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I piani regolatori del Piemonte

Esposizione compendiata e ragionata dei dati raccolti durante il censimento deimunicipi piemontesi che stanno preparando il Piano Regolatore Comunale.

Come la maggioranza delle regioni ita­

liane anche il Piemonte non ha attual­ mente un gran numero di piani regola­

tori efficienti.

La crisi di questo strumento tecnico­ legislativo sopravvenuta alla emanazione della legge urbanistica del 1942 prima per la guerrae poi per i fenomeni post­ bellici sta solamente ora per essere su­ perata.

Poiché non si sono verificate in di­ pendenza dei fatti bellici delle estese ed importanti distruzioni, solo tre co­ muni: Torino, Novi Ligure e Pont S. Martin furono autorizzati ed hanno redatto un piano di ricostruzione che venne poi in seguito approvato.

I piani regolatori attualmente in vi­

gore in Piemontesono 5 di cui uno solo, quello di Cuneo, approvato secondo la legge urbanistica del 1942. Gli altri 4:

Torino, Vercelli, Novara e Pinerolo, ap­ provati secondo leggi precedenti sono obbligati alla revisione e alla forma­ zione secondo le norme della leggeentro il 31-12-1955.

Torino e Novara hanno costituito una commissione che lavora da tempo e che dovrà portare a termine il lavoro entro il prossimo anno; Vercelli ha bandito un concorso che scade il 15 febbraio 1955 e Pinerolo ha dato l’incarico del progetto relativo ad un libero professio­

nista.

Secondo il decreto interministeriale n. 391 deH’ll-5-’54 gli altri comuni pie­ montesi, oltre a Torino, Novara e Ver­

celli, obbligati a fare un piano sono : Alessandria, Asti, Stresa, Verbania.

Alessandria, dove era stato bandito un concorso apposito prima della guerra, aveva redatto a mezzo dei propri uffici municipali un piano che si sta però at­ tualmente aggiornando ed estendendo all’intero territorio comunale; Asti e Stresa non avevano espresso, nelle ri­ sposte al censimento, una chiara inten­ zione di procedere alla redazione di un piano regolatore, ma ora che ne hanno l’obbligo, troveranno modo per realiz­ zarlo; Verbania ha incaricato un gruppo di professionisti, dopo aver bandito e giudicato un concorso svoltosi negli anni 1938-40.

Inoltre tra i capoluoghi di provincia, la città di Aosta, ha un piano già appro­

vato dal Consiglio Comunale e che sta per essere sottoposto alle superiori au­ torità (malgrado il suo cammino si pre­

senti difficile per un conflitto di com­ petenza con l’Amministrazione Regio­

nale Autonoma, la quale manca però ancora di una legge urbanistica speciale).

I vincoli paesistici in Piemonte sono certamente più limitati di quanto occor­ rerebbe per tutelare le bellezze naturali della nostra regione. L’elenco (nota I) si deve però considerare continuamente estendentesi per l’attività legislativa a

tale riguardo. È però necessario che si attui finalmente una proficua collabora­ zione con quei piani intercomunali che saranno attuati e che comprenderanno vaste zone vincolate.

I concorsi di piano regolatore che sono stati banditi in questi ultimi anni in Pie­ monte hanno quasi sempre dato origine a incarichi professionali e a successive approvazioni locali del piano e alla pre­ sentazione poi al Ministero dello stesso.

Questo è però avvenuto con una certa sollecitudine tanto per la città di Bra che ha bandito il concorso nel 1949, che per Trecate, dove ad un concorso an­

dato deserto nel 1950 è seguito un in- carito professionale con la redazione di un piano che è assieme a quello di Bra attualmente all’esame del Ministero dei LL. PP.

Gli altri comuni come Tortona (con­

corso 1950) hanno solo ora terminato il piano che è stato approvato ultimamente dal Consiglio Comunale, mentre Borgo-sesia (concorso 1950) non risulta abbia terminato il piano; Mondovì (concorso 1953) sta attuando uno studio definitivo con la collaborazione dei vincitori e Chieri (concorso 1953) sta per integrare i propri studi con il piano intercomu­

nale di Torino.

Allesame del Ministero, oltre ai due sopraddetti, stanno ora solamente il pia­ no di Collegno, che verrà però integrato nel piano intercomunale di Torino, e quello di Biella. I piani regolatori di Alessandria e Bardonecchia sono stati restituiti e sono ora in rielaborazione.

Il fenomeno della lentezza burocratica per la trafila che devono percorrere i progetti di Piano Regolatore sembra sia ora in via di acceleramento. Il Mi­ nistero dei Lavori Pubblici con la cir­

colare a firma del Ministro Romita in data 7 luglio 1954 dopo aver tracciato lo studio e l’impostazione dei piani re­

golatori generali comunali ed interco­ munali e aver menzionato gli elementi di progetto, ha dato le istruzioni sulla procedura da seguire.

Dopo che il progetto di piano rego­

latore è stato adottato dal comune con delibera consigliare, esso deve essere sot­ toposto all’approvazione della Giunta Provinciale Amministrativa. Dopo di che deve essere depositato 30 giorni per le osservazioni dei cittadini. Queste ultime dànno origine alle controdeduzioni e ad eventuali modifiche del piano da appro­

varsi nuovamente con delibera del Con­

siglio Comunale e successivamente della Giunta Provinciale Amministrativa. Solo a questo punto il piano passa alla Se­ zione Urbanistica del Provveditorato che nel termine di 20 giorni lo deve trasmet­

tere al Ministero.

Qui però non sono dati termini di tempo nè alle due approvazioni della Giunta Provinciale, organo non sempre

sollecito nell’espletare certe pratiche, si sa poi quanto tempo dovrà trascor­

rere per avere l’approvazione e remis­ sione del decreto.

Il periodo di due anni dopo l'approva­ zione della Giunta Provinciale Ammini­ strativa durante il quale il sindaco può sospendere le costruzioni che risultino in contrasto con le previsioni del piano, dovrebbe però essere sufficiente allistrut­ toria ed alla approvazione ministeriale.

Malgrado questa notevole innovazione approvata con la legge del 3-11-1952, n. 1902, non è però ancora prevista una possibilità di azione positiva nei riguardi del nuovo assetto del comune previsto dal piano regolatore.

Osservando i piani che sono allo stu­

dio nei comuni piemontesi, la prima os­ servazione che salta agli occhi è la dif­

fusione degli incarichidi studio che non risultano in alcun modo collegati se si accettuano i due piani intercomunali di Ivrea e di Torino.

Una diffusione indiscriminata dei piani è per ora ancora un fenomeno po­ sitivo, perchè dimostra una notevole volontà di autodisciplina anche in certi piccoli comuni, ed una capacità di arri­ vare ad una sistemazione urbanistica di tutto il territorio, sarebbe però utile che gli sforzi di tutti quei comuni e quei professionisti che stanno studiando i nuovi piani regolatori, fossero coordi­

nati e si cercasse un modo di mutua collaborazione per raggiungere certe fi­ nalità, e per porre una prima solida base allo studio del piano regionale.

Su 1253 comuni, quelli che hanno allo studio un piano regolatore sono per una metà i comuni dei due piani intercomu­ nali di Torino e di Ivrea (24 + 50) e l’al­ tra è divisa allincirca proporzionalmente allimportanza delle varie provincie.

Lelenco dei comuni non collegati (nota II) ci un’idea del fenomeno che conferma la casualità talvolta incom­ prensibile delle ragioni che hanno de­ terminato tali studi.

I concorsi, come abbiamo visto, sono stati limitati. C’è un solo caso di indu­ striale che abbia finanziato lo studio di un piano per farne poi omaggio al co­

mune (Olivetti a Ivrea); come pure è da segnalare un solo caso in cui se ne sia fatta promotrice unautorità supe­

riore, il Consiglio della Val dAosta, che è stato il promotore e che ha dato di­ rettamente l’incarico di alcuni più im­

portanti comuni.

Non resta quindi che la chiaroveg­

genza di parecchi amministratori che si segnalano qui particolarmente, e tal­ volta la buona volontà di qualche tec­

nico che, o per motivi di affezione, o per suoi particolari studi ha indotto ehi amministra a far redigere un piano (ma­ gari dopo averlo offerto gratuitamente).

Questa situazione è stata prodotta dalla mancanza di una propaganda urbanistica effettiva e diffusa.

1 vantaggi della redazione di un piano regolatore, la aspirazione ad un miglio­

ramento od almeno alla conservazione di un dato ambiente urbano e rurale sono stati dimenticati.

Una negativa influenza è stata eserci­

tata dalla spinta speculativa di questi

ATTI E RASSEGNA TECNICA DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO - NUOVA SERIE - A. 8 - N. 12 - DICEMBRE 1954 471

Comprensorio del Piano Intercomunale Gruppo di Comuni integranti principali

Territori integranti secondari

limite del Piano di Sviluppo della Zona di Ivrea

Comprensori del Piano Intercomunale e del Piano di Sviluppo della Zona di Ivrea

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ultimi anni con una politica edilizia im­ prontata al «facciano pure, c’è un bi­

sogno estremo di costruzioni ».

Questa filosofia, che imbarbariva anche le menti più aperte, ha prodotto ora in poco tempo, tanti disastri che tra i più vari ceti si discute e si sostiene la ne­

cessità di rimediarvi per arrestarne gli effetti deleteri.

Basti pensare ai grattaceli che ogni piccolo centro ha voluto edificare; non solo case alte a Torino e a Novara, ma ad Asti, a Pinerolo, a Saluzzo, a Mon- calieri e così via. Case alte che nem­

meno si sognano a Londra e a Parigi, vengono realizzate nella nostra provin­

cia, e con tali risultati estetici che non si trova nessuno disposto a sostenerli.

Daltro canto il Piemonte è una re­ gione di antiche città e la possibilità di proporre dei piani regolatori a un gran numero di comuni piemontesi è molto diffìcile per l’eccessivo frazionamento amministrativo.

Come si vede dal prospetto (Tabella 1) esiste un altissimo numero di comuni con popolazione inferiore ai 3000 abi­

tanti.

È quasi impossibile pensare che questa grande massa di piccoli comuni possa arrivare ad assumere la capacità neces­ saria a promuovere un piano regolatore; senza contare poi che non è solo una

Tabella 1

Tabella 2

PROSPETTO DELLE RISPOSTE PERVENUTE AL REFERENDUM SULLA SITUAZIONE DEI PIANI REGOLATORI NEI COMUNI PIEMONTESI

questione di mancanza di tecnici dipen­

denti dalla amministrazione (solo 131 comuni hanno risposto di avere tecnici alle loro dipendenze) perchè anche quando in un comune vi è un geometra questo è occupatissimo con la manuten­

zione delle strade, delle eventuali fo­

gnature e condutture dell'acqua pota­

bile, col cimitero e con le altre piccole opere indispensabili ad una comunità.

È ora di mettersi in mente che anche in Piemonte vi son vaste zone depresse, che i comuni usano per la loro corri­ spondenza vecchie buste rivoltate, come quella inviata alla sezione piemontese dellINU in occasione di questo censi­

mento.

Riguardo al censimento dei piani re­

golatori eseguito dall’Istituto di Urbani­

stica, bisogna anche osservare che per poterlo condurre a termine è stato neces­ sario inviare ad un terzo dei comuni un duplicato di cartolina, perchè la prima o era andata persa onon era stata compi­

lata. E tale lavoro è stato reso possibile solo con il continuo aiuto del Provve­

ditorato alle 00. PP., Sezione Urbani­

stica, e delle Prefetture di tutte le pro- vincie.

L’alto numero delle risposte pervenu­

te, come risulta dal prospetto (Tabel­ la 2), mostra il risultato positivo del la­ voro compiuto e permette di considerare

soddisfacentemente le risposte che inter­

pretano in modo quasi totale la realtà.

Molti comuni nelle loro risposte la­ mentano anche un fenomeno di dimi­ nuzione demograficae quindi rispondono che non hanno bisogno del piano rego­

latoreperchè nessuno costruisce, ed ogni anno scappano altre persone e riman­ gono solo i vecchi.

Altri comuni prima del piano regola­ tore vorrebbero fare una rete di fogna­

ture ed impiantare l’acquedotto, altri infine lo intraprenderebbero a patto di poterne accollare gli oneri allo Stato o alla Provincia.

Come elemento positivo però, come risulta dall’elenco (nota III) quasi 100 comuni hanno espressa l’intenzione di promuovere in futuro lo studio di un piano regolatore.

In direzione di questi comuni che già manifestano una prima volontà vanno intensificate le azioni individuali e col­

lettive dei tecnici e delle Istituzioni che si occupano dei piani regolatori.

Ma più che alla risoluzione imme­

diata dei problemi da attuarsi con la re­

dazione di un piano o per mezzo di de­

terminate direttive, è indispensabile che questi comuni, che gran parte del terri­

torio, sia assistita da tecnici urbanistici condotti.

L’opera urbanistica non si esaurisce con il piano, ma si completa, si conti­

nua, si migliora con azione di anni e anni. A questo proposito è indispensa­ bile un convincimento ed una azione continua perchè sulla gran parte della nostra, come su altre regioni sia eser­

citata unopera di assistenza e vigilanza.

Le zone e le città in cui bisogna con­

centrare gli sforzi possono essere per prime quelle del seguente elenco di piani intercomunali, dei piani paesistici che non rientrano negli stessi edei due elen­ chi di dieci comuni ciascuno da proporre per l’obbligatorietà.

Per quanto riguarda la convenienza di proporre piani intercomunali è oppor­

tuno sottolineare che alla delimitazione di questi sia sempre preferibile la ri­

chiesta del comune o dei comuni promo­

tori alle eventuali iniziative del Mini­ stero dei LL. PP.

In tal senso la necessità del piano po­

trebbe essere utilmente illustrata ai co­ muni, dei comprensori proposti in ogni regione, dalla sezione locale dellIstituto di Urbanistica, con pubblico dibattito al quale si dovrebbero far intervenire gli amministratori ed i tecnici di tutti i co­ muni stessi. La cosa più difficile è evi­ dentemente quella di stabilire il numero di piani e il loro contorno. Al limite si potrebbe proporre di pianificare tutto il territorio regionale, scompartendolo in tante zone.

Sembra che tale ultima soluzione non sia proponibile attualmente, e dopo aver tenuto conto dell’opportunità che gli studi dei piani intercomunali di Torino e Ivrea che si trovano ora ancora in fase di indagine abbiano presto un per­

fezionamento ed una pratica attuazione, ci sembra utile avanzare solo il ristretto elenco chesegue, illustrato nella piantina.

ATTI E RASSEGNA TECNICA DELLA SOCIETÀ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI IN TORINO - NUOVA SERIE - A.8 - N. 12 - DICEMBRE 1954 473

1) Piano intercomunale della Pai d’Ao­ sta.

Potrebbe comprendere tutti i 73 co­ muni della Regione Autonoma, consi­ derata la necessità di circoscrivere uno sviluppo turistico sfrenato, con partico­ lare tutela dell’ambiente e delle non in­

differenti possibilità produttive ed ener­ getiche della regione.

Il capoluogo ha già un piano regola­

tore regolarmente approvato dal Con­ siglio Comunale e che ha bisogno di essere collegato maggiormente con i fu­

turi piani dei comuni circostanti; i prin­ cipali centri della provincia hanno già allo studio, attraverso provati professio­

nisti, i loro piani regolatori e maggior­ mente ne risulta quindi la necessaria collaborazione ed interdipendenza.

2) Piano intercomunale del Biellese.

È la zona tipica della grande indu­

stria tessile con sviluppo intenso di abi­ tazioni e luoghi di lavoro. La città di Biella ha già un piano regolatore e pa­ recchi comuni circonvicini: Candele, Cossato, Tollengo, Sagliano Micca, o lo stanno studiando, o ne hanno già espres­

so il desiderio.

La comune economia dovrebbe assi­

curarne il successo più sicuro, special-mente se a questo fine collaboreranno con gli amministratori locali le princi­ pali categorie produttrici.

3) Piano intercomunale del Lago Mag­

giore.

Trattasi di una zona sottoposta quasi interamente ai vincoli della legge sulla protezione delle bellezze naturali ; com­

prende tra gli altri due importanti cen­ tri: Stresa e Verbania, già nellelenco dei comuni obbligati a redigere un piano regolatore; ed un comune, Lesa, con il piano in studio avanzato.

4) Piano intercomunale dell’alta valle di Susa.

Comprenderebbe i comuni di Bardo-necchia, Oulx, Sauze dOulx, Cesana, Sauze di Cesana, Claviere, Sestriere, Pra-gelato, in gran parte sottoposti a vincoli della legge sulle bellezze naturali.

Quasi tutti questi comuni hanno avuto in questi ultimi anni un fortissimo svi­

luppo edilizio per ragioni turistiche, sviluppo che sta ancora incrementan­ dosi per le possibilità di trasporto su filo che sono state impiantate e che si stanno diffondendo.

5) Piano intercomunale della Val Seri-via e Alessandria.

Attorno allo sbocco in Piemonte della camionale con Genova e collegato fino ai comuni di Tortona, Novi Ligure, ed Alessandria che già hanno un piano ap­ provato o allo studio molto avanzato.

6) Piano intercomunale Lago d’Orta e Valle Toce.

Dovrebbe comprendere la zona sotto­ posta a vincolo paesistico sia nella valle del Toce che per il Lago d'Orta, e svi­

lupparsi lungo la comunicazione che da Domodossola (che ha già uno studio avanzato di piano regolatore) si con­

giunge a Gozzano passando per Gravel- lona Toce ed Omegna che sono comuni

con particolari esigenze industriali e su­

scettibili di forte sviluppo.

7) Piano intercomunale striscia lungo Po del Monferrato settentrionale.

Questo piano che avrebbe il suo cen­ tro a Casale Monferrato permetterebbe la sistemazione organica e la preserva­ zione della sponda destra del fiume Po e della zona mineraria, e si spingerebbe fino a comprendere Valenza che ha già un piano regolatore approvato dal Con­

siglio Comunale.

Con questi piani intercomunali che porterebbero a 9 le zone del Piemonte sottoposte a tale vincolo, si potrebbe utilmente iniziare l’opera del piano re­

gionale.

Le altre zone che hanno carattere più spiccatamente paesistico come Macugna-ga, l’alta val Sesia o la zona dei laghi d’Avigliana, dovrebbero contemporanea­ mente essere messe allo studio almeno da parte della locale Sovrintendenza ai Monumenti ; mentre per le zone che si propongono per i piani intercomunali è pacifico che, pur rispettando l’autorità conferita al Ministero della Pubblica Istruzione sulle bellezze naturali il Ministero che ha la facoltà di disporre un piano paesistico), è tuttavia auspi­ cabile una stretta collaborazione al fine di formare subito un piano che tenga conto di tutte le esigenze.

Oltre ai sopradescritti se ne sarebbero potuti proporre altri, come quello del Canavese occidentale o della media Val di Susa, ma è più utile per il momento abbracciare altri territori nella regione come nell’Alessandrino o nel Novarese, che concentrare tutta l’opera di studio e di pianificazione nella provincia di To­

rino.

Per questa stessa esigenza di allargare al massimo il discorso e di estendersi su tutta la regione si è ritenuto più op­ portuno dosare i due elenchi di dieci comuni ciascuno da proporre su scala regionale.

A proposito di questi elenchi si sono avute amichevoli discussioni tra i mem­

bri della Sezione piemontese, sia sui nomi dei comuni da proporre che sul concetto di inserire od escludere i co­ muni che già hanno allo studio, o ap­

provato dal Consiglio Comunale il piano del proprio comune.

Lelenco dei comuni inviato a Genova (Nota IV) riflette la prevalente opinione di escludere i comuni con piani già allo studio, tuttavia è indubbio che l’azione della sezione, come l’illustrazione dei benefici dei piani regolatori, convincerà un numero sempre maggiore di ammini­

stratori e degli stessi cittadini a interes­ sarsi allurbanisticae a sostenerne la ne­

cessità, e ad approfondirsi nella ricerca e nella conoscenza.

Per questultima è necessario che venga svolta unazione a maggior re­ spiro e con maggior collegamento dai vari Enti e dalle varie associazioni in­

teressate.

Se si cerca veramente uno strumento collettivo con il piano regolatore, è ne­ cessario ricercarlo collettivamente.

L'urbanistica non è affare di pochi, non è riserva per soli specialisti. Tutte le competenze devono collaborare e de­

vono essere evitati feudi e conventicole.

È opportuno che di ciò gli ingegneri e gli architetti che dovranno elaborare il progetto del piano regolatore, come dice ancora una volta la circolare Ro­ mita sopracitata, si avvalgano di Enti e privati «ai fini di un apporto collabo­

rativo dei cittadini al perfezionamento del piano».

Si facciano quindi promotori di que­ sto incontro e di questo scambio le asso­

ciazioni che raggruppano i tecnici ed invitino tutti gli Enti, tutti i cittadini che sono interessati a tale lavoro. Come per la redazione del piano così per il continuo dialettico perfezionamento è necessario un clima di pacifica emula­ zione e di lavoro comune.

Franco Borlanda

Franco Borlanda