN. Firenze si conferma un archivio attivo con un‟offerta didattica adeguata alla possibilità del materiale conservato. Meritano invece un discorso a parte Trieste e Piacenza.

La prima realtà si è rivelata essere quasi deludente: se infatti si confrontano il sito web, le attività e il materiale che è stato descritto poche pagine addietro, non si spiega come mai i dati analizzati nel SISTAN rimandino ad una situazione che non corrisponde affatto a quella che viene presentata e comunicata nel sito web. I laboratori organizzati sono di diversi tipi e possono costituire un esempio per altri istituti; se le premesse sono buone, come mai i dati non rispecchiano questa condizione? Non è possibile dare una risposta sicura; forse la documentazione che è stata utilizzata per raccogliere i dati è mal conservata o lacunosa, causando una perdita di informazioni consistente. Oppure vi sono una serie di condizioni materiali, di organizzazione e gestione dell‟istituto che non permettono di creare un‟adeguata rete di attività didattiche. Un‟altra possibilità è quella che i dati presentati dal SISTAN si riferiscano ad anni precedenti, in cui ancora alcune attività – descritte nel recente sito web – non erano state ancora progettate.

Piacenza invece testimonia come un archivio, per quanto di dimensione modeste o qualitativamente meno importante rispetto ad altri, possa organizzare un‟offerta didattica e divulgativa che non ha nulla in meno rispetto ad altri. Naturalmente, l‟istituto emiliano è favorito in questo proprio dal fatto di dover gestire una mole di documentazione minore; è comunque chiaro che dipende dall‟impostazione impressa all‟istituto, dal desiderio di far conoscere il patrimonio, di saper sfruttare appieno le fonti a determinare il successo della comunicazione e della valorizzazione.